Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

 Capitolo 23 

“Dobbiamo svuotare lo stivale”

Il trentennale di CL e il mandato missionario del Papa (1984)

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Giuss.: in un articolo sull’Osservatore Romano ricorda che ciò che salva

«Non è il successo di un’azione o nemmeno il trionfo dei valori cristiani nella società, ma solo la presenza di Cristo….

importa poco vincere o perdere.

Ciò che importa è essere veri e diventare più veri in quello che si fa».

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Giuss.: continua nell’articolo

«Adesso, come nei primi secoli, il cristianesimo è una pietra di inciampo, sulla quale ci si divide.

L’annuncio di Cristo è il centro del cosmo e della storia del nostro tempo, non può essere accettato con indifferenza.

Esso suscita amori appassionati ed ostilità altrettanto convinte».

Per una di queste due posizioni antropologiche l’esperienza dell’appartenenza al destino non qualifica più l’esistenza, per cui il singolo finisce per appartenere al potere.

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il Giornalista Acattoli a Giussani chiede: 

«Se dovesse formulare una preghiera in dieci parole prima che la barca affondi, quale sceglierebbe?».

«Si manifesti Cristo, il più possibile nella vita del mondo».

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GPII nell’incontro in occasione del trentennale:

«Affermare umilmente, ma altrettanto tenacemente, Cristo principio e motivo ispiratore del vivere e dell’operare, della coscienza e dell’azione, significa aderire a lui, per rendere presente adeguatamente la sua vittoria sul mondo».

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GPII:

«Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo redentore….conosco anche l‘insistenza con la quale in altri Paesi è sollecitata la vostra presenza.

Fatevi carico di questo bisogno ecclesiale: questa è la consegna che oggi vi lascio».

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GPII:

«Lo Spirito, per continuare con l’uomo di oggi quel dialogo iniziato da Dio in Cristo e proseguito nel corso di tutta la storia cristiana, ha suscitato nella Chiesa molteplici movimenti ecclesiali»…

«E’ il fatto cristiano che si palesa come movimento: non semplicemente come parole astratte, riti da compiere e leggi da applicare, ma come avvenimento che sospinge la vita; come un bambino segue le grandi regole che gli permettono di diventare uomo non perché i genitori gli insegnano le teorie da imparare a memoria, ma perché è afferrato e sospinto dall’avvenimento famigliare».

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Giuss.: pubblica «Alla ricerca del volto umano».

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H.U. von Balthasar ne cura l’introduzione:

«L’uomo è creato in vista di Cristo….nel quale solamente il suo io, la sua persona, la sua libertà trovano adempimento. Se manca questa trascendenza che sola garantisce “liberazione”, l’uomo resta chiuso in sé stesso, annega nel moralismo e fariseismo».

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Giuss.: scrive:

«La speranza è una certezza nel futuro per una cosa presente.

Perciò è la presenza di Cristo, resa nota dalla memoria, che ci rende certi del futuro.

Ed è possibile allora un cammino senza sosta, un tendere senza limiti, a partire dalla certezza che Lui mi possiede e che si manifesterà in me».

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Giuss: sintetizza in tre punti il carisma di Cl: 

«Un’insistenza sulla memoria di Cristo come affermazione dei fattori sorgivi dell’esperienza cristiana in quanto originanti la vera immagine dell’uomo.

2° – Un’insistenza sul fatto che la memoria di Cristo non può essere generata se non nell’immanenza ad una comunionalità vissuta.

3° – Una insistenza sul fatto che la memoria di Cristo inevitabilmente tende a generare una comunionalità visibile e propositiva nella società”.

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Giuss.: Ed ecco in cosa consiste un movimento:

«La strada che Dio sceglie per arrivare a ciascuno di noi, qualunque essa sia, non è una entità astratta.

Si traduce in un complesso infinitesimalmente concreto di sollecitazioni, spunti, occasioni, quasi ammiccamenti e gomitate.

È l”obbedienza della fede”, come la chiama san Paolo nella sua prima lettera ai cristiani di Corinto, è obbedienza a questa personalissima storia, a questa particolarissima strada, comunque si traduca per ciascuno”.

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Giussani pubblica     La coscienza religiosa dell’uomo moderno

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Delinea i tratti dello smarrimento culturale dell’uomo moderno: parla di angoscia di fronte all’enigmaticità del significato dell’esistenza e di disperazione etica.

Cita questo brano di Malraux: «Non c’è ideale al quale possiamo sacrificarci, perché di tutti noi conosciamo le menzogne, noi che non sappiamo che cosa sia la verità».

Conseguenze di tale smarrimento: la perdita del gusto del vivere, dalla quale si cerca scampo in «ideologie nelle quali non sia implicato ciò che egli è come uomo, come io, come libertà».

E ancora, la distruzione dell’utilità del tempo con la conseguente solitudine.

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«Tutti lo cercano uno che scrive, tutti gli vogliono parlare, tutti vogliono poter dire domani: ”so come sei fatto” e servirsene, ma nessuno gli fa credito di un giorno di simpatia totale da uomo a uomo».

Cesare pavese

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Giuss.: l’unico rimedio alla dissoluzione, nota nella “Coscienza religiosa dell’uomo moderno” sembra essere un impegno volontaristico come estremo tentativo di reazione. Egli constata che: «

«L’unico realistico argine che l’umanità di oggi  sa opporre alla dissoluzione è lo stato: lo Stato come fonte di tutto.

È la signoria dell’uomo realizzata, ma quanto ridicolmente!. L’ultima salvezza sarebbe assicurata dalla alienazione in  una immagine ideologica della società, nella schiavitù mascherata dell’intero popolo ad un potere, cioè ai pochi fortunati che detengono la forza».  

Secondo le amare parole del premio nobel Milosz: 

«Si è riusciti a far capire alluomo che se vive è per grazia dei potenti. Pensi dunque a bere il caffè e dare la caccia alle farfalle. Chi ama la res pubblica avrà la mano mozzata».

Milosz

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Ratzinger:

«Si percepisce dappertutto nell’intellighenzia occidentale un senso di smarrimento.

In qualche modo, l’ideologia marxista era divenuta un punto di riferimento sul quale chi più chi meno si poteva orientare; essa rappresentava una Weltanschaung in sintonia con la scienza e allo stesso tempo rivelava delle verità che la scienza non è in grado di fornire e che d’altronde sono indispensabili per l’uomo.

Così il marxismo appariva praticamente come l’unica alternativa disponibile al nichilismo.

Dopo la caduta dei muri il marxismo stesso si è rivelato una forma di nichilismo.

Oggi il nichilismo appare dunque quasi inevitabile, compenetra sempre di più , a livello di massime pratiche, anche strati sociali che in sé non si pongono domande filosofiche.

Lo dimostrano la diffusione della droga, ma anche e soprattutto una nichilista cultura del piacere sempre più diffusa e con tratti sempre più manifesti di una cultura antireligione».

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Giuss.: nel corso dell’epoca moderna il cristianesimo appare come profondamente ridotto: 

«non è quella presenza in lotta contro la rovina dell’uomo, così come dovrebbe essere»,

perché è stato

«Angustiato, debilitato e affievolito da un influsso che potremmo definire protestante. Ciò che sto per dire è una critica non certo al mondo protestante, ma alla realtà cattolica».

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Giuss.: indica tre ricadute prodotte da tale prostestantizzazione, che riducono il cristianesimo:

«Il soggettivismo di fronte al destino come concezione e come prassi, un moralismo accentuato di fronte ai valori esaltati dalla cultura dominante, l’indebolimento dell’unità viva del popolo di Dio con la sua tradizione e attorno al corpo garante che è il  Papa».

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Giuss.: la realtà dei movimenti ecclesiali è la concretezza storica attraverso la quale Cristo raggiunge l’uomo presente. Ne parla riferendosi ad alcuni recenti interventi di GPII e del card. Ratzinger.

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GPII al trentennale di CL:

«Noi crediamo in Cristo morto e Risorto, in Cristo presente qui ed ora, che solo può cambiare e cambia, trasfigurandoli, l’uomo e il mondo.

Questa è la strada per superare la protestantizzazione della fede e per recuperare l’incidenza sociale della Chiesa». «Il cristianesimo si documenta come capacità di cambiare l’uomo e quindi il mondo».

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Giuss.: (dopo l’uccisione di Tarantelli):

«Io credo che l’esperienza cristiana innanzitutto infonde un ottimismo a oltranza circa l’utilità di ogni ripresa in qualunque condizione; la tragedia che abbiamo commemorato, e che ci angustia il cuore oggi, non è l’ultima parola, neanche sull’oggi».

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GPII 11/4/85 Loreto: 

«Associazioni e movimenti costituiscono in effetti una canale privilegiato per la formazione e promozione di un laicato attivo e consapevole del proprio ruolo nella Chiesa e nel mondo, secondo il genuino insegnamento del Concilio”.

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Giuss.: 

«La nostra esperienza è nata come volontà di vivere l’avvenimento cristiano nella sua originalità pura, tanto è vero che uno dei principi fondamentali che dicevamo i primi giorni è che dobbiamo ridiffondere il cristianesimo dal momento che è così scomparso, eccetto che come rito e come realtà amministrativa, anche dalla nostra popolazione.

Il contenuto della nostra esperienza è la passione per la Chiesa come avvenimento di Cristo che prosegue nella storia, e basta, perché non è una questione di essere di CL, è questione di essere cristiani»

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Giuss.:

«Quello che sta prima della Chiesa, è la morte e la Resurrezione di Cristo».

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Ratzinger:

«Un movimento è il dono di sé che lo Spirito fa alla Chiesa».

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Giuss.:

«E’ successo qualcosa nel mondo che non possiamo più ignorare. Questa cosa che è successa, questo avvenimento accaduto, è qualcosa che investe cielo e terra, animo e corpo, individuo e società.

Investe tutto. Se non fosse tutto non ci interesserebbe».

E questo fatto, Cristo, 

«Rende la nostra personalità creativa di una cultura nuova nel mondo….come ha detto Paolo VI nel famoso discorso del 23 luglio 1975, “è un popolo nuovo che cresce nel mondo”: è un popolo nuovo, una entità etnica sui generis, che si stabilisce nel mondo».

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LIBRO: Il miracolo dell’ospitalità”

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Giuss.:

«Essere madre e padre è buttare fuor dal ventre materno un feto? No. E se un feto fatto da un’altra donna tu lo raccogli a due, quattro mesi ecc… e lo educhi, la madre sei tu,  nel senso fisiologico e ontologico del termine! E se tu fai questo anche senza averlo lì presente in quanto conosci un bambino che vive male, maltrattato da una famiglia non sua, e offri tutta la giornata al mattino dicendo: “Signore ti offro la mia giornata perché tu aiuti quel bambino” questo è una maternità ancora più fine, più “genetica”di qualsiasi altra maternità. Infatti le nostre madri, che sono state madri cristiane, guardavano a noi figli così».

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Giuss.:

«Dobbiamo per forza riandare all’inizio, quando lo vedevano per strada: c’è stata una sera in cui, per Pietro, Zaccheo, o per la Maddalena, in quella giornata, era avvenuto qualche cosa che era tutta la loro vita, che è stata tutta la loro vita! Gesù per noi».

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Giuss.: Dio diventato uomo,

«Ti raggiunge con mani, con occhi, con bocca, con la realtà fisica di una umanità. Perché mettiamoci ai tempi di allora, non c’era Gesù Cristo per l’aria, non era un nome diventato abituale: quello che vedevano era un uomo».

E questa Presenza: 

«Diventa così invadente che ti alzi al mattino tranquillamente perché nella profondità della prospettiva con cui vedi le cose, dalle persone al cibo che mangi, vedi la Sua presenza».

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Giuss.: «La perfezione sta in quel rapporto», non in una coerenza morale di cui l’uomo è incapace.

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Giuss.:

«la coerenza è una grazia, è il rinnovarsi della sorpresa dell’incontro con qualcosa che è più di te, senza del quale tu non saresti più lo stesso».

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Giuss. la vicenda del pubblicano Zaccheo, l’incoerente:

«Faceva subito penetrare nel carattere di avvenimento del cristianesimo. È un incontro che non attende che l’uomo cambi, non richiede precondizioni, ma accade, irrompe e rimette la nostra umanità nelle condizioni di rispondere, di prendere posizione».

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Giuss.:

«Egli “è” perché è presente. Quello che non c’è nella nostra esperienza presente, che in nessun modo fosse nella nostra esperienza presente, quello che non ci fosse in nessun modo nella nostra esperienza presente, non esiste, non esisterebbe».

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Giuss.:

«L’avvenimento di Cristo non è presente perché c’è, ma innanzitutto c’è perché è presente. È un avvenimento nel presente storico».

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Giuss.:

«L’esperienza dell’eterno viene percepita nell’evidenza che dà una certa esperienza umana che ho vissuto e che vivo».

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Giuss.:

«Se Dio si è fatto carne, se si è fatto uomo, è attraverso una realtà umana che io devo capirlo; altrimenti era inutile che si facesse uomo, no?”

677

Giuss.:

«il Mistero coincide con il Segno…letteralmente. Il Segno coincide con il Mistero in senso proprio».

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Giuss.:

«Il metodo con cui Dio comunica la sua esistenza, dà il suo essere, partecipa il suo essere alle cose, è la sacramentalità: il comunicarsi del Mistero implica un metodo sacramentale. Tutto è Segno di Lui, l’estremo lembo di questo metodo, secondo un’analogia fra le cose, tra i significati delle cose, è il sacramento della Sua presenza nel mondo, perché ogni sacramento è la persona nel mondo di Cristo morto e risorto. Si chiama Chiesa, Corpo mistico di Cristo, ciò che viene generato e cambiato sotto l’impulso, la luce e la tenerezza del battesimo e degli altri sacramenti».

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Giuss.: osserva che non sei vero se guardando il tuo amico, il tuo bambino, l’uomo per cui spendi la vita,

«non intravedi, incominci ad intravedere, accetti di incominciare a intravedere nella loro sembianza la presenza di qualcos’altro, la presenza di un Altro, la presenza del Mistero, del Mistero che si è fatto carne e aveva un bel volto».


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