Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

Capitolo 27 

La verità nasce dalla carne

Il riconoscimento  pontificio dei Memores Domini  e la fraternità di San Giuseppe (1988-1990)

787

Giuss.:

«Queste pietre vive, coloro che sono stati chiamati e scelti sono stati chiamati a dimostrare con la stessa forma visibile della loro vita che Egli solo e’, cioè che Cristo è il Re dell’universo: tutto ha consistenza in Lui, da Lui».

Giussani insiste

«Questo è il valore oggettivo della vocazione: la forma della loro vita gioca nel mondo per Cristo, lotta nel mondo per Cristo.

La forma stessa della loro vita! E’ una vita che come forma grida: ”Gesù è tutto”.

Gridano questo davanti a tutti, a tutti coloro che li vedono, a tutti coloro che in loro si imbattono, a tutti coloro che li sentono, a tutti coloro che li guardano….sono cioè stati chiamati ad essere profeti».

788

Giuss.: sul riconoscimento pontificio dei Memores:

«La Chiesa ha compiuto un altro gesto verso il nostro movimento, di gesti irreversibili come significato, paragonabile al momento in cui ha riconosciuto la Fraternità»

e che cosa ha fatto la Chiesa?

«Ha preso un carisma soggettivo, fatto a un passante di questo mondo, e ha detto :”Questo è mio”»,

cioè 

«l’ha reso oggettivo: strada sicura per chiunque la batta, strada sicura per vivere la Chiesa nel mondo, via per il cammino dentro la Chiesa, via per vivere la Chiesa dentro il mondo».

789

«Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne»

eMMANUEL MOUNIER

790

Giuss.: 27-2-89 Equipe:

«Non fa storia l’esperienza senza dottrina e non fa storia la dottrina senza esperienza.

La dottrina senza esperienza stabilisce solamente una linea di gente che litiga (per i posti o per il trionfo dialettico)…ma senza dottrina non diventa storia neanche l’esperienza più impetuosa e più sentita».

790

Giuss.: raccomanda agli universitari:

«La giornata che ci è data ci è data perché la verità nasca dalla carne, sia vista da noi  e dagli altri nella nostra carne, cioè nei rapporti che vivremo con noi stessi, con gli altri e con le cose».

«Amici sono coloro che ti chiedono continuamente cos’hai di più caro, affinché esso nasca dalla carne. Avere “CARO” questa amicizia, avere caro il luogo di questa amicizia è avere caro sé stessi».

791

Giuss. Debellini e Gatti gli chiedono perché avrebbe voluto fare il cameriere. Risponde:

«Il cameriere è una persona di servizio alla singola persona, non ad una umanità generica: e tale posizione di servizio può essere intensificata trattando persona per persona come se fosse l’unica, nel momento che interessa».

Giuss. parla di

«un amore alla persona che rispetti le sfumature delle sue necessità, quindi che tenga conto delle sue caratteristiche».

792

Giuss.:

«La pazienza si esercita sul singolo, non su cento.

Su cento si domina, ma il singolo si serve.

A cento si porta la sbobba; è il singolo che ha bisogno di una cosa, è il singolo che è a disagio».

793

Giuss.:

«Riportare Cristo dentro la realtà, è il segno dei tempi. Riportare Cristo dentro la vita dell’uomo, è la vita normale dell’uomo».

Molto anni dopo Habukawa dirà:

«L’incontro con don Giussani è stato per me una esperienza mistica in cui sono inserito nell’Assoluto.

L’esperienza mistica è una cosa sempre legata alla saggezza e alla razionalità e permette di migliorarsi nella nostra condizione umana».

800

«L’istruzione è una cosa ammirevole, ma è bene ricordare di tanto in tanto che nulla di ciò che è degno di essere saputo può essere insegnato».

oscar wild

800

Giuss.:

«L’uomo è una coscienza vivente, è una affettività vivente: non può imparare se non incontra».

Per questo il grave pericolo per il cristiano oggi è una riduzione moralistica della fede.  Fa notare che S.Agostino diceva:

«Questo è l’occulto e orrendo veleno del Vostro errore, il volere che la Grazia di Cristo consista nel suo esempio e non nel dono della sua Persona”.

801

Andrea Emo sostiene:

«La Chiesa è stata per secoli la protagonista della storia, poi ha assunto la parte meno gloriosa di antagonista della storia; oggi è soltanto la cortigiana della storia».

E Giussani dice:

«Essere cortigiani della storia significa vivere nella storia senza l’apporto creativo, che sappia diventare proposta e costruzione, proprio di chi ha una coscienza di sé, ha una personalità, e quindi ha un senso dello scopo di tutto».

802

«Nell’esperienza di un grande amore….tutto ciò che accade diventa avvenimento nel suo ambito».

romano guardini

Dichiara Giussani:

«La cosa più grande è la normalità perché è nella normalità il passo che ti avvicina al destino.

E se hai coscienza del destino, allora tutto diventa grande della grandezza che il Destino comunica.

L’uomo non è fatto per il banale, non è fatto per la noia e il senza senso».

803

1988 nascita del Banco Alimentare

804

Giuss.: su Fossati, l’imprenditore alimentare che ha fatto nascere il Banco:

«Poche volte mi era capitato di incontrare un potente che scegliesse di dare senza chiedere nulla in cambio e mai avevo conosciuto un uomo che desse senza voler apparire.

Per Danilo Fossati non si era trattato solo di generosità, ma di un reale coinvolgimento con il bisogno dell’altro. Tanto che il Banco è stata la sua opera. Mai pubblicamente, sempre in punta di piedi, l’ha seguita dal suo nascere».

805

Giuss.: da Il giudizio conclusivo sulla persona:

«La carità agisce per puro amore, nel senso che: dato, fatto; non c’è più nessuna appendice. Quello non mi riconosce? Non c’entra, lo faccio lo stesso.

Infatti, cos’é l’amore se non volere il bene dell’altro? Se non voler riconoscere la misteriosa bontà di Dio per l’uomo?Questo era ciò che imparavo anche ascoltando un imprenditore schivo e deciso come Danilo Fossati”.

805:

viene pubblicato  nel maggio 1990 «perché LA CHIESA, LA PRETESA PERMANE»

805

Giuss.:

«Chi si imbatte in Gesù Cristo, sia un giorno dopo la sua scomparsa dall’orizzonte terreno, sia un mese dopo o cento o mille, duemila anni dopo, come può rendersi conto se Egli risponde alla verità che pretende?».

Questo è il cuore di ciò che storicamente si chiama Chiesa.

806

Giuss.: spiega il contenuto del libro:

«La parola “Chiesa” indica un fenomeno storico il cui unico significato consiste nell’essere per l’uomo la possibilità di raggiungere la certezza su Cristo,

nell’essere insomma la risposta a questa domanda: “io vengo il giorno dopo che Cristo se ne è andato, come faccio a sapere se veramente si tratta di qualcosa che sommamente mi interessa, e come faccio a saperlo con ragionevole certezza?”».

Per Giussani è importante che l’uomo contemporaneo, che viene dopo,

«e per di più molto tempo dopo, l’avvenimento di Gesù di Nazareth, possa accostarlo in modo tale da raggiungere una valutazione ragionevole e certa».

806

Giuss.:

«Di fatto la storia, noi volenti o nolenti, con nostra rabbia o con nostra pace, è attraversata dall’annuncio del Dio che si è fatto uomo».

Vale dunque la pena fare i conti con esso, pena la degradazione della ragione, che risulterebbe con ciò

«squalificata in ciò che, appunto, rende più umana e compiuta la sua capacità di nessi e cioè il senso religioso autentico e vivo».

808

Giuss.:

«La presenza di Cristo nella storia, proprio come fisionomia, perdura visibilmente come forma incontrabile nell’unità dei credenti».

Si tratta di

«un Dio fatto presenza che anche dopo 2000 anni ti raggiunge attraverso una realtà che si vede, si tocca, si sente. E questa è la compagnia dei credenti in Lui».

809

Giuss.:

Le prime comunità cristiane si riconoscevano “investite da una forza dall’Alto”. I primi cristiani

«si sentivano personalità differenti nel mondo, nella società, differenti come concezione di sé e come forza comunicativa».

Il tipo di vita che conducevano era caratterizzato da un interesse comune, in latino communio.

«Che cosa quei cristiani avevano coscienza di possedere in comune? Una unica ragione di vita, la ragione della vita – cioè Cristo Gesù».

810

Giuss.:

«Non si è uomini in senso collettivo ….. è l’individuo il problema, è la persona il problema, sei tu il problema».

811

Giuss.:

«La presenza è un argomento che coincide con il tuo io. La presenza nasce e consiste nella persona».

811

Giuss.:

«E’ accaduto nella nostra vita un evento, un evento reale, noi lo chiamiamo incontro. Ma questo incontro è come la “fioritura di una radice”.

E’ accaduto quello che si chiama Battesimo, che è l’incontro che Cristo ha fatto con la nostra carne: ha preso la nostra carne e l’ha portata nella Sua».

Dunque, Battesimo e incontro, un evento iniziale e un evento completante.

812

«Il cristianesimo non è una dottrina, non è una teoria di ciò che è stato e di ciò che sarà dell’anima umana, bensì una descrizione di un evento reale nella vita dell’uomo».

ludwig wittgenstein

812

«Nelle cose pensate manca sempre l’inevitabilità, il pensiero più risoluto non è nulla di fronte a ciò che avviene».

pavese

812

Giuss.:

«Dio ha fatto l’uomo per la vita; ciò sarebbe una menzogna se non ci fosse Cristo. L’evento nuovo della vita, dunque è Cristo, perché dà motivo al vivere».

Ma tutto questo

«deve diventare esperienza personale». «Questo è il lavoro del vivere».

Allora

«Il problema è unico: la lama della libertà, riconoscere Cristo»

è che ciascuno ripeta, con le ultime parole dell’libro dell’Apocalisse

«vieni Signore»,

cioè che ognuno cerchi Cristo con cuore sincero

«la personalità che diventa presenza è la personalità che incomincia a domandare con cuore sincero».

813

Fraternità di San Giuseppe 1990

813

Giuss.:

«E’ un ideale molto netto: un aiuto a un cammino spirituale per chi voglia, per chi cerchi, desideri questo aiuto, secondo un certo tipo di ispirazione riconosciuto come valido dalla Chiesa e che assicuri una capacità di persuasione e di aiuto pedagogico che semplifichi il più possibile le cose».

814

Giuss.:

«Il significato del nostro tempo non può essere determinato dal comportamento degli altri, ma il significato del nostro tempo è dato dalla cosa più cara che abbiamo che è Cristo.

Il significato è determinato da quella cosa, che rende sopportabili e amabili e quindi utili per noi stessi e per la gloria di Cristo, cioè per il mondo, tutte le condizioni per cui il Signore ci lascia passare».

815

Giuss.:

«Di fronte a qualsiasi circostanza, la difficoltà, o comunque il volto di essa deve sempre di meno diventare decisivo e determinante per noi, ma sempre più decisiva e determinante per noi deve essere la cosa che abbiamo più cara, che è Dio fatto uomo».

«Il Signore, infatti, nella nostra vita permette le circostanza con un unico scopo: quello di sollecitarci ad approfondire il nostro rapporto con Lui».

815

Giuss.:

«Le persone vive sono le più sensibili al mistero dell’esistenza di Dio, alla speranza della sua Incarnazione, alla gratitudine per il signore e alla capacità gratuita nel rapporto con l’uomo».

«Se tu segui la tua stella, non puoi fallire a glorioso porto» 

dante – inferno XV, 55-56

816

Giuss.: per lui la San Giuseppe è

«la metamorfosi personale: si comunica l’esperienza cristiana per testimonianza solo per testimonianza. È la testimonianza che comunica realmente qualche cosa..è nel rapporto con una persona, con delle persone, nel posto dove si lavora che uno vive quel rapporto secondo Gesù».

La testimonianza, in sostanza, è

«la passione con cui si inietta nell’altro il proprio amore a Cristo, ma non perché lo voglia iniettare, perché voglio io essere iniettato io da Cristo.

Non si può comunicare se non quello che si sperimenta».

816

Giuss.: sull’educazione: «Non c’è nessun tipo di preparazione che sia educativo per sé stesso». Ciò che educa i giovani è la

«modalità vivente di rapporto con il reale che un insegnante dimostra di praticare».

817

Giuss.: La modalità dell’insegnamento è definita dalla

«coscienza presente dell’orizzonte totale del vivere»,

che rende

«devoto, adoratore dell’oggetto, poiché l’oggetto che deve trattare è la circostanza in cui emerge contingentemente il mistero dell’essere. Perciò egli svolge una passione, ha una preoccupazione di lealtà e di fedeltà, di precisione, un calore e una vibrazione che non avrebbe altrimenti».

817

Giuss.:

«Saper dare la ragione: quanto più chiaramente,più ampiamente, più dettagliatamente, più lealmente, appassionatamente si dà la ragione, tanto più la modalità diventa giusta».

Ma con una avvertenza,

«Senza pretendere. Perché la libertà implica una impervia capacità di contraddizione.

Debbo comunicare senza arrabbiarmi, perché l’altro non capisce, perché vuole essere distratto.

Si chiama pazienza il rispetto della libertà come possibilità di contraddizione con il vero, che in qualche modo vige in ognuno di noi e quindi vige anche nei ragazzi che abbiamo davanti».

818

Giuss.:

«Quanto più potentemente si desidera la libertà dei nostri alunni, cioè che raggiungano il loro destino….tanto più dolorosamente e miracolosamente si approfondisce il rispetto della loro decisione, il rispetto del loro muoversi.

Non ci può essere per loro una felicità non scelta da loro, un destino non riconosciuto e accettato da loro».

«Preferiremmo prenderli per il collo e portarli dove dovrebbero andare. Preferiremmo andare contro la loro libertà, nel senso della libertà di scelta».

L’unica cosa che può placare questa ansia e che

«ci dà pace, è che c’è Uno, un altro, che li ha voluti, che ha stretto alleanza con loro dando loro l’essere…e in sua voluntade è nostra pace».

E allora

«metto nelle mani di Dio questi scavezzacolli. Sto dicendo qualcosa che io facevo realmente al liceo».


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