Temi di «Si può vivere così?»- 4a parte

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Lettera «O»

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Obbedienza

(cfr. rimanere, seguire, sequela)

133 – L’obbedienza nasce come atteggiamento ragionevole. (Seguono diversi episodi evangelici in diverse pagine).

140 – La cosa giusta è quella che hanno fatto Pietro e gli altri suoi amici, l’hanno seguito lo stesso (anche se non lo capivano): «Anche se noi non comprendiamo, però nessuno parla parla secondo il cuore umano come te, perciò se andiamo via da te da chi andiamo? Non c’è più senso alla vita».

L’hanno seguito lo stesso: questa è l’origine di un atteggiamento affettivo.

Gli altri sono andati via rifiutandolo, nonostante quello che avevano visto e sentito; questo gruppetto è rimasto aderendo a Lui, seguendolo: è l’inizio del concetto di obbedienza che nasce dalla ragione, nasce come atteggiamento ragionevole.

Era giusto seguirlo, perché altrimenti avrebbero dovuto rinnegare tutti i mesi precedenti che erano stati con Lui, in cui era diventato loro evidente che quell’uomo era un uomo diverso dagli altri.

146ss – La vera obbedienza è una amicizia.

La regola della vita è la sequela.

Il concetto implica

  1. qualcosa che si ha davanti
  2. qualcosa di cui cerchiamo di capire le parole
  3. qualcosa di cui cerchiamo di capire come fa a farle, a viverle.

Senza sequela, senza l’intensità di una sequela la nostra vita non ha davanti niente, non sa cosa pensare, non sa cosa fare.

148 – L’obbedienza gesto dell’io.

149 – Perciò seguire non è un soprabito come il concetto di obbedienza che c’è in giro per cui obbedire è dir di sì, è fare quello che ti dicono.

Obbedire incomincia come sforzo e lavoro (attenzione che è un problema di semplicità del cuore, cioè riconoscere l’evidenza di una corrispondenza tra quello che ti si dice e le esigenze del tuo cuore, della tua vita).

Quello che ti si dice è per amore alla tua vita, e deve essere ascoltato!

Per poter dire io consapevolmente, con dignità sempre più grande devi proprio ascoltare quello che ti si dice, cercando di capire.

Al limite l’estrema forma dell’obbedienza è seguire la scoperta di se stessi operata alla luce della parola e dell’esempio di un altro, senza dei quali uno brancicava nel buio, o viveva da animale.

150 – Il vero seguire è amicizia

Questa è l’amicizia. La vera obbedienza è quando si giunge a questo livello di amicizia; altrimenti non è obbedienza, è schiavitù, è roba da bambini e da «signora maestra».

È il desiderio di vivere che ti fa domandare: «Come fai a farlo tu? come fai a realizzare quel che capisci?»

Comprendete perché prima ho detto che la vera obbedienza è amicizia?

Perché se io ti faccio capire che quel che ti dico, te lo dico perché corrisponde alle esigenze del tuo cuore, tu mi dici: «Grazie che me lo ha detto!», e questo diventa tuo e devi seguire te stesso.

Questo è il seguire la propria coscienza; la vera propria coscienza è la propria coscienza resa grande e matura da un incontro. E questo fa diventare amici.

169 – L’obbedienza del cuore, vale a dire l’amicizia, perché l’amicizia è la suprema obbedienza.

Di una persona cui non puoi essere obbediente, non puoi essere amico; e non puoi essere obbediente perché a un certo punto ti fa correre in un abisso.

Capire l’identificazione tra obbedienza e amicizia è molto importante: se l’obbedienza ti indica quello che devi fare per raggiungere il tuo destino, che cosa è l’amicizia? È una compagnia guidata al destino; guidata, cioè devi obbedire.

Nel Gruppo Adulto questo è visibile in modo impressionante. Sono tutte comunità o compagnie, ma quanto possono essere dissimili!

Ciò che le qualifica è la forza dell‘obbedienza che vivono, e la forza dell’obbedienza che vivono stabilisce la potenza dell’amicizia che c’è tra di loro: se vivono l’unità dell’obbedienza saranno certamente molto più amici tra di loro.

274 – Perché la libertà può non riconoscerLo? Perché per riconoscerlo occorre una fatica, occorre adottare come criterio non quello che vedi tu, ma quello che è.

E quello che è, è più grande di quello che vedi tu: si chiama obbedienza, perché il criterio della tua affermazione non è quel che vedi, ma qualcosa che è dentro l’esperienza tua presente, ma che è più grande dei tuoi criteri, tanto è vero che non sapresti spiegarlo.

364 – L’obbedienza ti rende cosciente di una Presenza così misteriosa che tu, per saperla, per conoscerla dovrai seguire chi già la conosce, passo dopo passo, per sempre; così l’obbedienza come seguire colui che già conosce è un’intelligenza.


obbedienza di Cristo

143 – L’obbedienza al Padre è, per Cristo uomo, seguire il Padre; lo stesso sentimento deve essere in noi verso di Lui: seguire Cristo, obbedire a Cristo.


obbedienza e affezione / ragione

158 – «Mi sembra che l’obbedienza sia una questione affettiva»

L’attaccamento affettivo nasce seguendo un altro. L’attaccamento a Gesù nasce proprio dall’atteggiamento di attenzione, di sguardo fisso, di domanda di capire, di adesione a quello che dice di fare; da qui nasce l’affezione e non è vero che occorre l’affezione per poter seguire.


obbedienza e amicizia

150ss – Il vero seguire è amicizia

Questa è l’amicizia. La vera obbedienza è quando si giunge a questo livello di amicizia; altrimenti non è obbedienza, è schiavitù, è roba da bambini e da «signora maestra».

È il desiderio di vivere che ti fa domandare: «Come fai a farlo tu? come fai a realizzare quel che capisci?»

Comprendete perché prima ho detto che la vera obbedienza è amicizia?

Perché se io ti faccio capire che quel che ti dico, te lo dico perché corrisponde alle esigenze del tuo cuore, tu mi dici: «Grazie che me lo ha detto!», e questo diventa tuo e devi seguire te stesso.

Questo è il seguire la propria coscienza; la vera propria coscienza è la propria coscienza resa grande e matura da un incontro. E questo fa diventare amici.

151 -Se si è amici allora si capisci di più.

Perciò il vero seguire è amicizia, la vera obbedienza è amicizia.

Quella che si chiama obbedienza è veramente l’amicizia e infatti san Paolo, parlando di Gesù, ha detto che, volendo bene al Padre, si è fatto obbediente fino alla morte.

152 – Ad ogni modo io volevo dire che la parola obbedienza è identica alla parola amicizia. Una amicizia che non sia obbedienza è un cosa sentimentale, senza frutto né storia, senza scopo e senza durata, senza volto.

153 – L’amico da che cosa è caratterizzato? È caratterizzato innanzitutto e soprattutto dalla serietà del vivere, dalla affermazione che la vita è una cosa seria.

Un io solitario è un io perduto.

Così l’io che non è solitario viene creato in una compagnia, da una compagnia che è l’amicizia e l’amicizia è creata da una obbedienza.

La parola obbedienza non è niente altro che la virtù dell’amicizia.

169 – Di una persona cui non puoi essere obbediente, non puoi essere amico; e non puoi essere obbediente perché a un certo punto ti fa correre in un abisso.

Perciò: «fede, libertà e obbedienza», o «fede, libertà e amicizia»; capire l’identificazione tra obbedienza e amicizia è molto importante: se l’obbedienza ti indica quello che devi fare per raggiungere il tuo destino, che cosa è l’amicizia? È una compagnia guidata al destino: guida, cioè devi obbedire.

Nel Gruppo Adulto questo è visibile in modo impressionante. Sono tutte comunità o compagnie, ma quanto possono essere dissimili!

Ciò che le qualifica è la forza dell‘obbedienza che vivono, e la forza dell’obbedienza che vivono stabilisce la potenza dell’amicizia che c’è tra di loro: se vivono l’unità dell’obbedienza saranno certamente molto più amici tra di loro.


obbedienza e fede / libertà

156 – «A proposito dell’obbedienza si diceva che il lavoro più grande che esige è la semplicità del cuore..»

La semplicità del cuore è una condizione per l’obbedienza.

Di tutto quello di cui abbiamo sentito parlare, il fenomeno per cui la semplicità è più importante è l’obbedienza, perché nell’obbedienza bisogna proprio essere semplici, altrimenti non c’è niente da fare.

La fede propone e assicura una cosa troppo bella, così bella che diventa facile dir di sì, ma l’obbedienza no: nella obbedienza tu devi sempre seguire qualcosa d’altro e non te.

Perciò semplicità occorre per tutto, ma soprattutto per l’obbedienza.

169 – Di una persona cui non puoi essere obbediente, non puoi essere amico; e non puoi essere obbediente perché a un certo punto ti fa correre in un abisso.

Perciò: «fede, libertà e obbedienza», o «fede, libertà e amicizia»; capire l’identificazione tra obbedienza e amicizia è molto importante: se l’obbedienza ti indica quello che devi fare per raggiungere il tuo destino, che cosa è l’amicizia? È una compagnia guidata al destino: guida, cioè devi obbedire.

Nel Gruppo Adulto questo è visibile in modo impressionante. Sono tutte comunità o compagnie, ma quanto possono essere dissimili!

Ciò che le qualifica è la forza dell‘obbedienza che vivono, e la forza dell’obbedienza che vivono stabilisce la potenza dell’amicizia che c’è tra di loro: se vivono l’unità dell’obbedienza saranno certamente molto più amici tra di loro.

274 – Perché la libertà può non riconoscerlo? Perché per riconoscerlo occorre una fatica, occorre adottare come criterio non quello che vedi tu ma quello che è.

E quello che è, è più grande di quel che vedi tu: si chiama obbedienza, perché il criterio della tua affermazione sono è quel che vedi, ma qualcosa che è dentro l’esperienza tua presente,, ma che è più grande dei tuoi criteri, tanto è vero che non sapresti spiegarlo.


obbedienza e lavoro

116 – La regola ultima non è che uno debba lavorare a questa o a quella cosa, ma che obbedisca a Dio. il grande lavoro di Cristo è l’obbedienza al Padre.

Quando padre Kolbe è stato preso e messo in quell’antro in cui è morto insieme a tutti gli altri disgraziati che lui ha cercato di sostenere fino all’ultimo, non lavorava come prima, è stato chiamato ad un altro lavoro: ha fatto la volontà del Padre.


obbedienza e seguire

140 – La cosa giusta è quella che hanno fatto Pietro e gli altri suoi amici, l’hanno seguito lo stesso (anche se non lo capivano): «Anche se noi non comprendiamo, però nessuno parla parla secondo il cuore umano come te, perciò se andiamo via da te da chi andiamo? Non c’è più senso alla vita».

L’hanno seguito lo stesso: questa è l’origine di un atteggiamento affettivo.

Gli altri sono andati via rifiutandolo, nonostante quello che avevano visto e sentito; questo gruppetto è rimasto aderendo a Lui, seguendolo: è l’inizio del concetto di obbedienza che nasce dalla ragione, nasce come atteggiamento ragionevole.

Era giusto seguirlo, perché altrimenti avrebbero dovuto rinnegare tutti i mesi precedenti che erano stati con Lui, in cui era diventato loro evidente che quell’uomo era un uomo diverso dagli altri.


obbedienza e semplicità

156 – «A proposito dell’obbedienza si diceva che il lavoro più grande che esige è la semplicità del cuore..»

La semplicità del cuore è una condizione per l’obbedienza.

Di tutto quello di cui abbiamo sentito parlare, il fenomeno per cui la semplicità è più importante è l’obbedienza, perché nell’obbedienza bisogna proprio essere semplici, altrimenti non c’è niente da fare.

La fede propone e assicura una cosa troppo bella, così bella che diventa facile dir di sì, ma l’obbedienza no: nella obbedienza tu devi sempre seguire qualcosa d’altro e non te.

Perciò semplicità occorre per tutto, ma soprattutto per l’obbedienza.


ragionevolezza dell’obbedienza

133ss – L’obbedienza nasce come atteggiamento ragionevole. (Seguono diversi episodi evangelici in diverse pagine).

140 – La cosa giusta è quella che hanno fatto Pietro e gli altri suoi amici, l’hanno seguito lo stesso (anche se non lo capivano): «Anche se noi non comprendiamo, però nessuno parla parla secondo il cuore umano come te, perciò se andiamo via da te da chi andiamo? Non c’è più senso alla vita».

L’hanno seguito lo stesso: questa è l’origine di un atteggiamento affettivo.

Gli altri sono andati via rifiutandolo, nonostante quello che avevano visto e sentito; questo gruppetto è rimasto aderendo a Lui, seguendolo: è l’inizio del concetto di obbedienza che nasce dalla ragione, nasce come atteggiamento ragionevole.

Era giusto seguirlo, perché altrimenti avrebbero dovuto rinnegare tutti i mesi precedenti che erano stati con Lui, in cui era diventato loro evidente che quell’uomo era un uomo diverso dagli altri.


Obiezione

76 – Scandalo è l’obiezione che deriva da un interesse affermato non in nome della verità, non come ricerca della verità.


Odio

232 – Perché di fronte a un oggetto, tu hai una ripulsa o una attrattiva (ripulsa o indifferenza è lo stesso, come odio ed estraneità è lo stesso: l’estraneità è l’inizio dell’odio; l’indifferenza è l’inizio della ripulsa): questo è il tuo sogno, cioè la realtà come la pieghi tu, nella forma in cui la pieghi tu, che interessa a te, invece che farti interessare alla realtà come è.


Offerta /offrire

389 – «Tu Cristo muori per me. Io aderisco a te nel tuo morire». Come?

Attraverso i sacrifici che mi fa fare. «La mia vita accetta i sacrifici che mi fai compiere come adesione alla tua morte». Per questo si chiama anche offerta: offerta a Cristo del proprio vivere, come partecipazione alla sua morte.


Offerta della propria vita

351 – (Zverina nella sua lettera Ai cristiani d’Occidente) Di questo brano egli analizza anche la portata dei verbi in greco: cambiate – dice lui – cambiate la testa, cambiate il nous, il modo di ragionare, le categorie del ragionare; così da cambiare il vostro cuore: vi farà venire una metamorfosi del cuore.

Il frutto principale di questo cambiamento di mentalità, il vertice di questo cambiamento di mentalità è l’offerta della propria vita: se l’amore ne è la legge, il vertice è l’offerta della vita.

370ss – «Volevo capire bene cosa vuol dire che “il frutto principale del cambiamento di mentalità è l’offerta della propria vita”»

371 – Il cambiamento di mentalità è il fattore più importante e più significativo della vita come passaggio, della vita che passa.

Il cambiamento di mentalità vuol dire comprendere di più la natura di un fenomeno, i fattori costitutivi di un fenomeno, e percepire più chiaramente la funzionalità di tutti questi fattori a uno scopo ultimo.

372 – L’uomo, offrendo la sua giornata, prima di tutto dimostra di aver raggiunto una conoscenza più approfondita dei fattori che costituiscono la realtà e dell’unico destino per cui sono fatti.

Tutti i fattori della realtà di cui prendi coscienza…quanto più diventi maturo, tanto più capisci che l’unico scopo di tutti questi fattori è l’affermazione di Cristo.

373 – Comunque, cosa vuol dire: «Ti offro quest’ora di studio sul treno».

Che quello che faccio consiste in -Te, è fatto di Te, è fatto di qualcosa d’Altro, tutto è fatto di qualcosa d’altro, tutto è fatto di un Tu e lo scopo di tutto è la gloria di questo Tu, che questo Tu si riveli nella forma stessa della mia azione; gloria vuol dire riverberare la faccia di questo Tu.

374 -Il cambiamento di mentalità è quell’avvenimento di maturità per cui nel tempo che passa la coscienza di ciò di cui tutte le cose sono fatte e dello scopo per cui sono fatte (che è lo svelarsi della faccia di Cristo, la faccia del Verbo in essa), diventa abituale.

Perciò il cambiamento di mentalità, nel suo valore supremo, sta proprio nell’offerta di tutto a Cristo, che vuol dire: riconosco che tutto è fatto di Te e che tutto è fatto per svelare te.

Non c’è niente che faccia capire la verità del mondo e godere di essa come l’offerta.


Opinione

220 – […] (Gli apostoli a Gesù) ..gli stanno attaccati più profondamente di quanto fossero attaccati alle loro opinioni, con una semplicità più grande. Perché l’essere attaccati alla propria opinione esige la perdita della semplicità, l’introduzione di una presunzione e il prevalere della propria immaginazione sull’attesa.

È esattamente il grande pericolo che tutti noi corriamo: il prevalere delle nostre immagini sull’attesa che Dio ci ha destato nel cuore e che Cristo ci ha rinnovata, anzi ci ha precisata.


Ottimismo

281 – «Tu parli di “ottimismo profondo di fronte all’esistenza e alla storia al quale il cristiano perviene in forza della coscienza della resurrezione di Cristo”»

Era naturalmente pieno di ottimismo l’impeto che (Giovanni e Andrea) provavano verso la vita quando parlava quell’uomo, un ottimismo che poggiava su di Lui, la punta di tutto il futuro poggiava sulla sua faccia, sulla sua bocca, sul naso, sui suoi occhi, poggiava lì.

«Il che significa un gusto e un amore nell’impegno con tempo e con lo spazio».

Un gusto e un amore: sono solo da questo ottimismo, solo da questa fiducia che si attua come abbandono. Giovanni e Andrea si sono abbandonati a quell’uomo lì.


Ovvio

230 – C’è in noi una contraddizione, c’è in noi una complicazione per cui cose ovvie – ovvie vuol dire che stanno davanti a noi sulla strada – sembrano complicate, sembrano difficili.


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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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