Temi di »Un Avvenimento nella vita dell’uomo» 2a parte

Clicca sull’iniziale della parola che cerchi

ABCDEFGILMOPRSTUV



Lettera «R»


Ragione

100 – Se chiamiamo «ragione» l’attenzione che l’uomo è capace di portare alle cose – questo sguardo alla realtà che si chiama ragione, questo sguardo insieme insistente e acuto – non di ferma se non quando abbia trovato tutti i fattori della realtà.

111-112 – Certo, questa disponibilità, questa affermazione amorosa della realtà, questa obbedienza anche quando c’è il dolore, la croce, la morte, implica come modalità profonda e continua il sacrificio.

Nella misura della serietà della nostra coscienza e della nostra ragione, il sacrificio è una modalità continua.

Il sacrificio non è saltare la ragione, non è un disprezzare il sentimento, ma è come strappo a una chiusura – il limite nostro -, uno strappo in cui la ragione, la coscienza della realtà, la coscienza del Mistero, del destino esplode.

Non solo il sacrificio non è saltare la ragione, ma è uno strappo in cui la ragione esplode, coem una donna che partorisce.

Solo attraverso il sacrificio diventa vero quello che facciamo.

112 – (Adamo ed Eva) Era attraverso quel sacrificio piccolissimo, invisibile, infinitesimale, che dovevano dimostrare che riconoscevano il Mistero, che la ragione è nel Mistero, che la giustizia è nel Mistero, che la misura è del Mistero: «Le mie vie non sono le vostre vie» (Is 55,8).

Non hanno fatto quel sacrificio ed hanno perso tutto.

116-117 – È necessario ricordarsi quello che dice Il senso religioso: la ragione, quando guarda la realtà e cerca la totalità dei fattori, non può non imbattersi a un certo punto, o anche subito, in un fattore che io chiamerei «punto di fuga».

Quando la ragione guarda la realtà tutta, si apre un punto di fuga verso l’infinito. […] La realtà è segno di qualcosa d’altro e non c’è niente che possa sopprimere questa dinamica, perché la realtà come appare non appaga.

Due sono le sorgenti di abbaglio della ragione.

Primo: essa parte dall’apparenza delle cose come se l’apparenza fosse tutto. in questo abbagliola ragione rivela la sua bugia e la sua menzogna, il suo tradimento dell’esistenza, perché le cose sono, non possono perciò essere spiegate con uno sguardo nichilistico per cui tutto diventa niente.

117 – La ragione prende un abbaglio legandosi all’apparenza delle cose.

Secondo: la seconda sorgente dell’abbaglio della ragione è la mentalità dominante.

123 – «E il Verbo si è fatto carne» […] Questa è la prima cosa orribile per l’umana ragione, o meglio, per quello sviluppo dell’umana ragione che si chiama cultura dominante, in qualsia epoca.

Ma a Dio nulla è impossibile e la ragione, proprio per sua natura, è costretta ad aprire il varco a Colui che può venire, a Colui che dice di venire, a colui che viene.

La ragione è strutturata dalla categoria della possibilità, è un angolo aperto all’infinito: è rapporto, infatti, col Mistero, con l’infinito Mistero.

130-132 – L’assurdo supremo, per una ragione che voglia essere criterio definitivo delle cose, misura delle cose, misura della realtà – ciò che la ragione misura è vero, ciò che la ragione non può mnisurare non c’è -, è, prima di tutto, che Iddio si sia fatto uomo, bambino.

131 – Questa presenza grande e bella e buona, questo uomo così buono che è morto e risorto per noi, è salvatore della nostra vita: è il Salvatore. Anche questo è insopportabile per la ragione moderna, per la cultura umana in genere, in tutti i tempi, soprattutto oggi.

Per l’orgogliosa ragione dell’uomo è intollerabile che io sia salvo perché un altro mi salva: io mi salvo!

132 – Gesù è risorto o non è risorto? La ribellione della ragione, infatti, è attraverso l’ironia del dubbio che cerca di opporsi al messaggio grandioso.

201 – La diversità umana in cui Cristo diventa presente sta propriamente nella maggior corrispondenza, nell’impensabile e impensata maggiore corrispondenza di questa umanità, in cui ci imbattiamo, alle esigenze del cuore, alle esigenze cioè della ragione.

246 – Bisogna chiedere a Dio l’umiltà di riconoscere che tutto dipende da Lui. […] Invece tante volte noi partiamo con gioia da quello e poi vogliamo ragionare con la nostra testa. Ma ragionare significa aderire alla realtà e la realtà è quella che Dio ci ha mostrato.

Responsabilità

11 – (Il raduno degli Esercizi) Non è un oconvegno nel senso normale del termine, non è una riunione, non è un congresso quello che iniziamo in questo momento: è un gesto, che indica la responsabilità con cui l’uomo, agendo, si pone di fronte al suo destino.

76 – Il potere creativo dello Spirito passa attraverso chi lo Spirito vuole. Perciò il supremo il supremo dovere di chi ha è l’amore alla libertà creativa.

190 – (Durante gli esercizi) Ascoltare e fare silenzio sono i due momenti più importanti che vi voglio indicare. […] Che peso che noi abbiamo di responsabilità di essere tramite di quello che Dio può volervi dire, sia alleggerito dalla bramosia vostra, dal desiderio vostro, dalla disponibilità vostra.

233 – È attraverso la responsabilità quotidiana dei nostri rapporti “obbligatori” e del nostro lavoro che la sincerità di questa pietà divina, di questa pietà cristiana, realmente influisce su tutto ciòche ci circonda.

234 – Lettera: «È nella responsabilità che in qualche modo assumiamo di fronte all’incontro fatto che incomincia la storia della personalità nostra, che acquistiamo cioè un un volto inconfondibile e irriducibile e diventiamo protagonisti del tempo e dello spazio, attivi e indomiti ricostruttori di città distrutte».

253 – In una situazione così grave, abbiamo solo un compito da realizzare: costruire la nostra personalità, costruire la nostra responsabilità, costruirla insieme, perché questa è l’unica condizione che nessuno può obliterare e nessuno può impedire; costruire la nostra responsabilità perché abbiamo ad essere protagonisti del bene nel mondo, protagonisti del bene nel male del mondo.

Rimanere

53-55 – Egli è qui tra noi, coincide con quello che siamo tra noi -, occorre povertà di spirito per rimanere.

Andate a leggere il capitolo quindici di san Giovanni e contate le volte in cui Gesù usa la parola «rimanere», «rimanere in Lui».

Per un bambino rimanere con sua madre vuol dire esprimere una povertà piena di timidezza, di paura e di speranza, di paura e di certezza.

54 – Che povertà di spirito occorre per «rimanere» in quello chi siamo stati chiamati, che povertà di spirito occorre per dire «luce» alla luce, per dire: «Sì, è luce!».

Che povertà di spirito si esige perché noi abbiamo a «rimanere», come un bambino vicino a sua madre, aggrappato a sua madre!

Rimanere in Lui

53 – Andate a leggere il capitolo quindici di san Giovanni e contate le volte in cui Gesù usa la parola «rimanere», «rimanere in Lui».

Risurrezione

34 – «Per la mia risurrezione […] alla vita eterna, non la dottrina della risurrezione di Cristo mi è indispensabile, bensì il fatto che questo avvenimento abbia avuto luogo»

N.A. Berdjaev in A. Asnaghi, Storia ed escatologia del pensiero russo.

129-130 – È nella risurrezione che questa novità nel mondo si è accesa, che questa novità di purità nel mondo si è riaccesa, che la somiglianza a Dio, la proporzione perfetta al Mistero, il legame netto e sicuro con il Destino si riaccende.

È nella risurrezione: Cristo è morto in croce ed è risorto per noi.

130 – Tra di noi vive, tra di noi è presente la cosa più grande che si possa concepire sulla terra. Questa realtà opera per noi, salvatrice dai nostri mali, purificatrice dai nostri peccati, perché con la Sua morte e la Sua resurrezione ha vinto il peccato in noi.

Sono esattamente queste le cose insopportabili alla cultura razionalista moderna, alla cultura umana che domina e determina il mondo oggi.

132 – «È anzitutto una questione di fatto: Gesù è o non è risorto?».

[…] Come è grande potere, con certezza e umiltà, nella tranquillità e nella pace del cuore, riconoscere questa cosa inaudita, impensabile, che è segretamente dentro tutte le aspirazioni dell’uomo e tutte le costruzioni che le aspirazioni fanno realizzare all’uomo.

140 – Grazia: niente è così grazia come la grazia, il Mistero fatto uomo, che convive con noi, morto e risorto per noi, che si è preso addosso tutti i peccati di tutti e li ha bruciati nella Sua morte e con la Sua risurrezione riapre alla nostra libertà la grande proposta di Sé.

146-150 – L’opera dell’Altro incomincia nel tempo della storia, incomincia con la risurrezione di Cristo, con la risurrezione dell’uomo Cristo.

147 – La risurrezione è per Gesù un fatto nuovissimo, originalissimo, non l’aveva mai provato. […] lo lascia dentro l’esperienza, e perciò dentro il tempo e lo spazio, dentro la storia, ma la forma naturale, normale, nostra, dell’esperienza in Lui cambia, in Lui si esalta, lievita, per così dire.

Allora ho capito che Dio è la profondità del presente.

Cristo risorto percepisce e vede la nostra esperienza, capisce la nostra esperienza più di noi stessi, in quanto è sceso al profondo di essa, laddove essa si origina e laddove essa dice il rapporto al suo fine, al suo destino.

148 – La risurrezione è la vittoria sulla morte, che è il simbolo supremo di questo limite, del tempo e dello spazio che diventano limite, che sono limite. La morte è il limite estremo. La vittoria sulla morte rende per Cristo e il tempo e lo spazio pure strumento espressivo della Sua presenza. Essi non sono più un limite.

La risurrezione inizia l’opera dell’Altro, inizia l’opera del Mistero, l’opera di Dio.

149 – La risurrezione è la signoria di Cristo, signoria sul tempo e sullo spazio e perciò sulla storia, che è la figura del tempo e dello spazio che si dilatano, si svolgono, veicolando, portando dentro la cosa preziosa per cui ci sono: lo spirito dell’uomo, pensiero e amore.

Col dono dello Spirito che l’accompagna, con lo Spirito che ormai domina, la risurrezione di Cristo, e quindi la signoria di Cristo sul tempo e lo spazio, è un fatto nuovo e originale che si comunica ai discepoli appena Lo vedono.

A motivo della risurrezione, essi incominciano a sperimentare e perciò a vedere Gesù e la sua storia in una luce nuova, cioè vera.

Lo scoprono definitivamente nella sua identità: è il Signore del tempo e dello spazio, cioè il Verbo di Dio fatto carne, fatto di uno di noi, e aderiscono a Lui senza più ondeggiamenti, dopo il turbamento e la prova inquietante della croce.

150 – Per l’uomo Cristo la risurrezione è una esperienza nuova: la sua coscienza d’uomo di esalta nella esperienza nuova del possesso del tempo e dello spazio.

E i discepoli, contattandolo, prendendo rapporto con Lui dopo la risurrezione, incominciano a capire chi è, e in quella presenza riconoscono la grande Presenza, senza più tentennamenti. Così, dunque, in questi discepoli incomincia quella che chiamiamo «fede».

159-160 – Questo soggetto nuovo, che crea un popolo nuovo, una realtà sociale nuova, che ha come unica speranza il Mistero, il Signore, «il Signore, pastore di Israele», cioè Cristo dopo la sua risurrezione, dando uno sguardo al mondo, dando uno sguardo a ciò che lo circonda da vicino, incominciano dallo sguardo che porta sul singolo, svolge una cultura nuova, un modo di pensare totalmente diverso, nei gangli della vicenda, nei punti centrali, nei nodi della questione dell’essere, della vita e del destino.

È una cultura profondamente opposta, diversa e opposta a quella che domina il mondo.

160 – La nostra vita si inserisce e aderisce alla croce di Cristo, ma anche alla sua risurrezione.

208 – È in un avvenimento presente che uno scopre un avvenimento del passato, che ha la stessa pretesa di significato per la vita: si stabilisce così una memoria che unisce il passato al presente e il presente al passato.

Anche per Giovanni e Andrea l’avvenimento che stava accadendo allora, con pretesa di significato per la loro vita – quando Giovanni e Andrea hanno visto Gesù stava accadendo qualche cosa che aveva una pretesa di significato sulla loro vita: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25) -, poteva avere spiegazione solo in un avvenimento passato.


Clicca sull’iniziale della parola che cerchi

ABCDEFGILMOPRSTUV




Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


Iscrivendoti riceverei gratis ogni nuova pubblicazione