Temi di «Un avvenimento di vita nell’uomo»

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Lettera «F»


Fede

12 – «Senza di te, Dio, non sarei nulla»

San Gregorio Nazianzeno, Patrologia Graeca

Infatti, ci insegna lo Spirito di Cristo, la giustizia – che la vita sia giusta – è la fede, è data dalla fede.

La vita consiste, ha consistenza, per qualcosa di più grande di noi, da riconoscere e a cui aderire.

73-74 – «La missione è un problema di fede, è l’indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi» (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio).

74 – Pensa a quando sei in casa con tua moglie, con tuo marito, coi tuoi figli; pensa a quando sei al lavoro con i tuoi amici, coi tuoi compagni; pensa a quando sei nel movimento; pensa a quando sei nella vita della comunità: «La missione è un problema di fede, è l’indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi».

150-154 – Così la fede entra nel mondo a giocare il ruolo decisivo del mondo. La fede incomincia così. E cos’è la fede? È il riconoscimento, dentro una presenza, di qualcosa di ben più grande, di grande; è il riconoscimento, in una presenza, del “grande”, cioè di Dio, del divino, del Mistero, del destino.

Così, dunque, in questi discepoli incomincia quella che chiamiamo «fede».

La fede è un “acume” della intelligenza, per cui tutta l’intelligenza è stata fatta, ma a cui non può arrivare da sé.

La fede è un dono, è una grazia, è uno spaccarsi del limite dell’intelligenza, per cui essa arriva a riconoscere una realtà presente o – meglio – arriva a riconoscere nel presente una realtà più grande.

Si chiama fede perché riconosce nell’apparenza, nell’apparenza determinata naturalmente, una Persona grande, una Presenza grande: la presenza del Mistero, di Dio, del Verbo di Dio, del destino di tutti e di tutto.

151 – Questa realtà integralmente umana, che Cristo ha scelto per proseguire il metodo scelto dal Padre, si chiama Chiesa.

152 – Cristo elegge, sceglie, non i più bravi, non i più intelligenti, non i più ricchi, non i più disponibili, sceglie chi vuole.

E come Cristo precisa i confini della sua compagnia?

«Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù», cioè starà meglio come uomo e come umanità: «Tutti voi, infatti, siete figli di Dio, per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in in Cristo vi siete rivestiti di Cristo», vi siete immedesimati con Cristo, Egli vi ha presi e assimilati alla sua personalità divina.

153 – Il Mistero si comunica all’uomo attraverso una carne, attraverso una realtà di tempo e di spazio. Il Mistero si comunica attraverso una carne, […] delle persone e delle cose, secondo circostanze precise, che delle circostanze naturalmente mantengono la fragilità e l’apparente futilità: eppure lì dentro c’è Cristo. Questa è la nostra compagnia.

E, infatti, l’obiezione alla fede qual è?

L’obiezione a questo miracolo, al miracolo che la nostra compagnia è, nell’incoscienza stessa nostra, sono i difetti e gli errori che si trovano nell’aspetto umano dello strumento con cui Cristo si identifica per la sua proposta al mondo: perché si identifica con noi per la sua proposta al mondo.

154 -La fede ha una sua legge. La legge è la descrizione di una dinamica con cui un essere va verso il suo destino.

La legge della fede si chiama obbedienza.

L’obbedienza evita che il singolo introduca come ultimo criterio interpretativo del divino, cioè del senso delle cose, la propria intelligenza, la propria fantasia, il proprio stato d’animo, la propria voglia, il proprio tornaconto, invece che la coscienza della grande Presenza, che è dentro la pur fragile, ma insostituibile nostra compagnia.

193 – La nostra amicizia è come una spada che taglia in due la situazione. .

Essa rivela una grandezza umanamente impossibile: non c’è nessuna espressione dell’umano così intensa, così pura come la nostra amicizia, se è riconosciuta espressione della nostra fede.

La nostra amicizia è per proteggere, con l’aiuto dello Spirito di Dio, questo luogo di fede, questo estremo luogo di fede, dove i «senza patria» già vivono, vivendo già la patria a cui tutti gli uomini sono stati chiamati e per la quale sono stati creati e in cui, secondo il mistero della misericordia di Dio, noi speriamo ardentemente – anche se ci schiacciassero ogni momento – tutti i ritrovino salvi.

210 – All’avvenimento l’uomo appartiene e vi appartiene dentro la modalità attraverso cui l’avvenimento lo raggiunge. È una frase del card. Ratzinger:

«La fede è una obbedienza di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siamo stati consegnati».

J.Ratzinger, Intervento di presentazione del nuovo Catechismo

La fede è una obbedienza di cuore a quella forma di insegnamento, cioè all’incontro di annuncio, cui siamo stati consegnati.

L'avvenimento per eccellenza, infatti, è lo svelarsi dell'appartenenza totale dell'uomo a Dio.

222-224 – «La fede è una obbedienza di cuore a quella forma di insegnamento», cioè di rivelazione, «alla quale siamo stati consegnati»

È questa l’idea di carisma.

223 – L’intensità della mia fede, la produttività e l’efficacia del mio amore al Signore si intensificano in base ala mia obbedienza alla modalità con cui il signore mi ha raggiunto.

224 – La fede è una obbedienza di cuore alla forma di insegnamento alla quale siamo stati consegnati. sottrarci a questa forma è il primo passo verso la stanchezza, la noia, la confusione, la distrazione e anche la disperazione.

230-231 – Il Signore ci ha chiamati, ed è proprio attraverso la meraviglia delle vostre capacità, della vostra bontà, secondo tutta la flessione di questa parola, attraverso la meraviglia della vostra fede, secondo tutta la ricchezza di questa parola, che io sarò corretto, sorretto.

È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

234-237 – «Si riempia la terra della tua creatura» (Sant’Agostino, Esposizione sui Salmi) attraverso – per usare la metafora che Cristo ha usato – il seme: il seme della Sua persona morto per il mondo, il seme della nostra vita vissuta nella fede, il seme della nostra dedizione al Signore, della nostra adorazione a Dio, il seme della nostra unità.

235 – «Nel ricominciare a costruire ogni giorno, […] non è la fatica che ci spaventa, ma la fede che ci entusiasma».

Se si ha la coscienza di Colui che è tra noi e se si ha coscienza della nostra compagnia e se si ha coscienza della missione che abbiamo nel mondo, allora diventa vero: non è la fatica che ci spaventa – come la madre quando il bambino piange e la sveglia di notte -, ma la fede che ci entusiasma. Entusiasmo è una parola che significa in qualche modo rendere tutto divino.

È la fede che ci entusiasma. Ma che cosa è la fede?

236 – La trovi in noi, Signore, la fede, perché ce l’hai donata, ci hai messo insieme perché insieme abbiamo a tenerla, ad approfondirla, a maturarla.

La fede è riconoscerTi dentro l’avvenimento della vita, dentro l’avvenimento della giornata, dentro l’avvenimento del presente, dell’istante.

Fede è riconoscere la grande Presenza diversa che accompagna la nostra piccola e mortale esistenza. Fede è riconoscere la Tua grande Presenza nella quale vivremo la felicità eterna e la luce immortale.

Che questo avvenga, che nel ricominciare ogni giorno a costruire non sia la fatica che ci spaventi, ma la fede che ci entusiasmi, e lo Spirito di Dio sia con noi.

237 – La fede è nell’attesa di quel giorno che diventa operativa quotidianamente, perché ogni giorno ci avvicina, ogni ora, ogni momento, anche adesso.

250-252 – La «cara gioia/sopra la quale ogni virtù si fonda» (Dante, Paradiso, canto XXIV, vv89-91).

La «cara gioia» della fede, questo prezioso dono della fede, che si è riscaldato e ravvivato nell’incontro fatto, di fa sperare di essere migliori, ci fa desiderare la virtù, ci fa desiderare un cambiamento di noi stessi secondo la volontà di Dio.

Pochi giorni fa mi è arrivata da una monaca di clausura una lettera che avrei voluto leggere, perché è un esempio mirabile di fede applicata e di fedeltà al carisma, fedeltà al loro carisma, fedeltà al carisma che hanno in comune con noi, perché un carisma non si perde più: qualunque strada si faccia non si può più perdere, aiuta a vivere bene qualunque strada si faccia.

251 – La lettera, (solo 2 frasi): «Chi non ha conosciuto Cristo può ritenersi onesto e in dovere di fare pulizia (Si riferisce a “Mani pulite”), ma chi l’ha conosciuto no. L’unica pulizia che possiamo fare è dentro gli occhi e il cuore e applicarci alla sequela di Cristo come perdonati, con tutto ciò che siamo. Ed è questo che bisogna continuare, nella semplicità, nella fede, nella purificazione dolorosa che da ogni circostanza può venire

252 – Non è la fatica che ci spaventa, ma la fede che ci entusiasma, e la fede è il riconoscimento di una Presenza, riconoscimento che è iniziato in un certo momento, in un certo ambito, in una certa circostanza, di fronte a una certa presenza, che ha incominciato a cambiare la vita nostra.

Perché in una parrocchia dove c’è un certo prete c’è un movimento vivo di gente – non tanta, ma un movimento vivo di gente – che ci tiene alla Chiesa, che si sacrifica, che è pieno di fede e altrove no? Perché quel prete, in quella parrocchia, rappresenta una grazia, una grazia attiva.

È un uomo di fede che vive un carisma, che ha un carisma: i carisma crea movimento, un movimento cambia la vita della gente per sempre.

Così è stato per noi.

Non è la fatica che ci spaventa, ma la fede che ci entusiasma.

Fraternità/fraternità

48 – C’è sangue tra noi: è il sangue di Cristo.

È il valore oggettivo della Fraternità nostra quello che vogliamo sottolineare: la nostra Fraternità ha un valore irriducibile.

171-174 – domanda da una lettera: «Che cosa provi quando pensi alla Fraternità di comunione e Liberazione

172 – La risposta, amica mia, mi è data dalla tua stessa lettera: «Vorremmo, sia io che mio marito, imparare a giocarci di più, a vincere quei naturali timori che a lungo andare fanno scivolare nella abitudine e nella progressiva chiusura della Fraternità stessa. Più volte ho manifestato questi sentimenti alle persone della Fraternità cui appartengo, cercando di renderli partecipi di questa urgenza che io provo forte dentro di me. Alcuni mi hanno accusata di aver delle pretese, altri condividono le mie tensioni interiori, ma sta di fatto che nel concreto, nel quotidiano, una volta terminata la riunione, ciascuno prende la sua strada. Forze non abbiamo abbastanza forza, forse questa forza non la chiediamo abbastanza nella preghiera: o forse non abbiamo capito che cosa è veramente la Fraternità».

Hai capito, è questo di cui senti la mancanza! Coraggio, chiedi, domanda, fai quel che puoi e lascia fare quel che possono.

«Da tutto ciò la mia confusione. Io non so come starci dentro questa Fraternità, non riesco a vedere dove sto errando».

Non stai errando. Erriamo – tutti – nella misura in cui non facciamo quello di cui senti l’urgenza.

Ma dovrei riscriverla la Fraternità. Andate a rileggere la mia prima lettera alla Fraternità.

173 – Si può partire da una lontananza estranea, da una antipatia, addirittura, si può partire da lì e arrivare a una simpatia impensata. È una descrizione della Fraternità: l’attenzione, l’ascolto vicendevole, il fare insieme qualcosa di buono, lo stare attenti a sorprendere e a rispondere a qualsiasi bisogno ci sia nell’altro.

174 – La Scuola di Comunità è realmente il punto cruciale, il cuore donde parte anche la carità e l’attenzione al bisogno della Fraternità.

219 – L’avvenimento di Dio tra noi stabilisce una dimora, in cui la fraternità fra di noi, poco o tanto, lentamente, faticosamente, ma sempre esplode e uno non può considerarsi separato dagli altri.

222-223 – Il carisma rappresenta proprio la modalità di tempo, di spazio, di carattere, di temperamento, la modalità concreta, psicologica, affettiva, intellettuale, con cui il Signore diventa avvenimento per mee, allo stesso modo, diventa avvenimento anche per gli altri.

E io comunico questo modo ad altri, così c’è tra me e questi altri una affinità che non c’è con tutti gli altri, un vincolo di fraternità più forte, più specificata.

228 – Questa Fraternità, in cui Egli ci ha scelti, questa compagnia, questo Suo corpo misterioso, in cui ci ha fatti penetrare con libertà assolutamente Sua, per pura misericordia Sua, non è un amalgama omogeneo, nel senso “democratico” del termine, dove ognuno, in fondo, ha il valore che pretende.

No, è un ordine in cui la supremazia del Padre, la magisterialità di Cristo, la signoria di Cristo hanno un segno.

235 – «Colui che è tra noi.» Dobbiamo ricominciare ogni giorno a costruire nella coscienza di Colui che è tra noi, nella consapevolezza della nostra Fraternità.


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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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