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Lettera «T»
Testimonianza
46 – Vivere per la gloria di Cristo si chiama testimonianza.
È il fenomeno per cui gli uomini riconoscono – per una grazia potente – di che cosa è fatta la realtà, gli uomini e le cose: è fatta di Cristo, e lo gridano a tutti, lo dimostrano con la propria esistenza, con la modalità trasformata della loro esistenza.
La fine della storia sarà il giorno in cui tutto l’universo umano sarà costretto a riconoscerlo.
92 – Siccome la missione esiste e vive come testimonianza, solo la fede vissuta realizza la missione, perché solo la fede vissuta cambia, di quel cambiamento in cui chiunque può imbattersi e, sentendosene scioccato, mettersi a seguirlo.
113 – Per questo il cambiamento che dimostra la presenza di Cristo si chiama «testimonianza»: è l’opera dell’io come opera di Dio, opus Dei, secondo la libertà che Dio esige.
127 – Affermare Cristo è affermare la bellezza oggettiva che ci rende appassionati alla vita e tutto diventa trasparente ai nostri occhi.
Non per nulla la letizia sul viso, sul volto, è l’argomento principale per una testimonianza cristiana a tutto il mondo, di fronte a tutti.
Totalità
65 – La totalità della presenza e della pretesa del Mistero sulla nostra vita («Dio tutto in tutto») e di Cristo, di Gesù di Nazareth, del giovane uomo di Nazareth, Gesù, che è il Mistero fatto Cristo, Suo Cristo, la totalità della grande figura, dell’immane accenno che Dio, la parola di Dio che è nel nostro cuore e sulle nostre labbra, la totalità di questa presenza familiare, quotidiana ed efficace, di questa compagnia tanto strana quanto evidentemente insuperabile, questa totalità spiega il nostro dire «Tu»: «Tu» a Dio dobbiamo dire e «Tu, o Cristo» dobbiamo dire all’uomo Gesù di Nazareth.
75 – È attraverso l’esperienza che l’uomo si svela nella sua adesione, nel connettere cioè la sua azione al disegno totale, alla totalità, oppure nel non rispondere a tale riferimento chiaramente ultimo e decisivo.
81 – La destituzione del contingente è, per esempio, affermare che quel che capita «capita perché capita», evitando così l’urto e l’esigenza di guardare il presente, un certo presente, nel suo rapporto con la totalità.
94 – La fede apre a una «mentalità diversa» e, quindi, una «moralità diversa», perché l’azione in cui l’uomo si realizza può essere più, meno o niente del tutto, in rapporto con la totalità delle cose.
151 – Tutta la storia di tutto il mondo diventa chiara in un filone che parte da un uomo della Mesopotamia.
Dio lo ha scelto per farsi conoscere dagli uomini e per salvare gli uomini che navigavano in una dimenticanza totale o in una affermazione della totalità secondo una propria misura.
164 – È la cosa più evidente la totalità dell’appartenenza, che è proprio l’appartenenza a Dio: l’uomo non c’era, è stato fatto da Dio, da un Altro, di qualcosa d’Altro, così come il cosmo.
L’appartenenza a Dio si identifica con l’appartenenza totale, totalizzante a un uomo, se Dio è diventato quell’uomo.
203 – Maria è la totalità dell’uomo, la totalità dell’uomo che viene esaltata fino a farla diventare, fino a renderla strumento necessario per il rapporto con Dio (necessario, non nel senso immediato del termine, ma nel senso ultimo del termine).
Tu
65 – La totalità della presenza e della pretesa del Mistero sulla nostra vita («Dio tutto in tutto») e di Cristo, di Gesù di Nazareth, del giovane uomo di Nazareth, Gesù, che è il Mistero fatto Cristo, Suo Cristo, la totalità della grande figura, dell’immane accenno che Dio, la parola di Dio che è nel nostro cuore e sulle nostre labbra, la totalità di questa presenza familiare, quotidiana ed efficace, di questa compagnia tanto strana quanto evidentemente insuperabile, questa totalità spiega il nostro dire «Tu»: «Tu» a Dio dobbiamo dire e «Tu, o Cristo» dobbiamo dire all’uomo Gesù di Nazareth.
148 – «Prima di aver incontrato una morale, bisogna incontrare un amore»; vale a dire, occorre «ristabilire la morale attraverso un tu».
155 – È come se Dio avesse preso il gusto di dire: «Anche il nulla è obbligato a sentirci e ad approvarci. Il nulla deve dire: “Io sono nulla, ma Tu sei”».
172 – Noi siamo nulla. Il Mistero ha creato misteriosamente, ha voluto un dialogo con il nulla, per quella inconcepibile, e da noi non definibile, unità fra la volontà di Dio che chiede all’uomo: «Chi sono io per te?» e l’uomo che dice: «Tu sei tutto».
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