Temi di «Dare la vita per l’opera di un Altro»- 1a parte

Link diretti ai TEMI di «Dare la vita per l’opera di una Altro»

AB CDEFGILMNOPRS TUV

Lettera «D»


Destino

37-38 – Amicizia vera è ogni rapporto in cui il bisogno dell’altro è condiviso nel suo significato ultimo, vale a dire in quel destino a cui ogni bisogno desta e che costituisce il termine della sete e della fame dell’uomo.

41-43 – «Il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare tutta la sua vita».

Lc 22,27

Diventa servo di tutti, proprio perché Egli dà l’energia all’uomo per il cammino verso il suo Destino, cioè verso di Lui.

Non c’è rapporto giusto se non in funzione del Destino: lì tende, infatti, ogni bisogno dell’essere umano, dell’essere partecipato che si chiama uomo.

Quando l’uomo vive questo, accetta questo, cerca in tutti i rapporti il destino dell’altro, allora tutti i rapporti sono buoni e in tutti i rapporti l’uomo accetta l’aiuto che gli viene dal Mistero attraverso l’altro, poco o tanto che sia.

Perché attraverso l’altro il Mistero aiuta l’uomo, quando l’uomo vive i rapporti – il rapporto con il compagno, con l’altro – con la coscienza del Destino.

42 – L’anima segreta di ogni rapporto è amicizia: volere il destino dell’altro, accettare che l’altro voglia il mio destino.

Se riconosco e accetto che l’altro agisce per il mio destino, questa è amicizia.

43 – «È la carità che genera l’amicizia, ne è come la madre.» La carità è il rapporto in cui si cerca il destino dell’altro con la consapevolezza di chi ne è stato chiamato, nella certezza della coscienza che il destino dell’altro è Gesù, il Dio fatto uomo, in quanto attraverso quell’uomo è Dio che prende rapporto con noi.

«Non sono stato inviato se non alle pecore perdute della casa di Israele» (Mt 15,24). È qui sottolineato il valore della patria, o della società che esprime il popolo, nelle sue caratteristiche e anche nelle sue delimitazioni.

Ma questo amore alla patria ha un destino di utilità a tutto il mondo: «Sarà predicato a tutte le genti il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme» ( Lc 24-47).

59 – Il Mistero, sorgente e destino di tutta la realtà creata, ha voluto che ci fosse un uomo nato da donna, che ha fatto la carriera dell’umano come ogni uomo, l’uomo Gesù di Nazareth.

64 – Quotidiana deve essere la sua memoria, quotidiano deve essere l’impeto in cui Egli diventa familiare, lieta deve diventare la compagnia con Lui, e la sua memoria ci deve lasciare, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi condizione, perché in Te, o Signore, si incarna il bene che il Mistero mi vuole.

Così si ha certezza di raggiungere il destino felice e si ha speranza per tutto l’andamento della vita.

76 – La cultura è ciò di cui l’uomo trae tutto il suo comportamento, ciò a cui si ispira nel suo comportamento come origine di tutto, nel formularlo e dispiegarlo seguendo l’evoluzione delle cose e della vita, e nell’affermazione dello scopo ultimo di ciò che egli compie, cioè del suo destino.

111 – La moralità nuova che scaturisce nell’avvenimento cristiano è il riconoscimento amoroso di una Presenza connessa con il destino […]..che continua nella storia

148 – Ma l’amore che è? L’amore non può essere che o un tentativo di possesso ai propri fini effimeri o compagnia nella strada, sulla strada – in tutti i casi senza nessun ritardo – che parta dal desiderio del destino dell’altro.

204 – Questo è il destino, e questo è ciò che ci manca tante volte, ma che non cessa un istante: Dio non può cessare neanche un istante di essere la sorgente della nostra felicità, del nostro rendimento.

Dipendenza /dipendere

20 – Che cosa nell’uomo può essere concepito in qualche modo – anche se paradossalmente – come «sottratto» alla dipendenza da Dio che lo crea? Dove l’io può concepirsi indipendente dall’Essere da cui deriva? Nella libertà?

119 – (Il cambiamento) È vero che implica sempre delle circostanze, ma il vero cambiamento è nell’impegno nostro con esse, nel tipo di atteggiamento nostro verso di esse.

Perciò, in quanto è proprio dell’io, non può non incominciare che come dipendente da una conoscenza.

Il cambiamento dell’io dipende da una conoscenza diversa in cui l’io si butta, in cui è introdotto.

138-139 – La prima cosa che dall’esame dell’esperienza emerge una ancora inconscia e poi sempre meno inconsapevole evidenza del fatto che l’uomo dipende, è stato fatto.

La stessa ragione sospinge, poi, questa evidenza ultima della dipendenza da Dio, come dipendenza dell’uomo da un Altro, da Altro da sé, fino all’appartenenza di cui Dio può servirsi, cioè la famiglia e la società.

139 – L’io umano dipende, e dall’esperienza l’uomo enuclea l’esigenza e l’evidenza di una dipendenza totale.

Come la ragione è strutturalmente, naturalmente tensione a cogliere la realtà secondo la totalità dei suoi fattori, analogamente l’esperienza umana enuclea l’esigenza e l’evidenza di una dipendenza totale, una dipendenza dalla sorgente del suo essere come tale, una dipendenza totalizzante.

Meno di così non si può, meno di così l’uomo è «Distratto» e non usa più di se stesso.

143 – L’uomo – l’uomo concreto, io, tu – non c’era, domani non sarà più: dunque dipende.

O dipende dal flusso dei suoi antecedenti temporali, ed è schiavo del potere, cioè di chi ha più spazio per un possesso; o dipende da ciò che sta all’origine del flusso delle cose, oltre esse, cioè dal divino.

È solo il divino che può salvare, che può collocare l’uomo in un posto degno.

183 – Se l’appartenenza è il dipendere, l’essere stati fatti, la coscienza di essere ancora fatti, continuamente fatti dal Creatore, da Dio, dal Mistero di Dio, che cosa abbiamo ricevuto dal Mistero di Dio? Tutto! E perciò anche ciò che si chiama «libertà».

Così l’appartenenza è la sorgente della libertà.

Se l’appartenenza indica il fattore che ci ha dato e ci dà l’essere, l’energia che costituisce in noi un atteggiamento di libertà ci viene dall’appartenenza.

La libertà, infatti, non crea se stessa.

188 – È proprio a ciò da cui noi dipendiamo, a Ciò che ci ha fatti, è proprio a Lui che noi dobbiamo obbedienza.

Perché niente di te è tuo, originalmente tuo, tutto ti è stato dato. E ti è stato dato non senza intelligenza e amore.

Disegno di Dio

75 – Nel modo di concepire il rapporto tra ragione ed esperienza l’ordine del grande disegno di Dio, che è il cosmo, può essere minato alle sue origini.

La moralità ridotta a moralismo segnala il rapporto tra l’ordine del disegno di Dio e l’avvenimento del gesto umano nei termini di un preconcetto ideale.

Invece, è attraverso l’esperienza che l’uomo si svela nella sua adesione, nel connettere cioè la sua azione al disegno totale, alla totalità, oppure nel non rispondere a tale riferimento chiaramente ultimo e decisivo.

160 – È la misericordia che agisce sul popolo e sull’Alleanza con giustizia (giustizia è l’universo verso cui il disegno di Dio viene concepito come realizzato nel mondo e riconosciuto dagli eletti)

171 – La creatura nuova è generata perché il misterioso disegno del Padre, attraverso Cristo, con la sua dedizione incondizionata al Padre, sia compiuto.

Cristo , con la dedizione incondizionata al Mistero stesso, cambia anche me con tutta l’immensa folla umana che, secondo il misterioso disegno di Dio, si accalca per entrare nel fiume le cui acque sono la storia della salvezza, per cui tutto quello che si è rivelato con l’ebreo di Nazareth fluisca nel mare di Cristo: affinché sia compiuto il mistero del Padre in me, e quindi nel mondo.

174 – Il disegno del Mistero originante, del Padre, ci ha messi in un determinato corso, su una determinata via dentro la Chiesa, ci ha immessi nel fatto di Cristo, ci ha fatti partecipi nel renderci suoi come conoscenza e come affezione.

188 – Il Padre che sta nei cieli ha su di te un disegno; quello che ti è dato per vivere ed esistere è segnato da “tratti” nel suo sviluppo – in che cosa consiste e come deve essere usato -: e queste sono le leggi, le leggi morali (la legge morale non è inventata dall’uomo, ma è fatta da un uomo che ha consapevolezza della sua origine).

Domanda / domandare

22ss – Se la libertà è riconoscimento dell’Essere come Mistero, il rapporto dell’essere partecipato con Dio è solo la preghiera.

Tutto il resto è Dio che lo fa

È nella preghiera che il Mistero ancora persiste, resiste come spiegazione ultima; è nella preghiera e nella domanda, perché la preghiera è domanda, «domanda di essere».

Dio vuole che ci sia uno che domandi di essere, che dica così tanto, così sinceramente che Egli è tutto, da domandargli ciò che gli ha già dato: di partecipare all’Essere.

Se l’essere creato è l’essere partecipato, la libertà pone la preghiera come unica manifestazione di questo essere: tutto quello che fa l’essere partecipato è, in sé preghiera, cioè domanda.

Domandare, dunque, che cosa? Domandare di essere; domandare l’Essere, il Mistero.

23 – La natura dell’Essere partecipato si esprime come preghiera, che esistenzialmente è domanda, domanda di essere.

Ma che cosa può domandare? Di far diventare totale in sé l’essere, in tutto quello che fa.

35-36 – Chi dice «io sono capace», «io ho il potere», «io ho la forza», troverà dimostrato che non da sé, ma solo da un Altro cui domanda può avere tutto ciò.

È, insomma, nella morale la prevalenza della domanda e della mendicanza sulla riuscita del proposito: sarebbe presunzione, non proposito, se non fosse domanda.

55-58 – «Sembra che quello che ci spetta sia la preghiera definita come domanda di essere. Prego per tante cose che mi stanno a cuore, ma cosa vuol dire “domanda di essere“?

56 – Ciò che ti sta a cuore – amico mio -, ciò che ti sta a cuore è una risposta che non avrà definitiva compiutezza se non alla fine. Ciò che ti sta a cuore è una modalità con cui tu riconosci in una realtà parziale ed effimera, passeggera, non definitiva, non completa, quello che è il tuo desiderio unico, o somma del tuo desiderio, che è la felicità.

Perciò, la domanda di essere sottolinea il fatto che quello che vuoi, quello che tu desideri, quello per cui tu domandi, non è nient’altro che una richiesta della soddisfazione che tu ti aspetti totale, in un aspetto particolare della tua persona, della tua vita.

Se aspetti il toto, il tutto dal particolare, dall’avere in mano il particolare, sbagli.

57 – Fuori di Dio c’è il nulla, non altro, non qualcosa d’altro.

Allora, l’uomo riconosce veramente quello che Dio è solamente se in tutto quello che fa domanda a Dio di essere, e se ogni sua azione è domanda a Dio di essere, cioè di felicità.

Ogni azione è domanda a Dio di essere, cioè è preghiera, perché ogni azione dell’io, come fenomeno per cui si avvera, cerca di avverarsi l’esistenza dell’essere creato, è tentativo di affermare il proprio compimento.

Perciò, ogni coscienza dell’azione, quando si compie l’azione, è domanda all’Essere di essere, è domanda da parte dell’essere partecipato di essere, di esistere sempre, per tutto quello che ha ricevuto, per tutto quello che è.

Come facciamo a conoscere Dio così? Bisogna prenderne coscienza.

Prendere coscienza di una cosa significa scoprire la cosa secondo la sua totalità.

197 – (Canto) «Io non sono degno di ciò che fai per me, io che non ho nulla da donare a Te» Ti dico, però: «se Tu lo vuoi, prendi me».

Ripensavo in questi giorni a tutta l’enorme quantità di vita e di pensiero che c’è tra di noi.

Perché è molto significativo che il primo canto che è accaduto tra di noi dia già tutta la dimensione della domanda – cioè della ragione – che ci muove; e, dall’altra parte, ha già dato la risposta.


Link diretti ai TEMI di «Dare la vita per l’opera di una Altro»

AB CDEFGILMNOPRS TUV



Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


Iscrivendoti riceverei gratis ogni nuova pubblicazione