Temi di «Un avvenimento di vita nell’uomo»

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Lettera «I»

INDICE dei temi


Idolo

27-28 – Il peccato stabilisce nella vita la prevalenza del sogno: la Bibbia lo chiama «idolo».

28 – Porre la speranza in un proprio progetto di fronte al futuro, diciamo così, questo è il peccato, vale a dire: rendere la vita la pretesa di un sogno. È l’idolo.

40 – Innanzitutto, la parola «totalità». Il sogno pretende di essere totalizzante, come l’idolo. Uccidevano i cristiani se non sacrificavano agli idoli. Ci “uccidono” sui giornali e coi mass media se non accediamo ai loro idoli. Il sogno e l’idolatria sono totalizzanti.

Incontro

37 – A un certo punto s’è posto e per chi lo ha incontrato quello è stato il grande istante della sua vita e della storia tutta.

Incontro: Cristo è diventato una Presenza

57 – Lettera. «Dopo il primo incontro, si pensa di attraversare tutti i momenti della vita con la lucidità di esso, senza che questo passi attraverso il lavoro della memoria». Dopo il primo incontro si pensa che tutto vada a posto, e questa è una pretesa. «Invece è lento e faticoso, adeguarsi della vita all’ideale che è balenato». Occorre tempo.

70-71 – Non ti è stato dato il Battesimo, non ti è stato dato l’incontro, non ti è stato fatto compiere l’incontro come un punto fermo, isolato. No, non c’è nessun granello di sabbia isolato in questa storia. La memoria sono fatti di Dio che si organizzano, che crescono, una cosa ne desta un’altra, un incontro ne desta un altro, un colpo ridesta un altro colpo.

155 – L’obbedienza è dunque alla compagnia oggetto dell’incontro, perché la Chiesa diventa anche essa una cosa astratta se non si identifica con qualcosa che mi stringe ai fianchi, se non si identifica con qualcosa di presente alla mia vita, se non diventa esperienza mia.

201 – Gesù Cristo, quell’uomo di duemila anni fa, si cela, diventando presente, sotto la tenda, cioè sotto l’aspetto di una umanità diversa. L’incontro, l’impatto, è con una umanità diversa: è l’esperienza di una umanità diversa che ci sorprende.

203 – Non è una dialettica che mi può unire a Cristo, al Dio fatto carne, che «spunta dalla terra», è un avvenimento, è un fatto, è qualcosa che accade. […] È nella natura dell’avvenimento il fatto che sia un incontro.

Ma che cosa vuol dire che l’avvenimento è un incontro? Che è contemporaneo a chi lo subisce, a chi lo afferma per forza di evidenza.

I due discepoli di Emmaus l’hanno affermato per forza di evidenza e alla fine sono corsi a dire: «Abbiamo fatto un incontro sulla strada».

205-207 – È un incontro, perciò, l’avvenimento in cui Dio si rivela a noi e ci aiuta; è un incontro, non un pensiero o una dialettica, non qualcosa che pretendiamo di possedere noi, ricercare noi: è un incontro in cui è contenuta la memoria di qualcosa che è passato, una memoria del passato.

Come per noi l’incontro con qualcosa o con qualcuno che corrisponde al cuore dato dalla mamma, alle cose sagge, sacre, date da nostra madre: se incontriamo qualcuno che ce le riscuote, ce le valorizza, allora noi diciamo: «Eh sì, ecco, è così».

È un incontro che si lega a una memoria.

L’incontro dei due discepoli di Emmaus con Gesù a un certo punto si è illuminato della memoria di quando l’hanno conosciuto per la prima volta, perché quello era l’uomo che avevano seguito.

Se l‘incontro che hanno fatto i due discepoli di Emmaus illumina qualcosa che c’era prima, perché l’avevano conosciuto mesi prima, un anno prima, due anni prima, quando Lo avevano sentito parlare ed erano andati con Lui, se l’incontro illumina qualcosa che c’era prima nel cuore e nella vita, cioè in passato, come si fa a capire l’importanza di una fatto passato?

206 – Si può capire l’importanza di quel fatto passato solo attraverso l’esperienza presente, solo attraverso una esperienza presente ed eccezionale di quel fatto che è venuto prima, solo attraverso un avvenimento presente, così differente umanamente che può essere spiegato soltanto da quel fatto che è accaduto nel passato.

Siamo colpiti da qualcosa, da un incontro che facciamo, perché è una umanità diversa che incontriamo e ci dà speranza; questa umanità diversa che incontriamo ci dice: «Noi siamo così perché c’è Cristo».

«Sarò con voi fino alla fine del mondo»

Mt 28,20

«Io sono la via, la verità e la vita».

207 – Come si fa a capire se è vero? Si capisce per un incontro che si fa adesso e che contiene un accento, delle caratteristiche di corrispondenza al nostro cuore di uomini, che non ha l’eguale da nessuna altra parte.

È questo il concetto di memoria.

Faccio un incontro adesso, faccio un incontro con il mio compagno di lavoro, con un gruppo di gente, con una compagnia che è diversa, ed è diversa perché corrisponde di più al mio cuore, e mi dicono: «Noi siamo nati da Lui, che è venuto, che è nato dalla Madonna duemila anni fa».

Qualcosa di presente trova dunque la sua spiegazione, la sua motivazione, in qualcosa che è passato, così che il passato è l’inizio di una memoria che si rende sperimentabile nel presente.

210 – La fede è una obbedienza di cuore alla forma di insegnamento, cioè all’incontro di annuncio, a cui siamo stati consegnati.

215-216 – La coerenza è grazia, è il rinnovarsi della sorpresa dell’incontro con qualcosa che è più me di me, senza di cui io non sarei me stesso.

216 – Non cessare mai di desiderarlo: questo è l’avvenimento del rapporto tra l’uomo e Cristo, un desiderio che non cessa mai. L’incontro che abbiamo fatto nella nostra amicizia lo ridesta, ridesta la capacità di desiderarlo sempre.

224 – In questa compagnia, nella grande compagnia del popolo di Dio, in questa grande compagnia in cui ci ha immessi col suo avvenimento, col suo incontro, ricordiamoci, non ci sono i migliori tra gli uomini.

240-242 – Perché dopo anni ci troviamo addosso una regola che è difficile da sopportare? Se non si rende incontro oggi, se il nostro rapporto con Gesù non si rende rapporto con Gesù non si rende incontro oggi, quello che abbiamo vissuto un tempo diventa una regola poco sopportabile o diventa un devoto ricordo.

241 – Noi ce ne andiamo per la strada, facciamo un incontro fortuito, non previsto, bello, e il cuore si commuove perché quell’incontro ci richiama nella profondità del nostro animo: è l’incontro con una umanità, con una presenza diversa dalla altre.

246 – Bisogna chiedere a Dio l’umiltà di riconoscere che tutto dipende da Lui, bisogna chiedere a Dio l’umiltà di seguire l’avvenimento o l’incontro in cui Egli ci ha fatto balenare e capire l’unità delle cose, quell’incontro o quell’avvenimento in cui la legge del Signore, la signoria di Gesù si è dimostrata a noi in modo più persuasivo, finalmente persuasivo, più chiaro, più affettuoso, più creativo.

250 – La «cara gioia/sopra la quale ogni virtù si fonda» (Dante, Paradiso, canto XXIV, vv. 89-91) è la fede, è la gioia dell’incontro che abbiamo fatto, è la gioia dell’avvenimento che ci è accaduto ed è l’avvenimento che ci è accaduto, è la gioia dell’incontro fatto che ci fa desiderare di cambiare.

incontro con Cristo

219 – L‘avvenimento di Dio in noi stabilisce una dimora, in cui la fraternità tra di noi, poco o tanto, lentamente, faticosamente, ma sempre esplode e u no non può considerarsi separato dagli altri.

Il Papa ha descritto in modo magistrale, mirabile, questo passaggio dell‘avvenimento in cui il Signore diventa incontro personale, in cui l’appartenenza della nostra persona a Lui viene affermata in modo irriducibile-così che ne sgorga il fiume della nostra moralità, di tutta la nostra moralità-, alla comunione.

Il Papa traccia il nesso tra l’avvenimento personale di Dio con la nostra persone e il diventare comunità, questo generarsi di società nuova, questa fraternità nuova, questa realtà grande che diventa il protagonista del disegno di Dio nel mondo.

222-223 – Io vado a Cristo secondo l’incontro che ho fatto e se mi ritirassi dalla modalità di questo incontro, se mi sottraessi a questa forma per cercare di inventare i miei modi o di trovare atteggiamenti secondo i miei pensieri, secondo mie analisi, io perderei il contatto con il Signore.

223 – Non posso più abbandonare le caratteristiche della modalità con cui il Signore mi ha raggiunto, non posso più abbandonare la singolarità, l’originalità del mio carisma.

Dobbiamo crescere, maturare e agire nel mondo secondo quella forma con cui il Signore ha voluto incontrarsi con noi.

Istante

37 – A un certo punto s’è posto e per chi lo ha incontrato quello è stato il grande istante della sua vita e della storia tutta. Incontro: Cristo è diventato Presenza.

42 – La conversione è riconoscerLo. Badate che questo “riconoscerLo” è un istante denso, totale. La conversione è riconoscere, il resto verrà nel tempo.

45 – Innanzitutto occorre la conversione e la conversione è riconoscerLo. L’allusione al destino va intuita, senza ritardo, con una specie di simpatia miracolosa. E l’allusione al destino è una cosa che si palesa in modo irresistibile; brucia un istante, forse, ma si palesa irresistibile.

60-61 – Tutto ciò che facciamo o «nasce»-cioè è un avvenimento che irrompe nell’istante, è un’altra cosa perché non l’hai creata tu-oppure «muore», e così noi moriamo con il nostro fare.

61 – L‘istante è come la totale intensità e libertà.

71-72 – Nella giornata c’è stato, qualcosa di diverso, a partire dal più piccolo, breve, meschino istante, dal più sottile istante, caratterizzato da una possibilità di unità che nessun uomo può sognare e che il grande poeta Luzi descrive così:

«A volte si tocca il punto fermo e impensabile / dove nulla da nulla è più diviso, / né morte da vita / né innocenza da colpa, / e dove anche il dolore è gioia piena. / Sono cose, queste, che si dicono per noi soltanto. /Altri ne riderebbero. / Ma dire si devono»

72 – È l’impossibile unità dell‘istante, in cui nulla da nulla è più diviso, né la morte dalla vita, né l’innocenza dalla colpa, né il dolore dalla gioia.

Da questo istante – perché questa unità sta succedendo in questo istante per me, e probabilmente anche per te – fino all’ultimo.

[…] dovete perdonare la mia piccolezza, che scompare di fronte alla vostra presenza, questa mia impotenza che soltanto in Cristo diventa abbraccio a ognuno di voi che non conosco, per cui l’istante che vivo è per te, per tutti voi, e la mia morte è per te e per tutti.

101 – Che cosa dice il nostro destino, il destino di tutto e di tutti, che sta in fondo a tutto, da cui tutto nasce, istante per istante? L’evidenza più grande che noi, adulti, possiamo raggiungere, se viviamo la coscienza di noi stessi in questo istante, è che io non mi faccio da me.

109-110 – Ci occorre una disponibilità totale. Che cosa è, in che cosa consiste questa disponibilità totale? Innanzitutto in una nostra affermazione, in una mia affermazione dell’essere e della realtà che accade, vita o morte che sia, gioia o dolore che sia, riuscita o non riuscita che sia.

L’amore è l’affermazione di una presenza che si rivela attraverso l’istante, nell’istante.

Un presenza è presenza se è nell'istante.

Nell’istante dobbiamo essere disponibili,, cioè abbandonati come un bambino tra le braccia della madre […].

110 – La presenza è nell’istante e in essa si cela il Destino, il Mistero: così possiamo riconoscere che non abbiamo nulla da difendere di fronte al Destino da cui riceviamo tutto.

Se la disponibilità è una affermazione dell’essere e della realtà presente, in cui è la grande presenza del Mistero, del Destino, la grandezza della vita è dare la vita per l’opera di un Altro.

236 – Fede è riconoscerTi dentro l’avvenimento della vita, dentro l’avvenimento della giornata, dentro l’avvenimento del presente, dell’istante.


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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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