Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

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Capitolo 17

“Noi siamo ciò che voi siete”

La Spagna. Excursus storico (1974-1985) (491)

493

Oriol incontra Giussani e gli dice che il suo gruppo

«Vive la doppia fedeltà: a Cristo e ai poveri».

Giussani lo interrompe bruscamente:

«Un secondo prima Cristo!».

Oriol, interdetto domanda:

«Come, un secondo prima Cristo? Si deve essere fedeli un secondo prima a Cristo e poi ai poveri. E’ questione di dovere o di cronologia?».

E Giussani:

«No, no, niente di tutto questo.  Un istante prima di tutto quello che hai raccontato, di tutte le decisioni che hai preso, di quelle più giuste e di quelle più sbagliate, nella tua vita è sempre presente Cristo; proprio un istante prima era incombente sulla tua vita costantemente, tu forse non lo hai capito, ma era Lui».

494

Oriol:

«…….d’altra parte in carcere è stato bellissimo per me; invece di andare in cortile rimanevo in cella a tradurre Giussani!».

496

Giuss.:

«La condizione per cui la fede resista in un mondo che cerca di eliminarla è che ciascuno di noi unito agli altri (perché da soli non possiamo) verifichi, sperimenti in che modo la fede risponde a tutti i problemi.

L’errore dell’educazione ecclesiale per tanto tempo, è stato precisamente questo: ha rotto la relazione tra fede e vita, e pertanto il cristianesimo, e la vita della Chiesa, si è convertito in qualcosa di astratto, come una nube in cielo».

497

Giuss.:

«Credo che se uno è liberale, non è cristiano; se uno è marxista, non è cristiano.

Mentre un cristiano può utilizzare alcuni strumenti marxisti o alcuni strumenti liberali.

Il soggetto è uno e l’ideologia è per sua natura globale.

Perciò, credo che non si possa essere cristiani e, allo stesso tempo, avere una ideologia».

498

Giussani a Las Rosas di Madrid. Questa volta Giussani è preoccupato di identificare il contenuto dell’esperienza cristiana: per cominciare ne elenca i fattori essenziali e il loro opposto.

 1° punto – «Una fede senza la vita risulta inutile e si perde. Allo stesso modo una vita senza fede è una vita arida e senza scopo, senza obiettivo totale. La fede è riconoscere  che Gesù è la salvezza presente nella storia e nell’esistenza: la salvezza, la liberazione e la redenzione sono parole identiche: Cristo».

L’OPPOSTO E’: «cercare la salvezza in qualcosa definito da noi stessi, in una misura fissata dall’uomo».

2°punto – «Questa Presenza che è la realtà di Cristo si situa, sta dentro l’unità dei credenti, perciò della Chiesa. Della Chiesa esattamente come l’ha creata Cristo; con l’autorità, i vescovi e il gesto misterioso dei sacramenti».

L’OPPOSTO E’: «ridurre il rapporto con Cristo al rapporto con l’immagine che ci si è fatto di Lui.  Una relazione individualistica con un’immagine astratta, la cui unica concretezza sarebbe unicamente la parola del Vangelo interpretata da ciascuno».

3° punto – «La coscienza di cosa è la fede e perciò di chi è Cristo, di che cos’è la Chiesa, non è frutto di un ragionamento o di uno studio. E’ frutto di un incontro: l’avvenimento del rapporto con una persona o una realtà comunitaria, che ha un accento così autentico per noi che ci sentiamo colpiti e chiamati a una vita diversa e vera. Si può dire che il cristianesimo non è una religione, ma una vita».

L’OPPOSTO E’: «Identificare i propri rapporti con Cristo e con la Chiesa solo con alcuni gesti…come se Cristo e la Chiesa fossero estranei a certi interessi ed esigenze della vita».

4° punto – «Questo influsso tende a creare un tessuto di rapporti umani diverso, con tutte le persone della comunità. La carità significa che nei rapporti la dinamica tende ad affermare l’altro, non sé stessi. E’ questo il nostro principio: che il mondo, la società cambiano attraverso delle realtà umane già cambiate».

l’OPPOSTO è: il moralismo, cioè «pensare che si possa essere giusti applicando le leggi di comportamento».

5° punto  «Il segno che la comunità cristiana è viva, è che nella coscienza della sua fede in Cristo e dell’appartenenza alla Chiesa affronta tutti i problemi della società».

L’OPPOSTO è DUPLICE: «(A) Concepire la vita cristiana come chiusa in sé stessa senza incidenza nei problemi sociali, senza riferimenti al contesto in cui vive. (B) Ridurre questo influsso a un impulso esteriore, a una ispirazione moralistica, ma senza entrare nella struttura delle analisi e del modo di affrontare i problemi».

499

perciò, conclude don Giussani: 

«Il dualismo, che consiste nella divisione del cristiano in due parti è uno dei maggiori errori nel modo di vivere il cristianesimo».

Al contrario, la fede autentica,

«sostenuta da una autentica esperienza di vita comunitaria riempie tutta la vita, crea un soggetto diverso, una nuova creatura».

505

Carròn:

«Quanto più Giussani ci abbracciava, e quanto più tempo dedicava a noi, a dimostrazione della stima che aveva per noi, tanto più cresceva in noi il desiderio e la gratitudine».

Alla fine questo 

«contagiò tutti, dilatò la paternità di tutti e il desiderio di accogliere la diversità che c’era tra le due storie»,

quella di Cl e quella del gruppo interparrocchiale di Madrid.

506

Prades.:

«L’intuizione che la vita stessa è vocazione per me è stata una rivoluzione».

«Era affascinante vedere come si poteva giudicare tutto ciò che accadeva».

506

De Haro scrive su un manifesto: quei giovani scrivono di avere la

«pretesa di essere un modo di rendere presente una proposta di vita cristiana negli ambienti dove l’uomo vive»

e che

«Il cristiano non è una sovrapposizione dell’umano, ma la sua pienezza e profondità definitiva.

Gesù non è solo la definizione di Dio, ma anche del mondo e dell’uomo.

La salvezza ci è donata gratuitamente in Cristo».

507

Gaudium et Spes

«Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo».

508

Carròn: dicevo sempre a don Giussani:

«Ti sarò grato per sempre perché nel farmi incontrare il movimento mi hai permesso di fare un cammino umano».

508

Giuss.:

«L’unità dei credenti, la comunione dei credenti, è un segno tangibile, potremmo dire il “Suo Corpo”.

Questa realtà ci tocca, giunge fino a noi, ci commuove attraverso l’insieme delle circostanze concrete della vita che, con una parola bellissima per la sua etimologia, si chiama “movimento”».

Pertanto, la norma pedagogica fondamentale è

«seguire quello che abbiamo incontrato»;

e questo

«getta le fondamenta dell’esperienza di una grande amicizia, perché la vera amicizia è una compagnia guidata al Destino.

Seguendo questa compagnia si impara a conoscere Cristo e, con il tempo, Cristo diventa una presenza familiare per noi».

La conseguenza di  tutto questo è che

«la nostra vita acquisisce una unità profonda il cui respiro è la preghiera.

Che Cristo si manifesti attraverso di noi in tutto ciò che ci circonda.

Questo è l’inizio del nuovo mondo».

510

Giuss.:

«Non amo Cristo se non desidero che gli uomini vivano meglio.

Ma gli uomini vivono meglio se Cristo è amato: Comunione e liberazione.

Comunione è questa compagnia che nasce da Cristo.

Quanto più cresce questa comunione, tanto più si sente libero come uomo, e l’ambiente in cui si trova diventa più umano.

Questa fu la risposta che demmo nel 68 a tutta la contestazione giovanile”.

511

il 28 settembre 1985 – durante un incontro a La Moraleja, nei dintorni di Madrid – un’assemblea dei membri di Nueva Tierra decide a maggioranza di entrare in CL.

511

Don Calavia

«Per me la sfida è vivere il movimento, e ciò implica l’accettazione degli altri come sono.

Il problema maggiore è rappresentato dall’amor proprio, dalla mancanza di rispetto verso le differenze, dai giudizi affrettati, gli schematismi, la vanità, l’ansia di protagonismo.

Questi sono gli ostacoli. Le differenze non sono un problema, si superano immediatamente. Ci sono cose che si sono impiegati anni e adesso si capiscono in 5 minuti».


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