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3° Cap. L’ENIGMA, COME FATTO, NELLA TRAIETTORIA UMANA (33)
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- Un capovolgimento del metodo religioso
- Un’ipotesi che non è più solo ipotesi
- Un problema che deve essere risolto
- Un problema di fatto

La linea orizzontale rappresenta la traiettoria della storia umana sopra la quale incombe la presenza di un X: destino, fato, quid ultimo, mistero, “Dio”.
L’umanità, in qualunque momento della sua traiettoria […] ha cercato di immaginare e vivere il nesso tra il proprio effimero e l’eterno. (Le frecce oblique indicano gli sforzi umani per rapportarsi con il quid ).
Supponiamo ora che l’enigma della X, l’enigmatica presenza … entrasse nel flusso del tempo e dello spazio, e con forza espressiva inimmaginabile si incarnasse in un «FATTO» tra noi.
Significa supporre che quella X misteriosa sia diventata un fenomeno, un fatto normale rilevabile nella traiettoria storica e agente su di essa.
Questa supposizione corrisponderebbe alla esigenza della rivelazione.
Perciò, data la possibilità del fatto e la razionalità dell’ipotesi, che ci resta da fare di fronte a essa?
L’unica cosa da fare è domandarsi è accaduto o no?.
Se fosse accaduto, questa strada sarebbe l’unica, non perché le altre siano false, ma perché l’avrebbe tracciata Dio.
1 – Il capovolgimento di un metodo (pag.35)
Nell’ipotesi che il mistero sia penetrato nell’esistenza dell’uomo [ … ] non è più centrale lo sforzo di una intelligenza e di una volontà costruttiva, di una faticata fantasia, di un complicato moralismo: ma la semplicità di un riconoscimento; un atteggiamento analogo a chi, vedendo arrivare un amico, lo individua tra gli altri e lo saluta.
Nella dinamica rivelativa di questa ipotesi l’accenno primo non sarebbe più sulla genialità e sull’intraprendenza, ma sulla semplicità e sull’amore.
Amore che rappresenta l’unica vera dipendenza dell’uomo, l’affermazione dell’altro come consistenza di se stessi, scelta suprema della libertà.
Non sarebbe più una espressione di presunzione,
Ma obbedienza a un fatto, al FATTO decisivo del tempo.
rimane lo spazio ad una sola fuga: negare la possibilità stessa di questo Fatto.
2 – Un’ipotesi che non è più solo ipotesi (36)
L’annuncio cristiano dice: ”Sì, questo è accaduto”.
Arrivati a questo punto non ci troviamo più quindi ad un fatto di ordine teorico, filosofico o morale, ma di fronte ad un problema storico.
Il problema di cui ora stiamo parlando, essendo un fatto storico, non può essere verificato con la riflessione analitica sulla struttura del proprio rapporto con il reale.
È un dato di fatto accaduto o no nel tempo: o c’è o non c’è, o si è verificato o non si è verificato.
La domanda: «E’ vero che Dio è intervenuto nella storia?»
È allora costretta soprattutto a riferirsi a quella pretesa senza paragone che rappresenta il contenuto di un ben preciso messaggio, è costretta a diventare quest’altra domanda:
«Chi è Gesù?».
Il cristianesimo sorge come risposta a questa domanda.
3 – Un problema che deve essere risolto (38)
Dostoevskij – Fratelli Karamazov
La fede si riduce a questo problema angoscioso: «un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?»
«Che il cristianesimo ti è stato annunciato significa che tu devi prendere posizione di fronte a Cristo.
Egli, o il fatto che Egli esiste, o il fatto che sia esistito è la decisione di tutta l’esistenza»
Kierkegaard nel suo Diario
Impedirebbe a se stesso d’essere uomo colui che subito o lentamente si lasciasse portar via dalla possibilità di farsi una opinione personale intorno al problema di Cristo.
Si può anche essere convinti di vivere da cristiani, inseriti in qualcosa che definirei una “truppa cristiana”, senza che questo problema sia stato veramente risolto per la propria persona, senza che essa sia stata liberata da quell’impedimento.
Un fatto ha la sua inevitabilità
L’imperativo cristiano è che il contenuto del messaggio suo si pone come un fatto.
Che un uomo abbia detto «Io sono Dio» e che questo venga riferito come un fatto presente è qualcosa che richiede prepotentemente una presa di posizione personale.
Che Egli sia, o sia esistito, questa è la decisione più grande dell’esistenza
Nessun’altra scelta che la società può proporre o l’uomo immaginare come importante, ha questo valore.
E ciò suona come imposizione; affermare il contenuto cristiano sembra dispotismo.
Ma è dispotismo dare notizia di una cosa accaduta, per quanto grande possa essere?
4 – Un problema di fatto (41)
Occorre ben rendersi conto che il problema riguarda una questione di fatto.
Se Cristo abbia detto o no di essere Dio, e che sia o non sia Dio, e che ci raggiunga ancor oggi, è un problema storico, perciò il metodo deve essere corrispondente, e corrispondente alla gravità del problema.
L’annuncio cristiano è: un uomo che, mangiando, camminando, consumando normalmente la sua esistenza di uomo ha detto: «Io sono il vostro destino», «Io sono Colui di cui tutto il cosmo è fatto».
È obiettivamente l’unico caso della storia in cui un uomo si sia non genericamente «divinizzato» ma sostanzialmente identificato con Dio.
Occorre osservare che la genialità religiosa dell’uomo quanto più è grande tanto più percepisce, sperimenta, la sua distanza da Dio o la supremazia di Dio, la sproporzione tra Dio e l’essere umano.
Quanto più un uomo ha il genio religioso, tanto meno sente la tentazione di identificarsi col divino.
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