Libro “Generare tracce nella storia del mondo” di don Luigi Giussani
Capitolo quarto
IL GIORNO DI CRISTO – IL GIORNO DELLA MISERICORDIA
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1- IL GIORNO DI CRISTO (207)
Solo la MISERICORDIA permette il cammino di un popolo, perché solo in essa si può generare, quando noi non riusciamo più a immaginare la strada con verità.
Dio soltanto può guardare l’uomo secondo la totalità dei suoi fattori.
E’ l’unico che possa farlo, perché il peccato originale ha «frenato» anche la ragione.
L’ultimo passo dell’uomo possibile alla ragione si identifica piuttosto con la parola «giustizia».
Oppure, in una cultura influenzata dal cristianesimo, con una affermazione di speranza.
Speranza contraddittoria alla cupa disperazione cui cede l’uomo.
Se ogni ora della storia è ora della gloria umana di Cristo che avviene attraverso l’offerta cosciente dei credenti, verrà un giorno che nessuno sa, in cui si compirà il definitivo svelarsi del Mistero come valorizzazione di qualsiasi bene che il Padre ha generato, il figlio ha assunto e lo Spirito ha fecondato.
Il giorno della gloria ardente e definitiva di Cristo è proprio il contrario della gelida visione di un nichilista.
Questa vittoria finale di Cristo è certa, anche se il come di essa rimane assoluto mistero.
Ma se la misericordia è così parte del Mistero, è attraverso il figlio, Verbo di Dio, specchio del Padre, che essa si svela all’uomo.
Infatti è il Verbo del Padre che assume natura umana per rivelare all’uomo tutto quello che il Mistero è per Lui.
Perciò la Misericordia nella storia ha un nome: Gesù Cristo.
L’uomo può solo abbandonarsi.
In questo abbandono gli avviene di sperimentare l’amore del Mistero come forza che lo «assorbe», che lo ricrea.
Se Cristo è il protagonista dell’«ultimo giorno», il giorno del trionfo di Cristo sarà dunque il giorno della misericordia.
Verrebbe da dire che la parola «MISERICORDIA» dovrebbe essere strappata dal vocabolario perché non esiste nel mondo degli uomini, non c’è niente di corrispondente ad essa.
La misericordia è all’origine del PERDONO, è il perdono affermato nella sua origine, che è infinita, è il PERDONO come mistero.
2 – LA MISERICORDIA E’ il MISTERO (211)
La misericordia non è una parola umana.
E’ identica a Mistero, è il Mistero da cui tutto proviene, da cui tutto è sostenuto, a cui tutto va a finire, in quanto già si comunica all’esperienza dell’uomo.
L’essere perdonato emerge qui da qualcosa di assolutamente incomprensibile all’uomo, dal Mistero, cioè dalla misericordia.
Umanamente appare quasi come un’ingiustizia, o come irrazionalità – proprio in quanto per noi non ci sono ragioni.
Perché la misericordia è proprio dell’Essere, del Mistero infinito.
Come si comporta il Mistero infinito con noi?
Comprendendo e perdonando tutto!
«……Ma io ho fatto questo e quest’altro!»
E’ la nostra pusillanimità, la nostra meschinità o il nostro orgoglio che si vuole imporre all’infinita liberalità o magnanimità di Dio.
Dio ci supera da ogni parte perché, proprio attraverso lo stupore che ci invade di fronte alla Sua misericordia, ci fa venire in primo luogo, un dolore di noi stessi mai sperimentato prima, ma non esasperato, né egoista, come quando sentiamo la nostra dignità ferita e proviamo ribrezzo di noi stessi.
Pietro dice subito di «sì», prima di tornare a considerare tutti i suoi misfatti.
Non prova più orrore per quello che ha fatto, perché l’orrore rimette ancora in primo piano l’uomo.
L’uomo si accetta e si affida, si abbandona, per essere cambiato da un Altro.
Questo è il dolore.
L’uomo è lieto perché Dio vive: il suo è un dolore carico di letizia, ma è sempre dolore, un dolore di sé.
Attraverso lo stupore della Sua misericordia, Egli ci fa venire il desiderio di essere come Lui!
Si incomincia realmente a perdonare ai propri nemici, a quelli che fanno del male.
Non si è veramente umani, se non si desidera di essere misericordiosi come il Padre che sta nei cieli.
La questione è se realmente si desidera.
Allora il miracolo della misericordia è il desiderio di cambiare: e questo implica l’accettarsi.
Il miracolo è accettarsi e affidarsi a un altro presente per essere cambiati, stando di fronte a Lui, mendicando.
Allora non si ha più paura di niente, non si ha più paura di sé.
Ogni limite si apre a una infinita realtà
Così non solo l’uomo sente di poter fare di nuovo: vuole fare.
La misericordia appare storicamente come il contrario della rivoluzione con tutte le sue caratteristiche.
Il suo frutto esistenziale e storico della persona si chiama pace, come ricostruzione di un soggetto in tutte le sue forze per un nuovo lavoro.
La strada nuova è fatta di misericordia e di pace: questa è la più bella definizione di speranza.
3 – DIO E’ AMORE: UN’IPOTESI POSITIVA in TUTTO (216)
Se la natura dell’essere è amore, anche una sola azione buona può difendere vite intere.
Una positività totale nella vita deve guidare l’animo del cristiano, in qualsiasi situazione si trovi, qualsiasi rimorso abbia, qualsiasi ingiustizia senta pesare su di sé, qualunque morte lo assalga, perché Dio, che ha fatto tutti gli esseri, è per l bene.
Dio è l’ipotesi positiva di tutto ciò che l’uomo vive, anche se questa positività sembra talvolta essere vinta in noi dalle tempeste della vita, quasi che lasci il posto a una capacità che l’uomo ha di ostilità, di odio contro la fedeltà di Dio.
Uno dei più grandi peccati che l’uomo può commettere, realmente diabolico, per qualsiasi motivo è perdere la fiducia in Dio.
Egli come misericordia, tutto vince.
Certo, il cristiano deve accettare questa vittoria.
Per vivere l’amore, non occorre che faccia somme, addizioni di virtù e di perfezioni; deve, nonostante quel che è, accettare il disegno di un altro, deve essere disponibile al volere di Dio.
Questa è la sua vocazione:
«La vocazione è la stella che brilla nella notte oscura delle circostanze»
