Temi di «Dare la vita per l’opera di un Altro»- 1a parte

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Lettera «L»


Letizia

25 – L’uomo ribellandosi, aderisce ad una realtà estranea al suo essere, aderisce al «mondo», come dice Gesù, cioè alla somma del potere, che ha una forma normale, ma dentro non è quello che dice di essere, non è quello che mostra di essere, dentro «non è».

Anche Satana è un essere partecipato da Dio, e perciò è di Dio; è proprio la non accettazione, il non riconoscimento di questo, che rende infelice lui e, quindi, l’uomo peccatore.

Ciò spiega, da una parte, perché chi cammina nel senso di una morale come riconoscimento che Dio è tutto è lieto; trova perfino letizia e, comunque, pace anche nelle situazioni più tristi.

127-128 – Affermare Cristo è affermare la bellezza oggettiva che ci rende appassionati a vita e tutto diventa trasparente ai nostri occhi.

Non per nulla la letizia sul volto è l’argomento principale per una testimonianza cristiana a tutto il mondo, di fronte a tutti.

La letizia del proprio cuore è, quanto più si matura, nel tempo quindi, una conferma a noi stessi di quello che diciamo e in cui crediamo.

Ma la letizia viene fuori, può venire fuori soltanto da una bellezza oggettiva, da una cosa oggettivamente belle e buona.

La letizia non ci può essere con una cosa non bella e non buona.

Allora si potrà parlare di contentezza, di soddisfazione, ma non di letizia.

128 – Affermare Cristo ci apposta al primo varco da cui inizia il Mistero come Mistero che fa le cose: diventa esperienza quel che Dio fa.

E la verifica sta proprio nel fatto che, di tutto quello che c’è veramente nelle cose, si diventa ricercatori e attori lieti: «Renderò evidente la potenza del mio nome dalla letizia dei loro volti».

L’esperienza di letizia che la nostra vita dà è una positività assoluta, che in noi opera nel rapporto c on gli altri uomini.

Libertà

20-23 -Dove l’io può concepirsi indipendente dall’Essere da cui deriva? Nella libertà.

Tutto è comprensibile, salvo una cosa che resta ancora fuori, che per la ragione è fuori da Dio: la libertà.

21 – La libertà è l’unica cosa che appare alla ragione come fuori da Dio.

All’Essere come tale non si può aggiungere né togliere niente: la libertà però sembra sottrarre qualcosa al mistero dell’Essere, a Dio.

Ma la libertà che cosa è?

La libertà è la soddisfazione di un desiderio.

Il fenomeno che mi fa dire: «Sono libero», è soddisfazione.

Il fenomeno che definisce la libertà. è dunque, la soddisfazione totale di me, la risposta all amia sete.

La libertà è esigenza di soddisfazione totale.

Per questo è adeguazione all’Essere, cioè adesione all’Essere.

Se l’Essere, Dio, è tutto, la libertà è riconoscere che Dio è tutto. Il Mistero ha voluto essere riconosciuto dalla nostra libertà, ha voluto generare il proprio riconoscimento.

L’io umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, riflette originalmente il mistero dell’Essere uno e trino nel dinamismo della libertà, la cui legge sarà quindi l’amore, e il dinamismo in cui si gioca questo amore non potrà che essere amicizia.

22 – Se la libertà è riconoscimento dell'Essere come Mistero, il rapporto dell'essere partecipato con Dio è solo la preghiera. Tutto il resto è Dio che lo fa.

Se l’essere creato è l’essere partecipato, la libertà pone la preghiera come unica manifestazione di questo essere: tutto quello che fa l’essere partecipato è, in sé, preghiera, cioè domanda.

Se è preghiera e domanda, è dentro il Mistero anche la libertà.

23 – Dal punto di vista positivo, «Dio è tutto», e la libertà è riconoscere che Dio è tutto; dal punto di vista passivo, per così dire, da parte del nulla, «tutto è Dio».

52 – «Si può riprendere la questione della libertà spiegando cosa significa che la libertà è l’unico punto non attaccabile dalla ragione?».

La ragione non può capire il fatto proprio della libertà come possibilità di riconoscere o di non riconoscere il Mistero.

È in questo punto che il Mistero resta inattaccabile.

All’Essere come tale non si può aggiungere niente, né togliere niente: ma la libertà sembra sottrarre qualcosa al Mistero dell’essere, a Dio, perché la libertà è anche la possibilità che la creatura, l’essere partecipato, diventi diavolo, menzogna, sia rinnegato l’aspetto del ricevere, si ponga contro Dio, il suo essere partecipato divenga contrasto, negazione e contrasto di Dio come sorgente, come sorgente comunicativa dell’essere.

73 – Il senso della vita è Dio e l’esperienza è il rapporto tra la libertà dell’uomo e la realtà in cui egli si trova immerso.

Se Dio è concepito distaccato dall’esperienza, se non incide sulla vita, vi è un distacco del senso della vita dall’esperienza.

87 – La promozione missionaria, che è in fondo lo scopo ultimo dell’esistenza del singolo cristiano e dell’andamento di tutti i cambiamenti della società, è arrivata a una impasse, che ha avuto il suo culmine nella critica di certo pre e post Concilio, in cui si è giunti perfino ad affermare che l’azione missionaria fosse contro la libertà dell’uomo, mentre l’azione missionaria è l’estremo frutto della fedeltà a Cristo.

98 –La fede è razionale, in quanto fiorisce sull'estremo limite della dinamica razionale come fiore di grazia, cui l'uomo aderisce con la sua libertà.

E come fa l’uomo a aderire con la sua libertà a questo fiore incomprensibile come origine e come fattura?

Aderire alla propria libertà significa, per l’uomo, accettare con semplicità quello che la ragione percepisce come eccezionale, con quell’immediatezza certa, come avviene per l’evidenza inattaccabile e indistruttibile di fattori e momenti della realtà, così come entrano nell’orizzonte della propria persona.

109 – La perdita della libertà. Un’esistenza definita dal potere e dalle sue leggi ha come conseguenza ultima la perdita della libertà, la non considerazione o l’abolizione non proclamata teoricamente, ma di fatto attuata: e poiché la libertà, comunque la si definisca, è il volto dell’io umano, si tratta della perdita della persona umana. Si chiama appunto alienazione.

113 – Per questo il cambiamento che dimostra la presenza di Cristo sia chiama «testimonianza»: è l’opera dell’io come opera di Dio, opus Dei, secondo la libertà che Dio esige; riguarda vita, tempo e spazio, amore, lavoro e società: non è soppressione di qualcosa dell’io, ma positività ultima di tutto l’io nel suo essere.

La parte che spetta alla libertà dell’uomo è la mendicanza.

Questi sono i fattori del disegno di Dio. alla libertà dell’uomo spetta la mendicanza, perché tutto il potere è di Dio.

141-142 – La natura dell’uomo, a questo punto, illumina le prime conseguenze decisive di questa appartenenza a Dio.

Per esempio, la natura dell’uomo è libertà perché la sua origine è tutta nell’Essere, nel Mistero.

La natura della libertà è proprio riconoscere questa origine totalizzante, l’origine totalizzante del rapporto con Dio.

L’io è rapporto con l’infinito, non c’è di mezzo nulla; vale a dire è creato, fatto come rapporto con Sé dal Mistero.

La libertà è aderire all’Essere.

142 – «L'uomo non può bastare a sé stesso; altrimenti non esisterebbe. Qui risiede il mistero dell'esistenza dell'uomo»

N.A. BerdiaevRegno dello spirito e regno di cesare

Per essere libero l’uomo non può bastare a se stesso: questa è la contraddizione che scandalizza o l’interrogativo che alimenta il desiderio di approfondimento dell’uomo.

Ma la creatura appartiene a questo Mistero, perciò certamente non è contraddizione: dire che l’uomo non può bastare a se stesso è dire come l’uomo è.

Il mistero dell’esistenza sta nel fatto che l’uomo esiste non potendo bastare a se stesso.

Che la creatura appartenga al Mistero non è soltanto messo in fibrillazione dal fatto della libertà; perché libertà vuol dire anche possibilità di espressione originale, cioè creatività, da parte dell’uomo.

L’uomo è più grande di ogni altra cosa, anzi, è il punto dove diventa trasparente, o tende a diventare trasparente, la visione della totalità del cosmo.

144 – La cultura moderna, di destra o di sinistra, […] al valore dell’appartenenza sostituisce una libertà che è non-adesione all’essere come Mistero, costituendo così una sorgente di menzogna.

È l’uccisione della libertà il non aderire all’essere.

Perciò, la cultura moderna, affermando l ‘uomo come misura di tutte le cose, di fatto sopprime la libertà, strozza la libertà, perché non la lascia essere, non può lasciarla essere, concepirla o possederla se non come menzogna.

146 – La mancanza della identità fra libertà e appartenenza, cioè come libertà non motivata dall’appartenenza, è presagio di voluminose guerre.

155 – Ma che cosa è la libertà? La libertà è riconoscere l’Essere, aderire all’Essere. Perciò non riconoscere l’essere che ci ha dato, lo costringe, lo strozza, lo debilita.

182-184 – «Tu ha parlato della libertà come fattore essenziale e conseguenza prima dell’appartenenza».

Se l’appartenenza è il dipendere, l’essere stati fatti, continuamente fatti dal Creatore, da Dio, dal Mistero di Dio, che cosa abbiamo ricevuto dal Mistero di Dio? Tutto! E perciò anche ciò che si potrà chiamare «libertà». Così l’appartenenza è sorgente della libertà.

Questo può essere attuato più o meno; ma che sia più o meno attuato dipende non solo dalla libertà, ma anche da un altro fattore, che è la volontà del Mistero, la misteriosa volontà di Dio.

Comunque, mi pare esauriente dirvi che, se l’appartenenza indica il fattore che ci ha dato e ci dà l’essere, l’energia che costituisce in noi un atteggiamento di libertà ci viene dall’appartenenza.

La libertà, infatti, non crea se stessa.

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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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