Una fede ragionevole (69)
(Dialogo con studenti di GS Cervia, settembre 1989, «Litterae Communionis», ottobre 1989)
Vorrei rivolgerle una domanda che ha a che fare con la vita di tutti i giorni, e con l’intensità della vita stessa: che significato un giovane deve dare al suo tempo? (69)
Il tempo rappresenta l’itinerario che il mistero – che ci dà la vita – realizza, svolge, per farci maturare in questa vita.
Ci vogliono due fattori per far diventare grande un seme.
Il primo fattore è la somministrazione delle sostanze nutritive. Per l’uomo ciò si chiama ripetizione, cioè alimentazione continua.
Il secondo fattore è il tempo. Il tempo è la condizione del cammino per lo sviluppo del seme, degli spunti di verità che Dio mette nella nostra natura, nel nostro cuore.
Non bisogna spazientirsi. Calma, bisogna innanzitutto ripetere, cioè alimentarsi alla proposta. E aspettare il tempo: è nel tempo che una cosa si realizza.
[ … ] c’è un distacco tra quello di cui sono convinta e come vivo; c’è di mezzo il tradimento. (69)
È la stessa divisione dentro la persona che viveva san Paolo.
È la dimostrazione più impressionante del dogma peccato originale.
Con la dottrina del peccato originale la Chiesa intende affermare che c’è una divisione al fondo di noi stessi, per cui l’unità della persona non si realizza:
manca l’energia che fa aderire l’affezione alla ragione.
La ragione ti dice: «E’ così», mentre l’energia affettiva ti fa tendere altrove.
Innanzitutto non dobbiamo meravigliarci.
Ora l’uomo che voglia dire “io” (dato che l’io è un’unità) deve cercare di aderire alla ragione.
Aderire alla ragione è ciò che misura la dignità umana.
Non si può rifiutare questa fatica, questa sofferenza, perché questo è il vero lavoro umano.
Si chiama anche moralità:
energia di cui un uomo dispone per far aderire il suo agire alla ragione.
Ciò presuppone un altro dovere, quello di illuminare la ragione, e quanto più la ragione è chiara tanto più l’energia affettiva deve aderire.
L’aspetto più drammatico della questione: è il seme del peccato originale.
La resistenza ad aderire è una potenziale ribellione a Dio, perché l’uomo vorrebbe che la vita fosse come la vuole lui.
Non meravigliarsi di questa divisione, che è umiliante; dall’altra occorre uno sforzo di aderire alla ragione per rifare l’unità, combattendo la ribellione o la rabbia irragionevole.
Che ragioni ho per dire che Dio c’è? (71)
Domanda giustissima!
Infatti la fede diventa un problema grave se non se ne scorgono le ragioni.
Io non mi meraviglio che ad un ragazzo vengano delle ventate di nichilismo.
In secondo luogo fai benissimo a stare nella compagnia anche se sei un nichilista, perché ti fa stare bene, ti dà sollievo, di dà gente con cui parlare.
Questa compagnia, con pazienza, vuol farti capire i motivi per cui tu vivi e hai gusto a stare insieme.
Capire questi motivi era quello che san Pietro chiedeva ai primi cristiani, tutta gente rozza e analfabeta: «Sappiate rendere ragione a chiunque di ciò che credete».
Perciò continua così e segui la compagnia in tutto e abbi pazienza; col tempo capirai: segui quando cercano di aiutarti a capire le ragioni.
L’esperienza che ho incontrato è una cosa bella che dà gusto alla vita. Ma nella scuola, nei rapporti … se una cosa è bella deve essere bella sempre…. (72)
Dante: «Segui la stella non puoi fallir a glorioso porto …».
Dobbiamo diventare persone in cui l’ideale prende sempre più corpo stabile in noi, così che il cuore venga richiamato sempre più.
Si chiama memoria:
la memoria fa sì che, col passare del tempo, l’ideale diventi più familiare, come un richiamo e una compagnia continui, e ti faccia prendere gusto.
Però non c’è niente di automatico nella libertà: bisogna tutti i giorni riprendere il vero, il bene il giusto.
Questo è il valore della preghiera del mattino e della sera.
Non esiste niente di più umano che riprendere la mattina lo scopo della propria vita, è una cosa grandiosa.
Lo stesso alla sera, dopo la baraonda della giornata: finché imparerai lentamente a riprenderlo durante tutto il giorno.
Speriamo che ognuno di voi diventi protagonista di questa umanità diversa, cioè più umana.
Tutte le ragioni per Dio si riducono a questa: che con Cristo, l’uomo è più umano.
C’è un solo criterio ultimo, la corrispondenza all’umano: e niente corrisponde all’umano più di questo.
Da tempo desidero molto fortemente una vita che sia grande, ma non so che cosa sia una vita grande. Quello che ho incontrato è veramente grande. Nello stesso tempo sono minata da qualcosa che insinua che questa “cosa grande” può essere illusione, ed è tristissimo. (73)
Tu desideri essere grande.
Ma perché desideri essere grande?
Quella natura che ti spinge a desiderare cose grandi è il cuore, quindi seguilo.
Cosa vuol dire seguirlo? Vuol dire paragonare tutti gli incontri che fai con quello che il tuo cuore ti dice e,
quando corrispondono, seguili.
Che sia un’illusione è un preconcetto, un sospetto di chi è adolescente, cioè di chi non si è ancora impegnato con la vita.
Segui il tuo cuore e gli incontri che corrispondono all’esigenza del tuo cuore, e cammina.
Vorrei che chiarisse il significato della compagnia. Poi come fa la Chiesa a prendere posizioni così nette ed affermare verità immutabili. Infine io adesso mi rendo conto di essere un po’ più certa e quindi assumo posizioni un po’ polemiche con gli altri, però allo stesso tempo ho paura di rimanere sola e quindi talvolta preferisco starmene zitta, mancando di coerenza. (73)
È giusto mentire per non restare soli? No, perciò dì sempre quello che ti sembra giusto, cerca di darne le ragioni e sta attenta alle risposte, ma
non tacere mai per paura di restare sola, perché resta solo chi non ha idee, che non ha ragioni.
Detto questo il significato di “compagnia” viene di conseguenza: compagnia è un camminare e aiutarsi insieme verso il destino comune.
Per questo Dio diventando uomo ha chiesto una unica cosa: che la gente si mettesse insieme per il destino comune.
È la realtà della Chiesa, fatta di poveracci cui però Cristo ha assicurato: «Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».
Perciò la compagnia con Lui, cioè la Chiesa, proprio perché è fondata su di Lui, può sapere e definire cose che l’uomo non può sapere.
L’atteggiamento più impressionante di chi vive la fede nella compagnia è la tranquillità, la serenità.
Il destino dei cristiani in questo mondo di ciechi è di affermare la certezza della verità.
In fondo non c’è niente che attiri alla fede più della certezza a cui essa conduce
perché la ragione è fatta di certezze.
Come posso comprendere la mia missione, la mia vocazione, cioè il modo in cui mi è dato di vivere la missione? (75)
È una domanda molto matura.
Quale sia la missione, essa è l’espressione che è dentro la mente e il cuore.
Darsi ragione della vita coincide col rispondere a questa domanda.
Non ti preoccupare se non di una cosa: di amare l’ideale.
Bisogna amare l’ideale nella sua concretezza, perché l’Ideale, Dio, Cristo, Destino sono tutti sinonimi.
Ama il tuo destino, chiedi a Dio di aver chiaro e di amare il tuo destino, poi
attraverso le circostanze Dio ti manderà dove deve mandarti.
La vocazione non sceglie l’uomo, gliela dà Dio, facendogliela trovare dentro un certo alveo.
Però bisogna amare il destino, cioè amare la ragione del vivere; Dio esige la ragione.
Vi ringrazio per quello che mi avete fatto imparare con queste domande, tutte bellissime, il che significa che avete una vita via in voi.
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