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9° cap. PRECONCETTO, IDEOLOGIA, RAZIONALITA’ E SENSO RELIGIOSO (129)
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1. Puntualizzazione sul preconcetto (129)
A) C’è un senso buono del preconcetto: quanto più uno ha personalità ed è ricco di sapere, tanto più di fronte a qualsiasi incontro immediatamente sente configurarsi in sé stesso una determinata e chiara immagine, idea, giudizio.
Inevitabilmente sorge dunque un pre-concetto di fronte ad ogni cosa.
B) Il senso cattivo del termine “preconcetto” è la dove l’uomo si metta di fronte alla realtà proposta, avendo quella reazione come CRITERIO di giudizio, e non soltanto come condizionamento da superare in una apertura di domanda. .
PRECONCETTO in:
Sono due le radici principali di un preconcetto bloccante.
a) Il pregiudizio materialistico.
«Un volta giunti al materialismo non c’è più da andare innanzi […] Mi dibatto per tirarmi su, ma mi convinco sempre più che non c’è nulla da fare» – Cesare Pavese
b) L’autodifesa sociale del preconcetto.
È indiziata bene da un brano del Gorgia di Platone:
«Callicle: Non so come, ma talvolta mi sembra che tu ragioni bene, Socrate, pur accadendomi quello che a tanti altri succede, di non rimanere pienamente soddisfatto».
«Socrate: È l’attaccamento alla mentalità comune del popolo, radicato nell’anima tua, che mi è di ostacolo» Socrate nel Gorgia di Platone.
2. Sull’ideologia (131)
L’ideologia è una costruzione teorico-pratica, basata su uno spunto della realtà, anche vero, ma preso in qualche modo unilateralmente e tendenzialmente assolutizzato per un filosofia o un progetto politico.
L’ideologia è costruita su uno spunto che l’esperienza offre, così che l’esperienza stessa è presa come pretesto per una operazione determinata da preoccupazioni estranee o esorbitanti.
IDEOLOGIA in:
Di fronte, per esempio, all’esistenza dell’uomo «povero», si teorizza sul problema del bisogno, ma l’uomo concreto col suo bisogno concreto viene emarginato una volta che ha dato spunto all’intellettuale per i suoi pareri, o al politico per giustificare e pubblicizzare una sua operazione.
«I pregiudizi sono appunto gli idoli. Idoli della specie. […] Gli idoli del teatro sono le opinioni altrui autorevoli, dalle quali l’uomo si fa guidare quando interpreta ciò che non ha sperimentato di persona. […] Essi ingarbugliano l’uomo perché si è stabilito l’uso di formule che violentano la ragione. Per esempio: nemico del popolo: elemento estraneo! Traditore! E tutti ti abbandonano»
A.Solzenicyn – Reparto C
IDOLO / IDOLATRIA in:
3. Sulla ragione (133)
L’esperienza stessa nella sua totalità guida la comprensione autentica del termine ragione o razionalità.
La ragione infatti è quell’avvenimento singolare della natura in cui questa si rivela come esigenza operativa a spiegare la realtà in tutti i suoi fattori, così che l’uomo sia introdotto alla verità delle cose.
Così la realtà emerge nell’esperienza e la razionalità ne illumina i fattori.
La razionalità è la trasparenza critica,
che avviene cioè secondo uno sguardo totalizzante della nostra esperienza umana.
«Quello che io sono è incommensurabile con quello che io so»
PAUL RICOEUR
L’uomo è proprio quel livello della natura in cui la natura si chiede «perché ci sono».
E l’uomo è quella minuscola particella che esige un significato, una ragione, la ragione.
E proprio perché accettiamo quello che siamo che non possiamo censurare il desiderio che ci urge come uno sprone.
DESIDERIO in:
4. Sul senso religioso e la razionalità (135)
Il senso religioso appare come una prima e più autentica applicazione del termine ragione, in quanto non cessa di rispondere alla esigenza ad essa più strutturata: quella del significato.
«Il senso della vita, cioè il senso del mondo, possiamo chiamarlo Dio….pregare è pensare al senso della vita»
WITTGENSTEIN – “Quaderni”
Solo in una dimensione religiosa è possibile intuire tutta la dinamica della coscienza (o della ragione).
- Perché pone l’esigenza del significato, che è come la somma ultima o l’intensità ultima di tutti i fattori della realtà.
- Perché apre e pone sulla soglia di ciò che è diverso, è altro, è infinito.
Kant intuisce questo in una indimenticabile pagina della sua Critica della ragion pura.
«La ragione ha questo particolare destino in una specie delle sue conoscenze: che essa viene oppressa da questioni che non può respingere, perché esse le sono imposte dalla natura della ragione stessa; mentre essa non è in grado di rispondervi, perché esse oltrepassano ogni potenza della ragione umana….essa parte da principi il cui uso è inevitabile nel corso dell’esperienza….ascende sempre più in alto: ma essa si avvede che in questo modo l’opera sua dovrà sempre rimanere incompiuta, così si vede forzata a cercare rifugio in principi che oltrepassano ogni possibile uso dell’esperienza…..che non ammettono più la pietra di paragone dell’esperienza…»
Ma che la ragione si senta “forzata” a cercare altri principi, significa che tale “costrizione” è implicata nell’esperienza, è un fattore dell’esperienza stessa: negare questo passaggio è andare contro l’esperienza, è rinnegare qualcosa in essa implicato.
Se non si segue tale implicazione non si può che ricadere nell’ideologia e nel preconcetto.
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autore – felino.tassi@gmail.com
