Riassunto letterale de “Il Senso Religioso”


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8° cap. CONSEGUENZE DEGLI ATTEGGIAMENTI IRRAGIONEVOLI DI FRONTE ALL’INTERROGATIVO ULTIMO (109)


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  1. La rottura col passato
  2. Incomunicabilità
  3. Perdita della libertà

1. La rottura con il passato

Lo smarrirsi del significato (della vita) tende all’annullamento della personalità.

La personalità dell’uomo acquista densità e consistenza proprio come esigenza, intuizione, percezione ed affermazione del significato.

Senza che ne venga afferrato il significato una cosa resta estranea a noi.

Lo smarrimento del significato quindi porta a una depressione della personalità:

la depressione della personalità sfoca il senso del passato.

Laddove il significato del suo vivere fosse smarrito […] possiamo usare già la parola citata:  «reagisce»; l’uomo reagisce.

La reattività come criterio di rapporti, taglia i ponti con la ricchezza della storia e della tradizione, cioè taglia i ponti con il passato.

il criterio del suo nesso con la realtà è la reattività, la reazione.

Questa distruzione del passato oggi si ha il coraggio di metterla come ideale.

Se si sfoca il senso del passato e il presente appare e si afferma come pura reattività, si inaridisce anche la fecondità del futuro.

Infatti ultimamente io per reagire ora, devo usare una cosa che mi hanno dato nel passato: la mia carne, le mie ossa, la mia intelligenza, il mio cuore.

Perciò la forza della costruzione futura è l’energia, la immaginatività, il coraggio del presente, viene dal passato.


PASSATO in:


PRESENTE in:


2. Incomunicabilità e solitudine (114)

Incomunicabilità. Ma questo sfuocarsi del senso del passato, che inaridisce la fecondità del futuro, riduce in modo vorticoso il dialogo e la comunicazione umana.

Il passato infatti è l'HUMUS in cui getta le radici il dialogo.

La memoria di sé ridotta a pezzi vuol dire l’impoverimento, l’intristimento, l’assottigliamento, l’inaridimento dell’io.


IO in:


La comunicazione e il dialogo dove sorge?

Il dialogo e la comunicazione umana hanno radici nella esperienza: infatti l’aridità, la flaccidità della convivenza, della convivenza delle comunità da che cosa dipende se non dal fatto che troppo pochi possono dire di essere impegnati nell’esperienza, nella vita come esperienza?

a)– L’esperienza è custodita dalla memoria, […] perché io non posso dialogare con te, se la mia esperienza non è custodita in me, protetta in me.

b) – L’esperienza deve essere tale, cioè giudicata dalla intelligenza […] sempre paragonando il contenuto espressivo in base alle esigenze costitutive della nostra umanità, in base alla «esperienza elementare», perché

l’esperienza elementare è l’intelligenza in atto nella sua essenza.

Lo smarrimento del significato, perpetrato nell’uno o nell’altro degli atteggiamenti indicati, annulla la personalità perché la personalità parte come coscienza di un significato che permette il possesso, vale a dire l’ordinamento al significato della totalità degli elementi in cui si imbatte, dell’incontro secondo tutta la sua realtà. .

L’annullamento della personalità sfoca il senso del passato, perché il presente viene abbandonato alla reattività, la quale taglia i ponti con la tradizione.

Questa  reattività riduce  la  capacità  di  dialogo e di comunicazione, perché dialogo e comunicazione hanno radici nella esperienza custodita e quindi maturata nella memoria e giudicata dall’intelligenza.


Solitudine

Di fronte al destino come assenza di significato l’uomo prova una solitudine terribile.

Infatti,

la solitudine non è essere da soli, ma è l’assenza di significato

Lincomunicabilità aumenta il senso tragico di solitudine che l’uomo moderno e contemporaneo ha di fronte al destino come significato.

Ma l’incomunicabilità, oltre che esasperare questa solitudine personale, le dà un rilievo esterno, per cui essa

diventa clima sociale esasperante, volto tristemente caratteristico della società di oggi

La vecchiaia a vent’anni e anche prima, questa è la caratteristica del mondo di oggi

«Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità oggi, non è una catastrofe che venga dal di fuori, una catastrofe stellare, non è né la fame, né la peste; è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano tra i flagelli, che è la perdita del gusto di vivere»

Teilhard de Chardin – “Il fenomeno umano”

«Tutti lo cercano uno che scrive, tutti gli vogliono parlare, tutti vogliono poter dire domani “so come sei fatto”, e servirsene, ma nessuno gli fa credito di un giorno di simpatia totale, da uomo a uomo»

CESARE PAVESE – Dialoghi col compagno

L’individuo si trova sempre più vulnerabile dentro il tessuto sociale in balia delle forze più incontrollate delle forze e del potere.


POTERE in:


3. Perdita della libertà (119)

La percezione della libertà

La definizione della parole più importanti della vita, se viene determinata dalla mentalità comune assicura la schiavitù totale, l’alienazione totale.

Come facciamo dunque a sapere che COSA È la libertà?

L’esperienza è descritta innanzitutto dall’aggettivo corrispondente, perché l’aggettivo è la descrizione veloce e sommaria di una esperienza vissuta.

Così per capire che cosa è la libertà noi dobbiamo partire dalla esperienza che abbiamo di sentirci liberi.

Sperimentalmente […] la libertà si annuncia esperienza nella nostra esistenza come realizzazione di un bisogno o realizzazione di una aspirazione, come compimento.

(Non solo essere libero per una sera o mille sere) ma sempre, essere libero-libero, cioè la libertà non un momento di libertà….

Seguendo l’indicazione dell’esperienza, è chiaro che la libertà si presenta a noi come la soddisfazione totale, il compimento totale dell’io, della persona o come perfezione.

Vale a dire

La libertà è la capacità del fine, è la capacità della totalità, è la capacità della felicità.

Il compimento totale di sé, questa è la libertà.

La libertà è il paragone con il destino: è questa aspirazione totale al destino.

Così la libertà è l’esperienza della verità di sé stessi.

La libertà è la capacità di Dio

La fede è il gesto di libertà fondamentale e la preghiera è la costante educazione del cuore, dello spirito alla autenticità umana, alla libertà.

Esistenzialmente questa libertà non è ancora compiuta; esistenzialmente è tensione al compimento, è tensione verso l’essere e adesione progressiva, è in divenire.


LIBERTA‘ in:


(121)Precarietà della libertà.

Questo puntino sei tu, sono io. Prima non c’eri adesso ci sei.

Questo mondo, questa realtà a livello umano si chiama umanità.

L’umanità è un concetto ancora astratto, perché l‘umanità in concreto si chiama società.

Ma la società è un determinato ordine organico. Ed è per il potere che questo ordine è mantenuto.

Anche un governo è per il potere posseduto che di fatto riesce a formare la società.

Allora quel punto (cioè io, tu!) non ha nessun diritto di fronte al potere.

Tutta la realtà della nostra epoca ha codificato questo: lo stato sorgente di ogni diritto. Stato liberale o marxista che sia.


Si è riusciti a far capire all’uomo che se vive è per grazia dei potenti. Pensi dunque a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle, chi ama la res pubblica avrà il cuore spezzato

MILOSZ -“Consigli”dal libro “Poesie”

(124) Fondamento della libertà

In un solo caso questo punto, che è l’uomo singolo, è libero da tutto il mondo, è libero, e tutto il mondo non può costringerlo, e tutto l’universo non può costringerlo: se si suppone che quel punto non sia totalmente costituito dalla biologia di suo padre e di sua madre, ma possegga qualche cosa che non derivi dalla sua tradizione biologica, dei suoi antecedenti meccanici, ma che sia diretto rapporto con l’infinito, diretto rapporto con quell’origine di tutto il flusso del mondo, di tutto il «cerchio», con quella X misteriosa che sta sopra il flusso della realtà, cioè Dio.

Solo nella ipotesi che in me esista questo rapporto, il mondo può fare di me quel che vuole, ma non mi vince, non mi evince, non mi afferra, io sono più grande, io sono libero.

Ecco il paradosso: la libertà è la dipendenza da Dio.


DIPENDENZA in:


O dipende dal flusso degli antecedenti materiali, ed è schiavo del potere, o si dipende da Ciò che sta all’origine del flusso delle cose, oltre esse, cioè da Dio.

La coscienza vissuta di questo rapporto si chiama religiosità.

La libertà è nella religiosità!

Per questo chi ha il potere, chiunque sia, familiare o collettivo, è tentato di odiare la religiosità vera, a meno che sia lui stesso profondamente religioso.

Se l’uomo, il singolo, non è rapporto diretto con l’infinito tutto ciò che fa il potere è giusto.

L’antipotere è l’amore

e il divino è l’affermazione dell’uomo come capacità di libertà, cioè come irriducibile capacità di perfezione, di raggiungimento della felicità – come irriducibile capacità di raggiungere l’Altro, Dio.

Il divino è amore come testimonia questa splendida poesiadi Tagore:

«In questo mondo coloro che m'amano/Cercano      con tutti i mezzi/Di tenermi avvinto a loro/Il Tuo amore è più grande del loro/Eppure mi  lasci libero./Per paura che io li dimentichi/Non osano lasciarmi solo./Ma i giorni passano/L'uno dopo l'altro/E Tu non ti fai vedere/Non ti chiamo nelle mie preghiere/Non ti tengo nel mio cuore/Eppure il Tuo amore per me/Ancora attende il tuo amore»

TAGORE


AMORE / AMARE in:


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Segue capitolo 9 del Senso Religioso: « Conseguenze degli atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo»

autore – felino.tassi@gmail.com