Terza parte: Moralità: memoria e desiderio
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Punti essenziali per la formazione di una personalità cristiana
Premessa (129)
Testimoniare la fede è il compito della nostra vita: testimoniarla all’interno del proprio stato di vita.
I punti essenziali del tipo di esperienza cristiana che ci caratterizza potrebbero essere i seguenti 5 punti:
1 – Cristo è la salvezza nella storia e nell’esistenza (129)
Una fede senza la vita risulta inutile e si perde.
Così come una vita senza fede è una vita arida e senza finalità, senza obiettivo totale.
E la fede è riconoscere che Gesù Cristo è la salvezza presente nella storia e nella esistenza.
Presente come lo sono la moglie o il marito, la madre o il padre, gli amici, i compagni di lavoro, e gli avvenimenti di cui parlano i giornali, anche se nessun giornale parla di questa Presenza.
La salvezza non riguarda solo l’al di là, riguarda tutto l’uomo, dell’al di qua e dell’al di là, sulla terra e in cielo.
Il tempo ci è dato per maturare questa fede, per maturare questa coscienza, per maturare il riconoscimento della sua Presenza.
E la prova più chiara di ciò che è questo anche per le cose più banali, per le cose di tutti i giorni.
Così (che) anche la routine acquista una dimensione di grandezza e di letizia
Ciò viene riassunto nel gesto cristiano che nel linguaggio della Chiesa si chiama OFFERTA.
Nella definitività di tale gesto ormai non esistono più cose grandi o piccole, ma tutto tende a convertirsi nell’immensità del rapporto con Cristo.
Questo non vuol dire che scompaiono le debolezze e il peccato, ma che si elimina la disperazione, e che l’uomo può camminare attraverso tutti i suoi mali superandoli continuamente.
Questo primo punto è la coscienza viva che la salvezza e la liberazione – parole che si equivalgono – hanno una risposta in una realtà già presente nella vita dell’uomo, Cristo.
L’OPPOSTO
A questo primo punto è cercare la salvezza, cioè il significato del tempo e del lavoro, stabilendola in qualcosa fatto dalle mani dell’uomo.
Durante il nazismo molti tenevanno a Hitler realmente come si potrebbe tenere a Dio, e si può dire che lo adoravano.
La stessa cosa è per la gente che ha posto, e pone, la sua salvezza in Lenin o in qualunque altro capo.
Il capo infatti è l’incarnazione dell’ideologia come proclamazione di speranza risposta nelle mani dell’uomo.
Questa è l’alternativa al cristianesimo, ed è la posizione del “mondo”.
Non è la posizione del cristiano, perché il cristiano è, per natura, in polemica con le speranze “mondane“.
2 – La realtà di Cristo è nella Chiesa (132)
Questa presenza che è la realtà di Cristo si colloca, “sta dentro” all’unità dei credenti e quindi alla Chiesa.
Per questo, esteriormente, il metodo della fede è suscitare e vivere una comunità, e questa è un insieme di persone che riconoscono Cristo come salvezza: non dell’anima, ma della vita presente e futura, come strada e come fine: come destino.
L’OPPOSTO
sarebbe ridurre il rapporto con Cristo al rapporto con l’immagine che di Lui ci facciamo: un rapporto individualistico con una immagine astratta, il cui aggancio concreto sarebbero unicamente le parole del Vangelo secondo l’interpretazione di ognuno e secondo l’interpretazione della scelta fra i vari metodi degli esegeti.
3 – La coscienza della fede come frutto di un incontro (133)
La coscienza esistenziale di ciò che la fede è, e quindi ciò che è Cristo; la scoperta viva del valore della nostra unità, della nostra comunione, vale a dire di ciò che è la Chiesa, non sono frutto di un ragionamento, e neppure di uno studio.
Sono invece frutto di un incontro.
Incontro significa l’avvenimento del rapporto con una persona o con una realtà comunitaria, ricchi di un accento per noi autentico che ce ne sentiamo colpiti.
In questo incontro il valore di tutta la fede e il valore della realtà storica della Chiesa cominciano ad apparirci in maniera concreta.
Si può dire, paradossalmente, che il cristianesimo non è una religione, ma una vita.
L’OPPOSTO
è identificare i propri rapporti con Cristo e con la Chiesa in alcuni gesti stabiliti, e non in una globalità di adesione.
Come se Cristo e la Chiesa fossero estranei a certe esigenze e interessi della vita, mentre il realtà quando il mio io viene colpito e coinvolto sono influenzato, determinato in tutte le cose che faccio.
Questa si chiama interezza e integrità, mentre l’opposta parzialità vive come ritualismo o burocraticismo amministrativo ed associativo.
Di fatto Cristo è il tutto della mia persona, l’esperienza della Chiesa è l’esperienza del mio soggetto intero.
Per cui l’incontro è un «evento» che tende ad influire in maniera nuova su tutti i rapporti, con le cose e con gli uomini, e sul mondo stesso che si ha di guardare ai propri peccati.
4 – La costruttività come affermazione di un Altro (134)
Carità vuol dire che nei rapporti la dinamica tende ad affermare l’altro e non sé stessi.
Perché affermare l’altro è aumentare, crescere.
E in pratica la carità si sviluppa come attenzione alla persona dell’altro, come intento di adeguarsi alla sua situazione.
Per prendere sopra le proprie spalle, insieme all’altro, le sue esigenze e necessità.
Questo fa sì che la comunità che sorge sia fonte di iniziative senza limite.
Esse producono un pezzo di società umanamente più desiderabile.
Dove i malati sono aiutati, o lo sfratto di una famiglia cade sulle spalle di tutta la comunità, nel limite del possibile e della libertà di ciascuno.
Il mondo, la società cambiano attraverso realtà umane già cambiate.
Questa è la Grazia della Presenza di Cristo riconosciuta e amata nel mistero della sua Chiesa.
L’OPPOSTO
è il moralismo.
Pensare che si possa essere giusti applicando delle leggi di comportamento, facendo il bene secondo il proprio istinto e la propria concezione, passando sopra i più vicini, i più prossimi.
Il prossimo è, in primo luogo, colui che Cristo ci ha messo accanto.
Nell’atteggiamento moralista il punto di partenza è l’opinione o il progetto della propria coscienza.
5 – La comunità luogo della fede dentro il mondo (135)
Il segno della comunità viva è che nella coscienza della sua fede in Cristo, e nella coscienza del suo appartenere alla Chiesa, essa affronta tutti i problemi della società, o direttamente, o attraverso l’impegno di ciascuno dei membri della comunità.
2 gli aspetti:
1) – La soluzione di un problema è falsa, illusoria se non rispetta i valori della comunità ecclesiale, i valori dei quali essa vive: la concezione dell’uomo che ha la Chiesa, il senso della storia che la Chiesa propone.
2) – La coscienza di appartenere alla comunità è un fattore determinante della coscienza stessa con la quale il cristiano affronta, anche individualmente, i problemi, grandi o piccoli, della società.
La comunità è un punto di riferimento ideale, che illumina la coscienza del cristiano
nell’impegno con il quale egli affronta i problemi che gli si presentano, o con il quale condivide gli intenti degli altri uomini di buona volontà.
L’OPPOSTO
1) – Da una parte si può concepire la vita cristiana come rinchiusa in sé stessa, senza incidenza sopra i problemi sociali, cioè senza riferimento al contesto nel quale si vive.
2) Si può ridurre l’influenza della fede e della Chiesa sulla propria azione sociopolitica ad un impulso estrinseco, ad una semplice ispirazione, senza poter avere incidenza sul modo di affrontare i problemi stessi.
Se Cristo non modifica il modo con cui affrontiamo i problemi umani, Cristo è una fantasia.
Per questo il dualismo, che divide l’uomo in uomo religioso o cristiano da un parte, e uomo civile o politico dall’altra, è, a mio avviso, uno dei più grandi errori di oggi.
Invece la novità del mondo che è la fede, mantenuta da una autentica esperienza di vita comunitaria, riempie tutta la vita, crea un soggetto diverso, una nuova “creatura”.
La fede riempie la vita intera, ed è una proposta per la vita di ogni giorno.
Conclusione
Per una vita nuova occorrono solo la Grazia e povertà di spirito; occorre cioè riconoscere la Presenza che è nel mondo.
Tutte le ideologie costruiscono sopra lo scandalo e la violenza, la novità è il miracolo pacifico della vita di ogni persona che rischia tutto all’interno di una vita ecclesiale.
Il problema principale è l’umanizzazione dell’uomo, la verità del soggetto.
Il compito della comunità cristiana per collaborare a questo sta nella maturazione della sua fede.
Questo è il miglior strumento per creare soggetti che utilizzino la civiltà tecnica «per» l’uomo.
Dicendo «venga il tuo Regno» noi chiediamo salvezza per la totalità del fatto umano nel mondo.
Così è l’ideale, ed è il contrario del sogno o dell’utopia, immagini costruite dall’uomo.
L’ideale finisce col modificare, poco o tanto, ogni passo del cammino umano.
Per questo l’ideale è quanto di più concreto esista.
Tale ideale è nella fede, che è tutta la nostra vita.
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