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Lettera «L»
Legge
62 – Uno, facendo una impresa, impostando un’impresa, ha dentro di sé qualcosa d’altro: il contenuto della sua coscienza nasce dall’esperienza del rapporto con la presenza di Cristo e con i fratelli, della legge della comunione.
Qualchecosa vi giuro che cambia: non sacrificando le leggi del fenomeno, della dinamica del lavoro, neanche un po’; ma c’è qualcosa d’altro nella coscienza con cui fa, che può giungere anche a cambiare i connotati dei rapporti.
69-70 – C’è un’osservazione in più che la liturgia di questo sabato provvidenzialmente ci offre: «Beato chi è fedele alla legge del Signore».
Questa mendicanza da poveri non può essere inventata in un momento; è un assetto, un atteggiamento, che implica una concezione della vita, un sentimento della propria persona, un desiderio e una tensione dell’animo, possibili solo nella compagnia di Cristo.
La legge del Signore non è più allora un seguito di comminazioni, di articoli, di paragrafi, non è più un seguito di definizioni: la legge del Signore è la memoria di Cristo, che investe sempre di più il cuore.
70 – La legge del Signore è seguirlo, è seguire Cristo, il Mistero reso carne. Vale a dire: la legge del Signore è seguire il Suo mistero nella Storia, il Suo corpo misterioso, la Chiesa.
Ma la Chiesa si tocca attraverso una compagnia vocazionale indicata da Dio; questa è per noi la nostra compagnia.
La legge del Signore è seguire la comunità.
122 – «Perché la verità non si cristallizzi in dottrina» – perché il fatto che c’è tra di noi, Cristo, la verità, non un esempio, delle regole morali, dei valori morali, non si cristallizzi in dottrina, in leggi, in numeri, in giudizi -, «ma nasca dalla carne».
126 – C’è da fare da mangiare e tu ti devi mettere a fare da mangiare; devi andare a lavorare e alle otto e mezza devi essere sul posto, e lo fai per amore di Dio, servatis salvandis. Si produce una lealtà con gli scopi immanenti all’azione, scoppia un gusto del lavoro che non si può conoscere altrimenti. Perché il semplice gusto dell’azione rende opache certe zone dell’azione: qui no.
Si chiama moralità. Questa è la moralità: se viene la grazia, cioè la Sua presenza, la legge non è tolta, ma è resa finalmente possibile, godibile.
147 – «L’amore di Cristo ci strugge, al pensiero che […] se uno è morto per tutti, è morto affinché tutti non vivano per se stessi, ma per colui che è morto e resuscitato per loro» (2Cor 5,14-15).
È la legge, questa è la legge della vita per l’uomo eletto a conoscere Cristo. L’itinerario dello Spirito è, dunque, uno struggimento per la gloria di Cristo, perché Cristo sia conosciuto, per far capire Cristo.
legge della comunione
62 – Uno, facendo una impresa, impostando un’impresa, ha dentro di sé qualcosa d’altro: il contenuto della sua coscienza nasce dall’esperienza del rapporto con la presenza di Cristo e dalla legge della comunione.
legge della koinonìa
54-56 – È individuabile una legge complessiva di questa appartenenza, una legge che governa la totalità della vita, a cui si ricollegano tutte le norme singole, da cui traggono consistenza e vita tutte le norme particolari.
La prima cristianità la chiamava legge della koinonìa, della comunione.
Koinonìa è la parola greca per dire «comunione».
55 – Come ricordo ai miei scolari, la parola koinonìa era un termine del vocabolario ellenistico di allora e indicava il fatto che della gente fosse insieme per un certo interesse. Adesso la chiameremmo cooperativa.
Gli apostoli avevano una cooperativa di barche per andare a pesca e perciò erano koinonòi (soci di una cooperativa).
Allora, i primi cristiani, nel vocabolario del tempo, hanno trovato, come più adatto ad esprimere quello che volevano, quello che sentivano, questo termine.
Ma che cosa avevano in comune, che cosa riconoscevano in comune questi cristiani per sentirsi in koinonìa, per sentirsi in unità di interesse? Avevano in comune il riconoscimento, la scoperta, l ‘incontro con Cristo, cioè del senso della vita, di Colui che era il senso della loro vita e della vita del mondo: «Io sono la via la verità e la vita» (Gv 14,6).
56 – Ecco allora come si potrebbe tradurre la legge della koinonìa: la tensione a mettere tutto in comune, sia i beni spirituali che i beni materiali, dove la parola «tendenza» è la vera formula della vita cristiana, che non è mai una misura, come invece sono tutte le norme morali, o i cosiddetti valori umani, che misurano.
58-59 – Comunque sia, la legge della koinonìa, è la legge di ogni vera comunità cristiana.
Perciò, ecco, la legge della koinonìa deve arrivare almeno a una soglia che è la soglia divina, ove l’uomo bussa alla porta dell’eterno: qui l’uomo arriva al confine, per così dire, della casa di Dio, al confine del volto ultimo di Cristo, che è il perdono.
58-59 – Dunque, della legge della koinonìa, oltre alla tensione a mettere tutto in comune, sia i valori spirituali che materiali, nella libertà – è alla tua libertà che lo Spirito chiede un passo o dieci passi, da fare con umiltà, senza pretesa, senza dire: «Io, io, io», misurando, come se fossi dal droghiere,, quello che dai a Dio o agli altri -; della legge della koinonìa, di questa tensione a concepire tutto in comune, poiché abbiamo in comune il senso della nostra vita e la consistenza stessa delle nostre ossa e del nostro cuore, noi sottolineiamo questo, non so se dire primo o ultimo traguardo, in fondo è il primo e l’ultimo nello stesso tempo: il traguardo del perdono, parola “impossibile”, impossibile all’uomo: è una parola divina, perché il perdono ricrea.
62 -Uno facendo una impresa, impostando una impresa, ha dentro di sé un qualcosa d’altro: il contenuto della sua coscienza nasce dall’esperienza del rapporto con Cristo e con i fratelli, dall’esperienza del rapporto con la presenza di Cristo e con i fratelli, dall’esperienza del rapporto con la presenza di Cristo, e dalla legge della comunione.
legge del Signore
69-70 – C’è un’osservazione in più che la liturgia di questo sabato provvidenzialmente ci offre: «Beato chi è fedele alla legge del Signore».
Questa mendicanza da poveri non può essere inventata in un momento; è un assetto, un atteggiamento, che implica una concezione della vita, un sentimento della propria persona, un desiderio e una tensione dell’animo, possibili solo nella compagnia di Cristo.
La legge del Signore non è più allora un seguito di comminazioni, di articoli, di paragrafi, non è più un seguito di definizioni: la legge del Signore è la memoria di Cristo, che investe sempre di più il cuore.
70 – La legge del Signore è seguirlo, è seguire Cristo, il Mistero reso carne. Vale a dire: la legge del Signore è seguire il Suo mistero nella Storia, il Suo corpo misterioso, la Chiesa.
Ma la Chiesa si tocca attraverso una compagnia vocazionale indicata da Dio; questa è per noi la nostra compagnia.
La legge del Signore è seguire la comunità.
legge nuova
60 – Da Lui viene una legge nuova nel comportamento del vivere: la tensione a mettere tutto in comune. È per questo che non c’è più estraneo; l’estraneo non esiste più.
«Non sapete che siete membra l’uno dell’altro?» (Rm 12,5; Ef 4,25).
Bene, oltre a questa legge generale della vita, ecco un esito visibile, un esito sulla realtà della cose, diciamo un esito operoso: è l’apologia dell’opera. L’amore a Cristo ci rende creatori di opere.
Letizia
57 – Santa Teresina del Bambin Gesù diceva: un sacrificio piuttosto che farlo senza letizia, non farlo; un sacrificio che non potete fare con letizia, non fatelo.
97 – San Paolo nella lettera ai Filippesi dice: «Siate lieti nel Signore» (Fil 4,4), ma la parola letizia è come la versione più discreta della parola gioia, e la gioia è come il fiorire definitivo della pianta, mentre la letizia è la pianta che può fiorire in gioia.
121 – «È dalla terra, dalla solidità, che deriva necessariamente un parto pieno di gioia e il sentimento paziente dell’opera che cresce».
Qualcosa nasce, vi è quindi letizia, la vibrazione della letizia, e insieme il sentimento dell’opera che cresce. ciò che nasce diventa grande, si organizza, diventa un corpo, diventa un cammino, diventa una storia, nella pazienza.
152 – Un’altra caratteristica conseguenza è che l’amore, oltre a essere personale – condivisione -, è costruttivo nel tempo, lealissimo con le condizioni concrete fin nelle sfumature, è lieto. Lieto: questo è proprio il sintomo più cristiano che esista, è il sintomo cristiano più sensibilmente sperimentabile. .
«Da questo divino convito» dice la liturgia «il tuo popolo riceva sempre, o Padre, il suo nutrimento» l’Eucarestia – così che «crescendo nella gioia dell’amore fraterno noi siamo sempre lieti nel Signore»: non si possono tagliare via le ultime due parole, altrimenti la letizia cade; avrete la dimenticanza, l’obliterazione, la confusione o il clamore, ma non avrete mai la letizia. Ciò che non è nella letizia non è amore.
Libertà
56-57 – La parola tendenza che cosa salva? Salva l’unico modo di rapporto fra l’uomo e l’infinito, che si chiama libertà: la libertà dell’uomo e la libertà di Dio, che a uno può far compiere la traiettoria in un lampo – come l’ha fatta compiere a santa Teresina del Bambin Gesù – e a un altro può far compiere la traiettoria di 40 anni nel deserto come l’ha fatta compiere a Mosè.
«E nessuno giudichi, neanche me stesso io giudico, perché Dio solo giudica» (1Cor 4,3-4). La libertà.
57 – Come i documenti stessi e poi tutta la tradizione della Chiesa confermano, c’era gente che dava veramente tutto, ma nessuno di questi guardava con disprezzo gli altri dicendo: «Io sono più bravo di loro», perché ognuno era ben cosciente della discrezione e della umiltà con cui si deve guardare il mistero del cammino dell’altro.
Quindi, tendenza a mettere tutto in comune nella libertà.
58-59 – Dunque, della legge della koinonìa, oltre alla tensione a mettere tutto in comune, sia i valori spirituali che materiali, nella libertà – è alla tua libertà che lo Spirito chiede un passo o dieci passi, da fare con umiltà, senza pretesa, senza dire: «Io, io, io», misurando, come se fossi dal droghiere, quello che dai a Dio o agli altri -; della legge della koinonìa, di questa tensione a concepire tutto in comune, poiché abbiamo in comune il senso della nostra vita e la consistenza stessa delle nostre ossa e del nostro cuore, noi sottolineiamo questo, non so se dire primo o ultimo traguardo, in fondo è il primo e l’ultimo nello stesso tempo: il traguardo del perdono, parola “impossibile”, impossibile all’uomo: è una parola divina, perché il perdono ricrea.
62-63 – Tutto questo è una libertà in cammino. E che si agisca in funzione di una esperienza, dell’esperienza della Tua presenza, o Cristo, della esperienza della unità come questi fratelli che mi hai dato, che sono membra di me, come io di Te, che io agisca in funzione di questa esperienza, qualcosa mi cambia.
63 – (Giussani invita a leggere il capitolo ottavo e nono della seconda lettera ai Corinti) Vi prego di dirmi se troverete nella vita una testimonianza di umanità, di libertà e di nobiltà più grande di questa.
78-79 – Comunque sia, l’insistenza sulla sequela alle direttive del movimento, in tutti gli ambiti e a tutti i livelli, lascia intatto quello che abbiamo sottolineato ieri, lascia intatta la vostra libertà.
Quasi contraddittoriamente, starei per dirvi: non sentitevi schiacciati o oppressi dal fatto che non vi sentiste di seguire una cosa, un’altra cosa; ricordatevi che ne avrete tristezza, però noi innanzitutto amiamo la vostra libertà. Sequela, dunque, nella libertà. Questa è la roccia su cui noi possiamo trovare appoggio, la pietra da cui noi possiamo trarre da bere.
97 – La tua fede, fratello mio, è rapporto fra te e Cristo, e non c’è niente che possa sospendere questo rapporto, che possa penetrare, stare in mezzo, fare da coibente, da impedimento, in questo rapporto, oppure sostituirti in questo rapporto.
No, noi non facciamo da padroni alla vostra fede, noi parliamo alla vostra libertà, come la vostra presenza parla alla mia libertà.
La parola che io ti dico, la dico a me stesso, la dico alla tua libertà perché la dico alla mia.
Non c’è nessuno gioia senza fede, senza che la fede diventi conoscenza progressiva, senza che la fede scaturisca in affezione che mobiliti la nostra volontà, senza che il cuore non si perda, perché il cuore è la libertà.
145-146 -C’è un punto drammatico che non si può togliere: si chiama libertà.
146 – La libertà agisce sempre nell’assoluta, estrema e imprecisabile discrezione [l’unico che la rispetta è l’Infinito, Dio].
È una apertura che rimane – la libertà è apertura all’infinito – o che si rannicchia in un grumo, che si concreta in un grumo, dove neanche Dio può passare.
Perché Egli ci ha dato se stesso e ci ha dato di essere noi stessi davanti a Lui, per cui nessuno si salva se non vuole, se non vuole essere salvato. Qui si gioca la libertà dell’uomo.
166 – La seconda caratteristica (la prima è l’unità) del movimento che nasce da un carisma è la libertà, ma la libertà come l’abbiamo detta ieri: libertà che è responsabilità personale, piena di intelligenza e di cuore, nell’aderire al fatto che ci è stato offerto, nell’aderire alla grande Presenza. La libertà è la capacità di riconoscere, il dono di riconoscere, meglio, è l’apertura al dono di riconoscere e di amare la grande Presenza.
184 – Non c’è niente di più commovente per noi che la devozione all’angelus, dove tutto il dramma della libertà, la libertà di Dio e la libertà dell’uomo, si gioca.
Grazia: l’Essere e il Mistero sono grazia, amore e grazia.
E la mia piccola libertà, la mia piccolo e tremenda libertà può dire «no» a questo amore, a questa grazia.
La mia piccola e tremenda libertà si gioca come risposta: che la Madonna ci aiuti a dire «sì»; non dobbiamo dire altro che «sì», in qualsiasi condizione versiamo, nella vita e nella morte, sia che viviamo sia che moriamo.
212 – Ciò mi ricorda la parabola degli operai: i chiamati subito, i chiamati all’ultima ora. E fa scandalo questa libertà assoluta in cui si esprime il Mistero. Fa scandalo che Dio diventato uomo penetri la storia, si renda udibile e toccabile attraverso pochi, relativamente pochi, relativamente pochi uomini, attraverso uomini scelti, chiamati.
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I Temi di alcuni libri di don Giussani
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- TEMI – All’origine della pretesa cristiana
- TEMI – Perché la Chiesa
- TEMI – Il rischio educativo
- TEMI – Generare tracce nella storia del mondo
- TEMI di Si può vivere così?
- TEMI di Si può (veramente) vivere così?
Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”
- TEMI – Un strana compagnia (82-83-84)
- TEMI – La convenienza umana della fede (85-86-87)
- TEMI – La verità nasce dalla carne (88-89-90)
- TEMI – Un avvenimento nella vita dell’uomo (91-92-93)
- TEMI – Attraverso la compagnia dei credenti (94-95-96)
- TEMI – Dare la vita per l’opera di un Altro (97-98-99)
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