Riassunto letterale de “Il Senso Religioso”


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7° cap. ATTEGGIAMENTI IRRAGIONEVOLI DI FRONTE ALL’INTERROGATIVO ULTIMO: riduzione della domanda (95)


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  1. Evasione estetica e sentimentale
  2. La negazione disperata
  3. L’alienazione

1. Evasione estetica della domanda (54)

L’uomo accetta le domande, le misura, le calibra ma non c’è l’impegno personale dell’io.

Non c’è impegno della propria libertà, ma solo compiacimento espressivo del riverbero emotivo che l’interrogativo suscita

La ricerca del senso della vita, l’urgenza, l’esigenza di un senso alla vita diventa una spettacolo di bellezza, assume una forma estetica.

La serietà esistenziale delle domande umane non può trovarsi a suo agio nell’estetismo evanescente,[…] non può bastare ad una madre a cui muoia un figlio; e neanche a chi non abbia un lavoro.

Mentre l’urgenza del nostro sentire apre alla vita nella sua concretezza e completezza, non può fermarsi a metà strada crogiolandosi in una esperienza emotiva che diventa evasione e spreco.

2. La negazione disperata (98)

Di tutti gli atteggiamenti erronei questo è il più drammatico, il più appassionante, il più serio.

E’ la negazione di risposta alle domande.

E’ tanto più vivido questo atteggiamento, quanto più si sentono le domande.

Qui vengono prese sul serio, si è troppo seri per negarle.

Ma è la difficoltà delle risposte che a un certo punto fa dire: «Non è possibile».

È l’atteggiamento più drammatico perché qui gioca, tra il sì e il no, la pura opzione dell’uomo.

Ma tra l’opzione per il no e l’opzione per il sì, quale corrisponde di più all’origine, a tutti i fattori della struttura nostra, cioè, qual è ragionevole? Questo è il punto.

Il razionalismo stesso distrugge la possibilità stessa della ragione o la ragione come categoria della possibilità.

Cesare Pavese accennava la stessa tristezza (di Adorno): «E allora, perché attendiamo?».

Ecco l’ossessione: è la struttura della nostra vita che è promessa, come abbiamo visto:

Dimenticare o rinnegare, questo è irrazionale.

Tre diverse sottolineature

1L’impossibile aspirazione: Più che una aperta opzione negativa è spesso come l’arrestarsi smarrito sulla soglia della conclusione vera – come l’essere prigioniero di un interrogativo che rinnova continuamente l’originale ferita.

«Misterio eterno dell’esser nostro»:

Leopardi – «Sopra il ritratto……»

Questo è l’interrogativo, questa è la soglia vera prima della conclusione.

Il «no» giunge come una scelta evidentemente ingiusta (di fronte al mistero ammesso).

2La realtà come illusione:

«Forse un mattino andando in  un'aria di vetro/Arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo/Il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro/Di me, con un terrore ubriaco. Poi come su uno schermo, s'accamperanno di gitto/Alberi case colli per l'inganno consueto,/Ma sarà troppo tardi; io me n'andrò zitto/Tra gli uomini che non si voltano con il mio segreto»

Montale – Ossi di Seppia


Io non ho mai trovato descritta così bene la percezione della contingenza della realtà, del fatto cioè che la realtà non si fa da sé.

L’evidenza più grande in un uomo adulto è il fatto che egli non si fa da sé.  

Ora questa esperienza è la soglia anche della scoperta del fatto della creazione: che le cose sono fatte da un Altro.

Di fronte alla percezione del «nulla dietro di me» due sono le ipotesi: o le cose non si costituiscono da sé, ma sono fatte da un Altro, o sono illusioni o nulla.

Quale delle due ipotesi è la più corrispondente alla realtà come appare dalla nostra esperienza?

Indubbiamente corrisponde alla esperienza l’ipotesi che la realtà è fatta da un Altro: perché, anche se effimera ed inconsistente, però C’È.


ESPERIENZA in:


3Il nulla come essenza: questa di Pavese è la descrizione della realtà dell’abisso:

«Tu sei come una terra/Che nessuno ha mai detto/Tu non attendi nulla/se non la parola/Che sgorgherà dal fondo/Come un frutto tra i rami./C’è un vento che ti giunge/Cose secche e rimorte/T’imgombrano e vanno nel vento/Membra e parole antiche,/Tu tremi nell’estate»

Pavese – Poesie del disamore

Subito, ecco l’opzione negativa: «Tu sei come terra che nessuno ha mai detto».

Ci sei, dunque dipendi da qualcosa di Ultimo; per negarlo, devi rinnegare questo «TU» che è la parola più secondo natura emergente dalla profondità delle tue origini.

Ed è rinnegare la natura dire: «Tu non attendi nulla».

3. L’alienazione (103)

Secondo questa ultima posizione la vita ha tutto un senso positivo, ma si nega che questo senso abbia verità per la  persona.

L’ideale della vita risiederebbe in una ipotetica evoluzione del futuro, cui tutti dovremmo concorrere come unico significato del vivere.

La dinamica spirituale della persona e il meccanismo evolventesi della realtà sociale sono finalizzati a questo futuro, e il fenomeno nel suo complesso viene indicato con quella parola supremamente equivoca: il progresso.



Le domande fondamentali segnano l’emergere nella natura proprio della dimensione personale dell’uomo, della originalità irriducibile della sua personalità.

Quelle domande costituiscono la mia persona, si identificano con la mia ragione e coscienza, sono il contenuto della mia autocoscienza.

Una risposta non è data se non è data a me e per me

È impossibile far consistere la risposta a quelle domande in una realizzazione che tocchi una collettività in ipotetico futuro, senza alienarlo in una immagine, dove la trama profonda di urgenze ed esigenze del suo io rimane frustrata ed inevasa.


ALIENAZIONE in:


Le domande sono il mio io:

e nella soluzione progressista l’io non ha una risposta, è alienato.

Si tratta di una soluzione non adeguata ai fattori in gioco, irragionevole.

L'io dovrebbe distruggersi, perché quella evoluzione della realtà avvenga.

Due osservazioni

1 – Che ci sia un nesso originale, profondo tra l’affermarsi della mia persona, il cammino della mia persona e il destino del mondo, l’incremento del cosmo, il cammino del popolo umano verso il suo disegno – questa è una verità grande, affermata soprattutto nell’idea cristiana di merito.


MERITO in:


Nel concetto cristiano di merito, l’uomo si adegua al suo destino, nella misura in cui la sua azione «muove» il mondo, è per il mondo, lo edifica, edifica l’umanità.

Essa «muove» il mondo, edifica l'umanità se è «OFFERTA» a Dio,

cioè se è compiuta in funzione del disegno totale di Dio sul mondo.


OFFERTA in:


Oggi ci si dice che lo scopo di tutte le nostre energie è quello di dissolverci per il progresso del futuro!

2 – Il progresso verso il futuro chi lo gestisce? I potenti, quelli che hanno per questo forza e circostanza che altri non hanno; i ricchi di oggi, che non nascono più dalla fatica magari di creare un’azienda, ma nascono dalla scaltrezza di una carriera nel partito o dell’uso di una eredità.

Per questo è la rivoluzione per la difesa dell’umano che occorre, ed essa può avere un solo segno, quello religioso, quello religioso autentico, perciò cristiano autentico in prima linea.

«L’ape conosce la formula del suo alveare, la formica conosce la formula del suo formicaio, ma l’uomo non conosce la propria formula»

Dostoevskji – I fratelli Karamazov

Perché la formula dell’uomo è rapporto libero con l’infinito,

e perciò non sta in nessuna misura e sfonda le pareti di qualsiasi dimora in cui la si voglia arrestare.

Le domande e le evidenze costitutive del «cuore» sono la traccia esistenziale del rapporto libero con l'infinito.


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Segue capitolo 8 del Senso Religioso: « Conseguenze degli atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo»

autore – felino.tassi@gmail.com