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Lettera «O»
Obbedienza
67-69 – Una questione di metodo: tutti i rapporti che stabilisci, i giudizi che dai, le decisioni che prendi, i modi che usi cercando di attingere i criteri da questo pozzo profondo e limpido che è dato dal carisma di cui tu fai parte, aderendo alla compagnia in cui tu lo hai incontrato e obbedendo a chi guida questa compagnia, che non è stato votato dalla maggioranza, che non è stato determinato dalla tua convinzione, ma fissato da un incontro con lo Spirito.
68 – Si chiama «obbedienza» l’estrema virtù del cristiano. «Fatto obbediente fino alla morte» (Fil 2,8), dice san Paolo di Cristo, ed è la parola più grande che si possa dire dell’uomo Cristo[…].
69 – Solo l’uomo che obbedisce guadagnerà la sua vita.
73 – Obbedienza alle indicazioni di chi guida la Fraternità. Chi partecipa alla vita della Fraternità è invitato all’obbedienza alle indicazioni di chi guida tutta la Fraternità, in una immanenza responsabile alla vita del Movimento, fino all’affettività.
Ciò vuol dire, che l’obbedienza non sta in una ripetizione, in una adesione meccanica a quel che si sente dire, ma che l’attingere i criteri per le azioni che si fanno, per i rapporti che si stabiliscono, avviene proprio come un calare il secchio dentro il pozzo puro della nostra Fraternità. E chi la Chiesa pone come responsabile di questa purità, quello si segua!
108 – L’odio a Lui è il tema necessario per ogni potere, per ogni potere umano che non tragga la sua origine consapevole, umile e drammatica dall’obbedienza al potere supremo del Padre che fa tutte le cose; che non tragga origine consapevole, umile e drammatica dall’obbedienza al destino di vittoria e di gloria che è proprio il destino di Cristo, giustizia di Dio, vale a dire ili nome che segna il senso del disegno dell’universo, del disegno tutto della storia.
114 – Il metodo con cui Dio entra in rapporto col mondo, dall’origine, è infatti quello di stabilire un luogo […] dove tutto ciò che c’è è per Lui, per servirLo, dove tutto ciò che vive dentro è per cantare la Sua gloria, dove tutto ciò che esiste dentro le sue pareti è per “obbedirLo“, cioè per amarlo: il luogo dell’amore.
143 – La prima idea che mi premeva di sottolineare, per chiarire quel che ho detto ieri, e per arrivare a quello che volevo dire oggi, è che il sì è l’inizio di una vita morale, l’inizio di una strada morale.
Tanto è vero che il capitolo 21 di san Giovanni termina con l’ingiunzione più grave dell’obbedienza, della virtù dell’obbedienza, che è una virtù morale: «Seguimi».
È la virtù più difficile che esista, perché per arrivare al mio destino io debbo aderire al disegno di un Altro, alla misura di un Altro, ai passi di un Altro, alle mosse di un Altro, a un Altro, un Altro: devo obbedire!
Odio
107 – Un odio a Cristo. Non è una esagerazione! Questo è uno dei temi più addolorati e gridati dalla parola di Gesù nell’ultimo discorso prima di morire (Giovanni 15,18-25).
L’odio a Cristo – così come Cristo stesso ricordò in quel discorso-, questo odio a Cristo qualifica la storia, la storia umana: è come il risultato o il documento permanente che la ferita misteriosa del peccato originale lascia nel tempo umano
120 – Noi, purtroppo, collaboriamo col mondo a guerreggiare contro Cristo, al quale siamo ostili almeno per questa terribile e disumana cosa che sono la dimenticanza e l’indifferenza. […] Non andiamo controcorrente.
Nasce in noi, così come arriva a ciascuno di noi: questo maledetto odio arriva a ciascuno di noi, si sedimenta in ognuno di noi, ogni mattina come ti svegli, come ti alzi, come affronti il mattino stesso.
136 – Questa misericordia nella storia porta un nome, il nome di un uomo: Cristo!
Così, tutto l’odio che noi permettiamo, cui noi collaboriamo – quando viviamo questo di delitto di tutti e del mondo, della società in primo luogo, quest diseducazione, questa mancanza di coraggio e di saggezza nell’educare all’amore dell’Essere, all’amore a Cristo: «Sì, Signore, Tu lo sai che io Ti amo»-, tutto questo è cancellato.
odio a Cristo
107-108 – Un odio a Cristo. Non è una esagerazione! Questo è uno dei temi più addolorati e gridati dalla parola di Gesù nell’ultimo discorso prima di morire (Giovanni 15,18-25).
L’odio a Cristo – così come Cristo stesso ricordò in quel discorso-, questo odio a Cristo qualifica la storia, la storia umana: è come il risultato o il documento permanente che la ferita misteriosa del peccato originale lascia nel tempo umano.
108 – In questo odio attraverso tutti i poteri – dal potere politico al potere economico, in tutti i sensi: il potere come potere -, si articola dunque l’azione del padre della menzogna, come dirà Gesù ai Farisei parlando di Satana, specialmente nell’ottavo capitolo del Vangelo di Giovanni.
L’odio a Lui è il tema necessario – necessario! – per ogni potere, per ogni potere umano che non tragga la sua origine consapevole, umile e drammatica dall’obbedienza al potere supremo del Padre che fa tutte le cose.
113-114 – Ma se Gesù ha detto: «Come il mondo ha odiato me, così odierà anche voi» (Gv 15, 18ss), noi siamo appena responsabili dell’odio a Cristo, ma siamo anche vittime dell’odio del mondo.
Vediamo ora l’ultimo capillare dell’odio a Cristo.
Questo ultimo capillare – l’odio a Cristo va a finire anch’esso, come tutto ciò che esiste nella vita, in forme capillari – è il nostro io, dimentico e indifferente.
L’ultimo terminale, l’ultimo aspetto della capillarità in cui questo progetto anti-Cristo si pone è il nostro io.
Il capillare più interessante, ili terminale più decisivo dell’odio a Cristo è in me, è in te, è nella mia mente, è nel mio cuore, nella tua mente, nel tuo cuore: il rifiuto comincia lì, la dimenticanza è generata e coltivata lì, in te, in me.
L’odio, non clamorosamente espresso – non necessariamente – l’odio, almeno come estraneità palese e palesemente confortata e alimentata, questo è in me, è in te.
119 – Cristo è tutto! L‘odio a Cristo è l’odio al senso della vita, perché il senso della vita dà una risponsabilità che uno non può gestire per se stesso, è una responsabilità davanti a un Altro, a quell’Altro da cui tutte le cose fluiscono, a questo uomo, Gesù, che è l’Altro – Iddio, il mistero di Dio diventato carne.
Perciò, l’odio a quest’Uomo è odio al nostro stesso destino di felicità, di saggezza, di verità, di bellezza.
Tutto questo è, se avviene in noi, l’odio a Cristo: dimenticanza o indifferenza, è lo stesso.
Comunque il mondo ci insegna ad odiare il nostro destino.
È odiato il nostro destino; il mio destino è odiato dal mondo, così come è odiato Cristo.
148-149 – Il “mondo” è la realtà vissuta, giudicata e gestita senza riferimento a Cristo, anzi, negando questo riferimento, almeno implicito.
Perciò, perché non sia neanche implicito, occorre veramente un atteggiamento di odio a Cristo, se l’implicito vale fino a questo punto.
149 – Perciò l’odio del mondo è reale, l’odio del mondo a Cristo è reale, reale!
È odio a Cristo e a chi lo rappresenta, a chi cioè prende sul serio la sua vita come sequela a Cristo, a chi Lo testimonia.
[…]Chi non riconosce Cristo, chi lavora con questo odio contro la verità di Cristo, odia anche la persona: è intollerabil, per lui, anche la mia persona, la persona del testimone.
odio al destino
119 – Cristo è tutto! L’odio a Cristo è l‘odio al senso della vita, perché il senso della vita dà una risponsabilità che uno non può gestire per se stesso, è una responsabilità davanti a un Altro, a quell’Altro da cui tutte le cose fluiscono, a questo uomo, Gesù, che è l’Altro – Iddio, il mistero di Dio diventato carne.
Perciò, l’odio a quest’Uomo è odio al nostro stesso destino di felicità, di saggezza, di verità, di bellezza.
odio al giusto
24 – La mentalità che parte dall’aspetto immediato delle cose, e su questo la morsa di dolore e di pianto che condividiamo tutti, sfocia, come risoluzione, nel godimento a ogni costo dell’istante che passa.
Ma non è solo questo, come abbiamo sentito: sfocia nell‘odio al giusto, nell’odio a chi richiama a qualcosa d’altro, a chi richiama a un’altra evidenza dell’esperienza.
ostilità
105 – C’è una ostilità a Lui che non c’è mai stata, se non nei primissimi tempi.
Lo crocifessero, quando Lo proscrissero nei Suoi martiri, quando Lo uccisero nei Suoi testimoni, in quei testimoni dei primi secoli; una ostilità così generalizzata, così alimentata, così sostenuta, così prodotta sistematicamente, così difesa teoricamente, che il nostro adattarci continuamente ad essa, senza che ce ne accorgiamo, è il segno della nostra immensa distrazione.
E se ce ne accorgiamo – ma questo è peggio -, facciamo finta di non sentire, di non vedere: non crediamo che poi abbia importanza.
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Esercizi spirituali predicati da don Giussani
1° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: UNA STRANA COMPAGNIA
- Prefazione di Carrón
- 1982 – Il cuore della vita
- 1983 – Appartenenza e moralità
- 1984 – Io vi chiamo amici
2° «volume Cristianesimo alla prova»
Titolo: LA CONVENIENZA UMANA DELLA FEDE
- Prefazione di Carrón
- 1985 – Ricominciare sempre
- 1986 – Il volto del Padre
- 1987 – Sperimentare Cristo in un rapporto storico
3° «volume Cristianesimo alla prova»
Titolo: LA VERITÀ NASCE DALLA CARNE
- Prefazione di Carrón
- 1988 – Vivere con gioia la terra del Mistero
- 1989 – Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina
- 1990 – Guardare Cristo
4° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: UN AVVENIMENTO NELLA VITA DELL’UOMO
- Prefazione di Carrón
- 1991 – Redemptoris missio
- 1992 – Dare la propria vita per l’opera di un Altro
- 1993 – «Questa cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda»
5° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: ATTRAVERSO LA COMPAGNIA DEI CREDENTI
- Prefazione di Carrón
- 1994 – Il tempo si fa breve
- 1995 – Si può vivere così
- 1996 – Alla ricerca del volto umano
6° volume «Cristianesimo alla prova»
Titolo: DARE LA VITA PER L’OPERA DI UN ALTRO
- Prefazione di Carrón
- 1997 – Tu o dell’amicizia
- 1998 – Il miracolo del cambiamento
- 1999 – «Cristo tutto in tutti»
- TEMI di «Dare la vita per l’opera di un Altro»
