Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

Capitolo 2

«Il bel giorno»

Il seminario (1933-1945) (33)

pag.34

Giuss: «La vita è una cosa nostra, ma la sua consistenza, il suo svolgimento non è nostro, ciò di cui è fatta la nostra vita non è nostro».

pag. 45

Leopardi si domanda: «Se questa faccia è bella, cosa sarà la Bellezza? Questa domanda è dentro l’esperienza. L’interrogativo segnala l’esistenza di un mistero».

pag.46

Giuss:

«La tristezza è la capacità dell’uomo che aspira all’infinito».

L’assenza di tristezza è la banalità di una mens quasi scema, spoglia di pensieri e di dignità».

pag.46

Giuss: «Dio, vale a dire il Destino per cui l’uomo nasce, è il termine dell’esigenza di felicità, è quella felicità di cui il cuore è insopprimibile esigenza ….

non può esserci il cuore, se non c’è il traguardo del cuore: la felicità».

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..ma venne il bel giorno quando Corti spiegò: «Il Verbo di Dio, ovvero ciò di cui tutto consiste, si è fatta carne» – «La bellezza si è fatta carne, la bontà di è fatta carne, l’amore, la vita, la verità si è fatta carne».

«L’istante non fu più banalità per me».

51

Nella adolescenza e nella giovinezza non vede una serie di fughe nell’irreale, bensì il nocciolo fondamentale del desiderio dell’uomo, quello che lo struttura e lo accompagna segretamente, lungo tutta la vita.

51

Giuss: «la gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione o sterco».

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Alla sorella Livia:

«Cerchiamo non le consolazioni di Dio, ma il Dio delle consolazioni».

54

Giuss.: Raccoglie un pezzo di carta per la bellezza di Cristo.

54

Rispettare tutta la realtà non infangandone l’ordine che la rende bella, vuol dire rispettare il volto di Cristo, principio e sostanza di ogni bellezza, che ha scavato nel cuore dell’uomo questo desiderio che la rende possibile.

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Giuss.:
«L’immaginazione, tirannico segno della debolezza umana, ingrandisce enormemente un misero essere mortale (Hitler), e abbassa Dio al suo livello».

60

«Se non si attua nell’amore, come amore, l’io è insoddisfatto, rabbioso con sé, ostile agli altri, incapace di bere e assimilare la bellezza della realtà, annoiato, facilmente urtato ecc…».


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