Temi di »Un Avvenimento nella vita dell’uomo» 2a parte

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Lettera «T»


Totalità

40-41 – Che Cristo domini la nostra vita è totalizzante.

41 – «Neanche un passero cade, senza che il Padre vostro lo sappia»(Mt 10,29). È la totalità: per Cristo, per l’uomo Cristo è la totalità che era il Padre.

Questo è il nesso tra l’io e il popolo: non ci può essere l’io se non col popolo e non ci può essere popolo se non è generato dall’io.

La prima caratteristica della memoria è, dunque, la totalità. Ed è questa la novità, questo è il verme dell’antitesi: se la totalità è l’insieme delle leggi fatte dall’uomo o se la totalità è una Presenza.

67-68 – Il peccato è anche chiamato «giogo» dalla Bibbia: una cosa sotto un giogo non è più libera, ed è tale perché manca del nesso con il suo destino, con la totalità, manca di organicità, della organicità ultima.

Ogni cosa che noi pensiamo o facciamo, se non è rapporto esplicito, o almeno implicito, comunque in un certo modo voluto, col destino, con la totalità delle cose, col significato totale del mondo e delle cose, è isolata.

Se mi converto a Te, se vivo la penitenza, io sono strappato all’isolamento, la mia azione è strappata all’isolamento, riappare in me l’immagine della totalità, dell’ultimo, dell’ideale, del destino, che è la stessa che appare in te: per questo io esco dall’isolamento anche nel rapporto con te.

193 – È la totalità del cuore dell’uomo che può riconoscere che un Altro è i suo totale Signore, in ogni momento della sua giornata, in ogni istante del suo tempo: il totale Signore della totalità della sua vita.

210-211 – La parola «carne» non è usata da san Paolo nel senso letterale del termine: «carne» indica la percezione della realtà nella sua totalità, vale a dire non nella sua verità.

211 – Questa è la tristezza del peccato.

Il rapporto con chiunque e con qualunque cosa, se è peccato, nella misura in cui è peccato, non è vero, perché non essendo in gioco la totalità dei fattori che entrano in gioco, è un’impostura.

Trascuranza/trascuratezza

137-139 – Ci sono tre obiezioni, tre blocchi, che cercano di fermare la libertà, nella sua apertura carica di desiderio, che cercano di bloccare la decisione della libertà che si traduce in domanda, che cercano di impedire la domanda, che impediscono il rendersi sconfinato di tutto in noi, anche il moto segreto, anche l’atto più imprigionato.

Innanzitutto, la trascuranza dell’io; sì, la trascuratezza nella vera tenerezza verso se stessi, la trascuratezza del vero amore a sé, la dimenticanza del destino, del destino come qualcosa a cui io sono destinato.

La trascuratezza dell’io non ti fa impegnare con ciò che tocchi, con ciò che vedi, con ciò che senti, con ciò che devi; la trascuratezza di te sfioca tutte le cose, svuota tutte le persone, erige l’ignobilità dell’istinto, senza senso, fine a se stesso, o erige l’orgoglio del puro pensare astratto, arido e inutile.

La seconda obiezione alla libertà che decide, al decidersi della libertà, è data dalla centratura su di sé: l’opposto della trascuratezza dell’io.

166 – La compagnia è il luogo del perdono; in questo luogo niente è contro di noi, neanche noi stessi, è «il solo luogo dove tutto è complice», dove tutto è positività, diventa positivo per te. Per questo ieri ho detto che uno degli ostacoli a capire Cristo risorto è la trascuratezza del proprio io.


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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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