Riassunto letterale de “Il Senso Religioso”


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particolare della fine delle colonne nella Sagrada familia – ingrandisci

6° cap. ATTEGGIAMENTI IRRAGIONEVOLI DI FRONTE ALL’INTERROGATIVO ULTIMO: svuotamento della domanda


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  1. Negazione teorica delle domande
  2. Sostituzione volontaristica delle domande
  3. Negazione pratica delle domande

È irragionevole una posizione che pretenda spiegare un fenomeno in modo non adeguato a tutti i fattori implicati.

Un errore infatti si dimostra tale quando si è costretti dalla sua logica a dimenticare o rinnegare qualche cosa.

Chiamo anche “disumani” questi atteggiamenti, proprio in quanto irragionevoli.

1. Negazione teorica delle domande (79)

Per negazione teorica della domanda si intende il fatto che quelle grandi domande, quegli interrogativi ultimi vengono definiti senza senso.

Le frasi che esprimono tali domande avrebbero consistenza solo formale.

[ … ] Esse non costituiscono neanche una immagine, sono pura parola, sono puro suono.

Per esempio Sapegno  nel Disegno storico  della letteratura italiana scriveva:

«Le domande in cui si condensa la confusa e indiscriminata velleità riflessiva degli adolescenti, la loro primitiva e sommaria filosofia (Che cosa è la vita, a che cosa giova? Quale fine dell’universo? E perché il dolore?), quelle domande che il filosofo vero e adulto allontana da sé come assurde e prive di autentico valore speculativo e tali che non comportano  risposta alcuna né possibilità  di svolgimento, proprio quelle diventarono l’ossessione assurda di Leopardi e della sua filosofia».

Sapegno nel “Disegno storico della letteratura italiana

E’ come dire che Omero, Sofocle, Virgilio, Dante, Dostoevskji, Beethoven sarebbero adolescenti perché tutta la loro espressione è dominata da quelle domande.

Analogamente uno dei maggiori responsabili di quella pedagogia che ha formato già tante generazioni in America e che a noi come onda di riflusso arriva dopo trent’anni,John Dewey afferma:

«Abbandonare la ricerca della realtà e del valore assoluto e immutabile, può sembrare un sacrificio, ma questa rinuncia è la condizione per impegnarsi in una vocazione più vitale. La ricerca dei valori che possono essere assicurati e condivisi da tutti perché connessi alla vita sociale, è una ricerca in cui la filosofia troverà non rivali, ma coadiutori negli uomini di buona volontà».

John Dewey “La ricerca della certezza

Abbandonare la ricerca della realtà, del valore assoluto e immutabile, è un sacrificio tale per cui la gente si può anche ammazzare, si dovrebbe abbandonare qualche cosa a cui la natura ci spinge.

Si dovrebbe infatti abbandonare qualcosa a cui la natura ci spinge: e questo è irragionevole, questo è disumano, è una posizione non adeguata ai termini del problema.

Perfino l’amore tra l’uomo e la donna ha una saldatura profonda non nell’impeto della giovane età.

[…] Senza un'altra cosa che eccede il rapporto, il rapporto non starebbe.

Occorre una ragione per il rapporto, e la ragione vera di un rapporto deve connetterlo con il tutto.


DOMANDA in:


2. Sostituzione volontaristica delle domande (82)

Se si toglie l’energia stimolatrice della esperienza elementare, quello “spron che quasi ci punge”  in cosa consisterà una energia che ci faccia agire?

Lo strumento della affermazione di noi stessi è la volontà.

Perciò si può trattare solo  di una energia volontaristica. Essa può prendere spunto da:

1 – Intuita una grave solitudine, il progetto del vivere è una prassi volontaristica.

2 – Oppure l’energia volontaristica, come cieca, si dà essa stessa, uno scopo: non è attratta da una meta riconosciuta oggettiva, se la dà essa stessa. Sente il bisogno di un di più, e lo soffoca irrazionalmente.

«.non resta altro da coltivare , prima che cada sul suo capo il colpo fatale, i pensieri elevati che nobilitano la sua breve giornata: mettersi in adorazione davanti all’altare costruito con le sue stesse mani, negando le paure abbiette di chi è schiavo del fato; indifferente al potere della sorte, conservando lo spirito libero dalla pazza tirannia che governa le circostanze esterne della sua vita; sfidando orgogliosamente le forze irresistibili, che tollerano appena per un momento di essere da lui conosciute e condannate, sostenere solo, Atlante stanco ma indomabile, il mondo che i suoi propri ideali hanno saputo forgiare pur sotto l’assillo di una violenza incosciente che avanza tutto calpestando».

Russel – tratto da Misticismo e logica

Per accusare così, significa che c’è qualcosa «dentro», oggettivamente, che grida e chiede aiuto dalla situazione in cui versa.

3 Si arriva così al progetto sociale. E’ un’enfasi volontaristica che dimentica il contenuto più acuto ed oggettivo, quello personale, da cui solo deriva anche l’interesse sociale.

E’ una riduzione astraente, una dimenticanza imponente.

Non per  nulla la produzione filosofica in Urss, è quasi esclusivamente dedicata all’etica: un moralismo invadente.


MORALISMO in:


3. Negazione pratica delle domande (86)

In questo caso le domande pungono, fanno male.

Bisogna impostare la vita in modo tale che quelle domande non vengano a galla.

La prima sfumatura è quella generale, ben nota a tutti; «Meglio non pensarci

Questa è la suprema saggezza dei più.

Un’altra sfumatura: la società crea interessi per oscurare il grande interesse della domanda essenziale, la domanda di significato. Ma non può riuscirci.

E allora la vita nella società è soppiantata dall’alcool o oggi dalla droga.

«Nelle vie della nostra città la folla si muove su marciapiedi allargati, sotto edifici alti come mai prima. In una inquietudine sorda e dolorosa cerca il sapore della giornata presente.

[…] L’alcool contiene la garanzia più sicura per riconciliarsi con il presente, una bottiglia da mezzo litro contiene la percentuale desiderata di irrazionale»

K Brandys – La difesa della “Grenada» e altri racconti

Dov’è l’errore della cultura di oggi?

Essa scorda le premesse: esse sono nella coscienza dell'uomo, nell'uomo che grida quelle ultime domande.

E quelle domande penetrano il modo di dire: «Ma che bella giornata è oggi!»; penetrano il modo con cui uno affronta il problema sociale.

Anzi l’attrattiva del problema sociale è proprio data non dalla logica del problema sociale come tale, ma da quell’urgenza, da quella passione o sete di giustizia che non troverà mai metri e misure esaurienti, mai.

In un libro apocrifo della Bibbia, il Quarto libro di Esdra, si dice:

«Che vantaggio c'è che ci venga promessa l'imperitura speranza, se siamo buttati qui nella infelicità»

Meglio tralasciare le domande e adoperarsi per star bene qui.

Ma l’aspetto più nobile, più formato, più filosoficamente motivato, unica alternativa dignitosa all’impegno di una vita sinceramente religiosa, cioè veramente impegnata con quelle domande, è l’ideale stoico dell’atarassia della imperturbabilità.

A quelle domande non è possibile dare una risposta: dunque occorre anestetizzarsi di fronte ad esse.

Ecco l’uomo dignitoso e saggio che si allena al governo di sé e si costruisce un equilibrio totalmente razionale da lui immaginato e realizzato, e questo equilibrio lo rende fermo, impavido di fronte a tutte le vicende.


GOVERNO DI SE’ in:


Questo è il supremo ideale cui giunge la concezione dell’uomo, qualunque filosofia lo sostenga, non religiosa.

L’ideale della atarassia, l’ideale della imperturbabilità, anche conquistata da un governo accanito di sé, oltre che inadeguata è illusoria, perché non sta, è alla mercé del caso.

Tu puoi ridurti imperturbabile, e inattaccabile, ma nella misura in cui non sei arido, nella misura in cui sei potente come umanità, presto o tardi la tua costruzione, che ti è durata magari una reale ascesi di anni, una accanita riflessione filosofica e una accanita presunzione, un soffio basta a farla crollare (per esempio un innamoramento: come Il Piccolo sig. Friedman, novella di Thomas Mann).

La risposta alle domande della vita non sta in questo dominio, in questo governo di sé (illusorio).

(Ad un certo punto) la natura abbandona anch’essa, arida insensibile, l’uomo nella solitudine totale, quando l’uomo stesso lasci cadere, in qualunque modo la spinta al mistero, cui le domande costitutive del nostro cuore lo sospingono autorevolmente.


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Segue capitolo 7 del Senso Religioso: « Atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo: riduzione della domanda»

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