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Lettera «V»
Verità
20-21 – Quando il rapporto di pietà, cioè di devozione, di gratitudine, di riconoscimento verso Dio, assume un ruolo determinante la nostra giornata? quando questa familiarità tende a determinare la nostra giornata e a influire su di essa? È nella verità, Comunque, che questi sentimenti possono attecchire, riapparire anche da una dimenticanza grave, possono imporsi nella distrazione di ogni giorno, possono addirittura diventare familiari: «Padre nostro che sei nella profondità del mio essere, da cui sono originato».
21 – È nella verità che questo può accadere.
E se ci siamo radunati, se facciamo la fatica di radunarci una volta all’anno così in tanti, è per richiamare i punti fondamentali di questa verità, dai quali possono partire tutte le operazioni buone che Dio ha come progetto su di noi.
Ecco allora la prima verità di me, nella concretezza della mia esistenza: «Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io», dice san Paolo al suo discepolo prediletto Timoteo.
23 – E il primo punto di questa verità, la partenza per ogni riscatto di santità della vita – è paradossale – è la coscienza dell’essere peccatori, la coscienza del peccato.
Non possiamo prendere rapporto vero, non possiamo salvare un accento di verità nel rapporto con chicchessia, se non avendo la coscienza dell’esser peccatori.
25-27 – È questo l’inizio della verità: «Sono peccatore», l’inizio della verità esistenziale, dell’esistenza, non della verità astratta dei discorsi filosofici o teologici, dei discorsi intellettuali.
26 – «La verità non è separabile dalla ossessione che dalle figure della apparenza emerga, senza apparenza, la verità»
Adorno, Minima moralia. Meditazioni della vita offesa
27 – La verità non è separabile – qualunque cosa diciamo della vita, del presente, del futuro – dall’ossessione che abbiamo chiamato «senso religioso», dalla esigenza insopprimibile che alla fine, senza nessun velo, appaia la salvezza.
33 – Appropriazione o appartenenza: questa è l’antitesi tra il peccato e la verità.
36 – Si è fatto parte della nostra concezione della vita, si è fatto carne nel nostro modo di concepire, nel nostro modo di lavorare, nella vita come vocazione, nel matrimonio, nel rapporto tra l’uomo e la donna, nella morte, nella verità ultima, profonda e già presente – che la morte porterà definitivamente a galla -, della vita, nella vita vera: Egli è la verità della vita.
53 – «Quando egli (il demonio)dice menzogne, le trae dal profondo, perché egli è il padre della menzogna» (Gv 8,43-45). La menzogna è la negazione della verità. La negazione della verità evidente.
95 – Vivere tutto, il più possibile determinati dalla coscienza della Sua presenza, determinati dalla volontà di collaborare e contribuire al mistero della Sua croce e risurrezione, della Sua redenzione del mondo; vivere sempre più determinati da questa suprema verità delle cose è proprio l’essere una creatura nuova, è proprio un tipo di umanità diversa.
114 – La ribellione è generale. È la vita non realizzata nella sua verità.
120 – Ma chi può avere tanta verità? «Tutti voi siete cattivi». Chi può avere tanta severità (il fariseo uscì condannato), chi può avere tanta compassione («Giuda, amico, con un bacio mi tradisci?» verso l’universale peccato?? Per averle, queste cose, bisognerebbe essere grandi di cuore, grandi di sguardo, come Dio. Ci vuole un Dio.
131 – […] Che la bellezza fatta carne, la giustizia fatta carne, la bontà fatta carne, la verità fatta carne, il destino fatto carne in un uomo presente tra di noi: quest’uomo, il più grande “attore” della storia, è tra noi.
139 – Le persone oneste – pensiamo come è di attualità questo discorso di Péguy – «non presentano quell’apertura alla grazia», alla verità che compie, «che è essenzialmente il peccato». Il moralismo «ci fa proprietari delle nostre povere virtù. La grazia ci dà una famiglia e una razza. La grazia ci fa figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo».
185-189 – Mosè disse: «Perdonami, Signore mio, manda un altro in vece mia!» (Es 4,1.10-13).
È questo il sacro terrore che invade la coscienza di chiunque Dio investa del compito di comunicare ad altri la verità, quella verità che incide sulla vita e sulla storia.
La verità infatti è solo quella che incide sulla vita e sulla storia: Dio si è fatto carne.
186 – […] ciò per cui vale la pena il vivere e vale la pena il tempo, è udire la voce del Signore, riconoscere la verità del Signore e renderla operante nella propria vita e nella storia degli uomini.
187 – Siamo qui perché riconosciamo innanzitutto questa verità: siamo peccatori.
La coscienza dell’essere peccatori è, infatti, la prima verità dell’uomo che agisce nella vita e nella storia.
Che cosa sta all’origine dell’esser peccatori? Sta una affermazione di sé. Invece di affermare l’essere, la realtà nella sua verità integra, intera, nel suo destino totale, esauriente, noi siamo determinati dalla preoccupazione di affermare noi stessi.
188 – Paradossalmente, la prima verità in noi è riconoscere di essere peccatori. o posso darti una mano e parlarti da fratello perché riconosco di essere peccatore.
Ma non bisogna essere malinconici, particolarmente tristi, per riconoscere questa verità.
189 – O Signore, aiutami a vivere questi giorni (degli esercizi) come un bambino, con il cuore da bambino, perché abbia a penetrare di più la verità della realtà, ad annunziare il Vangelo della realtà, il senso della realtà che sei Tu, a conoscere Te, unico, solo e vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
200-203 – Da che cosa si capisce che l’avvenimento in cui Dio entra nella nostra vita, nella nostra esistenza quotidiana, è una verità di salvezza? Dalla eccezionalità di una presenza.
È ragionevole qualcosa quando corrisponde alle esigenze costitutive del cuore – le esigenze di verità, di bellezza, di bontà, di giustizia, di amore, di felicità, di compimento -.
202 – Sant’Agostino, nel suo commento al Salmo 84, sottolinea: «La verità è spuntata fuori dalla terra», come di primavera l’erba che fiorisce, «La giustizia si è affacciata dal cielo». La verità spuntata dalla Terra è Cristo, nato da donna. Dalla terra è spuntata fuori la verità: il Figlio di Dio ha tratto origine dalla carne. Cosa è infatti la verità? Il Figlio di Dio. E la terra cos’è? La carne. Provati a domandare come sia nato il Cristo, e riscontrerai che dalla terra è spuntata fuori la verità.
203 – Dalla terra è spuntata fuori la verità. La corrispondenza – che è i sintomo, il segno, l’esperienza della verità – è in un avvenimento, non in un pensiero, cioè non in un nostro possesso, in qualcosa che fissiamo noi.
206 – «Io sono la via, la verità e la vita». L’ha detto duemila anni fa. Come si fa a capirne l’importanza? È vero, non è vero? […] si può capire l’importanza di quel fatto passato solo attraverso l’esperienza presente, solo attraverso una esperienza presente ed eccezionale di quel fatto che è venuto prima, solo attraverso un avvenimento presente, così differente umanamente che può essere spiegato soltanto da quel fatto che è accaduto nel passato.
235 – Se si ha la coscienza di Colui che è tra noi e se si ha la coscienza della nostra compagnia e se si ha la coscienza della missione che abbiamo per il mondo, allora diventa vero: non è la fatica che ci spaventa, ma la fede che ci entusiasma.
242 – Chi Lo riconosce, anche duemila anni dopo, è reso così vero e vivo che cambia questo presente. In questo caso la verità della diversità umana che si intravede nella esperienza dell’incontro che si fa richiama qualcosa di misterioso che è avvenuto nel passato.
Il presente che tu incontri si spiega con quello che è accaduto nel passato e il passato dimostra la sua verità in quanto lo incontri nel presente.
245 – L’appartenenza è una dimensione dell’io, strutturale. Eravamo niente, ci siamo, siamo di un Altro. Ma il capire questo dipende da un avvenimento provvidenziale, pietoso, amoroso. Questo avvenimento si chiama «carisma». È una modalità con cui Dio ti fa capire che gli appartieni e perciò non puoi più allontanarti da quell’avvenimento, cioè da quel carisma, dalla forma in cui Dio ti ha consegnato questa verità, non puoi più allontanarti senza tradire la verità stessa.
254 – Noi vogliamo la verità dei nostri rapporti: tra di noi, con tutti e con tutte le cose.
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