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A–B–C–D–E–F–G–I–L–M–N–O–P–R–S–T–U–V
Lettera «E»
Indice linkato ad ogni parola o tema
- Eccezionalità
- Educazione
- Effimero
- Egoismo
- Emozione
- Equivoco
- Errore
- Esigenze originali
- Esistere
- Esperienza / sperimentare
- essere / Essere
- Estraneità
- Eternità
- Eucarestia
- Evidenza
Eccezionalita’
47 – Il fatto da cui si parte , l’incontro fatto, ha qualcosa di eccezionale. Ma state attenti qui: quando una cosa si può veramente chiamare eccezionale? […] Noi sentiamo una cosa eccezionale quando corrisponde alle esigenze più profonde per le quali viviamo e ci muoviamo.
48 – Quando qualcosa […] corrisponde alle esigenze più profonde del cuore, quando corrisponde alle esigenze più naturali e compiute del cuore, quando realizza ciò che la vita attende, allora è eccezionale.
Per essere eccezionale un incontro deve corrispondere a quello che tu attendi. Quello che tu attendi dovrebbe essere naturale, ma è così impossibile che accada quello che tu attendi, che quando accade è una cosa eccezionale.
In questo senso eccezionale equivale a divino: divino, perché la risposta al cuore è Dio.
52 – Una eccezionalità tale …. perché fino a un certo punto l’eccezionalità può essere spiegabile, può essere un colpo di fortuna, ma c’è un livello in cui l’eccezionalità fu tale che dettò loro – loro che lo conoscevano, loro che avrebbero potuto dire tutto di Lui perché lo accompagnavano da mesi – questa domanda strana: «Chi è mai Costui?». Era inspiegabile, è impossibile concepire uno che faccia così.
E la stessa domanda, due anni dopo, gliel’hanno fatta i suoi avversari. [….] L’esagerazione di quella Presenza è insopportabile per loro, non potevano più tollerare questa eccezionalità senza sponde. Vale a dire, l’eccezionalità è sinonimo di corrispondenza a quello che il cuore desidera e ai criteri attraverso i quali il cuore giudica la vita e tutto, l’eccezionalità ultimamente è sinonimo di qualcosa di divino; era questo che impressionò i suoi amici sulla barca ed era questo che terrorizzò i suoi nemici, i farisei: una eccezionalità che era qualcosa di divino, e che lasciava inevitabile stupore.
74 – L’eccezionalità di questo incontro. Cosa vuol dire l’eccezionalità? L’eccezionale è quello che corrisponde al cuore. Stranamente, quello che corrisponde al cuore è una cosa che non si trova mai: quando si trova è un segno di eccezionalità grandissima.
Questa eccezionalità crea stupore, lo stupore porta sempre con sé una segreta domanda: come fa ad essere così?
Eccezionalità vs emozione
59ss – «Tu hai parlato dell’eccezionalità dell’incontro. Come si fa a non confondere l’eccezionale con l’emozionante?»
In un incontro l’eccezionale è l’esperienza di una corrispondenza di quello che incontri con le esigenze del cuore: una corrispondenza al cuore, eccezionale rispetto ai rapporti soliti.
(60) L’emozione è la reazione psicologica a qualcosa che incontri – l’emozione era il senso di panico dolcissimo e tenero e sorpreso che provano Giovanni e Andrea – senza una cosa che c’è nella nota di eccezionalità; l’eccezionalità è un’esperienza che ha dentro una cosa che non c’è nella emozione: il giudizio della testa, il riconoscimento della testa.
Nella emozione non c’è ancora il riconoscimento della testa, il giudizio. L’emozione è una cosa che ti avviene, che provi. L‘eccezionalità è una cosa che provi e che giudichi, che pensi: è un pensiero, più esattamente, è un giudizio.
Che cosa è un giudizio? È il paragone fra i criteri del nostro cuore e la realtà in cui tuti imbatti. I criteri del cuore sono come dei principi stabili, dei principi che ti fanno giudicare quello che trovi e dici: è bello, è vero.
Educazione
249 – «L’atteggiamento morale è una grazia o è frutto di una educazione?»
L’atteggiamento morale è frutto innanzitutto dell’atto che ti crea, perciò è essenzialmente una grazia.
La legge morale è mantenersi nella posizione originale in cui l’atto creatore ci ha fatti, che è quindi l’essere bambino.
250 – Se l’educazione del bambino non opera una insistenza sugli atteggiamenti originali in cui è stato creato, per esempio sulla sincerità, sulla dipendenza, sullo stupore, sulla finezza nei rapporti ….se non sono sottolineate queste caratteristiche originali, il tempo come tale le svapora, toglie loro la luce che hanno.
E perciò sono come ruscelli che perdono l’alveo.
E così tutti crescono senza educazione e perdono le percezioni originarie.
268 – Una madre che è protesa al suo bambino in modo possessivo – senza distacco dentro, proprio dentro il rapporto -non può né conoscere, né suggerire utilmente al figlio, né educarlo, né goderne: non può goderne lei.
Effimero
163 – Gli ebrei usavano la stessa radice, parole che hanno la stessa radice, per indicare ciò che è futile (ciò che passa, l’effimero), la menzogna (perché l’effimero, ciò che passa è menzognero), e l’uomo (perché passa). La stessa radice indica l’uomo, la menzogna e l’effimero.
Egoismo
165 – Questo fa nascere l’affezione; e l’affezione è come il cemento per la compagnia. In questo cemento la compagnia cresce e diventa una costruzione, il tempio di Dio in questo mondo a cui Dio sarebbe ignoto.
L’opposto di una compagnia che nasca così è un egoismo pieno di illusioni, un’egoistica illusione, un’egocentrica illusione, vale a dire quella posizione che cerca sollievo nei propri pensieri, che è contro la ragione. Perché cercare la soddisfazione nei propri pensieri è contro la ragione? Perché la ragione è coscienza della realtà, non dei tuoi pensieri avulsi da un riferimento al reale. È coscienza della realtà.
Emozione
(60) L‘emozione è la reazione psicologica a qualcosa che incontri – l’emozione era il senso di panico dolcissimo e tenero e sorpreso che provano Giovanni e Andrea – senza una cosa che c’è nella nota di eccezionalità; l’eccezionalità è un’esperienza che ha dentro una cosa che non c’è nella emozione: il giudizio della testa, il riconoscimento della testa.
Nella emozione non c’è ancora il riconoscimento della testa, il giudizio. L’emozione è una cosa che ti avviene, che provi. L‘eccezionalità è una cosa che provi e che giudichi, che pensi: è un pensiero, più esattamente, è un giudizio.
67 – Il compagno diventa veramente un altro sé e nasce da estranei come noi una affezione più grande di quella che si ha per la madre e il padre, fino all’emozione. Perché il giudizio di corrispondenza matura fino a identificarsi con l’emozione.
C’è un’emozione di fronte alla compagnia che Dio ti ha data per il cammino scoperto, per il cammino della vocazione, che giunge ad una emozione più grande di quella che hai per tuo padre e tua madre.
Emozione vs eccezionalità
59ss – «Tu hai parlato dell’eccezionalità dell’incontro. Come si fa a non confondere l’eccezionale con l’emozionante?»
In un incontro l’eccezionale è l’esperienza di una corrispondenza di quello che incontri con le esigenze del cuore: una corrispondenza al cuore, eccezionale rispetto ai rapporti soliti.
(60) L‘emozione è la reazione psicologica a qualcosa che incontri – l’emozione era il senso di panico dolcissimo e tenero e sorpreso che provano Giovanni e Andrea – senza una cosa che c’è nella nota di eccezionalità; l’eccezionalità è un’esperienza che ha dentro una cosa che non c’è nella emozione: il giudizio della testa, il riconoscimento della testa.
Nella emozione non c’è ancora il riconoscimento della testa, il giudizio. L‘emozione è una cosa che ti avviene, che provi. L‘eccezionalità è una cosa che provi e che giudichi, che pensi: è un pensiero, più esattamente, è un giudizio.
Che cosa è un giudizio? È il paragone fra i criteri del nostro cuore e la realtà in cui tutti imbatti. I criteri del cuore sono come dei principi stabili, dei principi che ti fanno giudicare quello che trovi e dici: è bello, è vero.
Equivoco
297 – Quanti buchi di dimenticanza, quanti equivoci di abbandono, di appoggio a qualcosa che era visto non come Suo, quanta speranza riposta in qualcosa che fissavamo noi o ci era promesso dal primo che passava, dal primo cartellone che vedevamo o dalla prima pubblicità che vedevamo alla televisione: dalle storie umane piene di bugia, eccetto che la fotografia della forma.
Errore
(cfr. difetto, male, menzogna, sbaglio, peccato)
85 – Ma perché la libertà può fare questo errore? Se riflettesse, se fosse come Socrate o Seneca, se fosse come un grande stoico o un grande filosofo, non commetterebbe questo errore? No! anche loro li commettevano. Gli errori tutti li commettono; il peccato, in un modo o nell’altro, tutti lo fanno. Perché la libertà è così? Perché non è ancora compiuta.
La scelta non appartiene alla definizione della libertà: la libertà è soddisfazione totale. L’errore, la possibilità dell’errore appartiene a una libertà che non è ancora libera, che non è ancora libertà, che non ha ancora raggiunto la libertà totale. Per questo si chiama difetto.
L’attrattiva o l’emozione suscitata da una creatura che esercita un influsso immediatamente più forte di un’altra cosa che porterebbe la libertà più avanti, che farebbe camminare la libertà, questo è l’errore: non è un errore l’attrattiva che si sente, è un errore preferire questa attrattiva all’attrattiva più debole, ma più attiva e sicura verso il destino che qualche cosa inoltre nel cuore, propone al cuore.
Errore grave
311 – E solo se tu commetti qualche errore particolare e grave, prima che tu ti senta perdonato, potrai rifugiarti, come sollievo o tentato sollievo, nell’idea che sia stato un’illusione l’incontro fatto. Fin quando potrai mettere a paragone quello che noi ti diciamo con
Esigenze originali
cfr. cuore
248 – Esigenza di felicità, esigenza di giustizia, esigenza di amore, che immagini hanno? Sono angoli aperti all’infinito, non hanno una forma conclusa tant’è vero che tutti gli amori, tutte le verità, tutte le giustizie non bastano.
Esistere
242 – Per voi del primo anno o per me del cinquantesimo, dell’ottantesimo ! Esistere cosa vuol dire? Vivere un rapporto: se non vivi il rapporto con l’essere non esisti. Vivere un rapporto, accettare un rapporto. L’espressione più compiuta, dove diventa compiuta, dove fiorisce in modo completo l’accettazione del rapporto, si chiama domanda.
362 – Partecipazione all’Essere è l’oggetto di una consapevolezza, di una coscienza, perché ci sei, esisti. Esistere vuol dire partecipare all’essere: non ti sei data tu l’esistenza, ti è data, tu sei un dono dell’essere.
Esperienza / sperimentare
78 – Partendo dall’esperienza – questo è il grande giogo: ricordatevi che l’uomo parte solo da un presente, perché il minuto prima non c’è più, e il minuto dopo non c’è ancora; partiamo sempre dal presente e il presente come esperienza, altrimenti è un falso presente, è un’astrazione. Si parte sempre dal presente, per questo Cristo ha voluto essere presente per tutta la storia. E per arrivare a Cristo si parte dal presente, bisogna trovare Cristo come presenza.
Dall’esperienza ci viene detto che libertà indica un momento di sé, una coscienza di sé in cui predomina il sollievo dato da un desiderio soddisfatto. Libertà uguale a soddisfazione, il desiderio soddisfatto.
252 – Lo dice Ratzinger che diventa ragionevole per l’uomo solo qualcosa che è passato nella sua esperienza. Perciò anche la tribolazione delle tentazioni, le prove degli affetti, la fatica della purità, la fatica della coerenza, della giustizia, sono tutte esperienze attraverso cui l’uomo è condotto da Dio per essere più Cristo, per essere più compiuto.
309 – Giovanni e Andrea avevano fede, perché avevano certezza in una Presenza sperimentabile: quando erano là, nel primo capitolo di san Giovanni, a casa sua seduti, verso sera, a guardarlo parlare, era una certezza in una Presenza sperimentabile di una cosa eccezionale, del divino in un Presenza eccezionale.
Ma l’uomo sperimenta, fa l’esperienza di una presenza, non solo quando la tocca, naso contro naso.
Fra il giorno prima e il mezzogiorno quando sono tornati a casa con le barche piene di pesci e si son messi là sulla spiaggia e ancora raccontavano della giornata precedente, il segmento che mette in rapporto la sera precedente e il giorno dopo si chiama memoria, e la memoria è la continuità dell’esperienza di un presente, la continuità dell’esperienza di una persona presenti, di una presenza che non ha più le qualità e l’immediatezza di quando uno prende per il naso di uno e tira tira.
La memoria è la coscienza di una Presenza.
Esperienza elementare
48 – Ci sono delle esigenze profonde che danno scopo al vivere, al ragionare, al muoversi: quando qualcosa corrisponde al criterio per cui si vive e si giudica tutto, quando corrisponde ai criteri con cui la vita è vissuta, quando corrisponde ai desideri più profondi del cuore, quando corrisponde a quello che la Scuola di Comunità chiama «esperienza elementare», quando corrisponde alle esigenze più profonde del cuore, cioè quello con cui si vive tutto e si giudica tutto, quando corrisponde alle esigenze più naturali e compiute del cuore, quando realizza ciò che la vita attende, allora è eccezionale.
essere /Essere
295 – Il Signore vuol bene, questo Mistero di cui è fatto il tempo vuole il nostro bene, vuole la nostra felicità, ama il nostro destino e per questo ci ha stretto dentro una compagnia che ha come unico valore, attraverso tutto – attraverso il gioco e attraverso il pianto in comune, attraverso la collaborazione e attraverso l’aiuto -, di richiamarci alla bontà del destino, al fine buono: l’essere è bene. Tutta la filosofia moderna fugge da questo e perciò fugge dalla concretezza dell’essere e nega addirittura, nega facilmente la consistenza delle cose e getta tutto nella voragine del nostro sogno
373 – […] tutto in Lui consiste, è fatto da qualcosa che non viene fuori dal niente: tutto ciò di cui sei fatto (tutto), tutto in Lui consiste, è fatto da qualcosa che non viene fuori dal niente; e fuori dal niente c’è l‘Essere e l’Essere è uno solo: il Mistero di Dio che si è fatto uomo.
399 – Non c’è nessuna esperienza di sacrificio che non faccia diventare migliori, se accettata: « se cambia!». Per capire queste cose bisogna che uno sia graziato, occorre che Dio l’aiuti. Dio, soltanto Dio, può far capire l’essere com’è, e il sacrificio è la condizione fondamentale dell’essere nel tempo e nello spazio.
Affermare l’essere
341 – La verità della vita è affermare l’essere […] e questo porta con sé un’affezione, un attaccamento, che può essere duro come una pietra. Questa affermazione dell’essere, questa affezione all’essere può essere dura come una pietra.
365 – «Hai detto: la verità della vita è affermare l’essere e questo porta con sé un’affezione, un attaccamento che può essere duro come la pietra, ma non può non diventare commozione».
Man mano che si diventa grandi si capisce che tutto quello che c’è di vero è dato: rimane la grande incombenza: che la libertà lo accetti; lo accetti secondo tutte le conseguenze cui porta, che si rivelano adagio adagio. … man mano che vai avanti, l’implicazione di sacrificio emerge, si impone, fino a un certo punto, quando Dio vuole, a coprire la scena, a coprire tutta la scena. È il momento in cui è vicina la risurrezione, vale a dire la stabilità, tutta fruibile, tutta godibile del vero reso sicuro.
La verità della vita è affermare l’essere: affermare che quel bel crisantemo c’è; […] tu lo guardi con commozione.
Partecipazione all’essere
362 – «Ci hai detto: il palpito del cuore non è carità senza la ragione e la ragione è che io partecipi all’essere. Che cosa vuol dire partecipare all’essere?».
Partecipe dell’essere… partecipazione all’essere è l’oggetto di una consapevolezza, di una coscienza, perché ci sei esisti. Esistere vuol dire partecipare all’essere: non ti sei data tu l’esistenza, ti è data, tu sei un dono dell’essere. Tu partecipi all’essere, esisti perché sei fatta partecipe di un’altra cosa che c’è già.
363 – «Volevo proprio capire cosa vuol dire che il palpito del cuore non è carità senza la ragione e la ragione è che io partecipi all’essere»
Cosciente del fatto che tu partecipi dell’essere, allora sono pronto a sentire emozione e commozione quando ti incontro o quando ti capitasse qualche cosa. L’emozione o la commozione sono verso qualcosa che c’è e se qualcosa c’è, c’è perché c’è un’Altra cosa; da sola non si è fatta, e questa è la ragione del vivere: la ragione del vivere è ciò per cui siamo fatti, di cui siamo fatti, la ragione del vivere è un Altro. Se tu usi il linguaggio normale, a questo Altro dai del tu; la parola «tu» esprime in modo supremo, sintetico e supremo, la coscienza di una Presenza dalla quale sei fatta, perché non c’eri e da sola non ti fai: «Io sono tu che mi fai», dice il decimo capitolo del Il senso religioso, che è la scoperta più grande, più tranquillizzante, più commovente, più stupefacente, più bella che l’uomo possa fare.
Estraneità
232 – Perché di fronte a un oggetto, tu hai una ripulsa o un’attrattiva (ripulsa o indifferenza è lo stesso, come odio ed estraneità è lo stesso: l’estraneità è l’inizio dell’odio; l’indifferenza è l’inizio della ripulsa): questo è il tuo sogno, cioè la realtà come la pieghi tu, nella forma in cui la pieghi tu, che interessa a te, invece di farti interessare alla realtà come è.
308 – Capivi anche prima, soltanto che la sorpresa della diversità di parole nuove ti ha arrestato, ti ha arrestato e ti ha dato come un moto di rifiuto, o, meglio, di estraneità. Ti sei sentito fuori da quelle parole che dicevo, mentre, se ci ritorni su, sono le cose che ci siamo detti tutto l’anno, sono le cose più ragionevoli che si possano dire.
337 – È solo Dio che sfonda questa estraneità e dà se stesso alla sua creatura, tirandola fuori dal niente per pietà e ricostituendola continuamente in una innocenza piena di aurora lieta.
Eternità
65 – (La ragazza) Chi te la fatta trovare? il Signore del tempo, che è padrone del tempo, il Signore della storia. Chi te la dà per sempre? chi assicura l’eternità del rapporto, senza della quale uno o non ci pensa (ed è scemo) o muore, soffoca
263 – Se tu hai qualcosa che dura per l’eternità, allora l’amore, l’amore dell’uomo alla donna, l’amore al compagno, l’amore al genitore, l’amore al sole che sorge….
In un rapporto amoroso, affettivo è la prospettiva dell’eterno che lo rende lieto e mentre lo rende lieto, lo rende libero dalle condizioni: quanto più c’è questo distacco dentro, tanto più diventa lieto.
348 – Cosa vuol dire che una madre redime il suo bambino? Redimere vuol dire far essere, cioè salvare; salvare vuol dire in latino conservare. Conservarlo per che cosa? Perché si compia, perché sia completamente se stesso e perciò perché sia eterno: senza la parola eterno un io non diventa più se stesso e tanto meno si compie.
364 – Ciò che ci fa capire supremamente la carità è l’addentraci nel mistero e questo ha una lunghezza d’onda che si chiama eternità: infatti nell’eternità il paradiso non sarà una noia mortale in sui si ripeterà sempre le stesse cose, ma una strada lunga in cui ogni momento è diverso dall’altro.
Allora supremamente la carità è un’esperienza che ha come termine l’infinito, l‘eterno: la incominci da bambina, non termina più. La carità infatti misura il tuo destino, ciò per cui sei nata.
Eucarestia
34 – Quando facciamo la Comunione, quando facciamo la Confessione, che può essere fatta almeno una volta ogni 15 giorni, ricordiamo sempre che ciò che determina quell’atto è la passione e la preoccupazione per il proprio destino.
314 – La grazia dello Spirito ci dia di capire come il senso ultimo di tutto questo sta nella parola sacramento: la compagni nella sua verità misteriosa è un sacramento di cui il Battesimo è lo spring, la sorgente, e l’Eucarestia è il sommo avvenimento della verificazione.
414 – Scusate, riconoscere che, nella chiesa a cinquanta metri, c’è Cristo, l’uomo che ha vissuto ed è morto ed è risuscitato in Palestina duemila anni fa; riconoscere che è là nel pane; riconoscere questo: vi sfido a trovare un sacrificio di sé (della propria intelligenza, del proprio obbligo di amore, della propria passione perché tutto il mondo lo conosca) più grande.
Evidenza
434 – «Dire come obiezione: «È astratto», non è negare anche una evidenza?»
L’evidenza è data dalle ragioni che uno intuisce, che uno capisce, che uno segue intuitivamente. L’evidenza non è nient’altro che l’esito del meccanismo del cuore che si chiama ragione, l’evidenza è l’esito di una ragione. La ragione è il crocevia del vero, la miniera della verità. dire che sono astratte le cose che diciamo è affermare una propria immaginazione, dare privilegio a una reazione psicologica, non a una ragione.
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