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4° cap. IL SENSO RELIGIOSO: IL PUNTO DI PARTENZA (45)
Links ai singoli paragrafi
- Come procedere
- L’io in azione
- L’impegno con la vita
- Aspetti dell’impegno
- Duplice realtà
- La riduzione materialistica
Premessa
Noi siamo fatti per la verità, intendendo per verità la corrispondenza tra coscienza e realtà, così come abbiamo visto essere la natura del dinamismo razionale.
La verità ultima è come una bella cosa sul proprio cammino:
la si vede e riconosce, se si è attenti.
Il problema dunque è tale attenzione.
1. Come procedere (45)
- Se l’esperienza religiosa è una esperienza, non possiamo che partire da noi stessi per guardarla in faccia e coglierne gli aspetti costitutivi.
- Ma «partire da sé stessi» è una proposizione che può prestarsi a equivoci. Domandiamoci: come identifico me stesso? Quando si parte veramente da sé stessi? Partire da sé stessi è realistico quando la propria persona è guardata in azione: è osservata cioè nell’esperienza quotidiana. Allora il materiale di partenza non sarà più un preconcetto su di sé, una immagine artificiosa di sé, una definizione della propria persona magari mutuata dalle idee correnti e dalla ideologia dominante.
2. L’io i n azione (46)
“..da questo uno capisce di esistere – di vivere – dal fatto che pensa, sente e compie altre simili attività“
S. Tommaso – De Veritate
Un uomo pigro in modo serio e grave è in condizioni tali da non poter capire se stesso, o da poterlo fare con più difficoltà.
Per esempio: un ragazzo che, per vari motivi, non ama la matematica, e perciò non si è mai impegnato a studiarla: egli non sarà in grado di capire di avere una capacità almeno normale in quel campo.
Se al contrario incomincia ad impegnarsi, potrebbe addirittura scoprire di avere una capacità sopra della media.
Proprio perché solo l’azione “scopre” il talento
Per questo in una società il disoccupato è un uomo che soffre un attentato grave alla coscienza di se stesso: è in condizioni tali per cui la percezione dei suoi valori personali risulta sempre più annebbiata.
COSCIENZA in:
Se un uomo adulto assume di fronte al fatto religioso una posizione che lo porta a dire: «Non sento Dio, non ho l’esigenza di affrontare questo problema», egli si pone in quell’atteggiamento spinto da una serie di condizionamenti centrifuganti, distraenti, e non condottovi dalla ragione, la quale correttamente impegnata potrebbe eliminare un tale problema.
Da quei condizionamenti – usati come alibi – vengono tratte conclusioni che nulla hanno a che fare con la ragionevole formulazione di un giudizio che nasca da un reale impegno con il fatto vitale.
I fattori costitutivi dell’umano si percepiscono là dove sono impegnati nell’azione, altrimenti non sono rilevabili, è come se non fossero, vengono obliterati.
3. L’impegno con la vita (48)
Da quanto abbiamo accennato diventa chiaro che
quanto più uno è impegnato con la vita tanto più coglie anche nella singola esperienza i fattori stessi della vita.
Il significato della vita – o delle cose più pertinenti e importanti della vita – è un traguardo possibile solo per chi prende sul serio la vita e quindi avvenimenti e incontri, per chi è impegnato con la problematica della vita.
La condizione per poter sorprendere in noi l’esistenza e la natura di un fattore portante quale il senso religioso è l’impegno con la vita intera, nella quale tutto va compreso: amore, politica, amicizia, lavoro ecc… senza nulla dimenticare, perché dentro ogni gesto sta il passo verso il destino.
DESTINO in:
4. Aspetti dell’impegno (49)
1)- Tradizione
La natura ci butta dentro la dinamica dell’esistenza armandoci di uno strumento complesso per affrontare l’ambiente.
La TRADIZIONE è quella complessa dote di cui la natura arma la nostra persona.
La tradizione è come l’ipotesi di lavoro con cui la natura ci mette nel grande cantiere della vita.
Ecco dunque l’urgenza di una lealtà verso la tradizione: essa è richiesta da un impegno globale con l’esistenza.
E perché la lealtà verso la tradizione possa realizzarsi come ipotesi di lavoro davvero attiva, occorre che la ricchezza tradizionale sia applicata alla problematica della vita attraverso il vaglio critico di quella che, nella nostra prima premessa, abbiamo chiamato esperienza elementare.
In caso contrario il soggetto è alienato e fossilizzato nella tradizione o, venduto alla violenza dell’ambiente, finirà per abbandonarla.
È quanto avviene nella coscienza religiosa dei più: la violenza dell’ambiente decide per loro.
Se la tradizione viene usata così criticamente, essa diventa fattore di personalità, materiale per un volto specifico, per una identità nel mondo.
2) – Valore del presente
Un secondo aspetto fondamentale dell’impegno dell’io, per scoprire i fattori di cui è costituito, è il valore del presente.
Per affondare il nostro sguardo sul passato, da che punto si parte? Dal presente.
L’uomo per capire i fattori di cui è costituito deve partire dal presente, infatti se colgo ORA i fattori della mia esperienza d’uomo, posso proiettarmi nel passato e riconoscere gli stessi fattori ravvisabili nelle pagine di Omero, di Platone, di Virgilio o di Dante, e questo confermerà l’unità grande della stirpe umana, diventerà esperienza di civiltà che cresce e si arricchisce.
Solo così lo studio del passato illuminerà sempre più questo sguardo che porto a me stesso.
PRESENTE in:
5. Duplice realtà (53)
Ad una attenta riflessione sulla propria esistenza l’uomo scopre nel suo presente due tipi di realtà.
1) – Un tipo di realtà, che egli ritrova in sé stesso, è lungo o largo, pesante o leggero, quantitativamente descrivibile.
Diciamo una parola precisa: misurabile.
Altra caratteristica fondamentale di una realtà misurabile è quella più profonda della divisibilità.
Infine, quello stesso genere di fenomeno che si è rivelato misurabile e divisibile si mostra ad una attenta analisi intrinsecamente, essenzialmente mutevole: è la materialità.
2) – Ma se l’uomo è impegnato in una ricerca su di sé noterà nel suo «io» un contenuto totalmente diverso dal punto 1).
Per esempio un giudizio dato se non è falso resta perennemente vero, così come al contrario resterebbe perennemente falso.
Non mutevoli si riscontrano quindi idea, giudizio, decisione.
Inoltre questi sono fenomeni il cui contenuto di realtà non è misurabile, divisibile.
L’osservazione che il soggetto fa di sé stesso in azione gli rivela dunque che il suo io è fatto di due realtà diverse: tentare di ridurre l’una all’altra sarebbe negare l’evidenza dell’esperienza che diverse le presenta.
GIUDIZIO in:
Corollario (pag.55)
Ciò che è divisibile e mutevole si presenta anche corruttibile e muore.
Ma a ciò che non è misurabile, o divisibile, o mutabile, l’idea di morte non è applicabile.
Quindi l’io non esaurisce la sua consistenza in ciò che di lui si vede e constata morire.
C’è qualcosa nell’io di non-mortale, di immortale.
6. La riduzione materialistica (56)
Siccome questa duplice realtà si manifesta solo molto tempo dopo la nascita, il materialismo afferma che lo spirito, l’intelligenza, pensiero, amore ecc…. sono flessione del dato materiale iniziale.
Anche il cosiddetto spirito è frutto della materia.

Se l’esperienza mostra in me l’esistenza di due tipi di realtà irriducibili l’uno all’altro, non posso farli coincidere, perché spiegare la differenza sopprimendola significa forzare, violentare l’esperienza, significa investire l’esperienza di un preconcetto.
Abbiamo visto che l’uomo coglie se stesso solo nell’istante presente.
Se dunque in questo presente appaiono due fattori irriducibili e se rivolgendomi al passato devo notare che, rifacendo il cammino all’indietro, i due fattori sembrano meno visibili fino a confondersi, sarà precisamente questo fenomeno cui dovrò trovare una spiegazione, ma a partire dall’affermazione dei due dati che nell’istante presente sorprendo.
E’ perfettamente sperimentabile, e quindi razionalmente sostenibile, una unità composta di due fattori irriducibili fra loro, ma nella quale l’emergere del secondo fattore è condizionato a un certo sviluppo del primo.
Così il corpo umano deve evolvere fino al punto di essere «accordato» debitamente per la geniale espressione dello spirito umano.
PRECONCETTO in:
INDICE LINKATO DEI CAPITOLI del Senso Religioso
Segue capitolo 5 del Senso Religioso: « Il senso religioso: sua natura»
autore – felino.tassi@gmail.com
