Capitolo 12
“ Il mistero della Chiesa, un fatto vissuto”
Montini, l’esperienza, il Concilio e Giovanni Colombo (1963-1964) (290)
291
Montini agli inizi suggerisce:
«Mi pare che la vostra attività debba limitarsi al suo campo specifico, la Scuola secondaria; è un campo immenso, dagli innumerevoli bisogni, dalle inesauribili risorse, dove la vostra abilità ed il vostro zelo possono trovare provvidenziale impiego».
Ma la natura stessa di Gs non può essere contenuto ad un alveo tanto circoscritto come il mondo della scuola: gli ex giessini entrano in università e cominciano a lavorare e desiderano continuare ad essere cristiani ovunque.
299
Montini prima di partire per il conclave che lo eleggerà Papa:
«Ho qui un bel mucchio di documentazioni su Gioventù Studentesca, che mi dà tante consolazioni»
«Spero di vederLa presto, non già per continuare la predica, ma per dirLe la mia fiducia e la mia affezione e per darLe la mia benedizione».
300
Giuss. nella pubblicazione “L’Esperienza“:
«Concretamente esperienza è vivere ciò che mi fa crescere.
Ciò che caratterizza l’esperienza è il capire una cosa, lo scoprirne il senso.
L’esperienza implica quindi il senso delle cose.
E il senso delle cose si scopre nella sua connessione con il resto, perciò esperienza significa scoprire a che una determinata cosa serva al mondo».
301
Savorana:
«Un fattore decisivo per il definirsi di una esperienza autentica è la lealtà nei confronti della propria umanità»
301
Giuss.:
«Noi nasciamo con una struttura interiore la cui fondamentale nota è questa inesorabile esigenza di compiutezza, di perfezione, cioè di felicità»
«L’uomo è una cosa seria e ha un destino serio»
302
Giuss.:
«Viviamo un’epoca in cui l’ovvio, l’evidente è negato» e «rabbiosamente distrutto» –
E’ l’epoca iniziata
«con la volontà del Superuomo tutto proteso a distruggere Dio, e quando l’uomo si protende a distruggere Dio distrugge sé stesso, perché Dio è ciò che lo costituisce».
305
Giuss. pubblica libro: «Il cammino al vero è un’esperienza».
306
Giuss.:
«L’appartenere ad una amicizia non è neanche una vicinanza.
La vicinanza è umana: vicinanza di interessi comuni, vicinanza di soldi in comune.
L’appartenenza è la coscienza della mia origine, la coscienza del mio destino, la coscienza del tuo destino che sono uguali: siamo una cosa sola.
Tutto il resto può dividerci – il tempo, lo spazio, il lavoro, la donna, la vocazione – tutto il resto può essere diviso, ma questa origine e questo destino sono comuni».
Solo questo mette insieme:
«La coscienza di quello che si è, di quello che sei tu e di quello che sono io».
309
monsignor Enrico Manfredini, uditore al Concilio:
«La vita della Chiesa è specificata da un presente datole da Dio, e deve compiersi qui, ora, nella storia.
Ecco perché è necessariamente il Concilio della Comunione con l’umano…e’ l’uomo che bisogna salvare, e la Chiesa non perde mai di vista la grandezza della vocazione umana».
310
Giuss. si entusiasma quando legge nella Lumen Gentium:
«Cristo è una realtà dinamica, piena di energia, piena di forza, di una potenza per cui attirerà a sé, sta attirando a sé tutto l’universo e tutta la storia, secondo una traiettoria che il Padre ha fissate».
312
Maria Bocci storica:
«La comunione, che pure i giessini erano chiamati a sperimentare a livello esistenziale e psicologico, andava percepita nella sua dimensione ontologica ed ecclesiologica, non rimanendo confinata nelle secche del soggettivismo o del sentimentalismo”.
314
Giuss.:
«La liturgia è il libro dei poveri di spirito, di coloro che non inventano parole.
La liturgia è ciò che il popolo fedele segue, ripete e risponde.
Per questo è l’ambito dell’obbedienza.
Non c’è nessuna strada semplice per la conversione che non sia obbedienza del cuore» –
La liturgia è innanzitutto ascolto perché è «il luogo dove si attende la venuta del Signore..
314
Giuss.:
«Quando una persona prega, o legge, mangia o lavora, che cosa fa in realtà se è cristiano, se ha il cuore convertito? Attende la venuta del Signore e basta.
E nella misura in cui vive questa attesa cambia tutto ciò che ha tra le mani, e già quella venuta comincia».
315
Giuss. E’ profondamente convinto che il punto di partenza è
«l’imitazione della struttura mentale, del metodo, che Cristo aveva usato nella sua vita…incontrare il desiderio di verità che anima gli uomini»
«Una fede che non abbia nulla a che vedere con la vita e con tutte le sue urgenze più significative, con la concezione e il sentimento del reale, con la necessità di giudicare e di rendersi ragione di tutto ciò che arricchisce l’uomo e lo fa diventare più uomo, una fede che non gli permetta di costruire la sua personalità come centro di rapporti nuovi, prima risulta inutile e poi, col tempo, viene meno».
317
Giuss.:
«Il Concilio ci ha detto con vigoria, con forza, con chiarezza, che Cristo è tutto, tutto per gli uomini, Lumen Gentium, la luce, ciò che porta il significato di tutti, ciò che porta il peso di tutti e ciò che porta la salvezza di tutti…….Cristo, Dio fatto uomo e che Cristo luce di tutte le genti, risplende sul volto della Chiesa”.
Nel non aver recepito questo accento nuovo, Giussani rintraccerà l’ombra più grave calata sul post concilio.
317
Viene riportato il discorso del fumo di Satana di Papa Montini
318
“Popolo sui generis” – discorso di Paolo VI
319
«Il punto fondamentale per don Giussani è che il cristianesimo non è una dottrina, ma è un avvenimento, un incontro con una persona e da questo avvenimento di un incontro nasce un amore, nasce una amicizia, nasce una cultura, una reazione e un’azione nei diversi contesti”.
RATZINGER
Fino a pagina 344 c’è la cronistoria del suo rapporto con il card. Colombo contestualmente alla crescita del movimento.
