Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

Capitolo 35 

“C’è un nulla che non viene perduto”

La “pretesa cristiana” e il Giubileo del 2000 (1999-2001)

1053

Giuss.:

«Il destino non ha lasciato solo l’uomo.

Il cristianesimo è un avvenimento che è stato annunciato nei secoli e ci raggiunge ancora oggi.

Il vero problema è che l’uomo lo riconosca con amore»

(conclusione del libro “All’origine della pretesa cristiana“).

1054

Giuss.: alla morte di Enzo Piccinini:

«è certamente il dolore più grave con cui Dio mette alla prova tutta la Fraternità nostra in questo momento, perché Enzo fu un uomo che, dall’intuizione avuta in dialogo con me trenta anni fa, disse il suo “sì” a Cristo con stupefacente dedizione, intelligente e integrale come prospettiva, e rese la sua vita tutta tesa a Cristo e alla sua Chiesa.

La cosa più impressionante per me è che la sua adesione a Cristo fu così totalizzante che non c’era più giorno che non cercasse in ogni modo la gloria umana di Cristo».

1057

Giuss.: telefonata con Piccinini che ha paura di fare un intervento chirurgico:

«Non sbagli è molto giusto. Perché tutta la certezza scientifica non può darti la sicurezza del tentare, come non può darti la sicurezza della vita.

Senti, i dati sono così: di fronte a Dio bisogna andare.

Di fronte agli uomini non lo so, ma non m’importa: di fronte a Dio bisogna andare!».

1058

Giuss.: con Piccini parla dei figli :

«Il modo vero di voler bene è che proprio quando la tenerezza è intensa, vera e trascinante, umanamente trascinante, dovresti fare un passo indietro, guardarli e dire: “che ne sarà di loro?”,

perché voler bene è capire che hanno un destino, che non sono tuoi».

1059

Giuss.:

«Per uno che è cristiano e che ama con tutto sé stesso la Chiesa come si fa a non capire che qualcosa non va?».

Ma subito precisa che questo qualcosa

«non può riguardare la natura del dono di Cristo.

Non è un difetto di origine! Si tratta invece di una riduzione di ciò che Cristo ha voluto operare tra gli uomini, tutti indeboliti dal peccato originale: per questo Cristo è venuto.

Perciò la decisione di seguire Cristo può essere eseguita da uomini che considerano la propria dedizione alla Chiesa alla luce del potere terreno…e così la mancanza del senso del Mistero snatura l’avvenimento stesso di Cristo.

Di fatto si è  potuto essere fedeli alla lettera della Tradizione senza che si fosse educati ad una modalità cristiana che sapesse come siano i fondamenti di tutto ciò che nella Chiesa c’è».

1059

Giuss.: il cristiano:

«desidera attraversare nella simpatia profonda per Cristo presente, l’apparenza di ogni cosa per affermare il significato ultimo, affinché il rapporto con qualsiasi cosa sia vissuto come segno e invito al Destino.

Il cristiano è così uomo che percepisce l’eternità in agguato dentro ogni apparenza».

1060

Giuss.:

«Cristo è un uomo, è un uomo che non si può sentire o che non si può incontrare, con cui non si può stare, se non in una febbre di vita, in una volontà di vita, in un gusto della vita, nella passione per la vita.

Perciò c’entri tu con Lui, tu. Sei tu che c’entri con Cristo – ma tutto tu».

1061

Giuss.:

«Tutto di noi stessi è dato da Gesù, Uomo-Dio, e che perciò tutti i rapporti con la realtà non possono essere veri, se non nel desiderio e nel proposito di testimoniare quel che Cristo è anche per gli altri».

1065

Giuss.: La richiesta di perdono (del Papa) è

«la cosa più sfavillante e più documentativa della novità del cristianesimo».

1065

Giuss.:

«La Chiesa è una realtà umana in cui si possono trovare persone indegne, gente rozza e di poco conto, talvolta violenta, uomini fragili e presuntuosi, genitori sprovveduti e figli ribelli.

Ma la Chiesa non sta da un’altra parte, cioè dei farisei e dei senza peccato».

Il cristiano, infatti, sa di essere peccatore. Perciò la richiesta di perdono avanzata da GPII è per Giussani:

«L’atto più puro dell’uomo che crede in Lui e che grida a Dio»,

come documentano i salmi di Israele.

«E’ dunque, per affermare una positività, la positività di Cristo presente nella storia e vincitore, che l’uomo chiede perdono».

Ed è per questo che il Papa si è inginocchiato,

«addossandosi le colpe di tutti e di ciascuno.

Appunto, non giudicandole in nome di una morale astratta e di leggi imposte dagli uomini, ma rinnovando la dinamica della conversione e del perdono, che non è un cedimento, bensì forza che ricrea l’umano di fronte alla grande Presenza».

1066

Giuss.:

«il Rosario è come la sintesi di tutto quello che il popolo cristiano è capace di pensare e di dire a Cristo».

1068

Giuss.: «Lo sguardo di Gesù nel seno della Madonna è la cosa più liberante, più grande, la più grande che noi possiamo concepire.

Aiutiamoci a camminare sempre di più alla luce di questo, perché l’assopimento dell’energia non oscuri la verità della luce».

1068

Giuss.:

«I sacramenti definiscono il metodo con cui il cristiano è presente nella lotta del mondo: sempre vivendo la comunione con Cristo, essendo il sacramento la grande pietra su cui il piede del camminatore poggia con sicurezza ogni speranza».

1069

Giuss.:

«Non c’è altro criterio che l’unità con il Papa! Ogni altro criterio sarebbe soggettivismo, personalismo.

Alla sorgente della “pietra di Pietro” la grande Presenza di Dio con noi definisce sempre più il nostro io».

1069

Giuss.: In occasione della giornata mondiale della gioventù a Tor Vergata:

«Questa scoperta dell’amicizia di Cristo entusiasma quando si è giovani; e anche da vecchi può rendere il cuore lieto: la giovinezza, infatti, è un atteggiamento del cuore».

1069

Giuss.: cita GPII:

«il cristianesimo non può essere ridotto a dottrina, né a semplici principi, perché Cristo, centro del cristianesimo, è vivo e la sua presenza costituisce l’evento che rinnova costantemente le creature umane e il cosmo».

Tale presenza, osserva don Giussani, è la Chiesa come

«realtà concreta, reale, tangibile, di persone cambiate da un incontro che ha comunicato loro un nuovo tipo di vita, più lieta, più umana, anzi realmente umana pur attraverso tutti i limiti che caratterizzano l’esistenza dei singoli».

1070

Giuss.: alla domanda del giornalista che gli chiede qual è il termine più pericoloso tra ideologia, utopia e cinismo risponde: «Quello delle ideologie, un rischio presente dalla Rivoluzione francese in poi», perché «lideologia sviluppa un fattore dell’esperienza della vita, del cosmo e della società umana, facendolo esorbitare dai suoi limiti, e lo sostituisce al Mistero che ha fatto tutte le cose determinandone la mentalità sì che diventa sempre più un pregiudizio universale».

1071:

Giuss.: La morte, spiega, è il punto in cui

«ogni ideologia segna il passo o ha il fiato corto, stabilendo un limite oltre il quale c’è solo il Mistero.

È il segno più evidente che la vita non ci appartiene».

Per questo

«non possiamo disporne come ci pare e piace, tanto meno fissare ad essa un limite noi».

Oltretutto

«è un insulto a ogni ragione che vive il dire: “dopo la morte non c’è più niente”» 

perché la vita è assetata di eternità.

1072

Giuss.: a chi gli obbietta:

”Ma tu offri soltanto! Potresti anche chiedere a Dio che ti sollevi un po’ dalle tue sofferenze!”

risponde bruscamente:

«non bestemmiare! Benedetto sia Dio, benedetto il Suo Figlio Altissimo».

1074

Giuss.:

«L’uomo, infatti, non nasce come negatività, ma come promessa positiva e solo il tempo di una educazione scorretta può indebolire questa struttura originale introducendo il dubbio che tutto sia privo di senso».

1075

Cesana ( il giorno prima dell’incidente mortale di sua moglie).

«Solo Cristo rende possibile che un uomo possa dire a sua moglie :”ti amo per sempre”».

1076

Emilia Vergani (moglie di Cesana) dal suo diario:

«La conversione dell’io non è una cosa, l’altra, l’altra e l’altra.

La conversione dell’io, è un amore, è un amore diverso.

Non si possono vincere adagio adagio i propri difetti con la volontà….lasciarsi andare al ritrovarsi diversi, non ostinarmi a mettere a posto l’una, l’altra cosa o a ritrovare il filo delle cose.

Il pensiero mi uccide.

Ho bisogno di capire questo amore…è il mio Dio la sede incondizionata dell’amore che cerco per riempire il mio vaso»…

«La lotta contro il pensiero che diventa totalizzante e l’affezione che diventa immaginazione è vinta dall’esperienza di Dio minuto per minuto».

1077

Cesana:

«Abramo è l’origine dell’io, cioè l’origine di un uomo che ha riconosciuto di essere voluto da Dio.

A noi capita tutto quello che capita agli altri, noi siamo come tutti gli altri, ma siamo voluti, siamo stati chiamati, il papà e la mamma ci hanno introdotti a questa vita per sempre.

Per cui tutta la vita viene ripercorsa come un disegno su di noi, qualcosa che si compie, qualunque cosa accada».

1078

Giuss.:

«Tutte le guerre sono prodotte dalla sete di potere».

Che si alimenta di preconcetti:

«vivere nel preconcetto e nel dubbio aumentandone la forza con l’età che passa, è un delitto».

1079

Giuss.:

«La pace dipende dal fatto che l’uomo ammetta l’impossibilità di darsi la perfezione da sé stesso, mentre indomabilmente riconosce il suo debito verso l’Essere».

1079

Giuss.:

«Avere il gusto delle giaculatorie…..nel vuoto, nella distrazione altrimenti vasta delle nostre giornate».

1081

Bergoglio manifesta le ragioni della sua gratitudine a Giussani presentando L’attrativa di Gesù in spagnolo:

«La prima, più personale, è il bene che negli ultimi dieci anni quest’uomo ha fatto a me, alla mia vita di sacerdote, attraverso la lettura dei suoi libri e dei suoi articoli.

La seconda ragione è che sono convinto che il suo pensiero è profondamente umano e giunge fino al più intimo dell’anelito dell’uomo.

Oserei dire che si tratta della fenomenologia più profonda e, allo stesso tempo, più comprensibile della nostalgia come fatto trascendentale».

1082

Bergoglio:

«Di fronte a questo abbraccio di misericordia viene proprio voglia di rispondere, di cambiare, di corrispondere, sorge una moralità nuova….

La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, lo sforzo di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sfida solitaria di fronte al mondo. No.

La morale cristiana è semplicemente risposta.
È la risposta commossa davanti a una misericordia soprendente,

imprevedibile, ingiusta con criteri puramente umani, di uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e lo stesso mi vuole bene, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me e attende da me.

Per questo la concezione cristiana della morale è una rivoluzione, non è non cadere mai ma alzarsi sempre».

1083

Bergoglio: questa la concezione cristiana della morale, offerta da don Giussani

«non ha niente a che vedere con quietismi spiritualoidi di cui sono pieni gli scaffali dei supermercati religiosi oggigiorno. Inganni.

E neppure il pelagianesimo  così di moda nelle sue diverse e sofisticate manifestazioni».

1083

Bergoglio:

«Colui che incontra Gesù Cristo sente l’impulso di testimoniarlo o di dar testimonianza di quello che ha incontrato, e questa è la vocazione cristiana:

andare a dare testimonianza.
Non si può convincere nessuno».

1083

Bergoglio: 

«Che Dio esiste lo si può provare, però attraverso la via del convincimento mai potrai ottenere che qualcuno incontri Dio.

Questo è pura grazia.

Nella storia, da quando è iniziata fino al giorno d’oggi, sempre viene prima la grazia, poi viene tutto il resto».

1084

GPII in un messaggio di risposta a Giussani:

«Quanto più cresce la speranza divina della realtà umana, tanto più la religiosità svolge un ruolo significativo nella storia, rendendo l’uomo più uomo e facilitando il riconoscimento di Cristo che chiama tutti alla salvezza».

1084

Giuss.: ciò che qualifica l’io è proprio

«la coscienza che è rapporto con l’Infinito: per esempio una donna sta cucendo o sta cuocendo in cucina, ed è rapporto con l’Infinito».

1085

«L’uomo è definito da questa dimensione paradossale tra il poco che si è, il pochissimo che si è, il fusibile che si è, fra una pochezza che si è e il rapporto costitutivo con Dio”.

1085

Giuss.:

«Dobbiamo desiderare che diventi mentalità quello che abbiamo trovato se è così grande, se è così totalizzante quello che abbiamo trovato».

1086

Giuss.:

«Il cristianesimo è sorto per rispondere alla domanda di infinito che è il cuore dell’uomo.

Così che l’uomo cammini: cosciente che Cristo investe il nostro io nella sua totalità e perciò tutte le azioni sono influenzate, determinate da questo rapporto.

Tra l’altro questa è la ragione per cui la Chiesa è irriducibile a qualunque potere del mondo».

Cristo infatti

«insinua criteri, purifica punti di vista, sostiene nelle delusioni, suggerisce accorgimenti, soprattutto non permette la parzialità, la faziosità e protende al riconoscimento e all’affronto della totalità dei fattori che sono nella realtà»,

nella società e nella politica.


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