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4° Cap. COME E’ SORTO NELLA STORIA IL PROBLEMA (43)
Links ai singoli paragrafi
- Il fatto come criterio
- Un’attenzione di metodo
- condivisione e convivenza
- L’intelligenza degli indizi, strada della certezza
- Il punto da cui partire
1 – Il fatto come criterio (43)
Noi disponiamo di un documento storico che è arrivato fino a noi a mostrarci come per la prima volta sia sorto il Vangelo.
Non si potrà affrontare un oggetto (come i Vangeli) se non attraverso il metodo che esso esige per essere affrontato.
A) I Vangeli non sono rapporti stenografici di quello che Gesù faceva e diceva, né vogliono o possono essere resoconti o protocolli storici dei suoi discorsi.
Siamo avvertiti di non essere messi di fronte a tutti i fatti accaduti, ma certo a dei fatti accaduti, consegnatici dal ricordo di testimoni mossi dall’urgenza e dall’imperativo di farne conoscere la portata ai singoli e all’umanità.
B) Ci troviamo di fronte a un documento che ha a che fare, come altri, con la memoria e, in modo originale, con l’intenzione dell’annuncio: la forma del documento è data da questa intenzione.
Per comprendere dobbiamo metterci di fronte al dato così come emerge: memoria e annuncio.
Ora la convinzione nasce da qualcosa che si «dimostra».
La dimostrazione di cui stiamo parlando viene offerta dall’incontro evidente con un fatto, dalla presa di contatto con un avvenimento.
Occorre dunque essere disposti a farsi provocare dalla totalità del fatto,
che non consiste nell’inventario completo dei suoi fattori.
«L’oggetto della rivelazione è Dio stesso. […] è l’abbraccio di una Persona vivente […] è questo l’essenziale, l’oggetto rivelato non è concepito come una serie di proposizioni […] ma è riconosciuto nella sua unità originaria come il mistero di Cristo, la realtà di un essere personale vivente».
Balthasar
Quel racconto che stiamo per affrontare ha per scopo percorrere le tappe di un incontro avvenuto con il portatore e l’oggetto della più straordinaria pretesa rivelativa della storia umana.
Avverte de Lubac: «È impossibile dissociare Lui dal suo Vangelo. […] periodicamente gli uomini ci provano: è volere dividere l’indivisibile».
Rousselot: «E i cristiani sono, ancora oggi, quelli che credono che Gesù vive ancora. È questa l’originalità fondamentale della religione cristiana».
Un fatto è un criterio alla portata di chiunque.
Un fatto si può incontrare, nel fatto ci si può imbattere, purché ci si sia messi nelle condizioni di vederlo.
Come potremo dunque afferrare il fatto di Cristo per valutarne poi la pretesa?
Cominciando a percorrerne la memoria e l’annuncio che di Lui fanno coloro che ne sono già stati afferrati.
2- Un’attenzione di metodo (48)
Il metodo descrive la ragionevolezza del rapporto con l’oggetto e stabilisce i motivi adeguati con cui fare i passi nella conoscenza verso l’oggetto.
METODO in:
- Il senso religioso
- Perché la Chiesa
- Si può vivere così?
- Si può (veramente ?!) vivere così?
- Il rischio educativo
Questo oggetto consiste nella veridicità di una testimonianza riguardo ad una persona vivente che ha, unica, preteso di essere il destino del mondo, il Mistero entrato a far parte della storia.
Due rilievi riguardo al raggiungimento della certezza esistenziale.
(A) Condivisione e convivenza.
Io sono tanto più abilitato ad aver certezza di un altro, quanto più sto attento alla sua vita, cioè condivido la sua vita
(B) L’intelligenza degli inizi, strada della certezza
Quanto più uno è potentemente uomo, tanto più è capace di raggiungere certezze sull’altro da pochi indizi.
Anche questa intelligenza del minimo indizio, […] ha bisogno di tempo e spazio, perché arrivi ad essere evoluta.
E’ questa dote che la “ pretesa di Gesù” richiede per essere compresa.
Il moltiplicarsi dei segni riguardo alla Sua persona conduce alla ragionevole conclusione che di Lui mi posso fidare.
SEGNO in:
- Il senso religioso
- Perché la Chiesa
- Si può vivere così?
- Si può (veramente?!) vivere così?
- Il rischio educativo
E’ all’intelligenza e alla ragione che Gesù fa appello costantemente.
La fede che sollecita non ha nulla a che vedere con la credulità.
Questa fede è precisamente l’accesso dell’intelligenza ad una verità, il riconoscimento di questa verità, il sì dell’intelligenza convinta e non una rinuncia all’intelligenza.
RICONOSCIMENTO in:
3 – Il punto da cui partire (51)
Il Mistero ha scelto di entrare nella storia dell’uomo con una storia identica a quella di qualsiasi uomo: vi è entrato perciò in modo impercettibile, senza nessuno che lo potesse osservare e registrare.
C’è una pagina nel Vangelo di Giovanni in cui, come qualcosa di importante che si segna su un blocco di appunti, è trascritto ciò che potremmo chiamare il primo istante, il primo sussulto del problema di Cristo come si è posto nella storia.
La memoria non trattiene il passato secondo il seguito ininterrotto dei fatti, se lo imprime a tratti.
Gesù era andato anch’egli a sentire Giovanni Battista.
E Giovanni, come afferrato dallo spirito profetico grida: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo».
(Tanti non lo capiscono, ma) qualcuno resta colpito da quel grido e da quello sguardo fisso su una persona.
Sono due che venivano da lontano. Ebbene quei due, accorgendosi di chi Giovanni Battista stava guardando nel pronunciare quella frase, lo seguono.
Quei due andarono, videro dove Gesù abitava e rimasero con lui fino a sera.
Erano circa le quattro del pomeriggio.
Due persone vanno a casa di uno sconosciuto, vi trascorrono mezza giornata e non ci viene detto né che cosa hanno fatto né che cosa hanno detto.
Quello che sappiamo è che uno dei due, tornato a casa, dice al fratello: «Abbiamo trovato il Messia».
C’è una inaudita naturalezza in questo racconto. Andrea conduce Simone da Gesù.
Si sente guardato e si sente dire: «Tu sei Simone, figlio di Giovanni; ti chiamerai Pietro».
Così Pietro attraverso quello sguardo si trova afferrato fin dentro il suo carattere, rubesto, granitico.
(Continuando queste pagine viene descritto) un incalzare di certezze comunicate con naturalezza.
Rendiamoci ben conto di dove stiano i segni di veridicità, la natura di memoria di questa pagina.
Non dice, non descrive , suppone tutto, non sceglie in un disegno organico ciò che deve passare alla storia.
Essa racconta i fatti con tutto il carico e il naturale sapore di ciò che per il narratore è ovvio e risaputo.
Questa pagina di Giovanni, così come è formulata, ci testimonia qualcosa che è valido da allora fino a quando il sole continuerà a spuntare sul mondo, ora e domani.
Ci testimonia la modalità profonda e semplicissima con cui l’uomo ha capito, capisce e capirà chi è Cristo
Ecco, nella certezza d’aver trovato il Messia tutto sembrerebbe conchiuso.
Ma questo è solo il punto di partenza.
