A – B – C – D – E/F – G – I – L – M – N – O – P – R – S – T – U – V
Lettera «A»
Affetto
31-32 -Mi alzo al mattino e la vita ha uno scopo. Allora, ragione e affetto, – che sono proprio le due caratteristiche dell’umano – hanno spiegazione del loro essere, del loro esistere, della loro natura, perché la vita che incomincia questa mattina ha il suo scopo, giorno dopo giorno si protende, attende e si protende allo scopo ultimo.
32 – «La vita quotidiana è la più romantica delle avventure e soltanto l’avventuriero la scopre». Tutto questo mi sembra persuasivo, perché è l’unica modalità con cui la ragione e l’affetto possono trovare spazio per fare capolino dalla terra informe e prendere i loro colori, assumere le loro forme, destare e diffondere bellezza, profumo e gioia nella vita.
175 – Ogni cosa grida, può gridare «Amore», se attraverso la coscienza – intelligenza e affetto – dell’uomo.
Alleanza
20 – «Gli empi invocano su di sé la morte con gesti e con parole» con gesti indebiti, ingiusti, senza significato, senza virtù, senza dignità, e con parole, «ritenendola amica si consumano per essa, e con essa concludono un'alleanza. Con essa concludono alleanza perché sono degni di appartenerle».
Sap 1,16
Pensiamo che peso aveva questa parola per gli ebrei: l’Alleanza era con Dio.
94 – La Bibbia chiama «Alleanza» questo amore che Dio ha verso gli uomini che sceglie perché capiscano chi è, come è Lui, e collaborino alla Sua fantasia creatrice, alla Sua affezione redentrice, alla Sua amicizia elettiva, piena di preferenza, piena di preferenze.
La Sua alleanza, il suo legame stabile di amore verso di noi si è stabilito.
181 – «[…] il loro cuore non era sincero con lui, non erano fedeli alla sua alleanza. Ed egli, pietoso, perdonò la colpa, li perdonava invece di distruggerli»
Salmo 78 (77), 32-39
Amare/amore
45 – Il Vangelo usa per più di quattrocento volte il verbo «vedere» e meno di duecento volte i verbi «credere»(183), «amare»(71), «seguire»(91).
114-115 – Un luogo dove tutto ciò che c’è è per Lui, per servirLo, dove tutto ciò che vive dentro le sue pareti è per “obbedirLo”, cioè per amarLo: il luogo dell’amore, il luogo dove tutto è amore come coscienza vivente ed è usato per amore, se è strumento creato esattamente per questo ultimo scopo.
115 – Tu ed io siamo stati chiamati alla vocazione cristiana, tu ed io siamo chiamati, attraverso la parola di Dio che ci ha creati e l’amore di Cristo che ci ha battezzati, a rendere presente il mistero della Sua presenza.
121 – Proviamo a pensare come ci alziamo ogni mattina, perché questa è la chiave di volta di qualsiasi ascesi, si qualsiasi strada spirituale, di qualsiasi scoperta umana, di qualsiasi tentativo di guardare Cristo, di amare Cristo, di ospitare Cristo
127-129 – «Simone, mi ami tu?». Ma chi si attendeva questa parola?
128 – «Sì Signore, io Ti amo». Come faceva a dir così dopo tutto quello che aveva fatto?
Quel «sì» era l’affermazione del riconoscimento di una eccellenza suprema, di una eccellenza innegabile, di una simpatia che travolgeva tutte le altre. Tutto resta inscritto in quel loro sguardo: Tu ed io.
129 – «Si Signore, Tu lo sai che io Ti amo. Per Te è tutta la mia preferenza d’uomo, tutta la preferenza del mio cuore, Tu sei l’estrema preferenza della vita, l’eccellenza suprema delle cose. Io non lo so, non so come, non so come dirlo e non so come sia, ma nonostante tutto quello che ho fatto, nonostante quello che io posso fare ancora, io Ti amo».
137 – Amarlo sopra ogni cosa non vuol dire che io non abbia peccato o che io non abbia a peccare domani. È una potenza infinita che occorre per questa misericordia: un potenza infinita dalla quale, in questo mondo terreno, nel tempo e nello spazio che ci è dato di vivere, pochi o tanti anni che siano, noi mutuiamo, attingiamo letizia.
Letizia, perché uno, con la coscienza di tutta la sua pochezza, è lieto di fronte all’annuncio di questa misericordia: che Tu, Gesù, sei misericordia.
139 – Per Te vivo, per Te muoio, sono Tuo! Non per una esclusione di qualsiasi altra cosa – fosse anche un solo capello del capo di un’altra persona -, ma per un coinvolgimento stretto, potente, di tutte le cose che sono, di tutte le persone che esistono. Che giudizio, che coraggio, che cuore! Questo è l’atto di amore: non un sentimento, ma la fonte inesauribile di un sentimento che sfida l’eternità.
Il «sì» detto da Simone è l’inizio continuo di una strada morale, di una morale. La strada morale si apre con quel «sì» o non si apre.
Il «sì» di Simone è l’inizio di moralità vera, della moralità vissuta.
140-141 – L’atto d’inizio di una moralità umana è un atto di amore.
Protagonista della morale è la persona intera, l’io intero. E la persona ha come legge questa parola che tutti crediamo di sapere, mentre solo con il tempo, e con molto tempo, se c’è un minimo di fedeltà a ciò che è originale in noi, si incomincia a intravedere che cosa significhi: la persona ha come legge l’amore.
141 – «Dio, l'Essere, è amore»
1Giov 1,39
L'amore è un giudizio commosso per una Presenza connessa con il destino.
L’amore è un giudizio commosso, mosso da una Presenza che si presènte connessa con il destino: è il «presentimento del vero»
144 – Questa strada morale incomincia con il «sì». Immaginatevi Pietro mentre dice: «Sì, io Ti amo»: tutto incomincia da lì, tutta la sua vita, che finirà nel martirio della croce […].
Questa strada morale assicura il nesso tra l’amore a Cristo, tra il modo con cui io mi rapporto con Cristo, e la missione, cioè lo scopo ultimo per cui il Creatore mi dà la vita e si fa riconoscere come Padre.
154 – Non possiamo imitare il mondo perché dobbiamo giudicarlo, non con orgoglio e superiorità, ma con amore, così come il Padre ha amato il mondo e per questo su di esso ha pronunciato il suo giudizio.
175-176 – Il Mistero che fa tutte le cose, così come ci si è rivelato attraverso il Figlio di Dio fatto uomo, attraverso Gesù; la natura dell’Essere è amore: Deus caritas est. Se la natura dell’Essere è amore, allora nell’uomo, che è la creatura fatta a Sua immagine, la virtù suprema sarà questa caritas, questo amore.
Ogni cosa grida, può gridare «Amore», se passa attraverso la coscienza – intelligenza e affetto – dell’uomo.
176 – E l’uomo, ogni uomo, grida «amore, amore» a qualsiasi cosa veda o tocchi, di cui si serva, che rispetti e che conosca.
Ma «amicizia» che cosa apporta alla parola «amore»? In che senso è distinguibile dall’amore? L’amicizia è un amore reciproco. Senza reciprocità non c’è amicizia.
L’espressione della natura di Dio, l’attività di Dio è governata totalmente, esaustivamente, da questa parola, così radicalmente usata, «carità», che vuol dire immediatamente, amore senza alcun tipo di calcolo, senza nessun tornaconto, puro: amore puro, gratuito.
Ecco perché si chiama caritas. Charis è una parola greca che vuol dire gratuità, indica gratuità totale, assoluta, amore senza alcun calcolo: puro, nudo e crudo amore.
E questo fa una differenza terribile nell’amicizia, se l’amicizia deve essere il darsi reciproco, totalmente gratuito amore.
177 – Ami il fiore non perché lo cogli e lo annusi, ma perché c’è: perché c’è! Affermi l’essere e il mistero dell’Essere, cui partecipa quel fiore. Ami il frutto non perché lo addenti, ma perché c’è.
Ma soprattutto l’altro paragone è a occhio nudo chiaro e convincente: ami il bambino non perché è tuo, ma perché c’è: quindi senza tornaconto, senza calcolo, senza neanche il piccolo gusto – dico, messo a tema – di vedere quel bambino ricciuto.
Ma non si tratta appena di questa impossibilità di tornaconto, della abolizione di ogni tornaconto. È che, nel bambino che si ama perché è – perché è! -, come nel frutto, nel fiore e in ogni cosa che si ama perché è, è il Mistero che si affaccia.
178 – Che Dio sia amore, che la natura di Dio sia amore, vuol dire che lo scopo di tutto quanto c’è è assolutamente positivo, assolutamente positivo!
«Dio non può azzerare neanche un’opera buona – una sola! – fatta dall’uomo! Perché se la natura dell’Essere è amore, quella sola azione può difendere vite intere» (Da una omelia funebre di don Giussani)-
181-185 – Il cristiano per vivere l’amore, non occorre che faccia somme e addizioni di virtù e di perfezioni: deve, nonostante quel che è, accettare il disegno di un Altro, deve essere disponibile al volere di Dio.
182 – Se l’amore è ciò che salva l’uomo, facendolo partecipare, nella misericordia, alla natura di Dio, […] che cosa posso fare?
Se Dio fa tutte le cose per il bene – essendo la sua natura amore – ogni istante che l’uomo vive è grandissimo: è rapporto con l’infinito.
Se non si vive la fede nel Dio buono, amoroso, che ha fatto tutte le cose, allora tutto rimpicciolisce.
E invece nel mistero dell’amore, nella grande Presenza del mistero dell’amore, tutto è grande.
183 – Non solo ogni istante, ma ogni uomo è degno di quell’amore in cui Dio i ha fatti creandoci, ogni uomo! Ogni uomo: non è possibile accostare un uomo se non con questa coscienza.
184 – Quante volte abbiamo dovuto riflettere su questo: come si fa a guardare una persona che si dice di amare senza pensare mai alla prospettiva del suo destino, al destino del bambino davanti agli occhi della madre, della ragazza vicino al ragazzo che le vuole bene, di chiunque?
Quante persone abbiamo conosciuto persone e quante volte le abbiamo accostate come se fossero estranee, e invece il loro destino apparteneva al nostro, perché il nostro destino è identico al loro, e amarle significa amare il loro destino.
Che l’estraneità, Signore, non sia vera tra di noi, e tra di noi l’amore innanzitutto, e quindi l’amicizia, il reciproco desiderio a augurio che il destino buono – cioè Te – sia il destino finale, conforti e confermi ogni nostro rapporto e renda il nostro rapporto capace di ogni generosità.
187-192 – Senza amicizia, con tutto l’amore che volete, non si crea un popolo, non si assicura una storia, non si crea neanche una famiglia completa.
Per generare occorre che un amore trovi reciprocità, trovi corrispondenza.
Siamo abituati a parlare della carità o dell’amore senza scandagliarne il fondo, quel fondo per cui il nostro amore riverbera veramente il Mistero, la vita del Mistero: il Padre, il Figlio e lo Spirito.
188 – È questa compiutezza che l’amicizia esprime di fronte alla parole amore, di cui pure è fatta, ma di cui annuncia l’avvenimento compiuto.
In quanto avvenimento compiuto dell’amore, l’amicizia riverbera il Mistero della vita divina.
L’amicizia è una reciprocità dove il contenuto dell’amore, il fine dell’amore, e quindi il fine della risposta, della corrispondenza, non è limitato – se è limitato non è già più amicizia, è connivenza, sia pure in senso buono, è collaborazione, è compagnia -: non può essere limitato.
189 – […] L’amore è quando lo sguardo all’altro improvvisamente fa parte della grande pietà, della grande misericordia, e desidera sopra ogni cosa il destino dell’altro […].
«Che cosa può bastare all’animo?» Niente! Eccetto il Mistero per cui è fatto, il Destino. L’amore o tiene presente questo, oppure non è amore.
190 – Ma, questa implicazione ultima dell’amore è necessaria perché si costituisca una corrispondenza reale. Senza questa prospettiva, la corrispondenza non è mai reale.
Anche quando tu provi amore e affezione per una donna e questa ti corrisponde e fate famiglia, non è mai sicuro niente fino a quando quella fatica diuturna, quella regola diuturna, quello scontro diuturno con tutto e con tutti e tra di voi non avrà affinato nel vostro animo la prospettiva dell’amore, questa prospettiva dell’amore.
191 – L’amicizia è fondata sull’amore, ma un amore che viene corrisposto, qualsiasi pretesto o spunto abbia.
Questo amore corrisposto non è mai veramente né amore, né veramente corrisposto, se, qualunque oggetto abbia, qualunque spunto abbia dato origine al rapporto affettivo, il destino dell’altro non mi domina, obbligandomi tante volte anche a dimenticare lo scopo contingente che ci ha messi insieme, perché è più importante quello di qualsiasi altra cosa: ché se domina la mia apprensione per la salute, la mia apprensione che riesca bene, la mia apprensione perché mi capisca, la mia apprensione perché mi aiuti adeguatamente, perché non mi tradisca, qualsiasi di queste apprensioni mutila la corrispondenza, perché mutila prima l’amore: non è né amore né tantomeno corrispondenza.
192 – «Nessuno ama tanto gli amici come colui che dà la vita per i propri amici»
Gv 15,13
Ma si dà la vita per il Destino! dare la vita per qualsiasi altra cosa è una tragica malinconia.
«Commovente!» continua lo storico Esser, commentando – «Troveranno la loro casa nell’amore vicendevole». Ma per tutti è così. Anche se la vostra casa è ben solida, salda e grande, troverete la vostra casa nell’amore vicendevole, che è l’amicizia, o nell’amore fraterno, un altro sinonimo. «L’amore fraterno, sempre e dovunque, sarà la vostra casa» (K. Esser, La Regola definitiva).
194 – La vita di Dio è amore gratis: caritas, senza motivo.
Amicizia
175-176 – Ecco, l’amicizia è il tema di questi Esercizi, come iniziale abbordo, approccio, che dovrà diventare il punto di riferimento, il criterio di riferimento per tutte le Scuole di comunità, per tutti i raduni delle comunità, per tutti i raduni della Fraternità, per tutte le discussioni, perché l’amicizia esprime in suprema forma la grandezza dell’uomo: l’imitazione di Dio che è l’uomo, cui è chiamato l’uomo.
176 – Ma «amicizia» che cosa apporta alla parola «amore»? In che senso è distinguibile dall’amore? L’amicizia è un amore reciproco. Senza reciprocità non c’è amicizia.
Ecco perché si chiama caritas. Charis è una parola greca che vuol dire gratuità, indica gratuità totale, assoluta, amore senza alcun calcolo: puro, nudo e crudo amore.
183 – Ogni uomo è oggetto dell’amicizia, è parte dell’amicizia di Dio che si rivela in lui.
184 – Io ho usato la parola amicizia, ho riusato la parola amicizia: non può esserci amicizia tra di noi, non possiamo dirci amici, se non amiamo il destino dell’altro sopra ogni cosa, aldilà di qualsiasi tornaconto.
E invece constatiamo queste rotture dell’unità, queste estraneità, a gruppi, nella stessa stanza, nella stessa comunità, nella stessa parrocchia, nello stesso movimento.
187-188 – Intervento: «Perché, don Giussani, tu hai voluto impostare questi Esercizi sull’amicizia?» – «Sono vent’anni, sono quarant’anni che crediamo di essere amici: perché l’amicizia?».
Senza amicizia, con tutto l’amore che volete, non si crea un popolo, non si assicura una storia, non si crea neanche una famiglia completa.
Per generare, occorre che un amore trovi reciprocità, trovi corrispondenza.
E questa è stata la rivelazione suprema della amicizia come la grande protagonista del creato, così come Gesù ce la fatta concepire, come la rivelazione di Dio ce l’ha fatta concepire, ce l’ha svelata nella sua immaginazione infinita.
188 – È questa compiutezza che l’amicizia esprime di fronte alla parola amore, di cui pure è fatta, esprime di fronte alla parola amore, di cui pure è fatta, ma di cui annuncia l’avvenimento compiuto.
In quanto avvenimento compiuto dell’amore, l’amicizia riverbera il Mistero della vita divina.
Per questo, ogni amicizia che voglia essere tale non può essere ricondotta a una corrispondenza di aiuti, di calcoli, di istintività, di affettività, di sentimenti.
L‘amicizia è una reciprocità dove il contenuto dell’amore, il fine dell’amore, e quindi il fine della risposta, della corrispondenza, non è limitato: non può essere limitato.
L’amicizia è quindi l’avvenimento che il Signore del cielo e della terra fa sorgere, attraverso il suo Spirito, che agisce costituendo il mondo istante per istante: è una occasione in cui il Mistero mi fa imbattere, che mi attira l’attenzione a un compagno di cammino, dapprima totalmente estraneo, adesso invece intensamente guardato, osservato, desiderato come possibile aiuto, in quella occasione particolare, per camminare insieme, dentro quell’occasione, al destino.
Meno del destino “pre-visto”, “pre-sentito”, o implicitamente presente in una semplicità di cuore, non c’è amicizia!
190-193 – L’amicizia è una parola che sta vicina alla parola «Ti adoro Dio mio». E, infatti, l‘amicizia vera adora l’altro, non perché ha un bel muso, non perché è capace di cantare come l’ultima nostra amica che abbiamo sentito, ma perché è: perché è!
L’amicizia è fondata sull’amore, ma un amore che viene corrisposto, qualsiasi pretesto o spunto abbia. Questo amore corrisposto non è mai veramente né amore, né veramente corrisposto, se […] il destino dell’altro non mi domina, obbligandomi a volte ance a dimenticare lo scopo contingente che ci ha messi insieme, perché
è più importante quello di qualsiasi altra cosa: ché se domina la mia apprensione per la salute, la mia apprensione che riesca bene, la mia apprensione affinché mi capisca, la mia apprensione perché mi aiuti adeguatamente, perché non mi tradisca, qualsiasi di queste apprensioni mutila la corrispondenza, perché mutila prima l’amore: non è né amore, né tantomeno corrispondenza.
191 – L’amicizia – lo ridico – è la parola più vicina alla parola «Ti adoro». Per questo, amici miei, la nostra compagnia è preziosa.
Familiari, appartenenti alla stessa famiglia, che è l’argomento più vicino all’argomento amicizia.
“Naturalmente”, la prima amicizia dovrebbe essere quella tra madre e padre, genitori e figli, figli e genitori.
192 – Ma proprio lì è dove si capisce che per l’amicizia occorre veramente desiderare il destino dell’altro, occorre che il padre e la madre, per esempio, desiderino il destino a cui il signore ha chiamato la loro figlia, secondo la via attraverso cui l’ha chiamata.
Non è una cosa semplice. cioè, è una cosa semplice, ma non è una cosa facile: è morire. È morire! Infatti questa è l’amicizia: quel rapporto umano – umano! che ha come legge quello che ha detto Gesù: «Nessuno ama tanto gli amici come colui che dà la vita per i propri amici».
Anche se la vostra casa è ben solida, salda e grande, troverete la vostra casa nell’amore vicendevole, che è l’amicizia, o nell’amore fraterno, un altro sinonimo.
«L'amore fraterno, sempre e dovunque, sarà per essi casa»
K. Esser, La Regola definitiva
193 – Solo l‘amicizia – non la nostra compagnia, le nostre congregazioni, le nostre aggregazioni, le nostre opere, non tutto questo – può fare popolo: solo l’amore può fare, come i figli, così il popolo.
199-200 – […] È Gesù in croce presente, è Dio fatto uomo, che è morto in croce per noi perché potessimo avere la forza di superare tutte le difficoltà e andare insieme verso il Destino: insieme, da amici. Questa è l’amicizia! e noi è vero che non siamo amici.
L’amicizia non è proprio fra noi: possiamo essere compagni e compagni feroci, nel senso di attaccatissimi, ma non amici.
Speriamo che quest’anno avanzi la nostra conoscenza: dobbiamo conoscere bene che cosa vuol dire «amicizia».
200 – In quest’anno conosceremo sempre più dettagliatamente e interiormente il valore di questo soggetto della storia cristiana che è l’amicizia, questa virtù propria del protagonista della storia: Gesù, e quindi il cristiano.
amicizia di Dio
93 – RiconoscerLo è la sintesi di ciò che il mondo può fare verso il Mistero che lo sottende da tutte le parti, il mistero di Dio; questo mondo è oggetto della fantasia creativa di Dio, oggetto della sua affezione redentrice, oggetto della Sua amicizia elettiva, di un Dio che si pone all’uomo come Padre.
Per cui se la Sua fantasia creatrice, la Sua affezione redentiva, la Sua amicizia elettiva hanno plasmato l’uomo, è perché voleva stabilire con esso un legame di amore generativo, continuamente generativo e ultimamente salvifico, trascinando nel Suo vortice amoroso tutte le debolezze e le squalifiche che l’azione dell’uomo meriterebbe.
183 – Ogni uomo è oggetto dell’amicizia, è parte dell’amicizia di Dio che si rivela in lui.
Attesa
25 – LA mentalità mondana vive e incute un’ira contro chi parla di responsabilità, contro chi insiste sul fatto che la vita è una attesa: non è solo tesa al godimento, ma è una attesa di qualcosa d’altro.
29-31 – «La mente cristiana è piena di attesa / e il passato è il seme del futuro»
Luzi, Il libro di Ipazia
Questo è veramente rivelatore: il mondo è teso, ma non attende nulla; è teso, ma non attende; il cristiano è tutto attesa, che brucia via anche la fatica dolorosa.
31 – Comunque, amici miei, noi ci siamo messi insieme, coscientemente, con una coscienza di spessore più o meno grande, perché ci siamo sentiti costretti a scegliere tra queste due posizioni: quella mondana, che porta al niente, e questa cristiana, che porta al seme che diventa albero, al passato che diventa eternità, alla vita che vince la morte, che attraversa la morte e la vince.
92 – Ma che vuole dire «ripetere con sincerità?». Vuol dire che le parole portano in sé una attesa, riconoscono che la propria vita è una attesa; queste parole portano in se stesse questa verità di attesa.
Attrattiva
130 – Che senso ha? Che senso ha l’esistere? Chissà come sul cuore di Cristo echeggiavano queste parole che tutti gli uomini, in qualche modo, gridano nei momenti più veri, nei momenti dove il dolore e la prova o l’attrattiva diventano così drammatici e misteriosi che non si può dir nulla!
197-199 – Il destino costituisce veramente, nell’animo che ha dentro un briciolo di semplicità, un’attrattiva.
198 – E perché seguire questa attrattiva è csì difficile? Perché è così difficile da realizzare? Perché un nemico ha messo una trappola nel nostro animo: ha rotto il meccanismo pulito, il rapporto diretto che il nostro cuore sentiva e continua a sentire per il suo destino.
199 – Il destino è l'attrattiva per cui il cuore è fatto
Avvenimento
37 – «Il Nuovo Testamento ci mostra tre dimensioni fondamentali dell’incarnazione: è innanzitutto un avvenimento storico, unico e irripetibile: il Figlio di Dio si è incarnato una volta per sempre in un determinato luogo, in un determinato tempo della storia e rimane in eterno questo uomo determinato, Gesù di Nazaret. L’incarnazione implica dunque un vincolo permanente con questa storia, con questa parola biblica, con questi segni sacramentali, presenza stabile della “carne” di Gesù».
J. Ratzinger, E Ratzinger «spiega» l’inculturazione, «Avvenire»
55 – Lettera: «La memoria si rinnova e l’avvenimento ricomincia con me. La sequela mi cambia». Questa è la storia del cristianesimo: potrebbe rimanere solo una persona e continuerebbe, ricomincerebbe.
63 – Come quell’avvenimento prosegue? Questo è il mistero della Chiesa, corpo misterioso di Cristo, che si edifica attraverso la scelta e la preferenza che Cristo ha per gli uomini che il Padre gli dà nelle mani, per i battezzati, per gli uomini che il mistero della Sua morte e risurrezione, investendone la personalità e la realtà dell’esistenza fin nel midollo, muta dal di dentro.
98ss – La Sua presenza è una cosa semplice da registrare, da cogliere, perché il modo con cui si rende presente questo Mistero, dal quale dipende il destino di ogni uomo, dal quale dipende l’eternità di tutto ciò che c’è, innanzitutto è un avvenimento. con il nostro vocabolario dobbiamo andare a scegliere questa parola per indicarlo: è un avvenimento.
Quando un bambino nasce in una casa, è un avvenimento, perché irrompe qualcosa dentro la vita normale, prevedibile, solita; irrompe qualcosa che cambia i connotati della situazione.
99 – L’esempio di Giovanni e Andrea ci offre anche l’occasione per sottolineare una caratteristica particolare dell’avvenimento che è Gesù: esso si presenta sempre sotto forma di un incontro, di un incontro significativo, di un incontro che cambia qualchecosa – nella nostra mente, nel nostro modo di vedere -, mette perlomeno qualche alternativa alle sicurezze di prima o alle incertezze di prima.
100 – Lettera (a seguito di una visita in Terra Santa nella casa dei tre Memores Domini): «[…] Era evidentissimo in loro come il lavoro della professione profetica non lasci tregua a ogni azione e ogni azione è “offerta a”. La bellezza e l’intensità umana che ne conseguono sono una cosa splendida da contemplare. Vedere dal giardinetto dell’ospedale il panorama di Nazareth con la basilica della Annunciazione e, voltando gli occhi, vedere la loro casa, era contemplare lo stesso Avvenimento, perché “il Verbo lì si fa carne”, e averlo visto con i miei occhi e toccato con le mie mani è stata una grande grazia che il signore mi ha fatto: inaspettata, gratuita, ingiustificata, imprendibile.»
[Da qui in avanti c’è il racconto di Giovanni Battista e dell’incontro dei primi due discepoli con Gesù)
103 – La presenza è un avvenimento semplice da constatare, da riconoscere.
104 – Più precisamente è un fatto che ti mette di fronte a una Presenza, una Presenza sorprendente, inimmaginata prima, inimmaginabile, che uno non può sognare, al di là di ogni nostro parametro.
È un avvenimento che ti fa compiere l’incontro con una Presenza, la cui sorpresa penetra il tuo essere.
107 – Di fronte al Suo avvenimento o Lo si riconosce o si è ostili – ostile vuol dire nemico-.
Questo odio a Cristo qualifica la storia, la storia umana: è come il risultato o il documento permanente che la ferita misteriosa del peccato originale lascia nel tempo umano.
114 – L’avvenimento della Sua presenza, di Cristo, di duemila anni fa, si rende presente oggi, come ha detto la dottoressa che ha scritto la prima lettera (Vedi nota di pag. 100) che abbiamo letto oggi, parlando di quei tre ragazzi che sono a Nazareth: loro sono ciò che rende presenza oggi, a chi li vede, a chi tiene rapporto con loro, a chi li osserva, la presenza di Gesù.
159 – Innanzitutto, c’è un avvenimento iniziale che rivela un bisogno pertinente ala esistenza e alla sopravvivenza stessa del popolo, di tuti coloro che costituiscono il popolo, in tutti i loro interessi.
Poi questo inizio, questo avvenimento iniziale, che di colpo unisce quelli che vi si imbattono, mantiene il suo principio di unità innanzitutto come sussidiarietà realizzata: ognuno aiuta l’altro, ognuno cerca di compiere quello che manca all’altro.
187-188 – Senza amicizia, con tutto l’amore che volete, no si crea un popolo, non si assicura una storia, non si crea neanche una famiglia completa.
Perché l’avvenimento umano nasce secondo il grande miraggio che Dio ha, il grande progetto del Signore, che ha un nome storico che tutto riassume: «Tutto consiste in Lui» e tutto converge in Lui come a costruire continuamente la Sua figura fino a quel limite, ultimo limite, a quella perfezione ultima cui Lo chiama il Padre.
188 – L’amicizia è l’avvenimento che il Signore del Cielo e della terra fa sorgere, attraverso il Suo spirito, che agisce costituendo il mondo istante per istante: è una occasione in cui ili Mistero mi fa imbattere, che mi attira l’attenzione a un compagno di cammino, dapprima totalmente estraneo, adesso invece intensamente guardato, osservato, desiderabile come possibile aiuto in quella occasione particolare, per camminare insieme, dentro quell’occasione, al destino.
avvenimento fatto
104 – La presenza è un avvenimento semplice da constatare, da riconoscere.
Si può dire: è un fatto – un fatto! – semplice da constatare. È un avvenimento che ti fa compiere l’incontro con una Presenza, la cui sorpresa penetra il tuo essere.
A – B – C – D – E/F – G – I – L – M – N – O – P – R – S – T – U – V
I Temi di alcuni libri di don Giussani
- TEMI – Il senso religioso
- TEMI – All’origine della pretesa cristiana
- TEMI – Perché la Chiesa
- TEMI – Il rischio educativo
- TEMI – Generare tracce nella storia del mondo
- TEMI di Si può vivere così?
- TEMI di Si può (veramente) vivere così?
Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”
- TEMI – Un strana compagnia (82-83-84)
- TEMI – La convenienza umana della fede (85-86-87)
- TEMI – La verità nasce dalla carne (88-89-90)
- TEMI – Un avvenimento nella vita dell’uomo (91-92-93)
- TEMI – Attraverso la compagnia dei credenti (94-95-96)
- TEMI – Dare la vita per l’opera di un Altro (97-98-99)
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