TEMI di «Attraverso la compagnia dei credenti»

ABCDE/FGILMNOPRSTUV


20-22 – L’inconsistenza delle cose sembra suggerire l’atteggiamento descritto: tutti i salmi tendono a ricordare all’uomo quest’inanità d’ogni apparenza.

«I miei giorni sono come ombra che declina,/ io come erba inaridisco»

salmo 102 (101), 12

21 – «Come erba sono i giorni dell’uomo,/come fiore del campo,/così egli fiorisce./ Lo investe il vento e più non esiste / e il so posto non lo riconosce».

Salmo 103

Quante migliaia di citazioni potremmo ammucchiare su questo tema fondamentale, nello sguardo che immediatamente l’uomo può portare sulla vita! La consistenza delle cose sembra proprio nulla.

Le cose, per l’uomo, hanno questa apparenza. La consistenza delle cose, realmente, all’uomo appare così: tutto è niente.


49 – Valore di un incontro. Comunque ne possano dire certi esegeti e filosofi, che applicano le loro logiche, proiettano le loro categorie preconcette su tutto ciò che accade, qualunque cosa essi possano dire, la gente che ha fatto quell’incontro è cambiata e si è messa a parlarne: taluni hanno narrato per iscritto l’impressione di quell’incontro reale, nel quale si sono trovati di fronte a qualcosa di più grande di loro, di cui non potevano darsi ragione e che da allora ha cambiato la loro vita. Sono rimasti tali e quali, ma l’incontro ha cambiato tutto.

O fratelli miei, che ci conosciamo e non ci conosciamo, ma che siamo insieme più di quanto possiamo conoscerci proprio per richiamarci a questo, per richiamarci all’incontro con questa Presenza che cambia, non abbiamo paura di tale cambiamento!

59 – (La Chiesa) è una cosa astratta se non vive nella carne, nei gesti di lavoro e nella convivenza della nostra compagnia: questa è la modalità con cui quell’incontro resta fino alla fine della storia. «Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del tempo.»(Mt 28,20)

99 – L’esempio di Giovanni e Andrea ci offre anche l’occasione per sottolineare una caratteristica particolare dell’avvenimento che è Gesù: esso si presenta sempre sotto forma di un incontro significativo, di un incontro che cambia qualche cosa – nella nostra mente, nel nostro modo di vedere-, mette per lo meno qualche alternativa alle sicurezze di prima o alle incertezze di prima.

La loro (degli apostoli) vita era cambiata dopo quell’incontro, dall’avvenimento di quell’incontro.

104 – Se si incontrasse, se noi incontrassimo un uomo così, se incontrassimo Gesù…Ma, se è un avvenimento nella nostra vita, Lo incontriamo tutti i giorni: eppure non ce ne accorgiamo perché siamo distratti, ma se avessimo un po’ di attenzione ce ne accorgeremmo.

Tutti i giorni lo incontriamo, tutti i giorni Egli intercetta la nostra strada.

117-118 – Cristo ci ha messo insieme attraverso un incontro. Quello che ci ha riunito e ci riunisce è un incontro.

Chiunque di noi, in qualche modo, ha avuto un momento, fissato dal Padre, in cui il mistero del Battesimo, o il mistero della sua creaturalità, ha assunto un significato, un possibile significato, per un incontro – a cui, però, mai pensiamo con esattezza – un incontro reale, come è reale il volto del nostro cuore, il volto della nostra anima.

118 – Ci ha messi insieme un incontro, gratuito, una grazia.

121 – Parlo con il linguaggio della grande compagnia in cui Gesù ci ha convogliati, in cui la nostra storia è incominciata con un incontro, attraverso cui Gesù è penetrato nella nostra quotidianità.

Bruci tutto il movimento, muoia il movimento se la Scuola di comunità non diventa parola mia, evidenza mia, ragione mia, cuore mio, affezione mia, suggerimento di parola,, di preghiera mia, se essa non mi presenta la grande ipotesi del Tuo volto, o Cristo, la grande immagine della Tua presenza, o Cristo[…].

128 – Quel «sì» (di Pietro), comunque, era l’affermazione del riconoscimento di una eccellenza suprema, di una eccellenza innegabile, di una simpatia che travolgeva tutte le altre.

Tutto resta inscritto in quel loro sguardo: Tu e io.

Coerenza e incoerenza era come se passassero finalmente in un secondo ordine, dietro alla fedeltà che sentiva nella sua carne, alla forma di vita che quell’incontro aveva plasmato.

137 - Egli, Gesù, che a noi si rivolge, che a noi si è rivolto, che si è fatto incontro per noi, chiedendoci una cosa sola; non: «Che cosa hai fatto?», come per indagare sulla nostra debolezza, ma chiedendoci soltanto se Lo amiamo.

158 – Ogni pezzo di questo popolo nasce da una storia in cui un incontro ha messo insieme le persone e ha segnato la via; una via che ha reso più comprensibile , più facile a capirsi, più facile a seguirsi, più amabile e più fecondo il cammino verso la purità.


42-43 – Improvvisamente, all’uomo che si lamenta, doloroso, Cristo viene incontro. Cristo entra nella vita.

L’incontro con il destino si svela secondo termini per ci la nostra libertà e il nostro amore sono capaci di spalancare le porte alla Sua libertà e al Suo amore, a ciò che costituisce la fonte della luce nella vita.

43 -[…] Come riconoscere questa Presenza che ti dice: «Io sono la via» anzi – come abbiamo sentito da sant’Agostino: «Io sono innanzitutto la via al destino»?.

Come si fa a riconoscerLo?

C’è il documento di una corrispondenza senza paragone.


119-120 – L’odio a quest’uomo è odio al nostro stesso destino di felicità, di saggezza, di verità, di bellezza.

Tutto questo è, se avviene in noi, l’odio a Cristo: dimenticanza o indifferenza, è lo stesso.

Comunque il mondo ci insegna ad odiare il nostro destino.

120 – Noi, purtroppo, collaboriamo con il mondo a guerreggiare contro Cristo, al quale siamo ostili almeno per questa terribile e disumana cosa che sono la dimenticanza e l’indifferenza.

È questo che rattrappisce: la dimenticanza e l’indifferenza.

È una corrente che ci penetra dentro, fino al midollo delle nostre ossa e diventa corrente pubblica, temperamento sociale, mentalità comune e, avendo l’assenso di tutti, acquista il potere che ha.


19 – Se questo tempo, l’ora che passa, il giorno che noi mutiamo sul calendario, abbia senso o no, se abbia una permanenza positiva oppure no; non un permanenza positiva generica, ma per noi, perché ciò che non è per me è come se non esistesse: via io, il resto non è più un problema, non c’entra più.

L’io, il nostro io, è il crocevia tra l’essere e il nulla, tra il bene e il male, dove la misericordia e l’onnipotenza del Mistero si attuano in tutta la loro evidenza.

96 – Per quanto assente possa essere stato fino a ora, per quanto arido possa essere il tuo cuore, per quanto astratto e opaco possa essere il riferimento che questo Tu ti suggerisce, per quanto quasi indifferente ti sembri di essere, seguire è un atto drammatico che devi compiere.

Perché il dramma è il rapporto tra l’io, questo «io» fatto da Lui, e Dio, il Padre, e questo compagno di cammino strano, stupefacente, eccezionale, che è Cristo.

140 – Quel «sì» (di Pietro) inizia questa strada.

Non è l’analisi dei fenomeni che gremiscono l’esistenza dell’io, della persona; non è l’analisi dei comportamenti umani in vista di un bene comune; non è questo l’inizio della morale; può darsi che questo sia l’inizio di una morale laica, ma non di una morale umana.

L’atto di inizio di una moralità umana è un atto di amore.

Protagonista di una morale è la persona intera, l’io intero.

194 – Adamo ed Eva hanno voluto affermare il loro io sull’Io divino.


19 – La grave questione è, dunque, se l’esistenza finisca nella polvere del tempo che passa e il suo passare non sia il costruirsi di una tomba o di una prigione dove noi soffocheremmo – e ne moriremmo, inutilmente!-, oppure se il tempo sia gravido di futuro: su ogni istante grava il peso dell’eterno, diceva Ada Negri.

30 – «La mente cristiana è piena di attesa / e il passato è il seme del futuro»

Mario Luzi, «Libro di Ipazia»

Altrimenti, tra me e il mio passato, tra l’istante che vivo e l’istante di ieri, c’è una distanza infinita; non mi appartiene più niente, eccetto che il residuo pesante della polvere e del fango o di nostalgie non purificate.

71 – […] Il dolore di Cristo che è morto!-, e nell’impeto ultimo missionario, che può essere vissuto anche sul letto di morte: nell’ultimo istante si può offrire la vita per la vita del mondo che è Cristo.

90 – (Lettera): «“Eccomi, io vengo a fare la tua volontà.” È la sequela fino alla croce attraverso il dolore che c’è, esiste, entra nella carne, perché divenga più viva la fede.

La difficoltà entra come straniera nella normalità del quotidiano, affinché il rapporto con Cristo sia più autentico, scuota dal torpore per aprire il cuore all’abbraccio sempre più ampio del Signore.

Nasce la coscienza chiara che la presenza di Cristo, nell’istante, qualunque esso sia, si svela alla domanda dell’uomo e genera una rapporto nuovo, altrimenti irrealizzabile, disposto all’obbedienza totale, fino alla croce, con la certezza della resurrezione. La fatica, il dolore non sono nulla perché Lui mi ha già presa tutta.» 

182-183 – Se Dio fa tutte le cose per il bene – essendo la sua natura amore – ogni istante che l’uomo vive è grandissimo: è rapporto con l’infinito.

Ogni istante è rapporto con l’infinito, è grandissimo: come la morte di Cristo in Croce, come l’istante della madre che partorisce, come l’istante della donna che lava i piatti, come l’istante dell’uomo che va al suo lavoro tutti i giorni la mattina alle otto, otto e mezza.

Se non si vive la fede nel Dio buono e amoroso, che ha fatto tutte le cose, allora tutto rimpicciolisce.

183 – Ogni uomo è oggetto dell’amicizia, è parte dell’amicizia di Dio che si rivela a lui. Non solo ogni istante, ma ogni uomo è degno di quell’amore in cui Dio ci ha fatti creandoci, ogni uomo!

188 – L’amicizia è quindi l’avvenimento che il Signore del cielo e della terra fa sorgere, attraverso il Suo Spirito, che agisce costituendo il mondo istante per istante: è una occasione il cui il Mistero mi fa imbattere, che mi attira l’attenzione a un compagno di cammino, dapprima totalmente estraneo, adesso invece intensamente guardato, osservato, desiderato come possibile aiuto in quella occasione particolare, per camminare insieme, dentro quell’occasione, al destino.


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Temi degli ESERCIZI – Collana “Cristianesimo alla prova”


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