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Lettera «V»
Valore
51-56 – Se chiamiamo «valore» la direttiva di comportamento, di pensiero, di sentimento, di azione, il modulo o il modo con cui questa dinamica nasce dalla coscienza di appartenenza a Lui, possiamo anche parlare di «valori cristiani» nella vita.
Ma i valori cristiani rappresentano una moralità che deriva dal guardare Cristo presente, dalla fede. «Questa è la vittoria che vince il nostro male, la fede».
52 – Così nasce la morale cristiana, solo da questa coscienza. Il resto, i valori umani, i valori comuni e non comuni, nascono da un’altra coscienza di appartenenza, che non è quella cristiana.
81 – La più bella definizione di critica l’ho trovata nella Lettera ai Tessalonicesi, quando san Paolo scriveva proprio ai più ignoranti, a quelli di Salonicco: «Vagliate ogni cosa e trattenete il valore».
Il vero in quanto ti muove si chiama «valore»: «trattenete il valore».
Verità/vero
18 – Quando diciamo «io» o «noi», riflettiamo la mentalità comune. Ed è in questa “estraneità” che Cristo penetra, sostenendola, perché lì è la verità, non nell’effimero che passa.
26 – «Simone, mi ami tu più di costoro?». Che domanda carica di realismo, senza sentimentalità! È proprio quell’amore, che nasce dal riconoscimento del vero, dal giudizio, l’amore umano; perché l’amore è umano quando nasce dal riconoscimento di un vero, da un giudizio.
E nessun riconoscimento di verità è più grande di questo: «Ti riconosco, Gesù di Nazareth, tu sei figlio di Dio. Cristo, tu sei il mistero di Dio fra noi».
43 – L’uomo vero, quello originale è creatura: è creatura, cioè ha bisogno di tutto, era niente e diventa essere, perciò gli viene dato tutto. Allora, uno che non ha niente per vivere stende la mano: è la mendicanza. Noi dobbiamo mendicare Cristo.
Come faremo a essere fatti diventare uomini veri, come faremo a comunicarlo in modo tale che il mondo sia anch’esso cambiato? È la domanda.
81 – «Vagliate ogni cosa», perciò niente è censurabile, niente è escluso, «e trattenete», lui letteralmente dice, «il bello»; ma il bello, come diceva san Tommaso, «è lo splendore del vero», perciò «trattenete quello che è vero»; ma il vero in quanto ti muove si chiama «valore»: «trattenete il valore».
86 – La parola «gioia», infatti, più ancora che la parola «vita» e più ancora che la parola «vero», è senza possibile inganno. La parola gioia non può subire alcuna censura o alcuna falsificazione. Incontrare la gioia è l’aspetto più rombante, clamoroso della testimonianza.
95 – «Attirami tutto al Tuo Amore. Fa’ Tu, o Cristo, quello che il mio cuore non può»; fammi vivere cioè questa intensità affettiva nell’aderire al vero, che io non sono capace di realizzare.
105 – La Bibbia sorge, nasce, si sviluppa tutta su questo sentimento profondo, su questa verità ultima e primordiale, su questa verità che ci penetra tutti i pori della pelle e tutti i capelli del capo, «perché anche i capelli del vostro capo sono numerati», e non puoi alzare neanche di un millimetro la tua statura.
124 – L'eterno è la verità del presente, dell'apparente, perciò è Ciò di cui tutto consiste.
146-147 – «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque, infatti, fa il male, odia la luce, e non viene alla luce, perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.»
Gv 3,16-21
190 – «Se non sarete come bambini non entrerete nel regno dei cieli», cioè nel chiarore e nella verità delle cose, nella luce e nel silenzio.
209 – «L'uomo incomincia la sua verità nel riconoscimento della sua miseria»
Bernardo di Chiaravalle – De gradibus humilitatis et superbiae
215 – «La condizione dell'uomo è la "miseria"; la consapevolezza che l'uomo ha della propria miseria è la [sua]"verità".
J. Leclerq, san bernardo, la vita
230-231 – Lettera: «Dalla terra della mia umanità io cerco, invoco, supplico Cristo, certa di averlo già come compagno insostituibile della vita, come verità profonda di ciò che cerco, sento, desidero, guardo, tocco e faccio. Tutto, a poco a poco, insensibilmente si compie».
Vita eterna
29 – «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna»
Gv 3,16
«Vita eterna», in san Giovanni, vuol dire «vita», la vita vita», perché una vita che implica la morte non è ancora vita: sarà una vita in fieri, in divenire, ma una vita che abbia il limite della morte non si può chiamare ancora «vita»; per questo san Giovanni usa il termine «vita eterna», la vita che è vita, che non implica nella propria definizione il limite della morte.
32 – «[…] Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme a chi semina e chi miete»
Gv 4,31-38
124 – L’eterno è la verità del presente, dell’apparente, perciò è Ciò di cui tutto consiste. «Tu doni alla Chiesa di Cristo di celebrare misteri ineffabili nei quali la nostra esiguità di creature mortali si insublima in un rapporto eterno e la nostra esistenza nel tempo comincia a fiorire nella vita senza fine» (Prefazio, XIX domenica per annun, rito ambrosiano).
La vita senza fine incomincia a fiorire qui, nel rapporto con tua moglie, con tuo marito, con i tuoi ragazzi, con i secchi dell’acqua o con i libri, con le strade, con la “benedetta” politica, con la menzogna della televisione, con il giornale che ti porta notizie magari false, con tutto, con la pioggia e con il sole.
«Così, seguendo la Tua presenza d’amore, l’uomo trascorre da una condizione di morte a una prodigiosa salvezza» (Prefazio, XIX domenica per annum, rito ambrosiano.)
197 – «Come potrei abbandonarti Efraim, come consegnarti al altri, Israele?». Coome potrei abbandonarti, come consegnarti al altri, al disfacimento cui correresti dietro con la tua reattività, senza contesto ultimo, senza costrutto permanente, senza vita eterna?
205-206 – Anonimo monaco del 1100: «Per meritare di entrare nella vita eterna, Dio chiede all’uomo dolo un santo desiderio [il desiderio di Lui]: se non possiamo affaticarci in modo degno della vita eterna, almeno corriamo, pur essendo proni a terra, per il desiderio delle realtà eterne. E come il cibo è cercato secondo la misura della fame, il riposo secondo il grado di stanchezza, così per la qualità del desiderio santo Cristo è venerato e cercato e Cristo è amato»
234 – La vita è la vita. Per questo il Vangelo parla di «vita eterna», per indicare la «vita vita», quella che non è definita dalla morte, nella cui definizione non entra il concetto di morte.
vita vera
33 – «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde; chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita vera[…]»
“vita vita”
29 – «Vita eterna», in san Giovanni, vuol dire «vita», «la vita vita», perché una vita che implica la morte non è ancora vita: sarà una vita in fieri, in divenire, ma una vita che abbia il limite della morte non si può chiamare ancora «vita»; per questo san Giovanni usa il termine «vita eterna», la vita che è vita, che non implica nella propria definizione il limite della morte.
234 – La vita è la vita. Per questo il Vangelo parla di «vita eterna», per indicare la «vita vita», quella che non è definita dalla morte, nella cui definizione non entra il concetto di morte.
Vocazione
104 – La (prima (cosa che voglio sottolineare) è molto “antidemocratica”, perciò è molto contraria alla mentalità di oggi, alla cultura dominante, alla mentalità dominante: per indicarla posso usare la parola «elezione» o la parola «vocazione».
107 – Tutto il diritto sta nella volontà di Dio. Si chiama anche «vocazione» perché è una chiamata all’essere per qualcosa, per un compito, per una missione.
110 -Dunque abbiamo a far memoria due volte nella giornata, abbiamo a ricordarci per forza nel Benedictus e nel Magnificat, di questa iniziativa di elezione dal niente per una missione – vocazione -, e tutto in noi, diventa brivido di questo, altrimenti resta senza tono, come una realtà morta, senza vibrazione.
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