Realtà e giovinezza, la sfida

Ragione e compagnia (158)


Indice linkato dei singoli paragrafi

  1. Ieri e oggi: l’educazione al rischio dell’uso della libertà
  2. Un metodo che inizia ad essere per alcuni una storia

1° – Ieri e oggi: l’educazione al rischio dell’uso della libertà (158)

(da Il Rischio Educativo, Jaca Book Milano 1988, pp. 25-39)

Negli anni ’50 e 60’ era favorita una sollecitazione all’uso della ragione.

Vi mancava vastamente una densità comunitaria che sostenesse tale esigenza critica e costituisse come un ambito di verifica.

Oggi, anche se vi è in genere nel mondo giovanile una maggiore semplicità nella disponibilità della ragione, manca tuttavia il gusto della ricerca razionale e la curiosità intellettuale.

Mentre, d’altra parte, si inspessisce il valore della compagnia come determinante anche la conoscenza.


Una continuità di richiamo (158)

È ovvio ancor oggi che solo una continuità di richiamo possa sperare di creare una forma educativa stabile e quindi feconda.

Se il maestro richiama il principio teorico tralasciando di renderlo parametro (visibile) per i giudizi particolari che la vita richiede, anche l’eventuale sua coerenza morale non è letta dai giovani come documentazione della possibilità di applicazione del principio e quindi come verifica della sua validità reale.

È una espressa logicità che colpisce la coscienza del giovane fissando i termini dentro la stoffa della sua «ratio».


L’educabilità: una continuità di giovinezza (159)

«Come continuare ad essere giovani?».

Educatore ed educato vivono una stessa esperienza del mondo del lavoro «insieme fianco a fianco, per un destino che tutti riunisce» ho chiamato

«una vita che passando avanza in giovinezza, in educabilità, in “stupore” e commozione di fronte alle cose».

La giovinezza è caratterizzata dal sentimento di uno scopo, anche non precisato, ma almeno sentito come futuro fortunato di ciò che si sta vivendo.

È questo a impedire la rigidezza che elimina la duttilità, la flessibilità.

E lo stupore sempre inerente al senso del mistero fanno scaturire una inesausta sorgente di affettività in grado di muovere tutte le energie secondo una emozione ben nota all’adolescenza.

soltanto che tale emotività nella vita che passa acquista una densità e una lucidità inimmaginabili prima, le quali

rivelano alla personalità la dignità di affinità col divino (mistero) che la connota sostanzialmente.

A patto, è naturale, che diventi esercizio – o ascesi – la «memoria» di questo ultimo senso del mistero: prospettiva adeguata in cui va collocato uno scopo degno della vita.


2° – Un metodo che inizia ad essere per alcuni una storia (160)

Ciò che anni fa ho scritto sulle linee fondamentali di un metodo educativo in riferimento a giovani dai 14 ai 20 anni circa, che avevo come interlocutori, potrebbe oggi essere ripetuto a quelle stesse persone, parecchie delle quali mi trovo ancora ad avere come interlocutori, che si trovano nel pieno della loro maturità.

Questa circostanza mi porta a notare che nelle linee di metodo esposte mi sarebbe difficile discernere quanto sia specificamente riferito alla giovinezza e che cosa sia da ritenere come spunto costante di un lavoro che accompagna tutta la vita.


Un augurio e una proposta (160)

A chiusura di una conferenza dicevo:

«Vi auguro di non stare mai tranquilli»

Coinciderebbe di fatto con una morte dello spirito il venir meno della provocazione che l’ideale per sua natura e funzione opera sul momento presente dell’individuo.

Credo che i fattori educativi indicati dai termini: ragione, tradizione, verifica, presenza autorevole o provocante, costituiscano termini rivelativi illuminanti i passi di qualsiasi uomo che sia minimamente «morale», che riconosca cioè alla propria vita un destino ultimo cui positivamente si riferisca tutta l’esistenza.


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