Temi di «Si può vivere così?» – 5a parte

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Lettera «U»


Umanità

307 – Non c’è umanità se non c’è un cuore che tende agli estremi confini della terra, se non c’è un senso che valga per tutti gli uomini del mondo e della storia, di tutti i tempi.


Umiliazione

239 – La pretesa di possedere noi la nostra vita, dove tocca il culmine della umiliazione? Il culmine della umiliazione per me che pretendo di avere in mano io la mia vita, è che la mia vita, per vivere, per continuare a vivere, abbia bisogno che un Altro la perdoni.

Il perdono è la cosa più difficile da accettare perché è proprio tagliare alla radice la nostra presunzione.

Essere perdonati vuol dire sentirsi tagliare alla radice la pretesa che abbiamo di possedere noi stessi e di realizzare noi la nostra gita.


Umiltà

312 – Il tuo cuore potrebbe essere vibrante di quella Presenza che è l’oggetto della fede, oggetto di esperienza, e invece no: constatata questa tua assenza, per forza ti senti umile, più umile; il dolore viene appena accennato come umiltà e dici: «Signore, ti ringrazio che hai misericordia di me».


Unità

314 – Perché voi siete parte di Cristo, tanto che siamo parte gli uni degli altri: «non sapete che siete membra gli uni degli altri

Nella Chiesa è realizzato: che tutti siamo uno.


Universalità

307 – Ogni rivoluzione ha per istinto pretesa di universalità.

«Proletari di tutto il mondo unitevi», Hitler sognava il mondo diventato ariano: ogni rivoluzione ha una pretesa universale.

L’unica pretesa universale che si attua, e si attua anche in tre che vivono in una casetta piccola, sperduta, è la Chiesa.

314 – «Non sapete che siete membra gli uni degli altri?».

Questo è una realizzazione di quella universalità che tutte le teorie rivoluzionarie hanno sognato, ma non certamente realizzato; nella Chiesa è realizzato: che tutti siamo uno.


Uomo

96 – Perché la cosa più grande che possa fare l’uomo con tutta la sua intelligenza, con tutta la libertà qual è? Domandare, o mendicare, che è lo stesso.

Perché l’uomo è un poveretto!

99 – Il peccato originale è una condizione di cui l’uomo non ha colpa, ma di cui porta le conseguenze: ne ha colpa chi lo ha commesso.

L’uomo è un disastro: la dottrina del peccato originale spiega questo disastro nel modo più adeguato che si possa concepire.

128 – Quando Dio ha detto: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza» (Ge 1, 26), ha fatto l’uomo a immagine e somiglianza di ciò che Lui è, supremamente: la suprema libertà.

Dio è libertà; è la libertà; è la libertà il più gran dono di sé che Dio ha fatto all‘uomo facendolo simile a sé; per cui l‘uomo è il signore di se stesso e del creato.

153 – L’io dell’uomo è destinato a essere insieme a tutto ciò che c’è, al mistero dell’Essere. Perché? È stato fatto ad immagine di Dio e Dio è comunione: la comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito, il mistero della Trinità; è nel mistero della Trinità la radice del fatto che l’io non è solo.

Un io solitario è un io perduto.

Così l’io che non è solitario viene creato in una compagnia, da una compagnia che è amicizia e l’amicizia è creata da una obbedienza.

La parola obbedienza non è nient’altro che la virtù dell’amicizia.

155 – L’ultima idea dell’uomo è che l’uomo è una libertà, cioè qualcosa fatto per la felicità: e, paradossalmente, l’inferno nasce qui.

Senza inferno non ci sarebbe libertà, senza possibilità dell’inferno non ci sarebbe libertà. Perché? Perché la libertà implica la possibilità di dire no, e dire no è l’inferno: l’inferno è un grande no.

Perciò l’inferno, paradossalmente, diventa la parola che indica di più la dignità dell’uomo.

Non perché sia bello l’inferno, ma perché afferma l’uomo come libertà.

223ss – Come fa l’uomo ad avere il desiderio della felicità? L’uomo desidera, si muove per desiderio della felicità, perché la sua natura è sete di soddisfazione totale, di verità, di felicità, di giustizia.

L’uomo si muove perché per natura è fatto per la felicità, per il compimento, per la soddisfazione delle esigenze ultime.

224 -L’uomo ha coscienza che è fatto «per qualcosa di».

Comunque, cosa c’è in mezzo lì? Una conoscenza.

Tanto è vero che l’uomo può dire: «Io ho il diritto di essere soddisfatto. Io ho il diritto di essere distrutto; io ho il diritto di essere, di raggiungere il mio destino, ho il diritto di essere trattato con giustizia».

Questo diritto è la natura di cui è fatto: l’uomo è autocosciente, autocosciente di sé.

Cosa vuol dire che io sono cosciente di me? Che io conosco le cose principali di cui la mia natura è fatta.

336 – Di fronte al niente, come di fronte a un animale, si può usare il termine compassione; ma di fronte all‘uomo non può essere chiamato che commozione, perché l‘uomo è chiamato alla felicità, l’uomo è grande e chiamato alla felicità, l’uomo è grande come Dio ed è chiamato alla felicità di Dio.

Che sia schiacciato dalla meschinità, distrutto dalla distrazione, svuotato e ridiventato niente per una pigrizia senza misura, questo genera proprio compassione.

438 – «Domanda di capire, mendica di capire», e questo è giusto per l’uomo, perché l’uomo che è niente è stato fatto sete di essere, cioè mendicante dell’essere, mendicante della vita, sete di vita.


uomo e libertà

91 – Come si fa ad imparare a essere educati alla libertà, così che la libertà diventi veramente la forza della nostra vita e perciò la dignità della nostra vita (la dignità dell’uomo sta nella libertà, perché è il rapporto con l’infinito)?

Seguendo: seguire la compagnia in cui il Signore, chiamandoci, ci ha messi.

Seguire, non c’è niente di più intelligente che seguire.


legge dell’uomo

264 – «La legge dell’uomo – il dinamismo stabile di quel meccanismo naturale che si chiama uomo – è l’amore, cioè l’affermazione di un Altro come significato di sé»


l’uomo nuovo

108 – Dopo anni di questa compagnia uno è diverso, è diverso dagli altri: al lavoro è diverso dagli altri, a scuola è diverso dagli altri, in famiglia diventa diverso dagli altri.

È un uomo nuovo, perché in Cristo Gesù non vale niente né l’essere greco, né l’essere ebreo, ma quello che importa è la nuova creatura, un nuovo modo di pensare e di sentire.

Dopo un po’ di anni si diventa diversi, anche se uno non capisce come.


radice dell’uomo

163 – Per questo gli ebrei usavano la stessa radice, parole che hanno la stessa radice per indicare ciò che è futile (ciò che passa, l’effimero), la menzogna (perché l’effimero, ciò che passa è menzogna), e l‘uomo (perché passa).

La stessa radice indica l’uomo, la menzogna e l’effimero.


Utilità

370 – Qualcosa che resiste ed è utile all’uomo e illumina il suo cammino e già dà anticipo della gioia e della letizia finale è quando è fatto per Gesù.


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