Temi di »Un Avvenimento nella vita dell’uomo» 2a parte

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Lettera «U»


Umanità

73 – Questa umanità ci è data perché l’abbiamo a comunicare. Il nostro grande delitto, il peccato per eccellenza è non comunicare – non esiste peccato più grave che il non comunicare, è abbandonare Cristo, lasciarLo solo a gridare al mondo, a dire silenziosamente: «Eccomi».

119 – Non si può riconoscere il male dell’altro se non con dolore. Riconoscere il male nell’altro senza dolore si chiama «fariseismo», la parola che opprime l’umanità di oggi, l’umanità più civile, che si dice civile.

145 – Quando nel Prefazio della domenica di Pasqua si dice: «Tutta l’umanità esulta nella tua resurrezione, o Cristo», mi chiedo, con struggimento di cuore: «Ma quale umanità?». E poi dico con letizia: noi!

Noi siamo la coscienza dell’umanità, perché su tanti milioni di persone non molti milioni di persone sanno, e pochi – sapendo – impostano, intendono impostare la giornata, il giorno, che è la misura tipica del tempo, secondo questa coscienza.

152 – «Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù» (Mc 10,28-30), cioè starà meglio come uomo e come umanità.

168-169 – «Le moltitudini» dice Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio, citando Evangelii nuntiandi di Paolo VI, «hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo, nel quale crediamo che tutta l’umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni», in questo mondo.

242 – Da una parte Gesù motiva l’eccezionalità dell’umanità vissuta oggi; dall’altra parte, l’eccezionalità fa capire che Gesù è vero, che quello che è accaduto duemila anni fa è vero. Il presente che incontri si spiega con quello che è accaduto nel passato e il passato dimostra la sua verità in quanto lo incontri nel presente.

umanità diversa

95 – Vivere tutto, il più possibile determinati dalla sua presenza, […] vivere sempre più determinati da questa suprema verità delle cose è proprio l’essere una creatura nuova, è proprio un tipo di umanità diversa.

201 – Gesù Cristo, quell’uomo di duemila anni fa, si cela, diventando presente, sotto la tenda, cioè sotto l’aspetto di una umanità diversa.

L’incontro, l’impatto, è con una umanità diversa: è l’esperienza di una umanità diversa che ci sorprende, perché corrisponde alle esigenze strutturali del cuore più di qualsiasi modalità del nostro pensiero e della nostra fantasia.

La diversità umana in cui Cristo diventa presente sta propriamente nella maggior corrispondenza, nell’impensabile e impensata maggior corrispondenza di questa sua umanità, in cui ci imbattiamo, alle esigenze del cuore, alle esigenze cioè della ragione.

L’avvenimento è questa sua umanità diversa in cui ci imbattiamo.

206 – Siamo colpiti da qualcosa, da un incontro che facciamo, perché è una umanità diversa che incontriamo e ci da speranza: questa umanità diversa che incontriamo ci dice: «Noi siamo così perché c’è Cristo; Dio è diventato uomo, è morto per noi e prosegue nella storia, ci è vicino ora». «Sarà con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

221 – Il centuplo quaggiù è anche questa partecipazione profonda, grandiosa, a un popolo nuovo, a una umanità diversa.

241-242 – Noi ce ne andiamo per la strada, facciamo un incontro fortuito, non previsto, bello, e il cuore si commuove perché quell’incontro ci richiama nella profondità del nostro animo; è l’incontro con una umanità, con una presenza diversa dalle altre.

umanità nuova

70 – Dire: «Avvenga di me secondo questo Avvenimento» genera qualcosa dentro di me, di cui forse non mi accorgo subito, come la Madonna non si è accorta subito, ma io ritorno dentro alle cose ordinarie con dentro un “bambino”, un bambino d’uomo, con dentro una umanità nuova.

221-222 – Il corpo di umanità nuova viene creato attraverso il rapporto che Cristo stabilisce con me, con te. Tu ed io partecipiamo di una umanità nuova.

222 – Io sono reso parte del corpo misterioso di Cristo, di questo popolo nuovo, di questa umanità, di questa fraternità.

soggetto nuovo

127 – Un drammatico e tragico compito ha questo soggetto nuovo, questo Tu che ci provoca: Egli compie l’opera del Padre e perciò ci salva.

157 – Qui si tratta di un soggetto nuovo nel mondo, quel soggetto che esce dal Battesimo, da questo gesto misterioso che, nella superficie, è un gesto banale, […] ma è il segno di una profondità abissale,, di un rapporto nuovo con il Mistero e con l’Essere.

Ed è da un soggetto nuovo che può nascere un popolo.

Non può nascere un popolo dal tipo di uomo prodotto dalla società di oggi o di ieri, perché un popolo nasce, è fatto, è generato dalla dignità della persona come rapporto con l’infinito. Solo un io può dire «tu» all’infinito che genera – Genera! – qualcosa di simile a sé, rende sé tradizione, porta ancora sé, ripete sé, rivive sé e così si comunica e nasce un popolo. È questo il soggetto nuovo da cui nasce un popolo nuovo.

Questo soggetto nuovo è l’inizio, l’origine, il generatore di una società nuova, di una realtà sociale nuova.

159 – Questo soggetto nuovo, che crea un popolo nuovo, una realtà sociale nuova, che ha come unica speranza il Mistero, il Signore, cioè Cristo dopo la risurrezione, dando uno sguardo a ciò che lo circonda più da vicino, incominciando dallo sguardo che porta al singolo, svolge una cultura nuova, un modo di pensare totalmente e profondamente diverso, nei gangli della vicenda, nei punti centrali, nei nodi della questione dell’essere, della vita e del destino.

162-164 – Dentro la realtà mondana, dentro la famiglia, dentro l’amicizia, dentro la compagnia, dentro il mondo del lavoro, dentro il mondo della politica, questo soggetto nuovo penserà ed agirà in modo diverso, così che irriterà gli altri.

163 – È una novità critica di mente ed è una novità affettiva quella che caratterizza il soggetto nuovo: c’è in esso una capacità di amore, perciò di gratuità, di affermazione dell’altro, normalmente impossibile.

Tutto questo, nel soggetto che crea un popolo nuovo, può esserci soltanto se è sotteso da una memoria continua di ciò che è accaduto, dalla memoria di Cristo: memores Domini, ricordando il Signore ci ergaimo ogni mattina.

164 – Il soggetto da cui nasce un popolo è creatore d’una compagnia umana nuova, stabilisce, fa sorgere attorno a sé, «nel paese dove sta», un’amicizia nuova, un’amicizia vera, cioè un’amicizia per cui la compagnia diventa guida al destino e l’amore, la passione per il destino l’uno dell’altro, trascina tutto, decide di tutto, pardon, tende a decidere di tutto, tende a trascinare tutto.

167 – «Quindi, se uno è in Cristo è una creatura nuova», è un soggetto nuovo, «le cose vecchie passano, ecco sono nate le cose nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con Lui mediante Cristo e affidato a noi il ministero» (2Cor 5,14-21). il compito della missione.

Unità

71-72 – Accettando questa amicizia, la sera, se guardi la giornata, e anche se non la guardi, ti accorgi che è diversa. Nella giornata c’è stato qualcosa di diverso, a partire dal più piccolo, breve, meschino istante, dal più sottile istante, caratterizzato da una possibilità di unità che nessun uomo può sognare […].

72 – È l’impossibile unità dell’istante, in cui nulla è più diviso, né la morte dalla vita, né l’innocenza dalla colpa, né il dolore dalla gioia.

Da questo istante – perché questa unità sta succedendo in questo istante per me, e probabilmente anche per te – fino all’ultimo.

75-76 – La fedeltà alla nostra storia ha due caratteristiche, l’uno stretta e avvinghiata all’altra.

La prima è l’unità, in cui l’obbedienza di Cristo al Padre viene analogicamente vissuta, in cui si traduce l’obbedienza di Cristo al Padre; l’unità tra di noi, e l‘unità con chi guida il movimento.

Ma – seconda caratteristica – questa unità deve essere avvinghiata, stretta, abbracciata a una libertà creativa. La creatività dello Spirito, l’Avvenimento, non necessariamente passa attraverso la tua testa di capo comunità o di me prete.

76 – Unità e libertà creativa rappresentano il contenuto della fedeltà alla nostra storia.

In quel dialogo tra Cristo e l’uomo del nostro tempo che è il movimento, oltre al coraggio di fronte alla confusione e alla violenza, oltre alla chiarezza come fedeltà alla storia, nella unità e nella libertà assoluta creativa, occorre un amore alla strada altrui: amore alla strada di tutti quelli che incontriamo e che cercano.

92 – Ma l’opera di Dio nel mondo, visibilmente, è la nostra unità, dentro la più grande unità della Chiesa, che vive e sussiste però nella nostra unità, altrimenti sarebbe un messaggio estraneo, fuori dalla nostra porta.

132 – Ogni coerenza è la forza di Cristo che investe la nostra debolezza e crea l’unità, ricrea l’unità in noi.

230 – È Lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

234 – «Si è riempita la terra della tua creatura» attraverso il seme: il seme della Sua persona morto per il mondo, il seme della nostra vita vissuta nella fede, il seme della nostra dedizione al Signore, della nostra adorazione a Dio, il seme della nostra unità.

È nella nostra «unità» che tutto ciò è reso possibile: parola detta e ridetta, sempre più compresa, sempre più emozionante, sempre più precisa nei suoi scopi.

245-246 – Perfino l’unità e la pace della Chiesa è domandata «secondo la sua volontà».

246 – Intervento: «Che cosa c’è di sbagliato e che cosa bisogna fare quando l’unità sembra qualcosa da conquistare e non qualcosa che c’è già?».

L’unità sembra una cosa da conquistare quando uno parte da se stesso, cioè quando parte dai suoi concetti, dalle sue opinioni, dai suoi pensieri, da una sua analisi delle cose.

Le cose non possono essere unite, non possono essere vissute in unità, se già non sono state fatte da una unità: è l’unica mano di Dio che crea le cose in unità.

Perciò di sbagliato c’è che non si può partire dalla propria analisi delle cose per capire i nessi che uniscono le cose tra di loro, per sentire quell’abbraccio che blocca tutta la realtà insieme, per sentire l’unità di tutto.

Bisogna chiedere a Dio l’umiltà di riconoscere che tutto dipende da Lui, bisogna chiedere a Dio l’umiltà di seguire l’avvenimento o l’incontro con cui Egli ci ha fatto balenare e capire l’unità delle cose, quell’incontro o quell’avvenimento in cui la legge del Signore, la signoria di Gesù si è dimostrata a noi in un modo più persuasivo, finalmente persuasivo, più chiaro, più affettuoso, più creativo.


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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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