Links ai vari capitoli
1° – 2° – 3° – 4° – 5° – 6° – 7° – 8° – 9°

5° Cap. NEL TEMPO UNA PROFONDITA’ DI CERTEZZA (57)
Links ai singoli paragrafi
- La traiettoria della convinzione
- Il sorgere di una domanda e l’irrompere di una certezza
- Un caso di certezza morale
1 – La traiettoria della convinzione
Il miracolo delle nozze di Cana è una delle pagine più significative della concezione che Gesù ha della vita: qualsiasi aspetto dell’esistenza, anche la più banale, è degno del rapporto con Lui e quindi anche del suo intervento.
Il miracolo delle nozze di Cana si pone agli inizi di questa autorivelazione di Gesù.
Quando si incontra una persona importante per la propria vita, c’è sempre un primo momento in cui la si pre-sente; qualcosa dentro di noi è messo alle strette dall’evidenza di un riconoscimento ineludibile: «ecco, è lui».
Ma solo lo spazio dato al ripetersi di questa documentazione carica l’impressione di peso esistenziale.
Solo cioè la convivenza la fa entrare sempre più radicalmente e profondamente in noi, fino a che, a un certo punto, diviene certezza.
CERTEZZA in:
- Il senso religioso
- Perché la Chiesa
- Si può vivere così?
- Si può (veramente?!) vivere così?
- Il rischio educativo
E questa strada di «conoscenza», riceverà nel Vangelo ancora molte conferme.
Quella conoscenza sarà una persuasione che avverrà lentamente e nessun passo successivo smentirà i precedenti: anche prima avevano creduto.
Nel Vangelo viene documentato che il credere abbraccia la traiettoria della convinzione in un successivo ripetersi di riconoscimenti, cui occorre dare uno spazio e un tempo perché avvengano.
(A) La scoperta di un uomo senza paragoni (pag-60)
(Guarigione del paralitico) quei primi amici e altri che si sono aggiunti, assistono quotidianamente e sempre più alla eccezionalità alla esorbitanza di quella personalità.
Ciò che colpisce non è solo il ripetersi del fatto che i prodigi riempiono addirittura la sua giornata ma le cose, il tempo e lo spazio gli obbediscono senza alcun apparato “magico”.
Egli ottiene ciò con una manipolazione della realtà del tutto “naturale”, come chi è padrone della realtà stessa.
Il Vangelo nota che giungeva a sera “stanco di guarire”, avendo cioè esercitato senza interruzione il suo potere sulla realtà fisica.
Il miracolo più grande, da cui i discepoli erano colpiti tutti i giorni, non era quello delle gambe raddrizzate, della pelle mondata, della vista riacquistata:
era uno sguardo rivelatore dell’umano cui non ci si poteva sottrarre.
Gesù vedeva dentro l’uomo, nessuno poteva nascondersi davanti a lui.
La capacità di cogliere il cuore dell’uomo è il miracolo più grande, il più persuasivo.
ECCEZIONALITA’ in:
(B) Il potere e la bontà (pag. 63)
È difficile che una persona potente sia veramente buona.
In Gesù, i suoi testimoni hanno potuto vedere quello sguardo non solo potente, prodigioso, non solo intelligente, non solo captante, ma buono.
Pare così impossibile che un potere tanto grande stia dentro l’orizzonte di una profonda bontà, e sembra così difficile che una intelligenza acutissima sia semplice e positiva come l’affettuosità istintiva e disponibile del bambino!
È bello leggere il Vangelo andando a rintracciare gli spunti appena appena accennati, i particolari sottili che rivelano la capacità di tenerezza di Gesù, la sua commossa solidarietà con l’umano.
2 – Il sorgere di una domanda e l’irrompere di una certezza (65)
Gesù appare in ogni circostanza un essere superiore a ogni altro; c’è in Lui qualcosa, un «mistero» perché non si è mai incontrata una tale saggezza, un tale ascendente, un tale potere, una tale bontà.
Questa impressione, come abbiamo già detto, si fa via via più precisa solo in coloro che si impegnano a una convivenza sistematica con Lui, i discepoli.
Ma il margine di eccezionalità di quell’uomo era tale che nasceva spontanea una domanda paradossale: «Chi è?».
Paradossale perché di Gesù si conoscevano benissimo l’origine, i dati anagrafici, la sua famiglia, la sua casa.
Così si domanda a Lui chi Egli sia.
Soltanto che gli amici, quando Lui dà la risposta, credono alla Sua parola per l’evidenza dei segni indiscutibili che impongono la confidenza; i nemici, invece, non accettano quella risposta.
Nel capitolo sesto di Giovanni è riportato un momento drammatico e bellissimo, significativo di questa dinamica.
(Nella sinagoga) «In verità vi dico: chi non mangia della mia carne non entrerà nel regno dei cieli».
Il mormorio si fece clamore e, il giudizio ripetuto sull’assurdità di quelle parole e sulla follia di Gesù è sulle labbra di tutti.
I farisei lentamente fanno sfollare la sinagoga, finché nella penombra del crepuscolo resta solo Gesù con il gruppetto dei più affezionati.
Immedesimiamoci in quell’attimo pieno di tensione.
Il silenzio era grande.
E Gesù stesso prende l’iniziativa di romperlo: «Volete andarvene anche voi?».
Ed è qui che Pietro con la sua veemenza sbotta nella frase che riassume tutta la loro esperienza di certezza: «Signore, anche noi non comprendiamo quello che tu dici, ma se andiamo via da Te, da chi andiamo? Tu solo hai parole che spiegano, che danno senso alla vita».
CONVIVENZA in:
3 – Un caso di certezza morale (68)
Psicologicamente la frase di Pietro è l’applicazione dell’osservazione che abbiamo già fatto sulla certezza esistenziale e morale.
Quell’atteggiamento è infatti profondamente ragionevole.
Sulla base della convivenza con l’eccezionalità dell’essere e degli atteggiamenti di Gesù quel gruppetto non poteva non affidarsi alle sue parole.
Per questo Gesù, per rispondere alla domanda che fu degli amici e dei nemici: «Ma, allora, chi sei tu?»,
ha atteso che il tempo rendesse i discepoli certi del suo attaccamento, e i nemici pertinaci nella loro ostilità.
Gesù, cioè, ha chiarito il proprio mistero quando gli uomini erano ormai definitivamente fissati nel riconoscimento o nel misconoscimento verso di lui.
RICONOSCIMENTO in:
