Riassunto de “Il tempo e il tempio”

il tempo come tempio di Dio
Edizione di riferimento

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NB: tutte le immagini sono della cappella degli Scrovegni – Padova

Introduzione

I quattro testi che compongono il presente volume raccolgono meditazioni tenute fra il novembre 1994 e il maggio 1995. Tuttavia il loro contenuto riverbera pensieri, riflessioni, intuizioni che si distendono molto addietro nel tempo.

Non esagero nel dire che per me essi rappresentano una sorta di breve sintesi ideale di quanto, in questi anni, ho inteso comunicare ai giovani, condividendo con loro bisogni e attese.

La vocazione per un cristiano è la vita stessa; la quale trova tutto il suo significato nell’essere risposta a una chiamata.

Dio ha scelto di venire incontro all’uomo divenendo un uomo, per comunicarsi al mondo e agli uomini di ogni tempo: il rapporto con l’Infinito non è fissato, immaginato, concepito dall’uomo, ma è determinato dalla presenza, misteriosa e reale, di Dio stesso nella storia umana.

Tre aspetti

  1. Anzitutto il rapporto fra Dio e l’uomo. Il coinvolgimento di Dio con la vita dell’uomo si attua sempre attraverso un punto preciso, casuale, nel tempo e nello spazio, in cui l’interferenza del Mistero avviene: è l’idea di Tempio – il Tempio nel Tempo. Questo metodo ha implicazioni quotidiane, ad ogni istante. Non c’è più nulla di inutile, e tutto rivela una positività ultima.
  2. Sorge in chi così inizia a seguire il metodo di Dio, una nuova moralità, un sentimento nuovo della vita: sentimenti di serietà, di responsabilità, di creatività, di libertà, che, poco alla volta, tende ad investire tutta l’esistenza propria e altrui. La moralità inizia nell’uomo come opera di un Altro, che l’uomo riconosce. La vita per l’uomo chiamato, cioè per il battezzato, è così l’offerta di ogni istante, gesto, parola, dolore, per la gloria di Cristo, perché Cristo sia riconosciuto.
  3. Questa fecondità nel tempo e nello spazio è l’origine di un popolo nuovo nella storia, che diviene protagonista nella storia.

Per il cristiano la vita è la risposta a un tu presente,

risposta più efficace di ogni sforzo e più solida di qualsiasi possibile coerenza.

Per questo l’ecumenismo è un problema autenticamente cristiano: dove c’è la chiarezza della verità suprema, del volto di Cristo, guardandolo, tutto ciò che si incontra rivela qualcosa di buono.

Molto di più di una indifferente tolleranza,

l’ecumenismo è un riverbero di verità che si trova in chiunque.

Esso è fattore di pace, costruzione di una dimora umana, di una casa, che possa anche essere rifugio all’estrema disperazione.



Adorazione dei magi (ingrandisci)

1° Cap. Dio: il tempio e il tempo (11)


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  1. L’elezione della Madonna
  2. L’uomo chiamato
  3. Chiesa
  4. I chiamati alla verginità sono figura del profeta
  5. Il momento della professione
  6. Il sì…e basta
  7. Lettera di Andrea

(don Giussani:« Questa è una conversazione tra me e voi che farete la professione»)

«Professione» è affermare davanti al mondo e «tradimento» è negare di fronte al mondo.

Il «di fronte al mondo» è sinonimo del «davanti a Dio», perché è nel mondo che conosciamo Dio.

Il mondo non è Dio, ma è il luogo di Dio: questo mondo.

Tutta la storia del popolo ebraico è il preavviso di ciò che sarebbe successo a tutta l’umanità.

S. Paolo chiama la storia del popolo ebraico «il grande pedagogo», il grande maestro che Dio ha creato, formulato, assistito, destinato per preparare l’umanità.

Il popolo ebraico con la sua storia fu fatto da Dio come pedagogia.

Questa preparazione è fatta più per noi che per quelli di allora.

In ogni momento tu ti puoi redimere e accorgere di quello cui non ti eri mai accorto.

Bene, il regno di Dio è come un grande organismo che ha avuto una legge di essere e di sviluppo; una legge creativa di esso, del suo principio e, quindi, della sua crescita, fino al raggiungimento del suo destino, del suo fine, che è la gloria totale di Cristo.

Questa legge la possiamo chiamare la legge della scelta o della elezione.

Nella storia-storia, vediamo come questa elezione, questa chiamata, che poi diventerà missione, si può tradurre in elenco.


1 – L’elezione della Madonna (15)

La scelta di questa giovane donna di 15-17 anni, perché fosse e creasse

la prima dimora di Dio nel mondo,

il primo tempio di Dio nel mondo, del Dio vero e vivo; perché fosse la prima casa di Dio nel Mondo.

(Tre dei nostri ragazzi hanno fatto una casa a Nazareth quest’anno! Non è un segno che ci deve scuotere?).


2 – L’uomo chiamato (16)

Questo rinnova il mondo, questo partecipa alla redenzione del mondo, questo è il redentore del mondo in atto, che si vede:

l’uomo chiamato, l’uomo eletto, tu che rispondi.

Questa realtà della casa di Nazareth si è diffusa […] in tutto il mondo attraverso la elezione di uomini fatti tutti insieme come una forma unica – la Chiesa -, come una realtà unica: come il corpo di Cristo che si dilata nel tempo e nello spazio, come colui che è nato dalla Madonna, nella sua continua nascita dentro il mondo.

NB: qual è la forza che permette questo continuo sviluppo, il continuo sviluppo di quell’organismo, il continuo permanere e rinnovarsi e moltiplicarsi di quelle dimore, delle case, che permette cioè il dilatarsi della Chiesa?

Ciò che permette questo continuo sviluppo è il FATTO,  l’Ospite,

di quella casa che fu il senso della Madonna.

È resuscitato perché tutti capissero che Egli è il Re dell’universo, e dopo poche settimane salì al cielo.

E da lì manda il suo Spirito nel mondo, che è spirito creatore: «veni, creator Spiritus».


3 – Chiesa (18)

La grande dimora della Chiesa si incarna, si realizza in terminali capillari dentro ogni ambiente particolare, e scelto.

E soprattutto dentro le case, le dimore.

  1. La casa di coloro che sono chiamati a fare famiglia
    • e quindi a plasmare lo strumento, la famiglia è strumento, a plasmare lo strumento generatore da cui esce il soggetto di tuta l’azione storica, il protagonista del disegno di Dio, che è l’uomo.
  2. Il monastero o convento.
    • Nel monastero, nel convento o nelle case, queste pietre vive, coloro che sono stati chiamati o scelti sono stati chiamati a dimostrare con la stessa forma visibile della loro vita, che EGLI SOLO E’; cioè che Cristo è il Re dell’universo: tutto ha consistenza in Lui, da Lui.
    • Che gridino davanti a tutti in ogni istante che Cristo è l’unica cosa per cui valga la pena vivere, è la forma stessa della loro vita.
    • Questo è il valore oggettivo della della vocazione: la forma della loro vita gioca nel mondo per Cristo, lotta nel mondo per Cristo. la forma stessa della loro vita.
    • Coloro che abitano nel monastero, nel convento o nella casa sono cioè stati chiamati ad essere profeti. È la profezia nel mondo, perché essere profeti vuol dire gridare davanti a tutti che Cristo è tutto. E dire che «Cristo è tutto» è essere profeti del futuro, la profezia tende a cambiare la vita di oggi perché non avvenga l’inferno di domani, il non senso del domani.

4 – I chiamati alla verginità sono la figura del profeta (23)

La figura del vergine è la figura del profeta per sua natura: non ti preoccupare di esserlo, lo sei; se fai la professione, lo sei, se decidi di essere di Cristo, nella verginità sei profeta.

Questa figura del profeta, o la figura del vergine, è il miracolo dei miracoli.

Il miracolo dei miracoli è un avvenimento che per forza richiama a Dio.

3 livelli di miracolo:

  • La creazione: guardando la creazione tutti gli uomini capiscono che c’è qualcosa d’Altro.
  • Il miracolo è un avvenimento della mia vita che mi ha costretto a pensare a Dio, che mi costringe a pensare a Dio.
  • Quando l’avvenimento è così evidente, richiama Dio con tale oggettività di grandezza, di forza, di assenza di «spiegabilità», in altri termini, che è producibile a tutto il mondo, agli uomini di tutti i tempi, anche agli scienziati di tutti i tempi, come lo sono certi miracoli di Lourdes o di Fatima.

Perché i chiamati alla verginità rappresentano il miracolo dei miracoli?

Non c’è nessun miracolo più grande di un uomo che dedichi tutta la sua vita a Cristo, sacrificando istinti e tendenze naturali che Dio ha messo in Lui, che egli attraversa e supera dando la sua vita a Cristo.

E’ il miracolo umano per eccellenza in cui

l’uomo diventa fattore del miracolo, soggetto e oggetto del miracolo stesso.

Perché tu amico realizzi la tua vocazione profetica occorre:

  1. Che viva la fede più degli altri. La fede è affermare una Presenza la cui origine non si vede: si vedono i terminali dei suoi gesti, certi dati, certi risultati, i terminali dei suoi gesti. Ogni tempo è bene perché ogni tempo è occasione di ripresa, di dolore e di ripresa.
  2. Che sappia dare ragione più degli altri della sua fede. «È se cambia o è quando cambia».
  3. Che renda la sua fede forma delle sue azioni. Sia che mangi, sia che beva, sia che vegli, sia che dorma, sia che viva, sia che muoia. Che renda la fede forma delle sue azioni, così che tendenzialmente ogni sua azione sia resa perfetta allo scopo che persegue, dalla coscienza che segue, come è perfetto il senso ultimo della storia: Gesù, l’uomo Gesù, Dio.

NB del 4° punto [27]: non c’è carità più grande della verginità.

Perché nella verginità io do me stesso all’uomo,

anche al più miserabile che mi si accosti – ma non c’entra più la differenza tra miserabile o non miserabile – do me stesso per la strada dell’altro, affermando continuamente, ricordandogli continuamente il destino per cui è fatto, Gesù.

La verginità è il culmine della regola morale anche per chi ha un’altra vocazione.

Che Gesù sia tutto, che sia la sorgente della pace e della gioia nella vita, dell’equilibrio e della costruttività, è vero per mio padre e per mia madre come per me.

Che una persona sia padre o madre è giusto, è naturalmente comprensibile.

Ma la verginità è più significativa.

Un padre e una madre che cercano di vivere la verginità nel loro rapporto – si parla infatti di castità matrimonialequesto è ancora più significativo del loro essere padre e madre.

La verginità è più significativa e risuona immediatamente.

L’altra strada è tribolata dalla carne, cioè avrà come eterna contraddizione quella sete di possesso che è la costante materiale di un rapporto non verginale.


5 – Il momento della professione (30)

Il momento della professione fissa la data in cui Cristo, nella sua Chiesa, colloca, davanti a tutto il popolo credente e non credente, coloro che Egli ha chiamati, coloro che Lui ha scelti per essere mandati in tutto il mondo.

Il lavoro implicato in questa professione non lascia tregua ad ogni azione;

ogni azione è offerta-a.


6 – Il sì…… e basta (31)

C’è una differenza significativa tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Nell’ antico il profeta poteva essere dubbioso nel rispondere a Dio.

Non c’è invece traccia di queste obiezioni nel «Sì» che Simone dice a Gesù.

Nel Nuovo testamento il profeta dice «Sì» a un avvenimento presente.

Nell’Antico Testamento è come se l’uomo fosse piegato a servire Dio.

Nel Nuovo Testamento l’uomo ama una Presenza.

La scelta della verginità è la chiamata a dire «Sì» ultimamente e indipendentemente dai propri errori.

La scelta della verginità è la chiamata a dire «Sì».

La realtà diventa tutta collaborazione alla propria gioia.

Anche il male diventa collaborazione alla propria gioia: tutto coopera al bene.

Ed è sant’Agostino che vi aggiunge «etiam mala»; anche il nostro male è costretto a diventare collaboratore della nostra gioia.

Questo è il vergine nel mondo di oggi: colui che si interessa della natura delle cose e al destino delle cose, per l’uomo, per la gioia dell’uomo e per la gloria della verità che è Cristo.

(A questo punto don Giussani legge la lettera di Andrea morto di aids due giorni prima)

Lettera di Andrea a Ziba

(Trascrizione integrale)

«Caro don Giussani, le scrivo chiamandola “caro” anche se non la conosco, non l’ho mai vista, né mai sentita parlare, anzi, a dire il vero, posso dire che la conosco in quanto – se ho capito qualcosa de Il Senso Religioso e di quello che mi dice Ziba – la conosco per fede e aggiungo io ora, grazie alla fede.

Le scrivo solamente per dirle grazie. Grazie del fatto di avere dato un senso a questa mia arida vita: sono un compagno delle scuole superiori di Ziba, con il quale ho sempre tenuto un rapporto di amicizia in quanto, pur non condividendo la sua posizione, mi ha sempre colpito la sua umanità, la sua disponibilità disinteressata.

Di questa travagliata vita penso di essere arrivato al capolinea, portato da un treno che si chiama Aids e che non lascia tregua a nessuno. Adesso dire questa cosa non mi fa più paura.

Ziba mi diceva sempre che l’importante nella vita è avere un interesse vero e seguirlo. Questo interesse io l’ho inseguito tante volte, ma non era quello vero. Ora quello vero l’ho visto, lo vedo, l’ho incontrato e incomincio a conoscerlo, a chiamarlo per nome: Cristo.

Non so neanche cosa vuol dire e come posso dire queste cose, ma quando vedo il volto del mio amico o leggo Il Senso Religioso che mi sta accompagnando e penso a lei o alle cose di lei che mi racconta Ziba, tutto mi sembra più chiaro, tutto, anche il mio male e il mio dolore.

La mia vita ormai appiattita e resa sterile, resa come una pietra liscia dove tutto scorre via come l’acqua, ha un sussulto di senso e significato che spazza via i pensieri cattivi e i dolori, anzi, li abbraccia e rende veri, rendendo il mio corpo larvoso e putrido, segno della Sua presenza.

Grazie, don Giussani, perché mi ha comunicato questa fede o, come lei lo chiama, questo Avvenimento. Adesso mi sento in pace, libero e in pace.

Quando Ziba recitava l’Angelus davanti a me che gli bestemmiavo in faccia, lo odiavo e gli dicevo che era un codardo perché l’unica cosa che sapeva fare era dire quelle stupide preghiere davanti a me.

Ora, quando balbettando tento di dirlo con lui, capisco che il codardo ero io perché non vedevo a un palmo dal naso la verità chem i stava di fronte.

Grazie, don Giussani, è l’unica cosa che un uomo come me può dirle. Grazie perché nelle lacrime posso dire che morire così ora ha un senso. Non perché sia più bello – ho una gran paura di morire -, ma perché ora so che c’è qualcuno che mi vuole bene e anch’io mi posso salvare e posso anch’io pregare affinché i compagni di letto incontrino e vedano come io ho visto e incontrato.

Così mi sento utile, pensi, solamente usando la voce mi sento utile, con l’unica cosa che riesco ancora ad usare bene io posso essere utile; io che ho buttato via la vita posso fare del bene solamente dicendo l’Angelus.

È impressionante, ma anche se fosse una illusione questa cosa è troppo umana e ragionevole, come lei dice nel Senso Religioso, per non essere vera.

Ziba mi ha attaccato sul letto la frase di san Tommaso: “La vita dell’uomo consiste nell’affetto che principalmente lo sostiene e nel quale trova la sua grande soddisfazione”.

Penso che la mia più grande soddisfazione sia quella di averla conosciuta scrivendole questa lettera, ma la più grande ancora è che nella misericordia di Dio, se lui vorrà, la conoscerò là dove tutto sarà nuovo, buono e vero.

Nuovo, buono e vero come l’amicizia che lei ha portato nella vita di molte persone e della quale posso dire anche io: “anch’io c’ero”. Anch’io in questa zozza vita ho visto e partecipato di questo avvenimento nuovo, buono e vero.

Preghi per me, io continuerò a sentirmi utile per il tempo che mi rimane pregando per lei e per il movimento.

La abbraccio, Andrea».

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