Riassunto di “Perché la Chiesa”

Sezione seconda

IL SEGNO EFFICACE DEL DIVINO NELLA STORIA (152)



E. Hopper – casa vicino alla ferrovia – 1925 (ingrandisci)

La Chiesa si è posta, fin dall’inizio come un fatto sociale, come una realtà formulata da uomini.

Ma la comunità primitiva ha sempre affermato nello stesso tempo la persuasione di essere «ontologicamente», cioè nel suo valore, nella profondità del suo essere, eccedente la realtà umana delle sue componenti.

Si presentava infatti come comunità della salvezza.

Questa espressione, «comunità della salvezza», sintetizza il tipo di coscienza dei cristiani dei primi tempi: affermando la Chiesa come comunità dove l’uomo si salva, ne affermavano il valore come assolutamente trascendente la somma dei fattori che la componevano, e la conclamavano inoltre come luogo dove viene raggiunto dal suo destino e dove questo stesso destino lo rende partecipe di sé.

Allora le espressioni «popolo di Dio» e, soprattutto e più profondamente, «corpo mistico di Cristo» – mistico, cioè costituito dal nesso ontologico col mistero di Dio -, segnano il contenuto della coscienza cristiana, di quella primitiva e di quella odierna, come dominato dal prolungarsi di Cristo nella storia, dalla permanenza misteriosa nel tempo e nello spazio del Signore.

La Chiesa è il metodo con cui Cristo si comunica nel tempo e nello spazio analogamente al fatto che Cristo è il metodo con cui Dio ha ritenuto opportuno comunicarsi agli uomini per determinare la modalità di salvezza.

La Chiesa si pone di fronte al mondo come realtà sociale carica di divino, vale a dire, si pone come realtà umana e realtà divina.

Qui è tutto il problema: un fenomeno umano che pretende di portare in sé il divino.

Così, tramite la presenza della Chiesa nella storia umana, si ripropone in tutto il suo scandalo il problema che Cristo ha sollevato.


Parte terza

COME LA CHIESA HA DEFINITO SE’ STESSA


1° Cap. Il fattore umano (161)


  1. Il fattore umano

È questa, del resto, la stessa pretesa di Cristo: scandalo suscitato presso i capi religiosi e le persone evolute del suo tempo.

Obiezione insormontabile: «Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?»

[…] (Gesù) osava coinvolgere a tal punto Dio con la sua persona arrivando a identificarsi con Lui.

È questo lo scandalo che la Chiesa ripropone nella sua sostanza e nella sua esistenza nella storia, che ripropone oggi e sempre.


1 – Attraverso l’umano (162)

Paolo in 1 Ts 2,12 descrive con precisione il fenomeno di una parola divina che si comunica attraverso una voce d’uomo, parola di Dio data da un uomo e ricevuta per quello che essa è veramente, parola di Dio vivente, attiva e creativa nell’esistenza degli uomini.

Paolo era perfettamente consapevole di una sproporzione connaturata al fenomeno stesso della Chiesa, portatrice del suo messaggio attraverso il veicolo umano, e dunque esposta a tutte le declinazioni, caso per caso, il suo compreso, delle miserie dell’umanità.

La parola umana può essere disadorna, così come egli sapeva essere la sua.

«Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi».

2 Cor 4,6-9

Troviamo qui nuovamente delineata una coscienza ben chiara della propria incapacità, della propria umanità piena di limiti, assolutamente sproporzionata a ciò di cui pure era strumento.

Appare anche la tensione esistenziale legata al fatto di vivere un paradosso: la contemporaneità di una debolezza e di una forza; un paradosso i cui due elementi contrastanti sono quindi ineliminabili.

Il primi che hanno diffuso il cristianesimo nel mondo avevano chiara la coscienza sia che il divino risplendeva nel mondo  tramite quello che dicevano e facevano sia che le loro parole erano sprovvedute, i loro gesti fragili, le loro personalità inadeguate, la loro condizione umana meschina.

E ciò non li rendeva acquiescenti e rassegnati, ma fieramente in corsa, quotidianamente in lotta, costantemente protesi al dono della salvezza.

Non è indifferente la sensazione di banalità che l’uomo può provare di fronte a una simile prassi; l’uomo può rivelare una sottile resistenza di fronte a quel metodo misterioso, che è tutto di Dio, di voler passare attraverso l’umano (mentre l’uomo tende a codificare come divino il suo pensare e il suo fare!)

Non è facile realizzare esistenzialmente che il problema della Chiesa è proprio questo:

Dio vuole passare attraverso l’umanità di coloro che ha afferrato nel Battesimo.

È quasi ovvio che ciò sembri assurdo, dato il limite umano.

Se si riconosce che la Chiesa si definisce così, nessuna obiezione al cristianesimo potrà in linea logica prendere a spunto o a pretesto la sproporzione, l’inadeguatezza, l’errore della realtà umana che forma la Chiesa.

Così come, al contrario, l’uomo cristiano, se è tale, non potrà usare come alibi i suoi limiti, anche se già a priori è definito che dei limiti ci saranno.


2 – Implicazioni (168)

a) Inevitabilità dei particolari temperamenti e mentalità

Il cristiano diventa e rimane tale, cioè strumento del divino, mantenendo il proprio temperamento particolare.

Ciò che conta è il valore e,

poiché Dio usa l’uomo come “strumento”, non si troverà mai il valore, per così dire, allo stato puro: la comunicazione di Dio è incarnata nel temperamento dell’uomo.

Esso costituisce una «condizione» che Dio accetta e trasforma in “strumento” del suo disegno di salvezza.

Occorre profondamente desiderare il vero per poter superare lo scandalo dello strumento che lo comunica.

Un cercatore d’oro non si sarebbe mai fermato davanti al fango del letto del fiume in cui sperava di poter trovare le pepite.

Osservazioni analoghe a quelle che abbiamo accennato per ciò che riguarda il temperamento potrebbero essere fatte per la mentalità.

La mentalità di un uomo è il frutto sia del suo temperamento sia della sua formazione sia delle particolari vicende che hanno inciso nella sua esistenza.

L’unità della Chiesa, la sua forza propulsiva verso tutti gli uomini, la sua interna necessità di essere il più efficace possibile nel portare un messaggio unico e irripetibile all’umanità sono servite da temperamenti diversi, addirittura, come abbiamo visto, da progetti fenomenicamente opposti, da impronte culturali capaci di sottolineare differenti prospettive di azione.

Tutto questo può essere né obiezione né motivo di adesione al messaggio: non ci si può attardare né sul fascino delle grandi personalità, né sui loro limiti.

Si aderisce o si rifiuta qualcosa per il suo contenuto, per la sua verità risolutrice del problema così come si pone.

Se, dunque, la Chiesa si definisce come il divino che si comunica attraverso l’umano, tale aspetto umano nella singola persona si esprimerà attraverso il temperamento e la mentalità della persona stessa.


MENTALITA’ in:


b) attraverso la libertà (176)

Se dunque, per definizione, il messaggio divino che la Chiesa ci propone dovrà passare attraverso l’umano, cioè attraverso il limite, qualcosa di finito, è per ciò stesso assodato che mai la libertà umana realizzerà integralmente l’ideale; sempre il veicolo umano nella Chiesa si presenterà inadeguato a ciò che pretende di portare al mondo.

La libertà delle persone è ciò attraverso cui definitivamente passa il comunicarsi del divino.


LIBERTA’ in:


1- Analisi di una obiezione(177)

Ogni giudizio sulla Chiesa indotto dal comportamento degli uomini, chiunque essi siano, viene emesso a partire da errate premesse.

Se nella definizione di Chiesa entra l’umano come veicolo scelto dal divino per manifestarsi, in tale definizione potenzialmente entrano anche quei delitti.

Questo non significa che li si debba accettare con rassegnazione.

Ciò che in questo contesto intendo dire è che nefandezze e angustie non costituiscono materiale di giudizio sulla verità della Chiesa.

2-Lo svelamento della ricerca del vero (179)

Coloro che sfuggono la Chiesa per l’ipocrisia, l’imperfezione delle persone religiose, si scordano che,

se la Chiesa fosse perfetta nel senso da loro reclamato, non ci sarebbe in essa posto per loro.

beato l’uomo che non rifiuta il valore per l’eventuale imperfezione di chi lo porta.

Ancora oggi essere tesi alla ricerca dei difetti di chi annuncia il cristianesimo, o essere pronti a scandalizzarsene, non è altro che un alibi per non aderire mai, per non dover mai cambiare sé stessi.

Allora fissare lo sguardo su di essi è un modo fatale per scegliere di non cercare con lo sguardo il valore.

San Francesco d’Assisi non si è scandalizzato per le divisioni e le violenze che scuotevano la Chiesa dei suoi tempi, per le guerre fratricide che opponevano cristiani a cristiani, ma, toccato da Dio, dopo una frivola giovinezza, si getta in una lotta che non è «contro» qualcuno, è «per». 

Non si scandalizza Caterina da Siena della situazione miserevole in cui la Chiesa era ripiombata, pur con la linfa vitale apportata dagli ordini mendicanti.

L’impegno personale, che non esclude l’atteggiamento critico, ma ad esso non si ferma, è un problema di moralità elementare.

Il fatto cristiano nella sua paradossale realtà e potenza fa emergere quale sia il vero desiderio del cuore.

Se qualcuno aspira al contenuto giusto, non si arresta alla modalità, magari ignobile con cui esso si presenta, ma si lascia guidare dall’attrattiva del contenuto giusto.

È la posizione più intensamente vera che si possa concepire dal punto di vista umano:

un amore chiaro al proprio ideale nella coscienza della sproporzione.  

La Chiesa chiama tale atteggiamento umiltà.

Che cosa insomma cerchiamo veramente, un valore che ci cambi e ci renda più veri, o

affermiamo noi stessi, motivando la nostra inerzia con l’elenco dei difetti altrui?


SPROPORZIONE in:


C – Attraverso l’ambiente e il momento storico culturale (185)

L’uomo è condizionato dal momento storico-culturale in cui si snoda la sua vicenda terrena e dall’ambiente in cui è inscritto.

Il cristianesimo non è nel mondo per svuotare la dinamica dell’evoluzione storica, ma per comunicare quei valori – come quello della persona – salvati i quali ogni evoluzione ha gli strumenti per diventare più utile come espressione dell’uomo, non salvati i quali qualunque evoluzione torna a disdoro e a dispetto della dignità della vita.

Il valore portato dal cristianesimo è qualcosa che riguarda l’uomo come uomo in qualunque circostanza, e anzi, pur non rassegnandosi alle circostanze negative, quando sa esserne cosciente, il cristiano è capace di affermare l’umano anche nelle peggiori circostanze.

La circostanza di fronte ai valori si mobilita nel tempo e diventa lavoro trasformatore.

Così la struttura della Chiesa, come strumento umano, mostra sempre sensibilmente il tipo mentale e culturale dell’epoca in cui opera.

[Da pagina 188 vengono illustrati gli atteggiamenti riferiti all’epoca in cui operarono i Gesuiti, Sant’Ignazio e altri].

La fede incide e determina la personalità del soggetto che si appresta all’azione, il quale userà i mezzi che le sue doti personali e i condizionamenti storici gli suggeriscono.

E se consapevolmente vivrà il contesto universale della Chiesa, lo farà con un equilibrio, una prudenza e una pazienza che altrimenti non avrebbe.

La Chiesa NON ha il compito di sostituire il lavoro dell’uomo.

L’uomo cristiano di una certa epoca della storia avrà mezzi che altri non hanno avuto, e di altri sarà privato: questo limite è nel cuore stesso della modalità dell’annuncio cristiano.

Il Dio fatto uomo si è comunicato «dentro» una realtà umana, dentro una limitazione storico-culturale precisa.

Il divino, cioè, si incarna veramente, usa veramente l’umano come suo strumento,

non ne vanifica i fattori contingenti, ma usa anche quelli come strumenti di salvezza, come strumenti cioè del riproporsi del rapporto vero tra l’uomo e il suo destino.

«Parla il linguaggio del suo tempo, si esprime secondo gli usi del suo paese, il suo stile riflette la maniera di pensare e di sentire del suo paese e del suo tempo […] Vi sono dei miracoli, è vero […] I miracoli manifestano la sua trascendenza, non impedendogli, nel corso ordinario della sua vita, di accettare l’ordine umano e sottomettervi la sua azione».

J. Leclerq – La vita di Cristo nella sua Chiesa

CIRCOSTANZA in:


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