Riassunto per appunti della “Vita di don Giussani”

Capitolo 9

«Un movimento non un’associazione»

L’esperienza di GS. L’imporsi di un metodo (1958-1962) (235)

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«(Occorre che lo studente) trovi Cristo presente dentro il suo ambiente scolastico, come principio capace di illuminare le coscienze e i problemi, come qualcosa che lo aiuti ad agire e affermare sé stesso, come qualcosa che non sia poi così strano da non poterne parlare o così dimenticato da vergognarsene».

Giussani

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Savorana: Per don Giussani fissare l’attenzione sul problema del metodo è decisivo per una ripresa di presenza cristiana tra i giovani a Milano.

E il metodo ha per lui una caratteristica fondamentale, quella cioè di rivolgersi alla persona concreta, mai alla massa indistinta.

238

«Nei rapporti che interessano il nostro “io” si deve guardare solo alla persona.

Per questo rapporto noi siamo creati.

Noi non possiamo essere “fedeli” a delle cose, a delle manifestazioni o a dei sentimenti: siamo troppo liberi, e più grandi di essi. La nostra fedeltà può essere solo all’altro».

Giussani

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Jean Giutton: «Ragionevole è colui che sottomette la propria ragione all’esperienza».

239

«(Il richiamo cristiano deve essere) deciso come gesto elementare nella comunicazioneintegrale nelle dimensioni comunitario nella realizzazione. GS si propone esclusivamente come richiamo al fatto cristiano. Non è un luogo dove si chiarisce tutto: GS vuole aiutare lo studente a chiarire sé stesso.

Per chiarire sé stesso non è necessario risolvere immediatamente tutti i problemi che vengono. Chiarire sé stesso vuol dire mettersi al proprio posto di fronte alla realtà, vivere la legge fondamentale che è l’apertura e la carità. Se uno ha questo diventerà chiaro a sé stesso».

Giusssani

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«La libertà degli uomini di fronte al richiamo cristiano incomincia ad agire quando dedicano il tempo al cristianesimo e incomincia concludere qualcosa quando accetta la comunità con gli altri».

«La prima formazione di GS è data da coloro che dedicano del tempo a mettersi insieme per l’Ideale cristiano…Così sorge il raggio.

Esso è il minimo tempo di spazio e riferimento: è la prima formulazione fisica di GS. Anche la sola presenza a esso è iniziale, ma vera partecipazione a GS». «In esso l’accento non è sulle idee, ma è sulla persona come tale, sulla libertà». Perciò il dialogo è: «comunicare la propria vita personale ad altre vite personali».

Giussani

241

«La Cultura è esperienza di una realtà che spiega tutto.

Cristo è quella realtà per l’uomo.

E’ camminare dentro l’esperienza di Cristo come chiarificatore d’ogni cosa: ecco per un giovane l’aspetto più acuto e suggestivo  del suo crescere verso una personalità più piena.

Bisogna che il giovane sperimenti  il criterio cristiano come chiarificatore di tutto ciò che attira, impegna o influenza la sua intelligenza.

È questo il concetto di revisione del molteplice culturale.

Le idee e i fatti in cui si imbatte devono essere sottoposti a una revisione critica, vale a dire affrontati secondo il criterio valutativo cristiano».

Giussani

242

Giuss.:

«L’azione caritativa non è da intendere come contributo a riformare situazioni sociali o personali disagiate, bensì a condividerle»

« La carità è una legge senza confini, dobbiamo vivere per l’universo, per l’umanità intera».

242

Giuss.: «La missione come dimensione di ogni gesto umano».

243

Giuss.:

«Bisogna convivere con tutti, condividere la vita con tutti, mettere in comune con tutti . E’ una legge senza confini, universale: è la legge della cattolicità».

243

Giussani: «Il peccato primo del cristiano è la grettezza, è sostituire il proprio criterio a quel criterio senza limite che è la partecipazione dell’infinità di Dio alla nostra libertà. La mancanza di universalità è indice del nostro egoismo».

Giussani:«Quanto più si ama questo senso universale, tanto più spettacolosamente sei fedele al particolare. Solo con questo ideale si adempiono i più grandi comandamenti e si compiono i più umili servizi».

244

La “BASSA” : storia di una bella caritativa.

245

Giuss:

«Può andar benissimo non esserci nessun risultato “concreto”.

Ma siamo stufi di chi dice “concreto” qualcosa d’altro della persona, dal valore puro e semplice dell’”IO”.

Le leggi e le “giustizie” schiacciano dimenticando e pretendendo sostituire l’unico “concreto” che ci sia: la persona e l’amore alla persona».

Le leggi e le “giustizie” schiacciano dimenticando e pretendendo sostituire l’unico “concreto” che ci sia: la persona e l’amore alla persona

245

Giuss. Sulla Bassa:

«..proprio perché li amiamo, proprio per il condividere con loro, non siamo noi a farli contenti; e che neppure la più perfetta società, l’organismo legalmente più saldo, la ricchezza più ingente, la salute più di ferro, la bellezza più pura, la civiltà più educata, li potrà fare contenti, è Cristo che li fa contenti,chi è la ragione di tutto: Dio».

Don Giussani sull’esperienza della “BASSA”

246

Giuss.: «Per capire non basta “sapere” ma occorre “fare”, con coraggio».

247

Giuss: 

«L’uomo non è creatore.

L’uomo collabora al manifestarsi di ciò che Dio ha già fatto, come seme che si sviluppa in pianta, fiore e frutto.

Il problema è, allora, quello di piantare il seme, cioè la Presenza».

249

Franco Loi poeta riferisce: «Diceva già allora e poi ha sempre ripetuto, che

non si capisce Dio se non si capisce fino in fondo che cosa è l’uomo.

Sembra scontato invece è il punto cruciale perché la cultura dominante ha sempre attaccato l’uomo cercando di smantellare la coscienza di sé».

249

Franco Loi:

«Giussani poeta lo era intimamente.

La parola in lui era fondamentale: usava la parola in modo poetico, non intellettuale.

Invece di usare termini difficili e dire cose che sono il prodotto di una lettura di libri, Giussani faceva sgorgare quel che diceva da sé stesso.

Il fare del Giuss. era poetico perché era un fare spirituale…

Cresceva i ragazzi nella libertà.

Per questo a volte mancò sintonia, nel metodo, tra lui e la Chiesa del suo tempo».

251

Giuss. a proposito degli apostoli: «Se non lo avevano capito, perché lo seguivano?

Cristo era l’unico nelle cui parole tutta la loro esperienza si sentiva compresa e i loro bisogni presi sul serio e portati alla luce là dove erano consapevoli e confusi.

Cristo arriva fin qui, al mio atteggiamento di uomo, di uno cioè che aspetta qualcosa perché si sente di tutto mancante, si è messo insieme a me, si è proposto al mio bisogno originale.

(Per incontrarLo) dobbiamo innanzitutto impostare seriamente il problema umano aprendoci a noi stessi».

251

Giuss.: 

«Dobbiamo accorgerci vivamente delle nostre esperienze, guardare con simpatia l’umano che è in noi, dobbiamo prendere in considerazione quello che siamo veramente.

Considerare vuol dire prendere sul serio quello che proviamo, tutto, sorprenderne tutti gli aspetti, cercarne tutto il significato».

252

Giuss. Riflettendo sulla sua esperienza di insegnante, osserva che mai come allora l’ambiente, inteso come clima mentale e modo di vita ha avuto:

«a disposizione strumenti di così dispotica invasione delle coscienze,l’educatore o il diseducatore sovrano è l’ambiente con tutte le sue forze espressive».

«Il giovane non è sufficientemente aiutato a compiere l’esperienza della verità (adequatio rei et intellectus)».

L’insegnamento non si cura di offrire aiuto per la scoperta «di una ipotesi esplicativa unitaria».

252

Studente a un Raggio: «Ci fanno studiare una infinità di cose e non ci aiutano affatto a comprendere il senso di queste cose.

Perché ce le fanno studiare?»

252

Paul Claudel nellAnnuncio a Maria“: 

Dura cosa è soffrire e non saperne il perché

per questo è nato il cristianesimo. Cristo rivela l’ampiezza insospettabile dell’umano destino».

253

Qual è il primo esito di questa entrata di Dio nella storia? Innanzitutto «Cristo rivela l’ampiezza insospettabile dell’umano destino».

Questa, conclude Giussani, è l’origine della speranza cristiana che libera.

253

Lettera di Ricciardetto ad un lettore morente….(l’autore è un opinion leader….). Da leggere per capire come un intellettuale, seguitissimo, si comporta di fronte alla morte.

254

«Non è la mia bravura che mi salva. Non è una elite che come tale salva il mondo, ma un dono offerto a tutti».

Giussani

255

Giuss.: l’effetto del formalismo con cui si può vivere Gs, avverte, è la “stasi della novità.

Al contrario: «E’ libertà di spirito la capacità di mutare», mentre «siamo così aridi nel trovare corrispondenza sempre nuova: le cose non stanno ferme un istante».

«Infatti la novità è arricchita da quelli che vengono per la prima volta. Da chi non ha le nostre idee». 

«Mettetevi dentro l’esperienza con l’ipotesi di GS: “Dio si è incarnato: aveva occhi, ossa muscoli…”».

260

Giuss.:

«GS non chiama i ragazzi a delle conferenza….ma a tutta la vita.

Tanto è vero che l’obiezione più grossa dei genitori buoni è che i ragazzi hanno ormai come centro di gravità Gs».

261

«Se il cristianesimo è vero, non ci può essere un solo interesse che esso non possa inglobare e valorizzare».

Giussani

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