Temi di “Perchè la Chiesa”

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Lettera «F»


Fama

(49) Resta dominante nell’umanesimo, ed è la formula che meglio definisce il valore che viene attribuito alla vita, il gusto della gloria, la ricerca della Fama e della Fortuna: l’interesse fondamentale del vivere come interesse di una riuscita.

Così all’ideale antropologico del santo, all’ideale dell’unità attuata attraverso i nesso continuamente ricercato con Dio – si sostituisce l’ideale di una sorta di uomo nuovo, reso degno dell’ammirazione della storia attraverso il compimento di imprese, di qualunque natura esse siano, concepite e realizzate da forze sorgenti e determinate dalla bravura e dalla capacità dell’uomo, ma rese possibili dalla Fortuna.

(53) (Nel Rinascimento) .. è stato introdotto nella realtà sociale storica un ottimismo a oltranza sulle energie dell’uomo, che caratterizzerà tutta l’epoca moderna, compresa quella contemporanea.

Il senso della vita si gioca nella valorizzazione di un particolare, nella esaltazione parziale di ciò in cui uno eccelle.

E, al limite, non importa di cosa si tratti. Questa frantumazione dell’ideale a cui riferirsi è rimasta nella nostra mentalità moderna e ha portato con sé alcune conseguenze.

La prima è proprio l’evacuazione del senso morale sui gesti dell’uomo a favore di una sovrastima del successo.

Se qualcuno riesce, se ha raggiunto potere e fama, non importa più con quali  mezzi e non importa più quale sia il particolare della vita nel quale si è distinto: può essere lo sport, lo spettacolo, la politica o una organizzazione criminale.

Il risultato è che l’orizzonte del giudizio umano è occupato da un particolare mostruosamente ingrandito: l’equilibrio unitario della persona tende perciò a essere compromesso.


Fede

(256s) La fede come convinzione, una fede perciò autentica e umanamente dignitosa, implica che tutta intera la personalità sia unificata dalla verità e dalla realtà in cui si crede.

La parola “convinzione”, infatti, deriva da vincere che significa “legare”.

L’esistenza di chi crede deve essere legata in unità all’oggetto della fede.

Solo quando è convinto che l’uomo è sé stesso: tutto illuminato e teso al suo scopo.

Solo nella convinzione egli raggiunge la sua verità di uomo; ma perché tale convincimento sia viabile, occorre che tutti i fattori generativi del realizzarsi della persona vi contribuiscano, in particolare il fattore più imponente per lo svolgersi della persona verso il suo realizzarsi, cioè la dimensione comunionale.

(309) “E l’angelo se ne partì da lei”.

La fede è proprio quella forza piena di attenzione con cui l’anima aderisce al segno di cui Dio si è servito e sta a questo segno con fedeltà, nonostante tutto.

In ciò si coglie il culmine della fede: fatto di verità della ragione, di lealtà con la propria storia (con ciò che era appena accaduto) e di fedeltà alla grandezza di Dio, di cui un cenno l’aveva raggiunta con evidenza.

La grandezza dell’uomo è nella fede, nel riconoscere la grande Presenza dentro una realtà umana.

La Madonna, madre generosa, genera per noi la grande Presenza di Cristo.


Il “fiat” di Maria

(308) E’ attraverso Maria che tutto il rinnovamento del mondo passa.

Come è passata da Abramo la scelta del popolo eletto, così il nuovo e definitivo popolo di Dio, cui noi siamo stati chiamati da Cristo a partecipare, passa dal ventre di una ragazza, dalla carne di una donna.

Per questo Maria è la madre dei viventi e la felicità per tutti gli uomini passa e passerà attraverso la sua carne e, prima ancora, il suo cuore, il suo sì, il suo fiat.

Il fiat di Maria è abbandono al mistero, segna la giustizia perfetta di una creatura di fronte al creatore, riconoscimento di una Presenza più grande di sé: è la fede.

In Maria la fede si è espressa con il fiat, che è come un soffio, come un nulla, come era nulla quella piccola ragazza.

Questo enorme gesto, senza del quale tutta la storia dell’universo sarebbe cambiata, era come un soffio! Fiat, il soffio della libertà.

E la libertà è la capacità di aderire all’essere, al Mistero che invade la nostra vita.

Fiat, sì.

Nell’intimità impenetrabile di questo gesto di libera accettazione sta la chiave di volta per il misterioso incontro di Dio e Maria, è la misura gigantesca di questa donna “Benedetta fra tutte”, di questa viandante vittoriosa dell’umano cammino.

Fiat: aderisco a Te o Signore.

Quale libertà ha avuto Maria di fronte al “fuori norma” assoluto che le stava accadendo, da cui è dipeso il destino di tutto il mondo!.


Fortuna

(49s) Resta dominante nell’Umanesimo, ed è la formula che meglio definisce il valore che viene attribuito alla vita, il gusto della gloria, la ricerca della Fama e della Fortuna: l’interesse fondamentale del vivere come interesse di una riuscita.

Così all’ideale antropologico del santo – all’ideale dell’unità attuata attraverso il nesso continuamente ricercato con Dio, si sostituisce l’ideale di una sorta di uomo nuovo, reso degno dell’ammirazione della storia attraverso il compimento di imprese, di qualunque natura esse siano, concepite e realizzate da forze sorgenti e determinate dalla capacità dell’uomo, ma rese possibili dal caso, dalla Fortuna.

(53) Ma questa formula di giudizio (efficienza sociale) introduce nella valutazione degli uomini una diseguaglianza che non verrà più evitata, una discriminazione radicale che sancisce per la mentalità moderna un’altra conseguenza di quel clima umanistico che venera la Fama e la Fortuna come una divinità.


Forza dall’alto

(113) «Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme  nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì la casa dove si trovavano. Apparvero lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi».

At 2, 1-4

(114) [ …. ] L’essenza di questa comunità viene chiarita nella sua origine in quanto investita da una forza dall’alto.

Vediamo che cosa implica la consapevolezza della cristianità primitiva d’essere costituita dal “dono dello spirito” o dalla “Forza dall’alto”:

  1. pag. 114 – La consapevolezza di un fatto che ha il potere di cambiare la personalità.
  2. pag. 117 – Un inizio di cambiamento sperimentabile
  3. pag. 121 – Il documentarsi della presenza e della energia con cui Cristo attesta il suo dominio sulla storia: il miracolo
  4. pag. 119 – La capacità di pronunciarsi di fronte al mondo forza di testimonianza e di missione.

Fragilità

(58) Con una frase famosa ammetteva il limite anche il poeta Ovidio: «Vedo ciò che è meglio e faccio il peggio».

Vale a dire: l’animo naturale, pur costituendo per l’uomo di tutti i tempi una trama di indicazioni ideali, nel concreto è soffocato da una grande fragilità.

Se l’uomo, per natura, ha una sua forza, esistenzialmente è ferito, ambiguo, equivoco.


Francescanesimo

(39) Si può dire che nel Medioevo era diffusa una mentalità religiosa, una facilità per gli uomini a rendersi conto del fatto che la religiosità coincide con l’interesse che l’uomo ha per il significato di tutta la sua vita, a rendersi conto della realtà di Dio come originante la propria umana personalità e come determinante il suo evolversi.

Fenomeni apparentemente contradditori sono spiegati da questo rilievo.

Si sono verificate antinomie drammatiche: una religiosità è annuncio di pace (francescanesimo) e la religiosità applicata alla guerra (Crociate); l’esaltazione dell’uomo fratello come libertà e il tentativo di piegarne la volontà con la violenza (inquisizione).

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