Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

Capitolo 38

“Portare la gente a scoprire come Cristo è presenza”

L’ultima lettera al Papa e i cinquant’anni di CL (2004)

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Giuss. nell’ultima lettera a GPII

«non solo non ho mai inteso fondare niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di aver sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta.

E forse proprio per questo ha destato possibilità imprevedibili di incontro con personalità del mondo ebraico, musulmano, buddista, protestante e ortodosso, dagli Stati Uniti alla Russia, in un impeto di abbraccio e di valorizzazione di tutto ciò che di vero, di bello, di buono, e di giusto rimane in chiunque vive un’appartenenza».

1138

Giuss.:

«Non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi».

1140

GPII risponde a don Giussani auspicando che la ricorrenza dei 50 anni del movimento

«spinga ciascuno a risalire l’esperienza sorgiva da cui il Movimento ha preso le mosse, rinnovando l’entusiasmo delle origini.

E’, infatti, importante mantenersi fedeli al carisma delle origini per rispondere efficacemente alle attese e alle sfide dei tempi”.

1142

Giuss.:

«Una delle cose a cui il Signore ci ha più “allenati” è il senso del proprio nulla, dell’impossibilità che la propria realtà di uomo ha di sostenere quello che il Signore ha fatto del suo disegno.

Il disegno del mondo dipende da un nome: Gesù di Nazareth.

E il disegno del mondo è qualcosa che incomincia la mattina quando uno apre gli occhi e termina a stento la sera quando li chiude».

1144

Carron: 

«La solitudine in cui noi tutti ci troviamo non è una questione sentimentale (come noi pensiamo spesso), ma che la radice di questa solitudine è l’impotenza che ci portiamo addosso.

A questa solitudine risponde solo l’autorità, cioè colui che in mezzo a tutti fa crescere.

Qualcuno diventerà autorità proprio perché risponde meglio al vero bisogno dell’uomo».

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Giuss.: La sua situazione fisica gli detta le seguenti parole: 

«Tutto quanto nasce, diventa un essere di grazia anche quando gli avvenimenti sono faticosi. Tutto nasce e fiorisce in una versione di grazia.

Per cui nella croce fino alla resurrezione di Cristo tutto diventa grazia, cioè salvezza, pace e letizia».

«E’ la conoscenza di questa positività gioiosa di tutto che dovrà essere riscoperta da voi, e allora anche le fatiche di ogni traguardo affluiranno con torrenti di grazia.

I dolori, come la vita, certo non vi mancheranno, ma vivrete la vita come un cammino; anche quando il cammino sarà faticoso, sarà scoperta di un bene veramente grande».

1146

Zarpellon infermiere:

«Per don Giussani noi della casa eravamo le persone che Dio gli aveva messo accanto per accompagnarlo e sostenerlo nella malattia: e lui viveva questa compagnia ogni istante con ognuno di noi, di giorno e di notte, come un continuo sì detto a Cristo».

1147

Zarpellon: in un momento in cui i crampi gli concedono una tregua, Giussani gli dice:

«Sono contento come quando avevo 15 anni e se il Signore non mi avesse dato da vivere quello che sto vivendo, non sarei così contento».

1149

Federico Dendena ricorda: a un certo punto, durante la lettura del breviario mi disse:

«Comunque questo è quello che mi educa più di tutto». Io gli chiesi: «i salmi?», e lui: «No il breviario».

1151

Amabile Lanfredini aggiunge altri elementi dell’atteggiamento del Giuss. verso la quotidianità:

«obbediva con grande umiltà alle persone che gli vivevano accanto e alle funzioni che erano loro affidate nella convivenza.

Ed era evidente che in quel modo obbediva al Mistero, perché si vedeva che, mentre faceva quel che doveva, si sentiva al suo posto, e ne era rasserenato; anche nel sacrificio».

1153

GPII:

«Il cristianesimo, nonostante i limiti e gli errori umani, costituisce il più grande fattore di vero progresso, perché Cristo è principio inesauribile di rinnovamento dell’uomo e del mondo».

1155

Don Giussani si ritrova su un aereo per il Brasile ed in uno scalo sale Sartre con la moglie. Sartre chiede di pulire l’aria facendo spostare quel prete. E così fanno.

1157

Giuss.: Innanzitutto:

«è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa, perché se io ho bisogno di una cosa, le corro dietro, se quella cosa va via. Nessuno correva dietro». 

In secondo luogo,

«la Chiesa ha cominciato ad abbandonare l’umanità secondo me, secondo noi, perché ha dimenticato chi era Cristo, non ha poggiato su…ha avuto vergogna di Cristo».

1160

Giuss. a un giornalista:

«Anzitutto bisognerebbe correggere l’impostazione solita con cui si concepisce la fede.

Tutto l’inizio nuovo dell’esperienza Cristiana – e quindi  di ogni rapporto – non si genera da un punto di vista culturale, quasi fosse un discorso che si applica alle cose, ma avviene sperimentalmente».

Giussani insiste:

«E’ un atto di vita che mette in moto tutto. L’inizio della fede non è una cultura astratta ma qualcosa che viene prima: un avvenimento

E’ una vita e non un discorso sulla vita, perché Cristo ha cominciato a “balzare” nell’utero di una donna!”».

Proprio questa consapevolezza

«si è persa negli ultimi secoli e così si è smarrita la possibilità dell’inizio di una risposta alle domande dei giovani.

Se manca l’inizio non c’è l’attacco al problema posto dalla natura dell’uomo: la necessità di una risposta alle esigenze della sua ragione».

Per cui

«parlare della fede a dei ragazzi, ma anche ai grandi, è dire un’esperienza e non ripetere un discorso pur giusto sulla religione».

1160

Giuss.:

«Per Dio non è concepibile il proprio agire verso l’uomo se non come una “sfida generosa” alla sua libertà».

1162

Giuss.:

«Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza»,

che spiega con queste parole:

«Questa è la frase più importante per tutta la storia della Chiesa; in essa si esaurisce tutto il cristianesimo» 

senza la Madonna infatti

«noi non potremmo essere sicuri del futuro, perché la sicurezza del futuro ci viene da Cristo: il Mistero di Dio che si fa uomo.

Non sarebbe potuto accadere questo, non si sarebbe potuto ridire, se non avessimo la Madonna…nel seno di Maria è cominciata l’ultima storia dell’umanità.

È un miracolo, l’inizio della fine del mondo».

(invita a recitare ogni giorno il rosario come gesto di contemplazione del Mistero della Trinità).

1162

Giuss.:

«L’ostacolo più grave al riconoscimento di Cristo è innanzitutto il non riconoscimento del proprio bisogno umano, la domanda che la nostra umanità è».

1163

Giovanna Parravicini riconosce di avere imparato da Giussani e da padre Scalfi fin dall’inizio questo atteggiamento:

«Stimare chi incontriamo, la vita della Chiesa che abbiamo davanti, perché è il volto dell’Altro, del Mistero.
È nato così l’ecumenismo (a Mosca) geneticamente senza essere teologi».


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