Realtà e giovinezza, la sfida

Parte prima


Ai giovani


Contro il dubbio, per la ragione (15)

(da il «Il Sabato» 8-3-1986)

Essere giovani vuol dire avere fiducia in uno scopo. Senza uno scopo uno è già vecchio.

Questo rivela un’altra caratteristica dei giovani. È la razionalità.

Essi lo sono più degli adulti.

Un giovane vuole le ragioni.

E lo scopo è la ragione per cui uno cammina.

Per dire la parola grossa, che può sapere di romantico, l’ideale.

Se uno non l’ha è vecchio.

Il vecchio (di 15 o 70 anni) non ha più presa con la vita.

Copre allora questo disinteresse per la vita con la scetticità.

Ah se si potesse farla a pugni con chi introduce i giovani allo scetticismo.

Sarebbe l’ideale, è l’unico modo per discutere con chi è scettico. Non si può, ci mancherebbe altro, ma se si potesse…

Domande e risposte

Perché non bisogna mai essere tranquilli? E’ vero che lei augura sempre questo? (16)

Vi confesso che una tra le prime cose che mi hanno persuaso del cristianesimo è stata la considerazione in cui era tenuta la felicità.

L’esigenza di felicità, di giustizia, di amore, dell’essere soddisfatti nel senso tenero e totale del termine: questo è il cuore.

Ed il cuore è vivo, non è mai fermo, e quando raggiungi qualcosa non si ferma, e sei daccapo.

Mai tranquillo: se vuoi bene a una donna e ti metti tranquillo, stai attento che la puoi perdere perché non la conquisti più, non la capisci più, non la godi più.


Per un giovane è normale avere un ideale come un’utopia dinanzi a sé. Poi diventa maturo…come fa a mantenere il cambiamento? (16)

Ideale e utopia non sono la stessa cosa.

L’utopia è una parola che rappresenta negli intellettuali quello che nei ragazzi è il sogno.

L’utopia ha lo svantaggio di essere piena di presunzione, il sogno ha in sé almeno un po’ di malinconia che è meglio di tante “soddisfazioni”.

Invece l’ideale è il centro della realtà.

L’ideale cambia la vita di momento in momento.

A 60 anni può cambiarla in modo più suggestivo che a venti, perché l’ideale si fa più evidente, più potente.

La parola Dio è uguale a Ideale.

Scriveva Gratry, il grande filosofo dell’800, che ogni vero ideale richiama Dio.

L’ideale si distingue dal sogno perché nasce dalla natura, nasce nel cuore dell’uomo.

Perciò non tradisce. Seguilo non ti tradirà. Sogno e utopia ti portano via dalla vita.


Ideale allora è il mistero di Dio. Ma io non sono ancora credente. Come faccio a sapere di aver incontrato Cristo? (17)

Se io ti dico che per me Cristo è l’ideale, capisci che c’è un nesso tra me e questo Cristo.

E quest’uomo, nato duemila anni fa, mi fa vivere ed esalta, mi tiene su, mi cambia.

Mi cambia perché è presente.

Lo diceva Tommaso d’Aquino: «l’essere è là dove agisce». Se io sono cambiato vuol dire che è presente.

La stragrande maggioranza di voi è nata dentro una tradizione cristiana, eppure l’avete abbandonata, giudicata senza averla affrontata.

Avete sostituito gli interrogativi, che in greco si chiamano problemi, con il dubbio. E questo è sleale.

Tutti parlano di Dio, di Chiesa, di Cristo. Non si sa più che cosa questi nomi rappresentino, ma tutti sputano giudizi.


Leggevo sul “Corriere” un articolo di De Crescenzo. Era un elogio del dubbio, e sosteneva che ogni certezza è violenta. Che differenza c’è tra questo dubbio e il non stare tranquilli? (18)

Renzo mi siede accanto, so che è intelligente. Ne sono certo … non è violenza.

Puoi salire la torre Eiffel se non dubiti ad ogni gradino che sia ben fissato a quello precedente.

Nella vita nulla si svolge se non attraverso una certezza.

Non costruirete una bella famiglia, non sarete utili alla società senza certezze.

Uno che ha trovato con certezza il criterio, lì comincia l’avventura, la drammaticità di una esistenza, ogni istante della quale è tensione a piegare a quel criterio tutto.

Abbracciare tutto con quel criterio.

No, l’ideale davvero non è la ricerca, così come l’ideale dell’innamoramento non è la ricerca…


Dove sta la grandezza dell’essere uomini, che vie ci sono? (18)

Ci sono solo due tipi che hanno la grandezza dell’uomo.

Uno l’anarchico, colui che rifiuta l’infinito per affermare se stesso, contro tutto e contro tutti.(Affermare sé stessi all’infinito)

L’altro uomo grande è colui che sta tutto nel sentimento religioso, che è l’amore infinito. (Affermare l’infinito come significato di sé)


Perché ho paura di crescere? (19)

Perché non vedete gente cresciuta attorno.

Occorrono un esempio e una compagnia che educhino il cuore.

Se non si educa, il cuore si atrofizza.


Perché mi lascio cadere le braccia, perché rinuncio? (19)

Per rimanere giovani bisogna rimanere fedeli a ciò per cui si è nati, al proprio cuore.

Ma il potere ha fissato tutti i tabulati.

E tutto sembra in funzione di chi ha in mano il potere.

Perciò mettiti insieme ad altri che vogliono rimanere fedeli al proprio cuore.

Sii fedele al cuore e agli amici, e ti assicuro che vai fino al Polo.

Ragazzi dobbiamo ammettere che è una cosa senza paragone che il cristianesimo dica che Dio è diventato uomo, e permane in mezzo a questa compagnia di amici a far sì che la giovinezza duri per sempre.


Ero lì seduto, e tutto quel che dicevi era già confinato in una mia operazione intellettuale. Come imparare davvero? (19)

Non siate così scettici da rinunciare ad essere insieme, e non siate così sordi e ottusi da essere insieme per contenuti immediati.

L’uomo è un angolo aperto all’infinito.

Perciò stiamo insieme per qualcosa di più grande di noi.

Ci sia sempre questa lancia sulle costole, che ci spinge: l’amore all’ideale, al destino


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