Temi di «Dare la vita per l’opera di un Altro» – 2a parte

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Lettera «N»


Nichilismo

14ss – Due tentazioni: nichilismo e panteismo.

15 – Dalla percezione vertiginosa dell’apparenza effimera delle cose, si sviluppa, come cedimento e negazione menzognera, che le cose siano illusione o nulla.

Se Dio è tutto, vuol dire che le cose che hai, le persone con cui vivi, o sono niente (nichilismo) oppure sono una parte indistinta dell’Essere, parti di Dio (panteismo).

Dunque o nichilismo o panteismo.

Il nichilismo è la conseguenza inevitabile innanzitutto di una presunzione antropocentrica, per la quale l’uomo sarebbe capace di salvarsi da se stesso.

16 – Queste due teorie (nichilismo e panteismo) dettano tutti i comportamenti di oggi: sono le uniche spiegazioni (anche pratiche, anzi, soprattutto pratiche) date dalla mentalità comune generale che investe e ingombra la testa e il cuore di tutti, anche di noi cristiani, anche di molti teologi.

L’una e l’altra, con tutte le loro conseguenze, hanno un gioco in comune, un punto ritrovo in comune: la fiducia del potere e l’agognare del potere, comunque concepito, in qualunque versione.

17-19 – Ma come si passa dal nichilismo e dal panteismo ad avere come obiettivo il potere? Se l’uomo riducendosi ultimamente a niente, a una menzogna, è una finta, si sente una finta, un’apparenza di essere; se il suo io nasce totalmente come parte del grande divenire, come semplice esito dei suoi antecedenti fisici e biologici, egli non ha alcuna consistenza originale: l’unico criterio che può avere allora è quello di adattarsi, così come viene, all’urto meccanico delle circostanze, e più in esse egli ha potere, più la consistenza sua, che è apparenza, aumenta, sembra aumentare, e perciò aumenta l’illusione, anzi, la menzogna.

Sia panteismo che nichilismo distruggono quello che è più inesorabilmente grande nell’uomo; distruggono l’uomo come persona, il cui più piccolo pensiero, dice Pascal, vale più di tutto l’universo, perché appartiene a una realtà infinitamente superiore.

L’io è quel livello della realtà in cui il reale vibra come esigenza di rapporto con l’Infinito.

18 – Nichilismo e panteismo distruggono questo «io» che definisce la dignità dell’uomo, lo degradano all’aspetto della animalità.

Che «tu sei» cosa vuol dire? È a partire dalla evidente difficoltà che questa domanda lascia come suo risultato immediato che nichilismo e panteismo sembrano risposta a una ragione non opportunamente coscienziata: nichilismo, panteismo e, ultimamente, il potere.

«Egli solo è», e questo identifica Dio come Mistero.

Ma accanto a ciò «io ci sono», e questo resta l’unico vero mistero per la ragione; senza questo mistero, la ragione non ragiona, perché la ragione è coscienza della realtà secondo la totalità dei fattori.

Quindi nichilismo e panteismo sono una riduzione, sono negazioni della ragione, sono semplificazioni riduttive, contraddittorie alla ragione e cedono all’immagine quantitativa delle cose: l’immagine quantitativa dell’essere che ci deriva dalla quotidiana esperienza, dalla vita mortale.

110 – L’io alienato è un io senza Dio. L’io senza Dio è un io che non può evitare tedio e nausea.

Per cui si lascia vivere: si può sentire particella del tutto (panteismo) o è presa della disperazione (il prevalere del male e del nulla: nichilismo).

163 – «Chi vuole la Verità non può trovar pace nel semplice nichilismo. Perché se la ragione non partecipa all’essere, neanche l’essere partecipa alla ragione»

Florenskij – Scritti teologici e mistici

Novità/nuovo inizio

143-144 – «Senza l’azione, senza la capacità di iniziare qualcosa di nuovo e di articolare così il nuovo inizio che interviene nel mondo con la nascita di ogni essere umano, la vita dell’uomo, tesa tra la nascita e la morte, sarebbe davvero condannata senza possibilità di salvezza[…] Con tutte le sue incertezze, l’azione è come un memento sempre presente che gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire ma per dare inizio a qualcosa di nuovo. Initium ut esse homo creatus est, diceva Agostino. Con la creazione dell’uomo il principio del dare inizio è entrato nel mondo – ciò che, ovviamente, è solo un altro modo di dire che con la creazione dell’uomo il principio della libertà ha fatto la sua comparsa sulla terra»

Hanna Arendt, Lavoro, opera, azione. Le forme della vita attiva

161 – La risposta di Dio immette nello sguardo dell’uomo una novità, una grande positività, anche se il popolo, come tale, non riconosce Cristo in Gesù di Nazareth.

174 – La novità sta nel comprendere in che modo Cristo, lo Spirito di Cristo, mira a compiere in noi una mentalità diversa, un modo di vedere, ma anche di giudicare e di trarre conseguenze da questo giudizio, un modo di conoscenza, nel senso pieno della parola, diverso e nuovo, e un modo di affezione, nel senso più lato del termine, che permetta una conoscenza chiara e vera del nostro rapporto con ogni cosa, ma, soprattutto, una modalità diversa di dinamica, di vibrazione della natura stessa dell’amore naturale.

176 – Questo io nuovo conosce in modo diverso, si affeziona positivamente a tutti gli esseri, entro il limite, in tutto quello che fa in funzione del disegno di Dio, cioè di Cristo.

Per un cristiano occorre dunque amare Cristo.

206 – «Donna non piangere!» quando vediamo – come vi ho detto prima – tutto il movimento del mondo, nel cui fiume, nei cui ruscelli tutti gli uomini si rendono presenti alla vita, rendono presente la vita a sé, l’incognita della fine non è altro che l’incognita del come si è giunti a questa novità, quella novità che fa trovare un uomo, fa incontrare un uomo mai visto che, di fronte al dolore della donna che vede per la prima volta, le dice: «Donna non piangere!»

nulla/niente

15 – Davanti a questo Signore, l’io umano ha sete di Lui. L’io umano ha sete di questo Dio, cioè «ha sete di vita eterna».

Senza tale sete sarebbe tutto opaco, oscuro, o indigeribile nullità. quanto più uno è uomo, quanto più l’io è cosciente, impulsivamente amante, tanto più avverte che senza l’Infinito tutto sarebbe soffocante.

116 – L’uomo è niente, se prende coscienza del suo rapporto con l’Essere. È niente, eppure Dio l’ha fatto, egli si sente fatto, si percepisce fatto, costruito, per una cosa grande.

148-149 – Non ci si paragona con il nulla o con l’inutile, o con una morale astratta!

149 – «Il nulla diventa un sostituto globale della realtà, poiché il nulla porta sollievo. Sollievo, beninteso, senza realtà; è meramente psicologico, un sedativo per l’ansia e la paura»

H. Arendt, La vita della mente

154-155 – La decisione del Mistero di scegliersi un popolo quale veicolo della Sua entrata nel mondo, come conoscenza e operatività, è un rischio cui il Mistero stesso si abbandona per approfondire e maturare l’appartenenza a Sé dell’esistenza umana e assicurare così la coscienza della durata del fatto che il popolo e il singolo appartengono a Lui, dentro le contingenze entro quali li investe.

Insomma, è come se il Mistero avesse detto: «voglio, vogliamo un riconoscimento dal nulla». Come si fa a realizzare un riconoscimento dal niente? Il niente cosa avrebbe dovuto dire di fronte all’Essere?.

155 – È come se Dio avesse preso il gusto di dire: «Anche il nulla è obbligato a sentirci e ad approvarci. Il nulla deve dire: “Io sono nulla, ma Tu sei”».

163 – Se l’uomo non appartenesse a niente, sarebbe niente. L’appartenenza implica naturalmente, almeno naturalmente, il fatto che un io, che non c’era, adesso c’è.

171-172 – Affinché sia compiuto il mistero del Padre in me e quindi nel mondo. È il motivo per cui il Padre ha creato l’uomo, perché ha voluto essere riconosciuto dal nulla, dal niente.

La prima parola che si può dire come scopo della necessità di vivere la coscienza dell’appartenenza è questa: la gloria del Padre, in cui diventa chiaro il rapporto fra l’Essere e il nulla, fra Dio e la creatura.

172 – Il Mistero ha creato misteriosamente, ha voluto un dialogo con il nulla, con il mendicante. Noi siamo nulla. Il Mistero ha creato misteriosamente, ha voluto un dialogo con il nulla, per quella inconcepibile, e da noi non definibile, unità fra la volontà di Dio che chiede all’uomo: «Chi sono io per te?».

Il Mistero ha creato misteriosamente, ha voluto un dialogo con il nulla, con il mendicante, per Sua gloria – per la gloria di Dio.


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