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Lettera «E»
Elezione
152 – Abramo è stato la sorgente di questa purissima idea di Dio che tutta la storia ebraica ha avuto.
Centro di questo nuovo rapporto che Dio stabilisce con Abramo e i suoi discendenti è l’elezione.
Abramo è stato eletto, scelto come padre di un flusso nuovo, di un popolo nuovo.
La modalità della elezione, o scelta, o privilegio, svela il modo particolare, implicato in avvenimenti di storia reale, della comunicazione all’uomo di quello che il Mistero è.
Il Mistero si comunica all’uomo che sceglie, al popolo che privilegia, rivelando di Se stesso quello che vuole.
Il processo della elezione entra nella storia con potente pretesa di essere magistero per tutto il mondo.
Dai salmi si vede che gli ebrei, anche nel tempo di Gesù, avevano una passione e un affannato desiderio, di andare in missione.
Il processo di elezione insegna che Dio si fa conoscere attraverso una concreta contingenza nel tempo e nello spazio (Fortunato è quel tempo e quello spazio in cui Dio entra: non c’è nessun’altra cosa più bella al mondo).
Esperienza
18 – Il problema dell’essere dell’uomo, come si risolve?
Non è solo un problema filosofico, è innanzitutto tutto un problema di coscienza di sé, cioè un problema dell’io, della persona: è in gioco che cosa essa è, ed è in gioco in ogni gesto umano, in ogni esperienza, nella quale il reale emerge alla ragione.
Ma se l’uomo brucia il contenuto dell‘esperienza, dicendo o che è niente o che è parte indistinta dell’essere mortale, allora non c’è niente al di fuori di lui, egli è l’unico padrone di se stesso.
21 – Ma la libertà che cosa è? Partiamo dall’esperienza, come siamo soliti fare.
La libertà è soddisfazione di un desiderio.
Il fenomeno che mi fa dire: «Sono libero», è soddisfazione.
Il fenomeno che definisce la libertà è, dunque, la soddisfazione totale di me, risposta alla mia sete.
24-25 – La sua libertà (di Satana) si esistenzializza come l’«essere contro»: non la dimostrazione che Dio non è tutto, ma l’essere contro l’evidenza che Dio è tutto.
Questa è la sua natura, come la natura di ogni peccato.
Contro l’evidenza, contro ciò che l’esperienza fa vedere, Satana, come la tentazione, fa apparire l’Essere come sorgente di menzogna e di male, come una visione illusoria. Così il padre della menzogna dimostra la sua menzogna.
Perciò emerge nell’esperienza umana come qualcosa contro la verità e il bene dell’uomo: come un estraneo, perché Adamo ed Eva non sapevano quello che fosse il diavolo, sotto le spoglie di un serpente era un estraneo, estraneo alla loro esperienza.
42 – «Nel nostro cuore Dio inscrive verso i nostri amici un amore che essi non possono leggere, ma che noi possiamo manifestare loro. Ne risulta una affezione, più spesso un affectus, un attaccamento profondo, inesprimibile, che è dell’ordine dell’esperienza e che fissa all’amicizia diritti e doveri».
Bernardo di Chiaravalle – «Lettera 11,2.8. Ai monaci della Certosa e al priore Guigone»
73ss – Vi è una irreligiosità nel nostro mondo che inizia, senza che nessuno se ne accorga, da un distacco che si opera tra Dio come origine e senso della vita e Dio come fatto di pensiero, fatto del pensiero, concepito secondo le esigenze del pensiero dell’uomo.
Ciò si riconduce a un distacco del senso della vita dall'esperienza
La negazione di Dio, fino alla negazione della conseguenza, ragionevolmente estrema ed evidente, che «Dio è tutto in tutto», implica un distacco del senso della vita dall’esperienza: il senso della vita è Dio e l’esperienza è il rapporto tra la libertà dell’uomo e la realtà in cui egli si trova immerso.
Se Dio è concepito distaccato dall’esperienza, se non incide sulla vita, vi è un distacco del senso della vita dall’esperienza.
74 – Il distacco del senso della vita dall’esperienza implica anche un distacco della moralità dell’azione dell’uomo: la moralità così concepita, non ha la stessa radice dell’azione.
In che senso? Nel senso che la morale c’entra sì con l’azione dell’uomo, c’entra con l’esperienza, ma senza avere la stessa radice dell’azione; non risponde alla fisionomia, al volto che ci dà l’esperienza.
La sostanza della questione è chiarita nella lotta che si sviluppa sul modo di intendere il rapporto tra ragione ed esperienza.
Per capirlo, basterebbe guardare alla formula «Dio tutto in tutto», che squassa la formulazione comune dell’esistenza di Dio («Dio esiste»).
75 – È attraverso l’esperienza che l’uomo si svela nella sua adesione, nel connettere cioè la sua azione al disegno totale, alla totalità, oppure nel non rispondere a tale riferimento chiaramente ultimo e decisivo.
«Ragionevole è sottomettere la ragione all’esperienza»
J. Guitton, Arte nuova di pensare
L’esperienza è l’emergere della realtà alla coscienza dell’uomo, è il divenire trasparente della realtà allo sguardo umano.
Perché è ragionevole sottomettere la ragione all‘esperienza?
Perché l’esperienza ci dice la realtà che noi siamo e in cui è la nostra presenza; è una realtà che ci è data, non inventata da noi.
76 – Se si usa male la ragione, cioè se la ragione si traduce come «misura» della realtà, – e questo implica sempre la ragione come un preconcetto, come qualcosa che stranamente interviene nell’esperienza per minuire e non riconoscere ciò che è presente nella nostra vita – ci sono tre possibili riduzioni che influenzano tutti i comportamenti della vita (Invece di un avvenimento, l’ideologia – riduzione del segno ad apparenza – riduzione del cuore a sentimento)
80 – Il segno è l'esperienza di un fattore presente nella realtà che mi rimanda ad altro.
Il segno è un realtà sperimentabile il cui senso è un’altra realtà; esso rivela il suo significato conducendo ad un’altra realtà.
Non sarebbe ragionevole, umano, perciò esaurire l’esperienza del segno nel suo aspetto percettivamente immediato o apparenza.
L’aspetto percettivamente immediato di qualunque cosa, l’apparenza, non dice tutta l’esperienza che abbiamo delle cose, perché non ne dice il valore del segno.
La grande tentazione è esaurire l’esperienza del segno, di una cosa che è segno, interpretandola soltanto nel suo aspetto percettivamente immediato.
82 - Il Mistero si rende esperienza attraverso il segno.
Mistero e segno, dunque, in un certo qual senso, coincidono e il Mistero si rende esperienza attraverso il segno.
101-103 – Se si elimina in Cristo il fatto di essere uomo, uomo reale, storico, si elimina la possibilità stessa di una esperienza cristiana.
Un’esperienza cristiana è una esperienza umana, perciò è fatta di tempo e di spazio come ogni realtà materiale.
Senza questo aspetto di materialità l‘esperienza che l’uomo fa di Cristo manca della possibilità di verifica della sua contemporaneità, cioè della verità di quanto Lui ha detto di sé.
L’introduzione e il perno della salvezza è nella carne: Dio entra con Cristo nell’esperienza umana.
L’eliminazione della carnalità implicata in ogni esperienza umana, anche nell’esperienza di Gesù Cristo, pone Lui – e la Chiesa – in una astrazione, riducendolo a uno dei tanti modelli religiosi.
103 – Dice san Bernardo: «Quanto per natura conosceva dall’eternità, imparò per esperienza umana».
È una frase chiaramente sintetica del Gesù «fatto uomo».
Cristo, quanto per natura conosceva dall’eternità, imparò per esperienza umana-
Perciò è dall‘esperienza umana di Gesù che noi dobbiamo partire per arrivare dove Egli ha voluto condurci, alla sua obbedienza al Padre e al suo modo di guardare e valorizzare le cose, al suo modo di affermare la bellezza e la bontà, perché, come diceva l’Ecclesiaste, «Dio ama ciò che ha creato, ha fatto buono ciò che ha creato».
È partendo dall’esperienza umana di Gesù che si può arrivare ad una imitazione di Cristo come obbedienza al Padre, obbedienza al Mistero.
120 – Senza conoscenza non c’è esperienza, manca il livello umano del vivere e perciò non c’è cambiamento nell’umano.
Le circostanze potrebbero essere fatte cambiare per tutti, Dio potrebbe servirsi di tutti, ma nell’io responsabile Dio non può non utilizzare, come suo strumento per il cambiamento, una esperienza in qualche modo nuova: un’esperienza.
Perciò tutto il metodo pedagogico del nostro movimento, che tenta di imitare il più possibile quello che Gesù ha utilizzato per la la Chiesa, è quello di introdurci ad una esperienza.
Se non ci introduciamo in una esperienza, è impossibile un vero cambiamento.
137-140 – L’uomo prende coscienza della sua umanità, e quindi usa delle parole per descriverla, traendole come significato dalla sua esperienza.
L’uomo usa la ragione, i sentimenti, le inclinazioni che compongono l’esperienza e da questa impara.
Le parole che l’uomo usa illuminano la consapevolezza dell’esperienza da cui nasce.
L’uomo prende coscienza della sua umanità badando a quella esperienza che è la forma in cui essa si rivela e che costruisce la realtà dell’uomo nel contatto con ciò che incontra.
Con la sua ragione egli ha proprio il compito di chiarire quello che riesce a guardare e ad afferrare nella sua esperienza.
Altrimenti è il preconcetto, o il pre-fabbricato, che si impone.
138 – Comunque, se non si parte dalla esperienza per cogliere se stessi e la propria realtà, significa che la vita si svolge determinata dal preconcetto o adottando un pre-fabbricato che si impone.
Ma che cosa significa, dunque, «appartenenza» per l’esperienza di sé che l’uomo fa – e in cui può veramente capire che cosa quella parola significhi?
La prima cosa che dall’esame dell’esperienza emerge è una ancora inconscia e poi sempre meno inconsapevole evidenza del fatto che l’uomo dipende, è stato fatto.
Il Senso Religioso dice subito, nel primo capitolo:
«In verità l’uomo afferma veramente se stesso solo accettando il reale, tanto è vero che l’uomo incomincia ad affermare se stesso accettando di esistere: accettando cioè una realtà che non si è data da sé.»
È questa la ragione che fa dire: l’uomo appartiene a Dio.
139 -L’io umano dipende, e dall’esperienza l’uomo enuclea l’esigenza e l’evidenza di una dipendenza totale.
E come la ragione è strutturalmente, naturalmente tensione a cogliere la realtà secondo la totalità dei fattori, analogamente l’esperienza umana enuclea l’esigenza e l’evidenza di una dipendenza totale, una dipendenza dalla sorgente del suo essere come tale, una dipendenza totalizzante.
183 – La parola (Appartenenza), però è usata da tutti, perché è una parola che sorge dalla nostra esperienza.
E tutti la usano secondo delle correnti di pensiero o di interesse o di potere.
Etica
20 – L’unico mistero è: come mai io ci sono? Come io consisto? Questa domanda identifica il livello ontologico – non etico della questione.
Invece il razionalismo nichilista, o panteista ha esasperato l’incidenza dell’etica del problema, riducendo tutto all’affermazione dell’uomo.
Anche la Chiesa, attaccata dal razionalismo, ha sottolineato al popolo nella sua teologia l’etica, dando come presupposta l’ontologia, quasi obliterandone la forza originante.
55 – «Ci ha particolarmente colpito il giudizio dato sul fatto che il punto di riscossa dell’io sia innanzitutto ontologico e non etico, come il potere cerca di farci credere. È possibile approfondire questo?»
La domanda: che nesso c’è tra ontologico ed etico… L’ontologico: si dice ontologico quello per cui una cosa è reale, come è di fatto, come è reale una cosa.
L’etica deriva dalla considerazione o dalla coscienza della realtà, da una cosa nella sua realtà, perché ci fa comportare come essa richiede, altrimenti una cosa possiamo trattarla male, prendere lucciole per lanterne, prendere un buco invece che l’essenza della questione.
58 – La seconda risposta trae dalla coscienza ontologica – Dio è tutto in tutto e l’uomo è l’essere partecipato, è una comunicazione che di sé fa l’Essere come Mistero – una questione di coscienza etica, cioè di comportamento.
61 – Il Mistero ha incominciato a farsi conoscere, con l’energia che ci ha dato nel Battesimo, lo scopo che aveva nello sceglierci.
Da qui scatta l’etica, il comportamento da seguire, che io devo seguire, che io devo seguire quando prendo coscienza del mio Battesimo, che non può essere dimenticato in nessuna azione; in nessun giorno e in nessuna ora l’uomo ha il diritto a una dimenticanza di questa scelta.
72 – Occorre prendere coscienza delle conseguenze etiche del fatto che «Dio è tutto in tutto» possiede.
È da questa forza estetica infatti che sorge la possibilità stessa di un’etica; solo se l’Essere è attrattiva può essere capace di ottenere dall’uomo un’attenzione fino al sacrificio.
79 – Ricordiamo che tutte le ideologie hanno un sistema discorsivo e nella logica che le sostiene tendono al potere o hanno un potere, che è la prevalenza, in un dato momento, di una ideologia sulle altre.
Questo rilievo introduce a una seconda riduzione culturalmente significativa ed eticamente grave.
Eticamente grave perché l’etica, in quanto deriva dall’estetica, in quanto è lanciata nell’abbrivo del suo cammino, del suo viaggio, da un fattore estetico, implica una definizione grande del concetto di Essere, cioè del concetto di Dio.
Se l’uomo cede alle ideologie dominanti, insorte dalla mentalità comune, si verifica una lotta, una divisione, una separazione tra segno e apparenza; da ciò consegue la riduzione del segno ad apparenza.
106 -107 – Se si confina la salvezza alla fine del tempo, si distrugge di fatto la ragionevolezza della fede, cioè la sua umanità.
In questo modo l’ontologia cristiana viene distrutta da un’etica intesa come coscienza ed uso della realtà che partono da un concetto di che cosa sia l’uomo e da una ontologia umana percossi dal messaggio cristiano.
130 – Dalla fede – che è affermazione di un fatto, dell’oggettività di un fatto, Cristo – si sviluppa una esteticità, cioè una suggestività, che rivela una ragione adeguata realmente in atto: è una ragione adeguata che fa nascere l’estetica in un rapporto.
Perché la bontà, meglio, l'etica, deriva dall'estetica.
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I Temi di alcuni libri di don Giussani
- TEMI – Il senso religioso
- TEMI – All’origine della pretesa cristiana
- TEMI – Perché la Chiesa
- TEMI – Il rischio educativo
- TEMI – Generare tracce nella storia del mondo
- TEMI di Si può vivere così?
- TEMI di Si può (veramente) vivere così?
Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”
- TEMI – Un strana compagnia (82-83-84)
- TEMI – La convenienza umana della fede (85-86-87)
- TEMI – La verità nasce dalla carne (88-89-90)
- TEMI – Un avvenimento nella vita dell’uomo (91-92-93)
- TEMI – Attraverso la compagnia dei credenti (94-95-96)
- TEMI – Dare la vita per l’opera di un Altro (97-98-99)
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