Temi di «Si può vivere così?» – 1a parte

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Lettera «B»

Indice linkato alle varie parole


Baldanza

(282) In questo libro (L’idea di movimento, in un avvenimento di vita) si parla anche della storia del Movimento come di ingenua baldanza. Il Movimento si è reso grande e cammina con ingenua baldanza: ingenua, vale a dire senza niente che si intruda, che non derivi dall’origine, senza niente di artificioso… infatti chi è artificioso non gusta il Movimento, non lo vive; ingenua baldanza, è la sicurezza fino in fondo che dà l’abbandono: solo quando un bambino – salmo 131 – è tra le braccia della mamma è baldanzoso, abbandonato.

Il segno dell’abbandono è come se a uno si prosciugassero tutte le sorgenti dell’orgoglio.

(286) Se tu hai fiducia, anche da tutte le tue debolezze nasce una capacità di vittoria insieme a Colui che è la tua forza, nasce una capacità di vittoria che è la baldanza di quei sette o otto discepoli che lo avevano seguito per primi.


Bambino

(148) Capire che cose che uno dice esige il minimo di fatica che si possa concepire, esige semplicità, esige di avere il cuore da bambino; e stare attenti a come lui le fa esige questo una curiosità da bambini. C’è una parola che indica tutto questo. Diciamo che la regola della vita è sequela.

(219ss) Perciò la grande questione è ritornar bambini – «Se non ritornerete come bambini...»-, la grande questione è ritornare all’origine, la grande questione è ritornare come Dio ci ha fatti. Infatti che cos’è la moralità? La moralità è vivere nell’atteggiamento in cui Dio ci ha fatti.

E loro (gli apostoli) sono così bambini vicino a Gesù che lasciano cadere, non stanno attaccati alla loro pretesa che Lui risponda alle loro questioni così come le immaginano, ma gli stanno attaccati più profondamente di quanto fossero attaccati alle loro opinioni, con una semplicità più grande.

(221) Questo binomio di letizia e tenerezza – perché solo il cuore lieto può essere tenero nel rapporto; la tenerezza è una sensibilità verso la gioia dell’altro, una sensibilità tesa ad augurare ed affermare la gioia dell’altro -, questo c’è soltanto in chi si appoggia, accetta, è bambino di fronte a Cristo, come gli apostoli.

(222) Ci sono tante figure, che non sono gli apostoli e che hanno questa semplicità da bambini di fronte a Cristo. Questa è gente capace di letizia nel cuore e tenera come rapporti; e infatti quel centurione lì era tenerissimo, tutta la sua preoccupazione era per uno schiavo, era tenero verso uno schiavo.

(227) Arrivare in cima alla montagna per il bambino è legato a una presenza: quella del papà che fa la guida.

(228) Il bambino appartiene a sua mamma, si può dire che il bambino possiede sua mamma; sua mamma gli appartiene e lui le appartiene. Dove uno appartiene a un altro è sempre vero l’inverso, che l’altro appartiene a lui, altrimenti è una terribile bugia.

(247) I pigmei che non conoscono Cristo, a loro modo chiedevano di conoscere Dio. Anzi, neanche quello: chiedevano al Dio che li aiutasse; perché il modo di conoscere del bambino è quello di essere aiutato.

(249) La legge morale è mantenersi nella posizione originale in cui l’atto creatore ci ha fatti, che è quindi l’essere bambino: il bambino non è esaltato o già adulterato da influssi estranei, il bambino come curiosità e apertura, apertura curiosità, adesione.

(250) Se l’educazione del bambino non opera una insistenza sugli atteggiamenti originali in cui è stato creato, per esempio sulla sincerità, per esempio sulla dipendenza, per esempio sullo stupore, per esempio sulla finezza, sulla delicatezza, sulla misura nei rapporti ….se non sono sottolineate queste caratteristiche originali, il tempo come tale le svapora, toglie loro la luce che hanno.

Perché la Chiesa esige che il bambino, per essere battezzato, abbia una comunità attorno rappresentata dai padrini? I padrini non sono come le due candele, per completare una forma, anche drammatica, nel dialogo con il prete; non valgono niente i padrini se non sono rappresentanti della comunità.


Battesimo

(207) Riprendere a sperare dopo un nostro errore è un gesto così grande che il poeta Péguy lo definisce «Il segreto mistero della speranza», perché il perdono del male è proprio mistero. «Il segreto mistero della speranza che fa con acque cattive fa acqua pura e fa anime fresche con vecchie anime»: è la rinascita. Il Battesimo è il principio di una rinascita, principio che opera per cento anni …se uno campa cento anni…

(250) Perché la Chiesa esige che il bambino, per essere battezzato, abbia una comunità attorno rappresentata dai padrini? I padrini non sono come le due candele, per completare una forma, anche drammatica, nel dialogo con il prete; non valgono niente i padrini se non sono rappresentanti della comunità. Perciò io dico sempre quando celebro un battesimo che i padrini sono lì come rappresentanti la comunità..

(313) Appena sto un po’ attento io dico: questi sono persone che il Signore mi ha messo vicino, parte di me (il Battesimo ci fa parte del Suo corpo misterioso, ci fa parte della Sua persona, membra del Suo corpo); perciò il fatto di essere insieme in questa compagnia, è proprio essere immerso nella presenza di Cristo fisicamente testimoniata, perché ciò che ha creato quella mossa o quel moto per cui siete qui è un Altro, non è solito.

È Cristo che ha mosso la vostra vita fin qui, vi ha chiamati al Battesimo, vi ha fatti incontrare qualche cosa che vi ha colpito, vi ha messo insieme; è Cristo che si esprime dentro tutta questa storia.

(314) La grazia dello Spirito ci dia di capire come il senso ultimo di tutto questo sta nella parola sacramento: la compagnia nella sua verità misteriosa è un sacramento di cui il Battesimo è lo spring, la sorgente, e l’Eucarestia è il sommo avvenimento della verificazione.

(417) Manfredini a Giussani: «Senti, ma pensare che Dio è diventato uomo è una cosa dell’altro mondo». Questa cosa dell’altro mondo è accaduta e divide il mondo. La prima scelta che Dio fa è di uomini che sono chiamati a capire questo, che è poi il Battesimo.


Beato

(35) (Ora media) «Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore». Beato vuol dire lieto: ha l’animo diverso da come tutti vivono. Beato chi cerca con tutto il cuore questi insegnamenti, questo significato delle cose, questo modulo delle cose.


Bellezza/bellezza

(246) (Leopardi) chiedeva alla Bellezza di rendersi visibile e di farsi amare. Era una domanda, la domanda di una cosa che era già accaduta milleottocento anni prima, e non lo sapeva.

(356) Se […] la Bellezza con la B maiuscola, direbbe Leopardi, la fonte di ogni bellezza, diventasse uomo, ma quale uomo sarebbe degno di una attenzione che spalancasse il nostro stupore attivamente fino al desiderio di consacrargli la vita, che tutta la vita sia per Lui, più di un uomo di questo genere? Era quello che provavano certe persone guardando Cristo; guardandolo veniva in mente questo!


Bene

(325) La carità è amore puro, si esaurisce nel volere il bene dell’altro ed è il bene-bene che vuole dell’altro, cioè il suo destino, cioè il suo rapporto con Cristo.


Bene arduo

(198) Il desiderio di un bene arduo. Certezza di un bene futuro, non presente, poggiata su una certezza presente, e che si esprime come desiderio riguardante un bene, un valore arduo. Cosa vuol dire un bene o un valore che si desidera, ma che è arduo?

Che si desidera un bene o un valore, l’avere il quale costa. In qualche modo costa, è arduo, è faticoso, esige una pena e una fatica.


Bisogno

(350) La condivisione dei bisogni. È attraverso il bisogno che l’uomo impara che gli manca qualche cosa. Condividere il bisogno vuol dire sorprendersi presenza amorosa a cui interessa il destino dell’altro come di se stesso.


Bontà

(106) Mi è rimasto in mente quel che in un teatro un po’ misero, fatto in seminario, un fraticello cantava: «Iddio vede la bontà più che non veda il viso». Così anche l’uomo. L’uomo vede la bontà più che non veda il viso, perché è più reale, è più consequenziale e tangibile, è più imponente la bontà che non la quadratura solida o tenue della facciata.


Buddismo

(431) Il non dire Cristo, è uguale a dire: «Tutto è niente»; ditemi logicamente come va a finire in modo diverso, ditemelo! Tanto è vero che l’ideale supremo umano, che sembra essere quello buddista, concepisce la soluzione del tutto come goccia che entra nel mare, che si confonde con il mare, il mare armonico del tutto. Che bella armonia! Dove l’io scompare!!! Scomparire è ciò che ti preme.

(435) O Cristo o niente. Se Cristo non è vero non c’è niente, tutto cade nel niente; è l’immagine buddista della realtà panteisticamente intesa, in cui tutto rifluisce e si dissolve: questa è la bella, anzi la brutta fantasia; non spiega nulla, eccetto che ridire la vanità del tutto. Senza Cristo tutto è vano, senza una Presenza c’è il vuoto


Buddismo contro cristianesimo

(335) In qualsiasi religione panteistica, Dio si unisce all’uomo e al mondo per compiere l’ordine del mondo, per compiere l’ordine dell’uomo, per compiere l’armonia del tutto. È la frase che mi son sentito dire dai bonzi di Nagoya, in Giappone, quando sono andato a fare una conferenza coi buddisti: «Per compiere l’armonia del mondo». Allora io ho fatto la conferenza e ho descritto il concetto di armonia […] Però gli ultimi tre minuti ho detto che quest’armonia è entrata nelle viscere di una ragazza e ne è uscito un uomo: un uomo. Un uomo è l’armonia del tutto.


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