Riassunto e appunti del libro “All’origine della pretesa cristiana” di don Giussani


video presentazione di «All’origine della la ragione ricerca una soluzionepretesa cristiana»
- Il fattore religioso e la vita
- La vertiginosa condizione umana
- La ragione ricerca una soluzione
Indice linkato dei capitoli del libro
NB: cliccando sui capitoli si apre l’indice linkato dei diversi titoli e sottotitoli di ogni singolo capitolo
- 1° capitolo: LA CREATIVITA’ RELIGIOSA DELL’UOMO
- Alcuni atteggiamenti della costruttività religiosa
- Un ventaglio di ipotesi
- 2° capitolo: L’ESIGENZA DELLA RIVELAZIONE
- 3° capitolo: L’ENIGMA COME FATTO NELLA STORIA
- Un capovolgimento del metodo religioso
- Un’ipotesi che non è più solo ipotesi
- Un problema che deve essere risolto
- Un problema di fatto
- 4° capitolo: COME È SORTO NELLA STORIA IL PROBLEMA
- Un fatto come criterio
- Un’attenzione di metodo
- Il punto da cui partire
- 5° capitolo: NEL TEMPO UNA PROFONDITÀ DI CERTEZZA
- La traiettoria della convinzione
- Il sorgere della domanda e l’irrompere di una certezza
- Un caso di certezza morale
- 6° capitolo: LA PEDAGOGIA DI CRISTO NEL RIVELARSI
- Le linee essenziali della pedagogia rivelativa
- A causa Sua: il centro della libertà
- Al momento dell’identificazione
- 7° capitolo: LA DICHIARAZIONE ESPLICITA
- Il primo affiorare di una esplicitezza
- Un contenuto di sfida
- La dichiarazione esplicita
- la discrezione della libertà
- 8° capitolo: LA CONCEZIONE CHE GESÚ HA DELLA VITA
- Premessa: una educazione necessaria per comprendere
- la statura umana
- L’esistenza umana
- Una consapevolezza che si esprime in domanda
- La legge della vita
- Conclusione
- 9° capitolo: DI FRONTE ALLA PRETESA
- Il mistero dell’Incarnazione
- Una realtà storica straordinaria
- I termini di questa nuova realtà
- L’istintiva resistenza
- Per concludere
Il Fatto impossibile della Rivelazione fonda la pretesa cristiana

INTRODUZIONE
Links ai singoli paragrafi
- Il fattore religioso e la vita
- La vertiginosa condizione umana
- a) una nota sulla parola di Dio
- b) una nota su una domanda che apre a una ricerca attenta
- La ragione alla ricerca di una soluzione
1 – Il fattore religioso e la vita (3)
Il senso religioso altro non è che quella natura originale dell’uomo per cui egli si esprime esaurientemente in domande «ultime», cercando il perché ultimo dell’esistenza in tutte le sue pieghe della vita e in tutte le sue implicazioni.
È nel senso religioso quindi l’espressione adeguata di quel livello della natura in cui la natura diventa coscienza del reale tendenzialmente secondo la totalità dei suoi fattori.
In tal senso la dimensione religiosa coincide con la dimensione razionale e il senso religioso coincide con la ragione nel suo aspetto ultimo e profondo.
RAGIONE in:
- Il senso religioso
- Perché la Chiesa
- Si può vivere così?
- Si può (veramente?!) vivere così?
- Il rischio educativo
note
A) Una nota sulla parola di Dio
Lungo il percorso della religiosità umana la parola «Dio» segna l’oggetto proprio di questo desiderio ultimo dell’uomo, come desiderio di conoscenza dell’origine e del senso esauriente dell’esistenza, del senso ultimo implicato in ogni aspetto di quel che è vita.
«Dio» è il «ciò» di cui ultimamente tutto è fatto, è il «ciò» cui finalmente tutto tende e in cui tutto si compie.
È insomma ciò per cui la vita «vale», «consiste», «dura».
VALORE in:
Non si può domandare che cosa rappresenti la parola «Dio» a chi in Dio dice di non credere.
È qualcosa che occorre sorprendere nell’esperienza di chi quella parola usa e vive seriamente.
B) Una nota sulla domanda che apre a una ricerca attenta
Dio, è sì una presenza perennemente incombente sull’orizzonte umano, ma si situa sempre al di là di esso.
E quanto più l’uomo spinge l’acceleratore della sua ricerca tanto più questo orizzonte retrocede, si sposta
.
Questa imperitura situazione di sproporzione e di inarrivabilità facilita l’insorgere nella coscienza dell’idea di mistero, la consapevolezza cioè che l’oggetto proprio e adeguato all’esigenza esistenziale è incommensurabile con la ragione come «misura», con la capacità di misura che l’esigenza stessa ha.
SPROPORZIONE in:
2 – La vertiginosa condizione umana (6)
Il senso umano, il gusto di ciò che provo, che approvo o a cui approdo dipende da quel destino, ma esso resta un ignoto.
La ragione mantiene la sua struttura di esigenza conoscitiva:
vorrebbe conoscere il destino suo .
È una condizione vertiginosa dover ubbidire a qualcosa di cui intuisco la presenza, ma che non vedo, non misuro, non possiedo.
Una precarietà assoluta, vertiginosa
L’uomo coglie nell’attimo la sua condizione vertiginosa, misura la sua sproporzione.
Abramo è in quest’attimo figura paradigmatica dell’uomo in tutta la sua statura e drammaticità, dell’uomo posto in quella vertigine, trascinato dentro quel vortice nel quale il Mistero lo avvolge.
Una vertigine che normalmente si cerca di dimenticare, un vortice nel quale l’uomo normale non può reggere.
3 – La ragione alla ricerca di una soluzione (11)
Eppure la ragione è spinta da un impulso strutturale alla ricerca di una soluzione.
Anzi, la ragione, secondo la sua natura, implica l’esistenza della soluzione.
L’uomo pur avendo dimostrato lungo tutto il suo cammino di aver percepito il senso di questa sproporzione primordiale, avendola gridata e modulata in diversi accenti, mostra però di non riuscire a ricordarsene nella sua pratica vita.
Subentra sempre un desiderio di piegare il destino al proprio volere, un desiderio di fissare il significato o il valore a proprio piacimento.
SIGNIFICATO in:
Links ai vari capitoli
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1° cap. La creatività religiosa dell’uomo (13)
Links ai singoli paragrafi
In tutti i tempi l’uomo ha cercato di immaginare la relazione che intercorre tra il punto effimero della sua esistenza e il significato totale di essa.
La religione è l’insieme espressivo di questo sforzo immaginativo, ragionevole nel suo impulso e vero per la ricchezza cui può attingere, anche se degenerabile nella distrazione e nella volontà di possesso del mistero.
All’interno di questa dinamica c’è il ruolo che è creativo di società:
è il ruolo del genio.
Il genio è un carisma eminentemente sociale che esprime in mezzo alla umana compagnia i fattori sentiti dalla compagniastessa in modo talmente più acuto degli altri che
tutti si sentono più espressi da lla sua creatività che neanche dai loro tentativi.
1 – Alcuni atteggiamenti della costruttività religiosa (15)
Di fronte al mistero che percepisce come determinante per sé, l’uomo ne riconosce la potenza e, non resistendo ad affidarsi sine glossa a un «ignoto», cerca comunque d’immaginarlo in rapporto a sé, secondo termini in funzione di sé.
1) L’uomo «non sa» e si sforza di impostare un rapporto di scambio con il mistero.
Una prima flessione di questo atteggiamento è quella per cui l’uomo sente di doversi immergere nel flusso armonico del cosmo e della storia.
Così l’Ignoto è trasfigurato in Armonia e si ipotizza un mondo da essa governato, alle cui leggi l’uomo possa applicarsi come ad ogni altra legge.
La seconda flessione si configura più decisamente come un interscambio, un patto, un contratto tra le immaginate potenze che guidano il mondo e l’uomo che vuol dare significato ed efficacia al tempo che vive.
2) L’uomo «non sa» ma rischia nel rivolgersi già fiducioso alla buona disposizione dell’Altro.
Questo atteggiamento di fiducia è già presente nelle religioni più antiche, come quella egizia.
Con lo stesso accento di fiducia in un mistero soccorritore inizia il Corano.
E nell’ebraismo lo stupendo testo profetico di Osea che proclama l’atteggiamento di fiducia assoluta nella sollecitudine divina (Os 11, 1-4).
Vorrei concludere […] considerando la dignità di questo sforzo dell’uomo.
Ogni costruzione religiosa riflette il fatto che ognuno fa lo sforzo che può ed è proprio questo che tutte le realizzazioni religiose hanno in comune di valido: il tentativo.
2 – Un ventaglio di ipotesi (19)
1 – Accorgendosi dell’esistenza di molte religioni l’uomo consapevole potrebbe avere l’impressione che per essere sicuro della verità debba incominciare a studiarle tutte, paragonarle tra loro e scegliere.
Assumere di dover conoscere tutte le religioni che la storia produce, al fine di poter operare una scelta razionalmente dignitosa, è un criterio la cui astrattezza coincide con una impossibilità di applicazione.
2 – Si potrebbe ripiegare sul criterio di scegliere le più importanti.
(Ma 2000 anni fa, se questo criterio fosse giusto, avrebbe escluso il cristianesimo: erano una piccola ed infima setta ai margini dell’impero).
Se un criterio è un criterio vero deve essere applicabile comunque.
3 -Un’ultima immagine dell’astratta pretesa illuminista è l’idea sincretista: quella di creare una specie di religione universale che via via prenda da tutte le religioni il meglio: sempre quindi cangiante, una sintesi del meglio dell’umanità.
Ci troviamo di fronte alla classica presunzione di una società per cui il popolo deve essere supino alla volontà di un gruppo di illuminati.
4 – Sembra più giusta la soluzione empirica.
L’uomo nasce in un certo ambito, in un certo momento storico, la religione che esprime il suo ambiente ha molta probabilità di essere l’espressione religiosa meno inadeguata al suo temperamento.
Ogni uomo segua la religione della sua tradizione.
Può essere che un incontro nella vita faccia balenare la presenza di un annuncio, di una dottrina, di una morale, di una emozione più adeguata alla propria ragione maturata, o alla storia del proprio cuore.
Allora potrà «cambiare», «convertirsi»(Newman osserva che la “conversione” altro non è che la scoperta più profonda ed autentica di ciò a cui si aderiva prima).
In questo senso tutte le religioni sono «vere».
L’unico dovere che l’uomo ha è quello della serietà nell’aderirvi.
INCONTRO in:
