Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

Indice linkato dei vari capitoli

 Capitolo 20

Una volontà di servire l’uomo con tutte le mie forze

L’anno  dei tre Papi (1978)

573

Giuss.: gli ultimi dieci anni del pontificato di Paolo VI

«furono carichi di dolore per la Chiesa di Dio, provata da mille pericoli».

573

Giuss.: della morte improvvisa di Papa Luciani:

«Dio ha voluto – io credo –il sacrificio di quest’uomo (perché è stato un sacrificio reale! E sapremo soltanto alla fine del mondo fin dove è stato martirio); Dio ha voluto questo per preparare la Chiesa all’ingresso di Giovanni Paolo II. Un Papa straniero che è l’incarnazione di quello che gli ultimi 10 anni di Paolo VI hanno intuito ed espresso».

576

Giuss.: riferisce quello che gli ha detto in udienza privata Giovanni Paolo II :

«Gesù Cristo è la verità di tutto l’uomo, e la fede è la forma di tutta la vita e della sua operosità». 

Per questo non c’è

«da una parte la fede e dall’altra gli interessi, gli impegni della vita, il lavoro. No.

La fede è la sorgente del criterio per affrontare tutti i problemi dell’esistenza, ed è nella fede che si deve radicare il nostro comportamento nell’ambiente, che è come il terreno in cui si sviluppano tutti i problemi».

«E’ necessario che la fede si esprima in cultura.

È infatti la cultura che determina il volto di un popolo, esprimendone la storia.

La nostra fede non deve avere “complessi di inferiorità” di fronte alla cultura dominante».

580

GPII. All’udienza del 31 marzo 1979:

«Devo dire che mi piace molto questo nome, mi piace per molti motivi: per un motivo teologico e per un motivo ecclesiologico. È talmente congiunto tale nome con la ecclesiologia del Vaticano II. Poi mi piace per la prospettiva che ci apre: la prospettiva personale, interiore e la prospettiva sociale: “Comunione e Liberazione”.

Per la sua attualità, questo è il compito della Chiesa oggi: un compito che si esprime appunto nel nome “Comunione e Liberazione”».

Con questo nome, dice il Papa

«avete mostrato essere ben consci delle aspettative più profonde dell’uomo moderno.

La liberazione a cui il mondo anela è Cristo, Cristo vive nella Chiesa, la vera liberazione dell’uomo avviene dunque nell’esperienza della comunione ecclesiale, edificare questa comunione è perciò l’essenziale contributo che i cristiani possono dare alla liberazione di tutti».

582

GPII:

«Desidero lasciarvi una consegna: con la Chiesa andate fiduciosamente verso l’uomo».

583

Giuss.:

«Questo Papa (GPII) ci insegna un’apertura assoluta all’umano nella sua concretezza originale, il che è del tutto diverso rispetto da una apertura alle interpretazioni dell’umano che via via vanno per la maggiore, la quale finisce in un atteggiamento servile verso l’intellettuale di turno.

Se si perde quel punto di riferimento originale si finisce con il tradire l’uomo, per andar dietro ai propri orgogliosi pensieri».

585

GPII:

«Il cammino che avete scelto è pienamente adeguato alla situazione dell’uomo oggi, perché la nostra è un’epoca in cui luomo ha un grande potere, ma nello stesso tempo si sente sradicato da sé stesso.

Mi sembra che la teoria e la pratica del vostro movimento siano rivolte ad incontrare l’uomo – che significa incontrare sé stessi nella sua cultura, nelle sue radici culturali; è sufficiente passare mezz’ora con i vostri canti per rendersene conto».

«Questo breve incontro mi ha dato l’opportunità che il vostro modo di affrontare i problemi è simile al mio; o meglio è lo stesso.

Vi sono grato per questa verifica. Dio vi benedica in quest’anno che è appena iniziato. E spero che torniate ancora, adesso che avete imparato la strada».

586

REDEMPTOR HOMINIS

586

Giuss.: commentando l’enciclica:

«Cristo centro del cosmo e della storia si gioca nella personalità singola, dentro la singola circostanza in cui è provocata».

Il secondo capitolo è dedicato alla tradizione della Chiesa

«in quanto ti ha toccato (la storia del movimento). Ma questa  tradizione è una storia dentro la storia del mondo, è una nuova storia dentro la vecchia storia dell’uomo.

Questa tradizione è frutto dello Spirito. Ecco il secondo fattore, è la radice di tutto: lo Spirito. Nell’obbedienza».

587

Giuss.:

«Tutta questa vita ha come compito l’universo, la totalità, è una vita cattolica. Apertura universale (che per Giussani significa) il mangiare e il bere, il vegliare e il dormire, il libro che prendi in mano, il corso che frequenti, la ragazza, il tuo rapporto con la ragazza, il rapporto con i tuoi genitori, i rapporti con le elezioni amministrative, il rapporto con la musica, il rapporto con la terra, con tutto, con tutti gli avvenimenti».

588

Giuss.: per svegliare gli universitari sui fatti di Danzica:

«Se Cristo è il destino dell’uomo diventato carne, vale a dire diventato uno di noi, significa che il destino fatto uomo, Cristo, perturba, deve perturbare la tua vita di uomo oggi! E non l’oggi dei tuoi pensieri, ma l’oggi del giudizio con cui di fatto tu ti porti su tutte le cose».

588

GPII:

«Annunciare Cristo significa far sì che l’uomo creda, cioè veda sé stesso in Cristo».

E Giussani aggiunge:

«Quando dico me stesso non dico un’astrazione: dico il dolore di pancia che mi viene, dico una colica da cui sono preso mentre parlo, dico il contraccolpo che ho vedendo un panorama, dico la reazione che ho sentendo una notizia o leggendo il giornale, dico l’attaccamento che ho alla ragazza o al ragazzo, dico la preoccupazione che ho perché sto per fare l’ultimo anno di università e dopo non ci sarà più il CLU.

Credere, vedere sé stessi in Cristo, ma sé stessi è una trama di bisogni e di urgenze, di pensieri e di sentimenti, anche se misteriosamente».

589

Giuss.: a colloquio con Testori:

«Le ultime generazioni sono il luogo vivente in cui il dolore e le speranza si identificano.

Infatti, è come si ci fosse un loro gemito, un gemito come di bambini quando hanno qualche cosa che non va…è qui dove normalmente sbagliano i genitori di queste generazioni disgraziate; naturalmente hanno voluto bene ai loro figli»,

tuttavia è

«la gioia del destino che i padri non hanno comunicato ai figli».

589

Testori:

«Così si è arrivati forzosamente a una cultura astratta, una cultura che dice di occuparsi dell’uomo, perché è l’unico alibi che essa ha; ma in realtà procede contro l’uomo e contro sé stessa.

E’ uno spaventoso ingranaggio che opera fuori dell’uomo, contro l’uomo, per la distruzione dell’uomo”.

589

Giuss.:

«Per me questo è il segno dei tempi per i cristiani. È su questa fragilità, su questa debolezza ultima della verità, che la potenza di Dio si inserisce con la sua promessa».

Secondo Giussani,

«questo è il tempo della rinascita della coscienza personale».

590

Giuss.:

«Mi sembra venuto il momento in cui il Signore, se vuole salvare la sua opera, deve rinnovare le persone; deve far esistere quelle persone, quelle compagnie, creare movimenti di cui abbiamo parlato.

È venuto il momento. È il segno del tempo.

Perciò paradossalmente il momento in cui la crisi tocca il fondo, è il momento più grande della speranza».

590

Giuss.: e anche in questo frangente non formula progetti o strategie di riconquista cattolica, ma continua a scommettere sulla libertà della persona in quanto fattore di presenza tra la gente.


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