Capitolo 26
Laico, cioè cristiano
Il Sinodo sui laici e i dieci anni di Giovanni Paolo II (1987-1988)
751
Giuss.: sul ruolo dei laici:
«La questione eminente non è laico o non laico, ma l’accadere di una “creatura nuova” di cui parla S.Paolo».
751
G.P.II osserva che il cristiano si trova a dover
«combattere innanzitutto per rivendicare il suo diritto all’esistenza ed affermare l’utilità storica della sua presenza in una realtà che considera la sua pretesa assolutamente irrilevante, insignificante».
752
Giuss.:
«Quello che manca nella Chiesa non è tanto la dizione letterale dell’annuncio, ma l’esperienza di un incontro.
Si incontra il Fatto cristiano imbattendosi in persone che questo incontro hanno già compiuto e la cui vita da esso, in qualche modo è stata cambiata».
752
«Oggi i testimoni cristiani moderni ci appaiono come testimoni di una mancanza, perché tale cristianesimo sembra vivere delle elemosine dei secoli ormai trascorsi».
FEUERBACH
Giuss.:
«Il potere, non nella sua ontologia e quindi nella sua strutturale eticità, ma nella sua odierna realtà storico politica, mostra una radicale inimicizia verso il senso religioso.
È questa inimicizia che intendo contestare. Anche la democrazia quando rifiuta un riferimento religioso, diventa una morale illusoria”.
753
Giuss.: il cristiano non ha alcuna paura del potere.. proprio il cristiano, di fronte a qualsiasi potere, sarà sempre
«il lottatore per la libertà della persona e per una società che sia il più possibile creata dalle libertà personali e dalle aggregazioni che spontaneamente sorgono dal suo seno.
Una vera società infatti è un flusso di movimenti che nascono dalla persona e dal basso».
755
Giuss.:
«se la fede è scissa dalla vita, non c’è più ragionevolezza nell’aderire, uno aderisce per sentimento, è irrazionale.
Noi aderiamo alla fede razionalmente».
756
BELOHRADSKY invitato ad una Equipe:
«Cos’è un’esistenza religiosa, in quel senso che don Giussani ha sviluppato, per esempio, nel suo Senso Religioso? Significa soprattutto vivere nella differenza tra la realtà e l’immagine.
Io credo che don Giussani veramente abbia colto un grande aspetto dell’esistenza cristiana, religiosa, quando dice che cosa vuol dire vivere tutto come un segno. Segno cosa vuol dire? Che ogni esperienza autentica riapre questa differenza tra la realtà e l’immagine. …
noi entriamo in un epoca in cui l’immagine si crea la realtà, in cui vivere in questa differenza offende e scandalizza».
757
Giuss.:L’uomo contemporaneo
«Dotato di possibilità operative come non mai nella storia, stenta grandemente a percepire Cristo come risposta chiara e certa al significato della sua stessa ingegnosità».
«Ciò che manca non è tanto la ripetizione verbale o culturale dell’annuncio.
L’uomo di oggi attende forse inconsapevolmente l’esperienza dell’incontro con persone per le quali il fatto di Cristo è realtà così presente che la vita loro è cambiata».
757
G.P.II: osserva che
«Il Sinodo ha descritto il fedele laico in questo suo protagonismo cristiano nel mondo».
Un protagonismo che nasce dal fatto che egli
«è stato sepolto nel Cristo con il Battesimo e che da allora per lui, vivere è Cristo, giacché in Cristo egli recupera in pienezza ogni valore umano».
758
Giuss.: parla del Sinodo
«Il Battesimo segna tra gli uomini coloro che Iddio sceglie perché conoscano la Sua Presenza nel mondo dentro questa realtà che è la Chiesa».
(Oggi) «Non è più l’avvenimento cristiano che sfida la ragione, ma è la ragione che assale il fatto cristiano e lo deprime».
«2000 anni fa si chiamava gnosticismo, oggi si chiama razionalismo, illuminismo, progressismo, secolarismo».
758
Giuss.: Invece lo Spirito
«rivela la potenza con cui Dio è capace di plasmare tempo e spazio……di realizzare nella storia una esistenza diversa, un’opera diversa, non semplicemente il termine di un pietà, ma una Presenza che trasforma, cambia il modo di vedere le cose, cambia l’intelligenza, il modo di affezionarsi alle cose, l’amore e il modo di lavorare cioè di plasmare le cose, genera una vita diversa».
759
Giuss.:
«Tutta la rovina nasce dall’aver rifiutato o manipolato l’idea cristiana dello Spirito.
Cristianamente lo Spirito è Colui che plasma la materia, è padrone del tempo e dello spazio, creatore dell’avvenimento proprio perché egli è il Creatore del Corpo di Cristo, del corpo di Dio.
Invece si vuole continuamente staccarlo dalla materia, farlo fuggire via dal corpo..
760
Giuss.: inizia la conferenza al congresso eucaristico di Bologna dalla domanda di Pilato”quid est veritas?” alla quale Sant’Agostino risponde “vir qui adest”(un uomo presente). Giussani spiega:
«l’Eucarestia è quest’Uomo presente. Gesù è il mistero diventato uomo dalla carne di Maria».
La coscienza di appartenere a questo Mistero incarnato, prosegue Giussani, è la sorgente di una certezza, e
«proprio in questa certezza, io credo, sta l’origine di ciò che irrita le persone attorno a me».
Una persona sicura viene spesso emarginata:
«Nella società di oggi questa emarginazione, questo sottile o conclamato disprezzo per chi è certo è, secondo me, una patologia» che provoca facilmente non solo estraneità, ma «inimicizia per una diversità insopportabile».
761
Giuss.:
«Così l’amore a Cristo può accadere a uno come me, non occorre essere santi con l’aureola, non esiste nessuno che non vi sia chiamato; per questo, ed è la cosa più stupefacente di questo mondo, non bisogna essere infallibili, addirittura, chi più sbaglia più diventa capace di amore».
Giuss.:
«Il punto che chiama il nostro sguardo, il segno di questa fissità cui converge ogni costruzione umana, questa radice, questo culmine, fons et culmen, è l’Eucarestia».
762
Carròn:
«Come dice sant’Agostino nelle Confessioni:la realtà è muta se non la si confronta con il cuore».
Carròn
763
GPII: al meeting, citato da don Giussani:
«La missione propria della Chiesa, benché divina, benché trascendente, è una missione storica, la salvezza dell’uomo implica l’aldilà e l’aldiqua.
La missione della Chiesa è far vivere meglio anche l’aldiquà.
La missione della Chiesa è dettata da una coscienza così potente del destino dell’uomo, per il suo destino e di felicità….che esso diventa anche il punto di maggior difesa dell’uomo in cammino».
764
Giuss.: all’Equipe 30-1-88:
«Amici miei, emergenza uomo! Il nostro compito è quello di ridestare l’identità dell’uomo in questa dissociazione universale necessaria al potere.
Ridare all’uomo la sua identità – e la sua identità è un rapporto assoluto, vale a dire sciolto da qualsiasi determinazione. E in rapporto con il Mistero della fede».
764
Giuss.: Ma per rispondere a questa emergenza uomo che cosa occorre fare?.
«Dobbiamo brandire scimitarre e fare un esercito? Imiteremmo gli extraparlamentari».
No perché ridare identità all’uomo è possibile
«non per un ragionamento, per una autoriflessione, no, solo per un incontro, incontrando una realtà vivente….percepisci una differenza di vita…l’incontro è l’imbattersi in una differenza qualitativa, in una diversità che ti attrae …e vai via percosso”.
765
Padre Aldo Trento: fulminato da 4 ragazzi di Battipaglia:
«Professore, non è così che lei cambia il mondo, il mondo cambia se cambia lei, e lei cambia se si lascia amare da Gesù!».
765
Giuss. a padre Aldo:
«Dio ti abbraccia non nonostante ciò che ti succede e nonostante il tuo limite, ma dentro ciò che ti succede, ti afferra dentro il tuo limite».
«Quella di don Giussani»afferma padre Aldo, «è una posizione sconvolgente se penso a tutto il moralismo di tanti tra noi sacerdoti. Così lui mi accolse e mi prese con sé, dandomi sempre paternità, giudizio e amicizia».
766
caso Lazzati, Socci e tribunale ecclesiastico, sabato
768
Giuss. riferimento al caso Lazzati:
«La domanda decisiva per me è questa: o la fede è il principio formativo interiore della persona, che determina il singolo in tutte le sue espressioni di vita, oppure la fede è semplicemente una regola di vita astratta, un appoggio esteriore a una morale sociale».
771
Giuss.:
«Una fede che non investa la totalità del soggetto è una fede che non può non diventare astratta, inincidente nel tempo e pietistica nella vita del soggetto».
Ritiene abbastanza ironico che dei cattolici, che si considerano democratici, per intervenire in una discussione
“sopra una valutazione storica ricorrano, cosa evidentemente sproporzionata, a un tribunale ecclesiastico”.
771
“all’ORIGINE della PRETESA CRISTIANA” pubblicato nel 1988
771
Giuss.:
«Nell’affrontare il tema dell’ipotesi di una rivelazione e della rivelazione cristiana, nulla è più importante della domanda sulla reale situazione dell’uomo».
Sarebbe impossibile, infatti, comprendere pienamente che cosa voglia dire Gesù Cristo,
«se prima non ci si rendesse ben conto della natura di quel dinamismo che rende uomo l’uomo.
Cristo infatti si pone come risposta al nostro io».
771
Giuss.:
«Solo un presa di coscienza attenta e anche tenera e appassionata di me stesso mi può spalancare e disporre a riconoscere, ad ammirare, a ringraziare, a vivere Cristo.
Senza questa coscienza anche quello di Gesù Cristo diviene in puro nome».
772
Giuss.:
«Il rapporto uomo/destino non sarà più basato su sforzo umano, come costruzione e immaginazione, su uno studio volto a una cosa lontana, enigmatica, tensione di attesa verso un assente. Sarà l’imbattersi in un presente».
773
Giuss.:
«Il cristianesimo sorge come risposta a questa domanda».
A livello di questo interrogativo si gioca la questione religiosa:
«In qualsiasi caso, per qualsiasi individuo che venga raggiunto da questa notizia, il semplice fatto che sia anche un uomo solo che affermi: “Dio è diventato uomo” pone un problema radicale e ineliminabile per la vita religiosa dell’umanità».
773
Giuss.:
«Ogni volta che si è rifiutato Dio, se ne è smarrito il senso, o lo si è presentato in quanto scorretto ci si è incamminati verso forme più o meno larvata di decadenza dell’umano e di decadenza della stessa convivenza sociale.
Decadenza dell’umano vuol dire che
«L’uomo si rattrappisce, che l’uomo diventa meschino.
E infatti quando quello che si guarda o i rapporti che si stabiliscono rispondono esclusivamente alla reazione che provocano in noi e che si afferma in noi, oppure quando questi giudizi o rapporti nascono dal tentativo, sempre, in fondo in fondo, un po’ isterico, di affermare i propri progetti nel rapporto con la ragazza, nella famiglia, nel lavoro o nello studio, nella vita della cultura oppure nella politica, la meschinità significa che uno è come chiuso dentro, imprigionato, l’orizzonte non è più aperto e il tempo diventa giudice perché uno s’annoia di quello che ha fatto e di quello che fa».
775
Giuss.:
«La fede implica un coraggio che sostenga l’intelligenza.
L’intelligenza si esprime con un giudizio ( sì è così); ma occorre anche il coraggio del cuore, prima di tutto anche per dire: “E’ così”, e poi, soprattutto, per rimanere in questa affermazione».
777
Giuss.: riferendosi alla Redemptor hominis di GPII (Redemptoris hominis):
«Cristo redentore dell’uomo, vuol dire che Cristo è colui che permette a me di essere più me stesso, sempre più me stesso come sguardo, come capacità conoscitiva, come capacità affettiva, come capacità possessiva, come capacità costruttiva, come capacità di vita.
Senza Cristo l’uomo non è integralmente vivo.
E perché queste cose non siano intese in modo astratte, suggerisce di tener presente come Karol Wojtyla avesse maturato queste convinzioni
«in miniera, oppure sotto la pressione della polizia, oppure quando era professore a Lublino, o quando è stato fatto prete!»
….Giussanni intende indicare agli universitari il compito che li attende:
«È questa personalizzazione che ci occorre, per cui le parole non cadono come stracci, come pezzi di straccio sporco per terra».
779
Matsunaga (monte Koya):
«Il punto fondamentale del buddismo Shingon è riconoscere che l’uomo è anche assoluto, cioè l’uomo può diventare Buddha; e quindi aprire gli occhi vuol dire aprire gli occhi a questo assoluto che è in sé e che è in tutto l’universo».
Per questo nel buddismo Shingon
«c’è la valorizzazione del quotidiano e di tutto ciò che esiste, quindi non bisogna allontanarsi ma avvicinarsi a ciò che esiste».
781
Borgna psichiatra:
«Nel confronto con un’anima che si roda nell’angoscia o nella sofferenza entrano in fondo le cifre fondamentali della condizione umana, cioè il senso del vivere e il senso del morire, il senso della sofferenza, il senso della gioia, il senso della solidarietà.
Anche quando noi abbiamo a che fare con la follia, non abbiamo a che fare con una intelligenza malata.
Anche ai confini estremi della follia, l’intelligenza mantiene le sue capacità di articolazione, di realizzazione, ma nella follia quello che è colpito, quello che geme, quello che sanguina è il cuore, cioè la vita effettiva, l’esperienza».
782
Giuss.:.. questa follia, spiega:
«ha una radice profonda che in termini cristiani si chiama peccato originale».
Ed è per questo che
«tutto, attorno a noi, tutto anche i fattori che si pongono come i più propizi e famigliari e benevoli, tende a strapparci dalla coscienza semplice, dall’innocenza di quella identità tra il nostro io e l’appartenenza a Cristo».
E così
«noi ci abbandoniamo alla smemoratezza, noi ci affondiamo nella scetticità, noi ci identifichiamo con pretese che non reggono alla minima osservazione seria, quasi che la ragazza, o i soldi, o la carriera, o l’orgoglio affermato, o la promozione agli esami, o la salute fossero la consistenza di noi stessi».
Ma continua
«Non dobbiamo scandalizzarci della follia che è in noi, qualunque grado questa follia raggiunge.
La coscienza di questa dislocazione o di questa follia, che è generale, fa sentire l’umanità ai nostri occhi così come era sentita dagli occhi di Cristo: “si voltò ed ebbe compassione di loro, della folla!”.
Compassione! E Cristo singhiozzò su quel popolo».
785
Savorana: ciò che rende diversi i cristiani da tutti gli altri uomini: non la loro coerenza morale, non le loro capacità intellettuali o i progetti di cambiamento nel mondo, ma unicamente la fede, cioè il riconoscimento che Dio si è fatto uomo.
Da sempre Don Giussani richiama il fatto che in Cristo tutto consiste e che in Lui è l’unica sicurezza del vivere, specialmente quando i tempi si fanno difficili.
Per questo il dialogo dello starets Giovanni con l’imperatore viene evocato come testimonianza disarmata della sola certezza che il cristiano può esibire di fronte al mondo.
