Temi di «Si può vivere così?» – 5a parte

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ABCDEFGILMNOPRSTUV

Lettera «V»


Valore

197 – Bisogna guardare in faccia i valori.

Una parola che vuole indicare un pezzo della nostra vita si chiama valore; non un pezzo in senso cronologico, non un pezzo nel senso anatomico, ma un pezzo nel senso vivente del termine vita, un pezzo dell’io che sta camminando verso il suo destino.

Bisogna guardare in faccia, dovete abituarvi a guardare in faccia queste parole; anche soltanto avere lì la parola davanti agli occhi e guardarla, poco o tanto vi fa penetrare da essa.

384 – Quando il sacrificio diventa un valore? Valore è ciò per cui vale la pena, la parola valore è quella che rapporta l’effimero – il tempo effimero, la circostanza effimera – al suo destino, e perciò non è più effimero, non passa più: il val la pena.

Valore vuol dire che vale la pena, vale la pena ciò che non passa, che non è inutile, perciò che rimane, cioè che ti mette in connessione con il tuo destino, perché è la parola destino che domina sovrana dovunque, dappertutto, per ogni capello, per ogni fibra del cuore.


Vangelo

344 – Derivando dunque da Dio, l’io ha come legge l’amore. Non esiste un’altra legge umana: il vangelo si capisce che è divino proprio perché è l’unico testo di morale…non è un testo di morale, ma è come se fosse l’unico testo di morale in cui tutta la morale si riduce all’amore.


Vedere


vedere e capire

177 – LA fede ci fa sperare di vedere che tutto quanto si muove, si muove per la gloria di Dio; la fede ci fa sperare di vedere questo.

Il promo modo di vederlo, non è vederlo; il primo modo di vederlo è capirlo, è capire.


Vedova di Nain

90 – La chiamata di Gesù implica sempre il consegnarvi a una comunità, l’appartenenza a Gesù coincide sempre con l’appartenenza a una comunità.

Queste comunità sono come le braccia di Gesù sul bambino, […] l ‘energia potente con cui Gesù resuscita l’adolescente morto della vedova di Nain.

Ma prima e dopo, a cosa mirava Gesù? Gesù mirava a far resuscitare l’animo di quella donna: «Donna, non piangere»

La comunità è letteralmente, fisicamente Gesù che fa queste cose, Gesù presente.

200 – (Esiste in noi una) difficoltà nel delineare dentro di noi come è avvenuta una cosa.

Per esempio, Gesù che fa resuscitare il figlio della vedova di Nain: è immedesimandoci in quel momento che quel momento diventa fattore di sollievo, un fattore di gioia, una fattore di persuasione più profonda in noi.

238 – Di fronte al dolore uno bestemmia. Come la madre dell’adolescente che portavano al cimitero, che Gesù ha incontrato in quei campi appena fuori il paese di Nain, mentre gridava nel suo dolore.

Per lei il dolore era per lei opposto alla speranza, tanto è vero che Gesù le dice: «Donna, non piangere», cercando di infonderle così, come una scossa, una sorpresa.

Si sarà sorpresa: un estraneo che fa un passo, le tocca la spalla dicendole: «Donna non piangere».

Come si fa a dire a una madre che segue il feretro del figlio, dell’unico figlio, morto. «Non piangere», incominciando, così, a ricondurla a prendere considerazione di sé? Lei dopo quell’avvertimento si sarà sentita come stranita; avrà sospeso un istante le sue grida e in quell’istante Gesù le resuscita il figlio.

331 – Dietro al feretro c’è la madre che stride. Gesù fa un passo e le dice: «Donna, non piangere», che era una cosa inconcepibile; a parte il fatto che è tra il ridicolo e l’assurdo: come si fa a dire a una donna che segue in quelle condizioni il feretro del figlio «Non piangere»? Era il traboccare di una pietà, di una compassione.


Verginità

120 – Come è stata definita la libertà? Capacità di adesione all’Essere, capacità di adesione alla totalità dell’Essere, capacità di adesione al fine, al destino.

Allora, se la libertà è questa capacità di adesione, c’è tanta più libertà quanto più uno possiede l’essere, possiede la realtà.

Per questo la verginità è un possesso più grande per la totalità della dedizione.

278 – Quanto più voglio bene a una persona tanto più la voglio con me al destino, e perciò tanto più con essa si applica quello che sto dicendo: c’è un distacco, secondo la nostra definizione di verginità: un possesso con un distacco dentro.

417ss – Vi elenco alcuni punti essenziali attorno ai quali si svolge tutto il discorso della verginità.

A – La scelta di alcuni

Cristo per realizzare la sua opera nel mondo sceglie alcuni.

418 -A cui ha aggiunto, nella fila del tempo, il nostro nome, il vostro nome; se siete qui, in qualche modo vi ha tirato per i capelli, in qualche modo ha almeno sfiorato il vostro abito, se siete qui vi ha toccati; in qualunque modo abbia fatto vi ha toccati, vi ha chiamati.

B – Per rendergli testimonianza

Perché vi ha chiamati? Per riecheggiare la sua testimonianza nel mondo, per renderlo presente nel mondo.

C – Vivendo con Lui

Come si rende testimonianza a lui?

419 – Vivendo con Lui. Uno che legge tutti i giorni il Vangelo, uno che fa la comunione tutti i giorni, uno che dice «Vieni Signore», uno che guarda certi suoi compagni per i quali è già diventato più abituale questo, può incominciare a sentire cosa voglia dire vivere con Lui.

Vivere con Lui si può dire anche in un altro modo:

Vivere come Lui

D – Per il destino degli uomini

Come Lui ha vissuto? Concependo la vita per il mondo, per il disegno di Dio nel mondo, cioè per tutti gli uomini.

Tutto quello che si fa è per la vita degli uomini, per il destino degli uomini, perché raggiungano il loro destino.

Questo l’abbiamo meditato quando abbiamo parlato della carità: concepire la propria vita per il destino degli altri, che è una cosa che incomincia a non essere astratta, perché si tratta del destino di tuo padre, di tua madre, della ragazza per cui senti una affezione, del ragazzo che ti va, dei compagni che hai attorno, è il destino di tutta questa gente qui.


424 – «Le lezioni sul sacrificio e sulla verginità hanno avuto su di me l’effetto di uno schianto, per la profonda contraddizione che portano, e mi chiedevo allora il perché di questa condizione così misteriosa, che chiede un modo così contrario a quello che sembra»

Per far vivere il mondo, cento volte di più.

Hai fatto la domanda più bella che si potesse fare.

Dio venuto in questo mondo è una cosa dell’altro mondo, Gesù è una cosa dell’altro mondo.

Tira via Gesù: tutto si schianta in un altro modo, cioè tutto si livella, e anche quando si incendia, brucia, rimane la paglia bruciata.

Invece con Gesù non si perde più niente, anche il proprio male rimane come gratitudine, e anche il proprio male, fosse ripetuto cento volte, l’esito della centesima volta è quello di aprirti alla cinquantunesima volta, è quello di aprirti nella speranza di un superamento, perché il superamento del nostro male avviene quando Dio vuole.

428 – «Mi accorgevo che una persona così (che vive la malattia in quel modo) ha pensato la sua vita in un certo modo, si è fatta una famiglia, però a un certo punto le è successo qualcosa di fronte alla quale uno uno può starci come rispondendo a una vocazione che il Signore le ha chiesto….»

O si mette di fronte a una cosa con verginità, perché la verginità è la vita come vocazione.

«…oppure rimane solo la disperazione. Mi veniva proprio chiaro quando tu dici che non c’è alternativa tra Cristo e il nulla. Possiamo pensare alla nostra vita in qualsiasi modo, ma solo se passiamo attraverso questa risposta alla vita come vocazione, solo rispondendo affermativamente a questa chiamata noi possiamo compiere la nostra vita».

429 – Verginità è la professione della presenza di Dio nel mondo, di Cristo, di questo uomo qui e ora.

Al di là di questo c’è niente, tutto finisce nel niente.

Le pagine di Mounier a sua moglie sono pagine di verginità, dove l’ideale del matrimonio è la verginità; tanto è vero che si parla di castità matrimoniale, no?

Allora la vocazione dell’uomo è la verginità, essenzialmente; a questa verginità Dio dà un compito o un altro compito.

La vocazione è una: se dà un certo compito, quello della famiglia, è allora che considerando il tutto Pietro dice: «Se le cose stanno così, non conviene più sposarsi» (Mt 19, 10)

438 – (Una mamma a cui muore il figlio) a un certo punto fa un punto e dice, senza logica: «Però sono contenta, perché Dio è grande».

La verginità è la professione che porta in giro questo, che non lascia tregua all’impostura, al male, avendo noi l’impostura dentro, avendo noi il male dentro, perciò il primo risultato è che cambiamo noi: è, se opera; è, se cambia; c’è, se cambia.


verginità e povertà

263 – Nell’amore c’è la letizia tanto quanto manca il possesso.

Non per nulla diremo, parlando della verginità, che è povertà, che è la povertà al suo livello estremo, ed è per questo che dedicandosi a Dio nella verginità si devono dare anche i soldi, perché senza povertà non esiste purità di dedizione.


vocazione alla verginità

15 – La Scuola di Comunità non c’è per chi ha la vocazione della verginità, ma non c’è niente che prepari al cammino alla vocazione alla verginità più della Scuola di Comunità.

86 – La vocazione, cioè il disegno totale che Dio sulla vostra vita, propone a voi, cose normalmente, per loro natura, meno attraenti che le discoteche, le ragazze, la compagnia come la vivono i vostri compagni, ma sono le cose attraverso cui, seguendo le quali voi camminate verso il vostro destino.

Quanto più camminate, tanto più diventeranno attraenti le cose che rappresentano il vostro destino: quanto più camminate, tanto più la vocazione sarà magnifica.

È l’inverso di quello che avviene per le cose mondane: l’attrattiva ha il massimo all’inizio e poi finisce.

127 – Se Cristo ci ha chiamati a questa strada è perché abbiamo a essere in mezzo alla gente capaci di svolgere questo compito: gridare a tutti la ragione vera e, perciò, aiutare la speranza della gente, senza della quale la gente diventa violenta verso gli altri, pigra nel suo lavoro e bugiarda di fronte alle cose vere.

165 – Cosa vuol dire che ognuno di voi ha la vocazione alla verginità? Ognuno di voi ha avuto la vocazione da Cristo, perché chi sceglie gli uomini per la sua sequela è Cristo: «Il Padre gli ha dato tutto nelle sue mani».

È un uomo che è Dio ma è un uomo!

La vocazione: Cristo vi ha scelti come strumenti per dire agli altri quello che Lui è, per destare negli altri l’amore a quello che Lui è; perché quello che Lui è, è il destino di tutti.

Ma voi desterete l’amore a Cristo negli altri attraverso la vostra presenza, amorosa di Cristo, la vostra presenza amorosa di Cristo che è il destino di tutti.

235 – Perciò tutto è presenza e, a seconda di ciò cui Dio ti ha destinata, tu lo vedi come un puntino appena accennato all’orizzonte.

236 – Comunque, queste cose coloro che hanno la vocazione alla verginità sono chiamati a viverle quotidianamente, sempre, e restano così responsabili di portare le ragioni per cui sostenere il peso dei figli è ragionevole.

La vocazione alla verginità è la funzione ideale per quello che fanno tutti gli altri, se lo fanno giusto.

Per cui nessuno può voler bene a una persona come uno che è chiamato alla verginità e infatti una delle cose di cui mi devo più lamentare nel gruppo adulto è la necessità che abbiamo ad usare di più la ragione, che amino la ragione e abbiano più affezione, vivano di più l’affezione..

Nessuno è chiamato ad usare la ragione e a vivere l’affezione più di noi.


Vergogna

297 – Guardando il passato, restiamo o ignobilmente immobili, oppure vergognosi, oppure pieni di risentimento – verso qualcosa o verso le persone che ci hanno impedito il meglio, il bene, una soddisfazione più giusta – pieni di risentimento, pieni di rabbia contro se stessi, delusi di sé; e, guardando avanti, confusi, non sapendo che fare, ma la parola più giusta è la parola vergogna.

Di fronte a ciò che ci sta davanti una vergogna, un senso di impotenza; in fondo una disperazione.


Verifica

73 – «Ho capito perché sbaglia il mio compagno: perché pretende di scoprire attraverso un ragionamento, attende di fare un ragionamento che gli faccia scoprire la verità. Invece la verità si scopre, improvvisamente, in un momento, in un determinato momento».

365 – Ma mano che si diventa grandi si capisce che tutto quello che c’è di vero è dato; rimane la grande incombenza: che la libertà lo accetti; lo accetti secondo tutte le conseguenze cui porta, che si rivelano adagio adagio.


«Vieni Signore Gesù»

195 – Il desiderio, che rappresenta l’essenza della speranza, è che Cristo venga, che, anche nelle circostanze provvisorie, Cristo sia più raggiunto, Cristo sia più glorificato, o – che è lo stesso – Cristo venga, o – che è lo stesso – Cristo si riveli in quello che facciamo.

Per questo la forma della speranza è data dall’ultima parola della Bibbia: «Vieni Signore Gesù».

395 – È in tale tristezza di fronte alla presenza incompiuta, che si sprigiona la domanda, l’ultima della Bibbia: «Vieni Signore Gesù», vieni Tu, perché Tu che sei morto in croce, solo Tu, puoi rendere felice – puoi essere ili destino compiuto -, puoi rendere felice la persona che amo; e così rendere felice me, ma come conseguenza!

436 – Alla sera non misurare, domanda: «Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà», «Vieni Signore Gesù», che è il grido con ci termina tutta la Bibbia.


Virtù

132 – L’atteggiamento giusto verso l’oggetto conosciuto, l’affezione giusta che nasce da un oggetto conosciuto si chiama virtù.

Essere abituati prima di dire l’Ora media ad individuare una strofetta piena di verità e senso, essere-abituati-a si chiama virtù, ad esempio avere la virtù della pietà.

Perciò la virtù è un atteggiamento verso l’oggetto conosciuto, l’atteggiamento giusto, normalmente giusto, verso l’oggetto conosciuto, un atteggiamento abitualmente giusto verso l’oggetto conosciuto.

Bevendo, sono gratao a Gloria perché mi ha portato qui l’acqua. Questa è una virtù, la virtù della gratitudine.

369 – «Quella cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda, onde ti venne

Dante, Paradiso, canto XXIV, vv 89-91

Per essere virtuosi, per lottare dentro la drammaticità dei rapporti occorre avere dentro di sé l’esito di una gioia. Senza aver sperimentato una gioia non si può far bene.

C’è una gioia in te che ti viene da qualcosa per cui la tua virtù si mette in moto, il tuo desiderio di bene si mette in moto.


Visita medica

129 – «Un avviso. dopo Natale inizieranno le visite mediche e su queste visite volevo dire due parole. Noi che dobbiamo giudicare la modalità con cui l’anno prossimo dovrete proseguire il vostro cammino nel Gruppo Adulto, vi chiediamo di avere un colloquio con un medico perché il cammino richiede che uno lo faccia con tutto se stesso, compreso il suo aspetto fisico e psichico».

Lo scopo di questa visita è uno solo, che l’accettarvi definitivamente nella strada del Gruppo Adulto non sia contro la vostra libertà.

Sia una condizione in cui possiate essere liberi, liberi, non soffocati.

Mi spiego? È un amore alla vostra libertà.


Vita / vivere

14 – La vita è una cosa nostra, ma la sua consistenza, il suo svolgimento non è nostro, ciò di cui è fatta la nostra vita, non è nostro.

La vita è tua ma ciò di cui è fatta non è tuo.

Il gesto che compite (la verifica vocazionale) non ha un valore ipotetico, cioè «Vediamo se…», ma è profondamente ragionevole perché quello che capite che ci deve essere dentro qui qualche cosa che corrisponde profondamente all’esistenza del vostro cuore, alla sete e alla fame del vostro cuore, al destino della vita.

Insomma, ciò per cui incominciate non è ipotetico proprio perché ci impegnate la vostra vita, fate entrare in gioco la vostra vita e la vita può essere fatta entrare in gioco solo là dove c’è l’intuizione e il presentimento di una risposta a quello che la vita vuole: la vita è fatta per la felicità.

15 – È ciò per cui è fatta la vostra vita che siete destinati a trovare, a scoprire, a capire per questa strada man mano che la percorrerete.

E per questo, è ragionevole l’incominciare, è ragionevole tutto ciò che corrisponde al desiderio della vita.

28 – Una realtà che non vedi e che conosci attraverso la mediazione.

Però non è solo per questo campo che la parola fede si usa e si applica: la parola fede indicando un metodo che la ragione vive e attua, per natura, in tutta la sua vita.

34 – La parola destino domina la vita, come la faccia domina la figura di una persona: e non c’è nessuno che ci pensi.

82 – La vita è il cammino della libertà che si sta attuando, che si sta realizzando, ma è una libertà imperfetta.

109 – La vita cresce lentamente, che non si vede crescere la vita.

È infinitesimale il passo dello sviluppo della vita.

Lo sviluppo della vita è come una maschera che cela il mistero, il mistero della vita come tale.

146 – Quell’uomo, quella gente, quei compagni…quella diversità implicava innanzitutto una serietà del vivere.

La vita di quello lì era una cosa seria, implicava la serietà del vivere, che portava dietro di sé un gusto del vivere, una volontà di fare, una utilità nei rapporti, una bontà.

Normalmente nella vita, per tutta la gente, è serio il problema dei soldi, è serio il problema dei figli, è serio il problema dell’uomo e della donna, è serio il problema della salute, è serio il problema politico:

per il mondo, tutto è serio eccetto la vita.

147 – Non dico la vita – la vita come salute è una cosa seria -, ma la «vita».

Ma cosa è «la vita» più che la salute, i soldi, il rapporto fra l’uomo e la donna, i figli, il lavoro? Cos’è la vita più di questo? Che cosa implica?

La vita implica tutto questo, ma con uno scopo di tutto, con un significato.

Voi siete stati colpiti da un modo di vivere che portava con sé l’affermazione del significato della vita: la vita è una cosa seria con un significato; è una cosa seria, perciò è un compito di fronte a tutto il mondo, di fronte a tutto il creato, di fronte a tutti i tempi, di fronte alla storia, di fronte al tempo e allo spazio, ed è un significato ultimo, definitivo, completo.

148 – La regola della vita è la sequela.

Il concetto (di sequela) implica:

  • primo – Qualcosa che si ha davanti.
  • secondo – Qualcosa di cui cerchiamo di capire le parole.
  • terzo – Qualcosa di cui cerchiamo di capire come fa a farle, come fa a viverle.

L’insieme di queste cose si chiama sequela: senza sequela, senza l’intensità di una sequela la nostra vita non ha niente davanti, non sa cosa pensare e non sa cosa fare.

153 – Ma l’amico da che cosa è caratterizzato? È caratterizzato innanzitutto e soprattutto dalla serietà del vivere, dalla affermazione che la vita è una cosa seria.

La vita è una cosa seria: seria di fronte all’universo (perciò ha un compito) e seria di fronte al destino (perciò ha un significato ultimo da raggiungere):niente corrisponde al tuo cuore più di queste due cose.

261 – Non sta in quel che si vede la consistenza del mondo. La consistenza della vita, la felicità che il futuro ci riserva, non sta in quel che appare.

293 – L’inevitabilità è come il sinonimo più chiarificatore di questa non appartenenza a noi della cosa, e soprattutto non appartiene a noi ciò da cui tutto deriva: la nostra vita appartiene a un altro.

In questo senso si capisce perché la vita dell’uomo è drammatica: se non appartenesse a un Altro sarebbe tragica.

E tutto nella vita diventa niente, è destinato a diventare niente, perché di ciò che abbiamo vissuto nel passato, di ciò che abbiamo vissuto fino ad un’ora fa, fino a cinque minuti fa, non esiste più niente di formato, di costruito non esiste più niente.

La tragedia è data dal fatto che tutto corruit, tutto si corrompe.

La tragedia è il nulla come traguardo, il niente, il niente di ciò che c’è.

302 – Allora si capisce – come capirebbe quella bambina se ritornasse in vita -, si capisce come l’unico valore della vita è aderire, accettare di aderire a Colui cui apparteniamo.

Il dolore comincia ad affermarsi, perché il dolore c’è soltanto quando si ha un amore.

In noi diventa dolore pensando alla storia di quella vita, a suo padre, a sua madre, agli altri amici, a tutta la gente che è lì che non capisce.

357 – Non solo la bellezza più grande, fatta uomo, che si incontra sulla strada, che sta con noi come in compagnia tutti i giorni…oltre che la bellezza, ha una bontà tale che dà la vita per gli uomini, dà la vita per me e, come dà la vita a me, dà la vita per te e dà la vita anche per l’SS tedesco che ha ucciso i partigiani alle Fosse Ardeatine: dà la vita per tutti.

402 – In che senso il sacrificio diventa motivo di vita, come lo è stato per Gesù? Come per Gesù, così la nostra vita non può essere né intensa, né utile – né viva per noi, né utile per gli altri – se non imita Gesù.

A fondamento della nostra vita sta il dolore di Cristo, come la gloria di Cristo così il dolore di Cristo.

419 – Come Lui ha vissuto? Concependo la vita per il mondo, per il disegno di Dio nel mondo, cioè per tutti gli uomini.

Concepire la propria vita per il destino degli altri, che è una cosa che incomincia a non essere astratta perché si tratta del destino di tuo padre, di tua madre, della ragazza per cui senti una affezione, del ragazzo che ti va, dei compagni che hai attorno, è il destino di questa gente qui.

433 – Tutta la nostra vita è una questione, quaestio, ricerca della risposta.

437 – Una verità sulla vita deve portare anche le ferite della vita. Non si può rispondere alla vita, immaginandola senza ferite quando è piena di ferite; mentre è vera una parola o uno sguardo sulla vita che abbraccia tutte le sue ferite, per cui una donna, madre di tre figli, che sta morendo di cancro scrive: «Senza di lei, senza Movimento non avrei mai conosciuto il volto buono del Mistero che fa tutte le cose». Sarebbe stata la disperazione, invece non è disperata.


alternativa della vita

54 – «Maestro, anche noi non comprendiamo quel che dici, ma se andiamo via da te, dove andiamo? Tu solo hai parole che spiegano la vita».

È la grande, vera alternativa: o il niente in cui tutto va a finire – il niente di ciò che ami, il niente di ciò che stimi, il niente di te stesso e degli amici, il niente del cielo e della terra, il niente, tutto è niente perché tutto va a finire in cenere – oppure quell’uomo lì ha ragione, è quello che dice di essere.

Così gli ha detto Piero: « Tu solo, Tu solo spieghi tutto», vuol dire che rimetti in piedi tutto, e fai vedere le connessioni fra tutto, e rendi la vita grande, intensa, utile e fai intravedere l’eternità.

55 – Di fronte alla domanda: «Chi è Costui?» e di fronte alla risposta che Pietro dà, uno può dire sì oppure no: aderire a quello che dice Pietro oppure andar via come sono andati via tutti gli altri.


drammaticità della vita

368 – «Lei ci aveva detto: “Se uno appartiene ad un Altro, la vita è drammatica” Io volevo capire meglio che cosa vuol dire drammatica».

Drammatico indica un fenomeno preciso, il fenomeno per cui un io si rivolge ad un altro io e dice tu.

Siccome la mancanza di corrispondenza è normale, tale corrispondenza deve essere voluta, per potere entrare nella amicizia e nella pace del rapporto con l’altro.

Il volere tale corrispondenza è una lotta, una fatica; in questo senso ogni rapporto tra l’uno e l’altro è drammatico e il contenuto più duro di questa drammaticità sta nella differenza, che deve essere riconosciuta, lealmente, ma accettata e bruciata dentro la volontà amorosa.

Fra Dio padre, il Verbo e lo Spirito Santo non c’è drammaticità, eccetto che dal punto di vista dell’esito nella creazione, dal punto di vista del loro rapporto con la creazione; non c’è drammaticità tra di loro perché l’unità dell’amore è così totale che non può permettere qualsiasi differenza: identico al Padre, identico al figlio.

Drammatica è l’esistenza dell’uomo come origine – nella sua originalità – e drammatica è nel suo incedere verso il destino; solo nel destino questa drammaticità si placa.


ipotesi di lavoro della vita

121 – Se tu come ipotesi di lavoro invece che Cristo prendi l’anti-Cristo, tu prendi come ipotesi di lavoro qualcosa che, come tale, non aderisce a niente.


ragionevolezza del vivere

35 -Sarebbe cosa da pazzi, è cosa da pazzi vivere senza pensare al proprio destino.

Senza ragione….la ragione del vivere è il destino.

363 – L’emozione o la commozione sono verso qualcosa che c’è e se qualcosa c’è, c’è perché c’è un’altra cosa; da sola non si è fatta, e questa è la ragione del vivere: la ragione del vivere è ciò per cui siamo fatti, di cui siamo fatti, la ragione del vivere è un Altro.

Se tu usi il linguaggio normale, a questo Altro dai del tu; la parola «tu» esprime in modo supremo, sintetico e supremo, la coscienza di una Presenza dalla quale sei fatta, perché non c’eri e da sola non ti fai: «Io sono tu-che-mi fai», dice il decimo capitolo de Il senso religioso, che è la scoperta più grande, più tranquillizzante, più commovente, più stupefacente, più bella che l’uomo possa fare.

437 – «Vieni Signore Gesù» […] Se non è per questo sguardo più profondo, questa speranza affascinante, per che cosa vivi?

TI auguro di vivere cento anni, e poi? Senza questo «E poi?» non esiste umanità, si rinuncia al cervello, si abolisce la ragione, si prosciuga il cuore: chi non ha questa speranza ha il cuore prosciugato.


riuscita / scopo / senso della vita

163-164 – Perché siamo diventati così amici, noi che non ci conoscevamo? Perché abbiamo incominciato intuire e parlare di certe cose, al di fuori delle quali non valeva la pena di vivere.

208 – La testimonianza è un pezzettino di morte per Cristo, ogni testimonianza.

Concretamente si chiama missione: la vita come missione […] ma la missione è lo scopo della vita.

Infatti lo scopo di Cristo cos’era?

Salvare il mondo, salvare ognuno di noi, salvare me e te.

302 – Si capisce veramente che l’unica questione della vita è non offendere, non fare il peccato, l’unico danno della vita è il peccato.

La forza che non ci fa commettere il peccato, che ci purifica dal peccato, fino addirittura a toglierlo del tutto, come nell’unico caso di Maria, è un’altra forza, non la nostra volontà.

341 – La verità della vita è dunque affermare l’essere e questo porta con sé un’affezione, un attaccamento, che può essere duro come una pietra.

347ss – Muoversi per che cosa? Uno si dà all’altro per che cosa? Che cosa diceva Seneca? «bisogna vivere per un altro per vivere per se stessi». Per che cosa vivere per un altro? E anche per se stessi che cosa vuol dire?

348 – Per redimerlo. redimere vuol dire far essere, cioè salvare; salvare vuol dire in latino conservare.

Perché si compia, perché sia completamente se stesso e perciò perché sia eterno: senza la parola eterno un io non diventa più se stesso e tanto meno si compie.

365 – La verità della vita è affermare l’essere.

390 – Cristo è morto in croce per la salvezza degli uomini, e ognuno di noi può collaborare alla salvezza del mondo accettando il sacrificio delle circostanze attraverso cui è fatto passare, perché l’esistenza del singolo e la storia di tutti hanno come un peso enorme all’origine, hanno all’origine come una montagna gigantesca che pesa e frena tutto, tragica.


serietà della vita

146 – Seguire vuol dire guardare uno che ti sta davanti.

Vi ha fatto notare una diversità, una diversità umana che aveva come caratteristica quella di corrispondere più acutamente, più profondamente nella sua semplicità.

Comprendeva un ideale, suscitava o provocava una immagine ideale che normalmente il modo con cui gli altri vivevano non aveva mai suscitato.

Quella diversità innanzitutto implicava una serietà del vivere.

La vita per quello lì era una cosa seria, implicava una serietà del vivere, che portava dietro di sé un gusto del vivere, una volontà di fare, una utilità nei rapporti, una bontà.

Normalmente nella vita, per tutta la gente è serio il problema dei soldi, è serio il problema dei figli, è serio il problema dell’uomo e della donna, è serio il problema della salute, è serio il problema politico: per il mondo, tutto è serio, eccetto che la vita.

153 – Ma l’amico da che cosa è caratterizzato? È caratterizzato innanzitutto e soprattutto dalla serietà del vivere, dalla affermazione che la vita è una cosa seria.

La vita è una cosa seria: seria di fronte all’universo (perciò ha un compito) e seria di fronte al destino perché ha un significato ultimo da raggiungere; niente corrisponde al tuo cuore più di questo.


tristezza della vita

403 – La tristezza è una nota inevitabile e significativa della vita, perché nella vita, in ogni momento – e tanto più quanto più intenso è il momento – tu hai la percezione di qualche cosa che ancora ti manca; la tristezza è una assenza sofferta.

Che cosa rende buona la tristezza?

Riconoscerla come significativo strumento del disegno di Dio.

Il disegno di Dio implica questo: implica che la vita sia sempre, in qualsiasi caso – e tanto più quanto più è impegnata, quanto più apparentemente soddisfatta – soggetta alla percezione di qualcosa che manca.


Vocazione

cfr. chiamata, scelta

89 – La chiamata di Gesù implica sempre il consegnarvi a una comunità, l’appartenenza a Gesù coincide sempre con l’appartenenza a una comunità.

Queste comunità sono come le braccia di Cristo sul bambino, l’occhio di Gesù che conta i capelli.

110ss – Come si fa a sapere quello che dobbiamo scegliere in quel momento, in un determinato momento? Questo è il problema, come dicevi tu, della vocazione: sei obbligata a scegliere quello che Dio ti indica come utile – se non necessario – al compito vocazionale che ti ha affidato.

Per esempio, se hai la vita dedicata al Signore e fai la professoressa di scienze a scuola, la tua vocazione è quella di dedicarti al Signore totalmente, facendo anche l’insegnante di scienze a scuola.

111 – Non c’è altro da rispondere: attraverso le circostanze, se tu sei disponibile e attenta come animo a Dio, Lui ti fa vedere quello che è utile o meglio per la tua vocazione, compreso il tuo lavoro, perché il lavoro è parte integrante della vocazione.

236 – Queste cose coloro che hanno la vocazione alla verginità sono chiamati a viverle quotidianamente, sempre, e restano così responsabili di portare le ragioni per cui sostenere il peso dei figli è ragionevole.

La vocazione alla verginità è la funzione ideale per quello che fanno tutti gli altri, se lo fanno giusto.

Per cui nessuno può voler bene a una persona come uno che è chiamato alla verginità e infatti una delle cose di cui mi devo più lamentare col Gruppo Adulto è la necessità che abbiano a usare di più la ragione, che amino la ragione e abbiano più affezione.

Nessuno è chiamato a usare la ragione e a vivere l’affezione più di noi.

303 – L’uomo è peccatore ed è impossibile che non erri, che non sbagli, ed è debole di fronte a tutto.

Così nessun nostro sbaglio, nessun nostro peccato, nessun nostro delitto sarebbe obiezione alla vocazione.

305 – Se in un paese c’è una casa di un Gruppo Adulto che vive la sua vocazione in quel paese qualcosa di nuovo sta e cresce, e si vede nell’uno, nell’altro, nell’altro, non in tutti uguale.

428 – Si mette di fronte a una cosa con verginità, perché la verginità è la vita come vocazione.

429 – La verginità è la professione della presenza di Dio nel mondo, di Cristo, di questo uomo, qui e ora.

Al di là di questo c’è il niente, tutto finisce in niente.

Le lettere di Mounier a sua moglie sono pagine di verginità, dove l’ideale del matrimonio è la verginità; tanto è vero che si parla di castità matrimoniale, no?

Allora, la vocazione dell’uomo è la verginità, essenzialmente; a questa verginità Dio dà o un compito o un altro compito.

La vocazione è una; se dà un certo compito, quello della famiglia, è allora che, considerando il tutto, san Pietro dice: «Se le cose stanno così, non conviene più sposarsi»


vocazione e speranza

236ss – «Cosa c’entra la speranza con l’esperienza che stiamo facendo adesso, con l’inizio della vocazione»

Qualcuno sa rispondere?

237 – «Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona la porterà a compimento».

Ha ripetuto la frase di san Paolo. «La porterà a compimento» è la definizione della speranza: la sicurezza; la certezza del futuro è speranza. «Colui che ha iniziato in te quest’opera buona», perché la vocazione ti viene da un Altro.

La parola vocazione è l’echeggiare di una Presenza, il passo di una Presenza, della Presenza del destino che ti è compagnia e dettato di quello per cui sei fatto; certezza del destino e amore al destino.

La vocazione è ciò a cui questa voce di chiama.

Per natura sua quindi l’essere chiamati ad una vocazione come questa ingigantisce la speranza, ma, prima di ingigantirla, reclama speranza, esige speranza.

Senza speranza muore la vocazione.

259 – 260 – Uno può fissare la speranza in una determinata cosa che Dio gli dà: se uno entra nel Gruppo adulto deve sperare la felicità della sua vita dal Gruppo Adulto, in quanto Dio gli ha dato questa vocazione e nella misura in cui è alla mercé della modalità che Dio usa e con cui Dio usa le cose.


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