Temi di “Perchè la Chiesa”

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Lettera «O»


Ontologia


Ontologia nuova

(116) Così per l’uomo investito del dono dello Spirito si verifica un mutamento di volto, espressione di una ontologia nuova.

Un cambiamento che in seguito, nella storia della Chiesa, verrà tradotto teologicamente e catechisticamente con le parole bellissime “grazia soprannaturale”.


Esaltazione ontologica

(238) Nell’uomo cui Cristo di accosta e che liberamente desidera e acconsente al rapporto con Lui – e quindi nella Chiesa -, si verifica un mutamento della sua natura d’uomo.

Si tratta di una “esaltazione” ontologica dell’io, vale a dire, di un salto di qualità nella partecipazione all’Essere.

Nella vita della Chiesa l’Essere, Dio, il Verbo fatto uomo, Cristo, comunica all’uomo il dono di una più profonda partecipazione all’origine di tutte le cose, in modo tale che esso resta uomo, diventando qualcosa di più.

Nella Chiesa viene data una partecipazione “soprannaturale” all’Essere.

È questo l’elemento più affascinante dell’annuncio cristiano.

Il Vangelo chiama questo comunicarsi profondo della realtà divina “rinascita”.


Ordine

(249) (Gesù) ha voluto rispondere all’esigenza umana di aver presente e operante quella profezia ideale per cui val la pena far nascere ed educare a vivere, e ha creato l’Ordine, il sacerdozio che conferisce il sacerdozio.

Egli è veramente Uomo.

Dio che non dimentica mai di essere uomo e ha voluto lasciarci la sua compagnia all’interno degli aspetti fondamentali del vivere, appoggiando quasi ad essi lo sviluppo espressivo della nostra esistenza in Lui.


Oro nel fango

(172) Un cercatore d’oro non si sarebbe mai fermato davanti al fango del letto del fiume in cui sperava di poter trovare le pepite.

Cercava l’oro, ed era mosso dalla probabilità o meno di trovarlo, non dalle condizioni in cui sarebbe potuto venirne in possesso.

È terribile pensare quanto l’uomo, invece, sia facilmente distaccato dal problema del suo destino, al punto che  rinuncerebbe all’oro a causa del fango che lo accompagna.

Ma, dicevamo, il problema è di giudizio: non si è valutato che è in gioco l’oro della vita.

(175) Se Dio ha voluto usare gli uomini come strumenti di comunicazione di sé, essi come strumenti vanno giudicati, e sta a ognuno, per tornare all’esempio citato, desiderare l’oro del messaggio.

Se uno desidera l’oro, non si scandalizza di trovarlo nel magma, deve sporcarsi e faticare per estrarlo.

Se uno non vuole sporcarsi, non è poi così interessato all’oro, è interessato piuttosto a conservare pulite le mani.


Ortodosso – cattolico

(Atteggiamento \ sguardo ortodosso – cattolico)

(25ss) (Dopo l’atteggiamento razionalista e protestante) il terzo atteggiamento che prenderemo in considerazione, come modo più adeguato, e cioè più ragionevole, per raggiungere certezza in merito all’annuncio di Gesù Cristo, è quello della tradizione cristiana come tale.

(26) L’ho chiamato ortodosso \ cattolico perché sia l’ortodossia, sia il cattolicesimo vivono la medesima concezione.

È un atteggiamento che realizza tutta la tradizione.

L’atteggiamento ortodosso \ cattolico ha come caratteristica la coerenza con la struttura dell’avvenimento cristiano così come si è presentato nella storia.

Come si è presentato nella storia?

Si è presentato come la notizia, l’annuncio di Dio, del Mistero che si è fatto “carne” presenza integralmente umana.

Una persona integralmente umana perciò implica il metodo dell’incontro, dell’imbattersi con una realtà esterna a sé, è presenza oggettiva eminentemente incontrabile, che percuote il cuore, ma che si trova fuori di sé: il termine “incontro” ha un aspetto esteriore decisivo come quello interiore.

Questo è senz’altro accaduto a chi l’ha conosciuto.

Ma adesso? Dopo 2000 anni? Come questa presenza integralmente umana può essere incontrata dall’uomo di 2000 anni dopo?

«Chi ascolta voi ascolta me»

(26) Dunque perfino quando Gesù era nel vivo della sua attività terrena, il suo avvenimento assumeva una forma che non si identificava solo con la fisionomia fisica della sua persona, ma anche con la fisionomia fisica di coloro che credevano in Lui, sì da essere inviati da Lui a portare le sue parole, il suo messaggio, a ripetere i suoi gesti portentosi, a recare cioè la salvezza che era la Sua persona.

L’atteggiamento ortodosso \ cattolico indica questo come il metodo per raggiungere Gesù Cristo anche oggi, si da poter verificare se sia reale la sua grande pretesa, se sia Dio o no, se l’annuncio cristiano sia vero o no.

Tale metodo è l’imbattersi in una realtà fatta di coloro che credono in Lui.

Perché la Presenza di Cristo nella storia, proprio come fisionomia, perdura visibilmente come forma incontrabile nella unità dei credenti.

Storicamente parlando questa realtà si chiama “Chiesa” sociologicamente parlando “popolo di Dio”, ontologicamente parlando, cioè nel suo senso più profondo del termine, “Corpo misterioso di Cristo”.

(28) L’atteggiamento ortodosso \ cattolico concepisce l’annuncio cristiano come l’invito a una esperienza presente integralmente umana, un incontro oggettivo con una realtà umana oggettiva, profondamente significativa per l’interiorità dell’uomo, provocativa a un senso e a un cambiamento della vita, perciò invadente il soggetto, secondo coerenza con l’esempio originale.

Anche duemila anni fa l’avvenimento cristiano era l’imbattersi in una realtà oggettiva – un uomo che si poteva ascoltare, guardare, toccare con mano, uomo però che invadeva il soggetto provocandolo profondamente a una esperienza nuova, a una novità di vita.

(29)

«Noi lo ammettiamo senza arrossire, anzi con orgoglio: il cattolicesimo non va identificato senz’altro e sotto ogni riguardo al cristianesimo primitivo o con il messaggio di Cristo, allo stesso modo che la quercia adulta non è totalmente identica alla minuscola ghianda. Essa conserva la sua fisionomia essenziale non in maniera meccanica, ma organicamente [ …. ]. L’annuncio di Cristo non sarebbe un messaggio vivente, né il seme che esso gettò alle glebe sarebbe un seme vivente, se fosse rimasto eternamente il piccolo seme dell’anno 33 e non avesse messo radici e assimilato materia estranea; se, anche con l’aiuto di questa materia, non fosse cresciuto ad albero sui rami del quale nidificano gli uccelli del cielo».

Karl Adam

Ospitalità

(129s) Un altro aspetto della tensione al coinvolgimento di tutte le energie da parte delle prime comunità cristiane è rappresentato dall’alta considerazione dell’ospitalità.

L’ospitalità è il vertice della condivisione, perché in essa si mette in comune tutta la vita della persona.

Ascoltiamo ancora l’esortazione di Paolo agli ebrei:

«Perseverate nell’amore fraterno. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo! Ricordatevi dei carcerati, come se foste compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi un corpo mortale [ …] Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei nostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace»

1 Cor 8,7-42; 9,7

Giovanni 5-8: «Carissimo tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri. Essi hanno reso testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa, e farai bene a provvederli nel viaggio in modo degno di Dio, senza accettare nulla dai pagani. Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone per cooperare alla diffusione della verità».

Giovanni 5-8

Ottimismo


Ottimismo a oltranza

(52) E’ stato introdotto nella realtà sociale storica un ottimismo a oltranza sulle energie dell’uomo, che caratterizzerà tutta l’epoca moderna, compresa quella contemporanea.

Questa speranza poggiata interamente sulla misura e sull’operatività umana, questa speranza individuata come nuovo riferimento ideale della parola “riuscita” è, innanzitutto speranza irragionevolmente riposta.

Il senso della vita si gioca nella valorizzazione di un particolare, nella esaltazione parziale di ciò in cui uno eccelle.

Il risultato è che l’orizzonte del giudizio umano è occupato da un particolare mostruosamente ingrandito: l’equilibrio unitario della persona tende perciò a essere compromesso.


Ottimismo cristiano

(53/54) (Rispetto all’ efficienza sociale) Come è diversa la visione proposta dalla tradizione della Chiesa, che abbiamo visto trattando del concetto di merito, dove l’uguaglianza tra gli uomini dipende dal fatto che il valore del singolo deriva totalmente dalla sua libertà!

In questo senso si sostituisce all’irrazionalità assoluta dell’esaltazione di una forza che per caso si ha, l’esaltazione di un istante che può essere vissuto dall’io nella libertà più piena, nella consapevolezza del suo essere “fatto a immagine di Dio” (cioè del suo destino) in qualunque situazione.

Vi è, come direbbe Gilson, “un ottimismo cristiano”, eredità dei Padri della Chiesa, che nulla ha a che vedere con quell’ottimismo a oltranza nelle forze dell’uomo divenuto misura delle cose.

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