Temi de “Il senso Religioso”

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Lettera «U»

Libro “Il Senso Religioso” di don Luigi Giussani


Umanità-umano

(8) Tutte le esperienze della mia umanità e della mia personalità passano al vaglio di una «esperienza originale» primordiale, che costituisce il volto del mio affronto con tutto.

(10ss) Una madre eschimese, una madre della Terra del Fuoco, una madre giapponese danno alla luce esseri umani che tutti sono riconoscibili come tali, sia come connotazioni esteriori che come impronta interiore.

(11) Quando diranno «io»useranno tale espressione anche per indicare il volto interiore, un «cuore», come direbbe la Bibbia, che è uguale in ognuno di essi, benché tradotto nei modi più diversi.

Identifico in questo cuore ciò che tende ad indicare compiutamente l’impeto originale con cui l’essere umano si protende sulla realtà, cercando di immedesimarsi con essa, attraverso la realizzazione di un progetto, che alla realtà stessa detti l’immagine ideale che lo stimola dal di dentro.

Nella convivenza umana ci sono miliardi di individui che si paragonano con le cose e con il destino.

Come sarà possibile evitare una generale soggettivazione? […] non sarebbe questa una esaltazione dell’anarchia intesa come idealizzazione dell’uomo quale ultimo tribunale?

Ritengo che, come il panteismo dal punto di vista cosmologico, l’anarchia dal punto di vista antropologico costituisca una delle tentazioni grandi e affascinanti dell’umano pensiero.

Infatti, a mio avviso, solo due tipi di uomini salvano interamente la statura dell’essere umano: l’anarchico e l’autenticamente religioso.

In verità l’uomo afferma veramente se stesso solo accettando il reale, tanto è vero che l’uomo comincia ad affermare se stesso accettando di esistere: accettando cioè una realtà che non si è data da sé.

Ecco perché il criterio fondamentale con cui si affrontano le cose è il criterio oggettivo con la natura lancia l’uomo nell’universale paragone, dotandolo di quel nucleo di esigenze originali, di quella esperienza elementare di cui tutte le madri allo stesso modo dotano ii loro figli.

È solo qui, in questa idendità dell’ultima coscienza, il superamento dell’anarchia.

[…] Noi leggiamo con emozione frasi create milioni di anni fa dagli antichi poeti con una impressione di suggerimento al nostro presente come talvolta non deriva dai rapporti quotidiani.

(27s) L’incertezza dei rapporti è uno dei malanni più terribili della nostra generazione: è difficile la certezza dei rapporti incominciando dalla famiglia.

Si vive come con il mal di mare, con una tale insicurezza nella trama dei rapporti che non si costruisce più l’umano.

Si costruiranno grattacieli, bombe atomiche, sistemi di filosofia sottilissimi, ma non l’umano, perché esso è nei rapporti.

Ecco perché la natura in certi campi ha creato un metodo, un cammino, un tipo di svolgimento lento: bisogna fare tutti i passaggi in un certo modo, oppure non si è sicuri di poter procedere.

Invece per farci cogliere le certezze nei rapporti ci è stato dato un metodo velocissimo, quasi più una intuizione che un processo.

Il metodo con cui io capisco che mia madre mi vuole bene, attraverso cui sono certo che molti mi sono amici, non è fissato meccanicamente, ma è intuito dalla intelligenza come unico senso ragionevole, unico motivo adeguato, per spiegare la convergenza di determinati «segni»-

(28) Quanto più uno è potentemente uomo, tanto più è capace da pochi indizi di raggiungere certezze sull’altro.

Questo è il genio dell’umano, è il genio capace di leggere la verità del comportamento, del modo di vivere dell’umano.

Quanto più uno è potente come umanità tanto più ha la capacità di percepire con certezza.

(29) Il bernoccolo dell’umano vuol dire avere molta umanità in sé; e allora sì che lo scopo fino a che punto posso fidarmi della tua umanità.

È come se l’uomo facesse un paragone veloce con se stesso, con la propria «esperienza elementare», con il proprio «cuore» e dicesse: fino a qui corrisponde, e perciò è vero, e mi posso fidare.

Senza il metodo di conoscenza della fede non ci sarebbe sviluppo umano.

Se l’unica ragionevolezza fosse nella evidenza immediata o personalmente dimostrata, l’uomo non potrebbe più procedere, perché ognuno dovrebbe rifare tutti i processi da capo, saremmo sempre trogloditi.

(159) L’umanità di una società, la sua civiltà, è determinata dall’aiuto che l’educazione di essa dà a mantener spalancata questa apertura insaziabile, attraverso tutti i comodi e gli interessi che prematuramente la vorrebbero chiudere.

(201) È inevitabile storicamente che l’uomo a un certo punto identifichi con una propria immagine l’assoluto.

La storia del pensiero umano è come una grande documentazione di questa caduta realizzata, in modo esplicito o implicito, teorizzato o praticato, stabilito in una teoria, o vissuto in un momento, in un’ora particolare.

All’estremo della esperienza della vita, all’estremo della coscienza sofferta e appassionata dell’esistenza, si sprigiona, malgrado l’uomo stesso, questo grido dell’umanità più vera, come una implorazione, una mendicanza; si sprigiona la grande ipotesi che si possa fare il passaggio con qualche più solido trasporto, con l’aiuto cioè della rivelata parola di un Dio.

In termini propri si chiama ipotesi della rivelazione.

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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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